Il suono
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IL SUONO

                    CENNI TEORICI

                    Per suono si intende ogni oscillazione percettibile all’orecchio umano. Pertanto, causa fisica della produzione del suono è l’oscillazione di un corpo elastico. Ogni volta che un Corpo elastico emette un suono ciò significa che esso vibra ed ogni volta che un corpo elastico vibra, purchè le sue oscillazioni siano sufficientemente ampie e rapide, emette un suono. Ogni suono è perfettamente caratterizzato quando se ne conoscono: l’intensità; l’altezza; il timbro, o tempera, o metallo.

                   L’intensità è data dalla maggiore o minore energia vibratoria che giunge al nostro orecchio nell’unità di tempo. Essa corrisponde all’ampiezza del moto oscillatorio. L’intensità del suono è direttamente proporzionale all’ampiezza delle vibrazioni; nel caso di propagazione per onde sferiche l’intensità del suono è inversamente proporzionale al quadrato della distanza del corpo sonoro. L’intensità del suono dipende dalla densità del mezzo trasmittente e dalla energia emessa dalla sorgente.

                   L’altezza è data dalla frequenza dell’onda sonora e precisamente dal numero di vibrazioni al secondo. Secondo la frequenza, i suoni si distinguono in gravi e acuti.

                  Il timbro è dato dal numero e dalla qualità delle frequenze che accompagnano il suono fondamentale e dipende perciò dal modo di vibrare dei corpi sonori. Il timbro di un suono è determinato dalla forma dell’onda. Un suono si dice puro quando le sue onde hanno forma sinusoidale e complesso quando la forma dell’onda è varia.

                  LA PROPAGAZIONE DEI SUONI

                   Per percepire un suono è necessario che la sorgente sonora e l’orecchio si trovi un mezzo elastico capace di vibrare e trasmettere il moto vibratorio. Il mezzo normale di propagazione dei suoni che giungono al nostro organo dell’udito è l’aria. Nell’aria il suono si propaga per onde sferiche alternate di compressione e rifrazione. Inoltre, il suono si propaga anche nei liquidi e nei solidi. Poiché il suono non si propaga nel vuoto assoluto, con il diminuire della densità del mezzo diminuisce anche l’intensità di propagazione.

                   Distanza della propagazione

                   La distanza di propagazione dipende dall’intensità delle vibrazioni della sorgente sonora, dalle condizioni dell’atmosfera e dalle leggi di assorbimento dei suoni nell’aria. L’intensità di un suono, cioè la quantità di energia da esso trasmessa nell’unità di tempo attraverso l’unità di area, cresce con il quadrato della frequenza e con l’ampiezza di vibrazione ed è proporzionale ad una quantità detta resistenza acustica. Questa resistenza acustica rappresenta l’attitudine di un mezzo a propagare i suoni; ha valore massimo nei corpi rigidi, intermedi nei liquidi e minimi nei gas.

                   IL CAMPO DI UDIBILITA’

                   I suoni percettibili all’orecchio umano sono compresi tra 16 e 20.000 Hz circa, con lunghezza d’onda compresa tra 16,67 e 0,0167 m circa. I limiti di migliore sensibilità sono compresi tra 40 e 5000 Hz; la sensibilità massima si ha per 2500 Hz. Le vibrazioni di frequenza inferiore ai 16 Hz prendono il nome di infrasuoni, quelle superiori ai 20.000 Hz ultrasuoni.  La gamma delle frequenze udita dagli animali è diversa da quella dell’orecchio umano; i cani sentono sino a 25.000 Hz, le cavallette sino a 40.000 Hz.-

                   UNITA’ DI MISURA DELL’INTENSITA’ DEL SUONO

                   L’intensità fisica o effettiva dei suoni si misura in decibel dB; l’intensità fisiologica, cioè l’intensità percepita da un orecchio umano normale, si misura in phon. Le due unità dB e phon, hanno lo stesso valore per suoni di frequenza 100 Hz e si differenziano tra loro sempre di più quanto la frequenza del suono si allontana, in più o in meno, dai 1000 Hz.

 

I MICROFONI

La registrazione e la riproduzione del suono riguarda il complesso delle operazioni tecniche che permettono di trasferire le caratteristiche del suono, altezza e timbro, su un materiale capace di conservarle e di riprodurle in un tempo successivo con intensità adeguata alle necessità dell’utilizzazione. Indifferentemente dal sistema che si utilizza per la registrazione di un suono, la prima parte del procedimento di incisione comporta sempre l’uso di uno strumento denominato microfono e di un amplificatore elettronico.

Il microfono è un traslatore che converte i suoni (pressioni e depressioni dell’aria) in correnti o tensioni elettriche. Un buon microfono deve avere le seguenti caratteristiche: essere esente da distorsioni e da rumori di fondo, dare un rendimento uniforme per tutte le frequenze della gamma udibile (da 16 ad almeno 10.000 Hz), avere un’elevata sensibilità. In pratica esistono molti tipi di microfoni basati su principi di funzionamento diversi; tra essi i più importanti sono: il microfono a carbone, il microfono a condensatore, microfono elettrodinamico, microfono piezoelettrico. Il comportamento direzionale del microfono costituisce l’elemento fondamentale e determinante nella scelta del tipo di microfono, in relazione alla ripresa da effettuare. Ciascun microfono è caratterizzato da una propria risposta direzionale sul completo arco di 360°. Le classi più significative di direzionalità possono essere quattro: omnidirezionale, unidirezionale cardioide, ultracardioide e superdirezionale.

 

Omnidirezionale Rientrano in questa classe i microfoni che presentano uguale sensibilità per tutte le direzioni di provenienza dei suoni. L’utilizzo di questo microfono non è molto diffuso, soprattutto per evitare la ripresa indiscriminata anche di rumori e disturbi che, sia pure attenuati, generalmente si verificano.

Unidirezionale cardioide I microfoni appartenenti a questa classe presentano sensibilità nell’arco di circa 180° frontalmente al microfono e molto più attenuata nell’arco retrostante. Il termine cardioide deriva dalla configurazione a cuore dell’area di ripresa. Oltre al maggiore risalto dato alle sorgenti sonore frontali, un secondo consiste nella ripresa attenuata dei suoni riflessi generati da pannelli opareti posti vicino alla sorgente sonora.

Ultracardoide Presentano caratteristiche simili ai microfoni della classe precedente, ma con arco di massima sensibilità di circa 90°. Essi sono particolarmente adatti ad eliminare onde riflesse e vengono utilizzati soprattutto in situazioni di riprese statiche, cioè a sorgente sonora ferma.

Superdirezionale Rientrano in questa classe i microfoni di elevata selettività, ovvero con angolo utile di circa 30°/40° o anche meno. Hanno lo scopo principale di porre in primo piano una singola sorgente, scontornandola da altre circostanti e di captare con chiarezza suoni anche molto lontani.

 

FILTRI ANTIVENTO

La parte del microfono verso cui viene indirizzata la voce è costituita da una capsula o membrana forata che provvede a proteggere il trasduttore lasciando nel contempo passare i suoni. I forellini della capsula, se investiti da un forte flusso d’aria come per esempio il vento nelle riprese in esterni, generano dei disturbi di carattere sibilante e di intensità anche elevata, tali da compromettere la ripresa. Il disturbo viene eliminato tramite il filtro antivento costituito da un cappuccio sferico di sostanza porosa e forata da parte a parte secondo cammini tortuosi. Tale conformazione provvede a rallentare e diffondere il flusso d’aria.-

 

L’IMPORTANZA DEL SONORO

In televisione viene spesso sottovalutata l’importanza del sonoro. Invece, insieme alle immagini e alle parole del testo, il sonoro, o più precisamente il suono ambientale e le voci dei protagonisti di un avvenimento, è un componente essenziale di una ripresa televisiva. Infatti, il sonoro, sottolineando la natura festosa, drammatica o solenne di un avvenimento, ci aiuta a comprendere meglio il senso di quello che mostrano le immagini. Il sonoro del film è costituito dalla fusione di tre diverse colonne: il parlato, la musica, rumori ed effetti sonori.

 

IL PARLATO

La colonna del parlato può comprendere la voce dei personaggi che prendono parte alla vicenda, dialoghi, o la voce di un commentatore esterno, speaker. Anche se la colonna sonora e quella visiva passano attraverso lavorazioni totalmente diverse e usano attrezzature ben distinti, debbono procede in contemporanea, in modo che a una determinata immagine corrisponda, nell’istante preciso, il suono relativo. Questa perfetta coincidenza si definisce sincronismo. Per ottenere il sincronismo voluto, sempre necessario per dialoghi in campo, si adottano varie tecniche quali: la presa diretta, la colonna guida e il doppiaggio.

La presa diretta consiste nella registrazione dei suoni contemporaneamente alla ripresa delle immagini, da usarsi così come è incisa.

La colonna guida consiste nella registrazione delle voci contemporaneamente a quella delle immagini, ma destinata esclusivamente a fare da guida nel montaggio e nel doppiaggio.

Il doppiaggio consiste nella registrazione del parlato successivamente alla registrazione delle immagini.

 

I dialoghi

Il parlato non deve avere funzione autonoma, né pieno valore narrativo. Deve invece servire di complemento, creando ulteriori suggestioni e approfondendo significati e temi.. Utilizzati con finalità di integrazione alla storia i dialoghi liberano le inquadrature dalla funzione meramente esterna di racconto, restituendole al naturale ruolo espressivo.

Quando il visivo e il sonoro esprimono lo stesso concetto si ha il parallelismo. I risultati sono alquanto discutibili. Se la cosa più importante è il contenuto del dialogo, le immagini risultano superflue. Se, al contrario, le immagini sono sufficientemente eloquenti, le parole si riducono a una mera ripetizione.

Quando i due mezzi esprimono significati diversi e dalla loro unione scaturisce un terzo nuovo concetto si ha il contrappunto. Un esempio può chiarire la definizione. Il sonoro ci fa udire la voce di un leader politico che promette programmi ambiziosi e popolari. Il visivo ci mostra in primo piano, un’espressione ambigua sul volto del leader. La logica risultante è la falsità e la doppiezza non contenuta in nessuno dei due mezzi.

 

Lo speaker

Lo speaker è il lettore del commento parlato ed è adottato normalmente nei film documentari e nella pubblicità. Di regola è una voce estranea alla vicenda, ma può esprimersi in prima persona per accentuare la soggettività delle impressioni o identificarsi con uno degli elementi che appaiono sul visivo. Di quest’ultimo caso, sono esempi le voci interiori di personaggi guida in visita a musei o località, o addirittura quelle di animali e soggetti inanimati. Il commento può anche essere letto da più voci per aumentare la carica suggestiva. Il testo dello speaker non deve seguire pedissequamente il visivo e spiegare quanto già chiaro nella successione delle immagini. Non aggiungerebbe nulla e si tratterebbe di un inutile duplicato, di un mero parallelismo. Bisogna, dunque, cercare un equilibrio e una giusta integrazione fra i due mezzi. La funzione dello speaker non si limita all’informazione. A volte opportune sottolineature, dette con adeguato tono di voce, possono caricare le inquadrature di suggestioni e significati.

 

LA MUSICA

La musica del film, salvo il caso in cui la sua fonte compare sullo schermo o si intuisce fuori campo, non ha alcun aggancio con la realtà. La funzione preminente della musica consiste nel preparare fisiologicamente il pubblico al fluire delle immagini, sottolineando stati d’animo dei personaggi o particolari temi visivi. Una scena d’amore, una situazione di suspense, vengono rinforzate da un appropriato commento musicale e acquistano emotività e atmosfera che spesso l’immagine non basta ad esprimere. Vi sono momenti in cui la musica assume un vero e proprio valore narrativo come ad esempio, poche note della marcia nuziale di Mendelsshon, anche su immagini generiche, sono sufficienti per informare lo spettatore che sta per celebrarsi un matrimonio.

 

RUMORI ED EFFETTI SONORI

Nell’ultima colonna vengono radunati i rumori, passi, cadute di oggetti, colpi d’arma da fuoco, e gli effetti sonori, sirene d’allarme, cicale, vento etc., che completano il quadro delle percezioni uditive. Precedentemente abbiamo affermato che la funzione dei dialoghi è narrativa e quella della musica è suggestiva. Rumori ed effetti, invece, hanno una funzione essenzialmente realistica. Infatti, lo spettatore rimarrebbe sconcertato scorgendo una pistola che spara, un vetro che si infrange o un’auto che frena in totale silenzio. Perciò, tutte le cause che in natura provocano un suono debbono provocarlo anche in proiezione, dato che le immagini acquistano maggiore verità soltanto se accompagnate dai rumori corrispondenti. La selezione degli effetti può contribuire alla creazione di particolari atmosfere come ad esempio il cigolio d’una porta nel silenzio carica la suspense. Infine, come già accennato per la musica, anche i rumori e gli effetti possono assolvere compiti veri e propri di racconto in quanto sono facilmente associabili in modo automatico alla loro fonte non vista.

 

 

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