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[Quercia da sughero - Estrazione della corteccia]

La quercia da sughero

La quercia da sughero (in latino Quercus suber), è una componente essenziale del paesaggio sardo. È un albero sempre verde, ora imponente e maestoso, ora di piccole dimensioni. Presenta il fusto ed i rami principali ricoperti da una corteccia chiamata sughero, una chioma globosa con foglie piccole e coriacee dai bordi accartocciati. Affonda le sue radici in profondità insospettabili e ciò le permette di adattarsi alla siccità, mentre resiste agli incendi grazie alla protezione del sughero. Può raggiungere un’altezza di 20 metri, un diametro di un metro e mezzo e può vivere fino a a trecento anni. Predilige climi temperati e piovosi ed un’altitudine non superiore ai 900 metri.
Ha trovato il suo habitat ideale nei paesi bagnati dal bacino occidentale del Mediterraneo ed in modo particolare in Italia, Corsica, Francia, Tunisia, Algeria, Spagna, ma anche in Portogallo e nel Marocco.
La produzione italiana è concentrata per 80% in Sardegna dove la si può trovare addensata nelle folte sugherete della Gallura isolata in pascoli punteggiati di greggi, o abbarbicata al granito.

È diffusa in particolare sull’altopiano di Tempio, Calangianus, Aggius e in quello di Buddusò, Ala dei Sardi, Bitti, Orune; nella striscia di territorio che va da Abbasanta a Sorgono ed infine nel Sulcis Iglesiente.
Il ciclo della pianta
La quercia da sughero può essere considerata un albero da frutto in quanto produce le ghiande che maturano in autunno ed attraverso la cui semina si riproduce la pianta stessa.
Tanto nel passato quanto recentemente, però, l’attenzione dell’uomo verso questa pianta è stata attirata dalla scorza che essa produce e che viene chiamata appunto sughero, la cui lavorazione è fonte sicura di guadagno per migliaia di persone.
Per questo motivo hanno tentato di riprodurla in Crimea, in Sudafrica, in California, ma con scarsi risultati. Una certa produzione di quercia da sughero, ma di scarsa qualità, si ha anche in Cina.
Nella riproduzione guidata vengono accuratamente scelte per la semina le ghiande provenienti da sugherete selezionate e, a distanza di pochi mesi, la ghianda germoglia spingendo in profondità le sue radici.
La giovane sughereta dovrà essere sfoltita, diserbata parzialmente, decespugliata e zappata. Non dovrà essere troppo fitta per non compromettere la qualità del sughero.
La migliore è quella prodotta da piante ad alto fusto, soleggiate ed ambientate in terreni scadenti ed accidentati.
La demaschiatura non può essere effettuata prima che la pianta abbia raggiunto metri 1,30 da terra, la circonferenza di 60 cm. e circa 18 anni di età.
Il sughero estratto la prima volta è chiamato sughero maschio, sugherone, o sughero vergine e, da questo momento dovranno passare 10 anni prima della successiva estrazione, quando cioè la pianta avrà prodotto il sughero femmina, detto anche sughero gentile o di riproduzione.
I nemici della pianta La quercia da sughero, oltre ad abbellire le nostre campagne, è fonte sicura di guadagno per i proprietari dei terreni che la ospitano e per tutti quelli che operano nel settore sughero. Ciononostante essa deve lottare contro tre nemici accaniti che cercano di distruggerla:
- gli incendi estivi sono la causa principale del degrado delle sugherete in Sardegna. La pianta reagisce al fuoco con una certa resistenza grazie alla corteccia sugherosa;
- la Lymantria dispar, (meglio conosciuta come processionaria) le cui larve divorano avidamente e completamente il fogliame della sughera, determinando la perdita della fruttificazione e rendendo più scadente la qualità del sughero; contro questo insetto si sta tentando la lotta biologica dal momento che quella chimica presenta pericolosi effetti secondari;
- le formiche, infine, se in gran numero, possono arrecare danno alla corteccia sugherosa, scavando nidi e cunicoli all’interno di essa.
L’estrazione
La tecnologia moderna che ha meccanizzato quasi tutte le attività dell’uomo non è riuscita, fino a questo momento, ad inventare un robot-scorzatore in grado di sostituire gli antichi scorzini (in gallurese li bucadori). Anche ai nostri giorni si continua ad estrarre il sughero con lo stesso sistema adottato dai primi francesi e spagnoli che arrivarono nel 1800 in Sardegna con l’intento
Lavorazione del sughero
Una volta estratto, il sughero viene trasportato nei cortili degli opifici e lasciato all’aperto per un minimo di sei mesi. Viene quindi bollito ad una temperatura di 120° ed a questo punto è pronto per la lavorazione che avviene oggi con macchine sofisticatissime, che permettono di sfruttare il prodotto in tutte le sue potenzialità. Si ricavano tappi di misure diverse che vengono selezionati, lavati, sterilizzati, essiccati, paraffinati, intestati e infine incanalati verso l’industria enologica, vanno a chiudere ogni anno da 15 a 20 miliardi di bottiglie che arriveranno poi in ogni angolo del mondo permettendo un’ottima conservazione del vino, dello spumante e dello champagne. Molti di questi tappi sono stati prodotti in Gallura ed in modo particolare nella zona industriale che gravita attorno ai centri dsi Calangianus, Luras, Nuchis, Tempio, dove operano diverse fabbriche ed in particolare quelle più grandi a livello europeo per la lavorazione del sughero. Non a caso l’imprenditoria italiana di questo settore ha oggi come punto di riferimento primario gli operatori sardi, al 95% galluresi.
È di giovedì 8 ottobre 1998 la notizia che negli USA è stato messo in commercio un nuovo tappo in plastica e di costo molto inferiore rispetto a quello in sughero. Si tratta di un prodotto sintetico, realizzato con le stesse tecnologie e gli stessi materiali usati per le protesi delle valvole cardiache; può essere presentato nei colori più svariati o magari in modo che possa rassomigliare proprio al sughero. Sembrava questa una notizia-bomba, ma non è riuscita a mettere in crisi gli imprenditori sugherieri galluresi, sicuri come sono che le qualità del sughero non possono essere facilmente riproducibili.
[Stazione Sperimentale del Sughero]

La Stazione Sperimentale del Sughero

La plastica non potrà mai soppiantare un prodotto naturale come il sughero! Lo afferma anche il direttore della Sperimentale del Sughero, Giovanni Manconi che, insieme all’attuale direttore della Sella e Mosca, Mario Consorte, dice che è necessario però migliorare sempre di più la qualità dei tappi.
In questa strada verso una tecnologia qualificata e preparata ad accogliere la sfida con i tempi, l’intero settore sugheriero ha un preciso punto di riferimento ed un valido sostegno tecnico nella stazione Sperimentale del Sughero, creata dalla Regione Sarda nel 1952 con sede a Tempio. Ha iniziato la propria attività di ricerca nel 1960 ed è strutturata in diversi settori:
settore chimico, tecnologico, forestale, biologico;
settore amministrativo del personale;
settore di ricerca economica e di informazione.

Di notevole rilevanza sono i rapporti che questo ente tiene con gli organismi nazionali ed internazionali e gli studi che vengono condotti su incarico della CEE per la predisposizione di Progetti Integrati Mediterranei (PIM), relativi alla ricerca nel campo della sughericoltura.
Dalle plance di sughero di basso calibro si ricavano le solette che, adeguatamente trattate, vengono utilizzate nell’industria calzaturiera.
I conglomerati (che sono il risultato del sughero macinato ed impastato con colle speciali), di varie qualità e spessore, vengono utilizzati nell’industria meccanica ed automobilistica; come isolanti termoacustici nell’edilizia, per foderare pareti, pavimenti ed oggetti vari, tipici e da arredamento.I fogli di sughero, tagliati a veli sottili e trattati con speciali procedure, sono stati impiegati addirittura per realizzare abiti da sposa.
La quercia da sughero con la sua corteccia può essere dunque considerata un autentico gioiello che madre natura ha diffuso in alcuni paesi del bacino occidentale del Mediterraneo e nella nostra Sardegna in particolare.


Gli alunni delle classi IIA - II B - II C della Scuola Media Nicola Spano coordinati dai docenti : Giuseppina Denti , Anna Marcucci, Margherita Pirina, Franca Pischedda, Maria Caterina Sanna, Maria Erminia Satta, Assuntina Soi
[Margherita Pirina - scrivi a: pirinamarg@tempioweb.com]