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REPORTAGE
Leonardo Ricci - Villaggio Monte degli Ulivi - Riesi - Sicilia
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Nel cuore della continuità

A Riesi del progetto di Ricci e di Vinay è stato costruito quasi tutto, tranne l'Ecclesia.
Una scalinata che sembra appartenere al luogo da sempre, conduce ad uno spiazzo pianeggiante contornato da ulivi sul punto più alto della collina. Li doveva sorgere l'Ecclesia. Alcuni tratti di muretti di pietra bassi lungo il perimentro sembrano tracce della costruzione assente.
Da un ponticello appena a valle dello spiazzo inizia un percorso rettilineo che attraversa tutto il "villaggio": passa sopra il tetto della scuola elementare, scende lungo una bellissima scala dritta di pietra, attraversa una piazzetta pavimentata e alberata con ulivi, fiancheggia con un vialetto un lato lungo dell'asilo, passando sotto l'ala bianca di una delle tante pensiline che si spingono oltre i bordi dei tetti e si conclude nel grande loggiato della sala comunitaria che si affaccia sul bel panorama della vallata.
E' evidente che questo lungo percorso, l'unico interamente rettilineo, è la spina dorsale di tutto l'insediamento. Un percorso speciale che inizia sopra un ponte e finisce passando sotto un un ponte, che passa sopra gli edifici, al fianco, e infine li attraversa. Che riporta la dimensione urbanistica a scala dell'architettura, che trasforma l'elemento urbano in elemento architettonico azzerando la distanza e la dicotomia tra le due discipline.
I "cinque" edifici centrali del villaggio non sono quindi semplici elementi di un disegno urbano, ma parti della stessa architettura, dove tutte le tradizionali distinzioni di interno ed esterno, sopra e sotto, chiuso e aperto, natura e costruzioni, muri e recinti sono saltate. Intorno ad un unico elemento regolatore -la "spina dorsale"- che è guida e codice di lettura, è un ininterotto fluire di spazi percorsi, funzioni, attività, emozioni, sensazioni, sostanzialmente aperti e continui.

Davanti a ciò che rappresenta la trasposizione in pratica del fondamentale filo conduttore di "Anonimo dl XX Secolo" -la continuità dei fenomeni esistenziali- gli aspetti formali dell'architettura sembrano passare in secondo piano. Eppure dal cuore che pulsa una voce che segue un'emozione ti dice chiaro: "E' bello!".
E allora bisognerà indagare le ragioni di tale differente bellezza, che ancora a quarantanni di distanza sembra nuova.

AFC 10/02


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pagina pubblicata il 25-10-02