Il significato delle leggende, fiabe e racconti nell’Africa Nera

di Karim Alassane




Le leggende hanno un valore culturale molto importante in Africa Nera. Ogni etnia ha le proprie e ciascuna di esse è il racconto del fatti e delle gesta del suo fondatore. Tutte le feste familiari, tutte le canzoni e riti che si celebrano non sono altre cose che un richiamo alle conquiste magnifiche dei fondatori delle etnie. Se il meraviglioso occupa un posto tanto significativo è perché siamo nel tempo dell’immaginario, il tempo dei misteri. Per ogni etnia il fondatore è naturalmente un eroe, la sua vita è un’epopea. Le fiabe parlano di animali e di divinità sconosciute ma soprattutto della natura, della vita dell’uomo, della solidarietà, della morale.

Bisogna cominciare col dire che i racconti sono di due tipi: i racconti veri e propri e le leggende. Il racconto è una narrazione in cui i protagonisti sono i geni e gli uomini, e che è senza una “morale”; ci porta in un mondo meraviglioso del naturale dove l’anima vive di emozioni essenziali, partecipa del mito. La fiaba: essa ci fa “passeggiare” nel mondo del reale. L’uomo sociale non si è occupato solo di se stesso e di altri uomini. Perché pienamente uomo, non si occupa unicamente della soddisfazione dei bisogni del corpo - mangiare, vestirsi, sopravvivere -, ma anche di quelli dell’anima; non soltanto della propria persona, ma anche della città, della savana, della foresta, del fiume, del mondo reale, mettendo agli uomini il vestito trasparente degli animali. Può così contribuire alla vita della società rappresentando satiricamente gli uomini reali.

In Africa Nera non esistono confini tra miti e proverbi, passando attraverso le leggende, i racconti e le fiabe. Numerosi sono anche i racconti in cui gli uomini hanno un ruolo trascurabile. Si può chiedere se queste narrazioni siano racconti o fiabe. Nei racconti africani tutto vive, tutto possiede un’anima, l’animale, la pianta, il sasso. È l’animismo del nero africano. Ogni essere dotato dl carattere sensibile si fa uomo. La fiaba e il racconto puntano all’educazione, danno una spiegazione soprannaturale di un costume o di un fatto naturale, illustrano un proverbio, un principio di morale pratica. È ciò che significa la formula con cui ha termina la fiaba africana. Ma per educare, racconto e fiaba devono affascinare, sedurre, oltreché l’orecchio, il cuore e lo spirito. Questa doppia esigenza è un carattere permanente dell’uomo nero africano.

Gli uomini giovani e vecchi che vivono sotto i nostri occhi sono generalmente degli uomini dalla vita modesta, uomini ordinari che incontriamo tutti i giorni nei villaggi e che hanno i nomi più comuni; ci assomigliano, pur essendo allo stesso momento diversi, come i personaggi più importanti che incontriamo nei testi. Sono di solito contadini onesti, lavoratori pacifici, ai quali non piacciono i “problemi”. Ciò che è evidente è che i contadini vivono una vita monotona, sottomessi alle realtà quotidiane, alle necessità della terra e delle stagioni. Le donne sono un’altra cosa. Più sensibili, più nervose; si dimentica spesso che nella società nera africana la donna è guardiana della famiglia e del sangue, ciascuno è della razza della propria madre. La donna ha un ruolo rilevante. “È la donna che fa la sua dimora”, si dice spesso in Africa Nera. Gli animali sono ancor più viventi degli uomini. Le maschere di animali che mettono gli uomini sono in realtà una caricatura. Da una fiaba all’altra lo stesso carattere si modifica come la vita.

[Le illustrazioni sono tratte da: Mulheres Moçambicanas, edito a cura dell'OMM (Organizaçao da Mulher Moçambicana)]


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