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L'identità e il genere
 a cura di Mary Nicotra


15 settembre 2001

 

Fatti la Storia
Un Lesbian Pride per la libertà

 

Le comunità, grandi o piccole che siano, amano darsi degli appuntamenti collettivi che vanno vissuti con passione e intelligenza perché rappresentano il momento più eccellente per comprendere insieme ad altre  il progetto politico che si vuole realizzare.

Gli appuntamenti lesbici portano il segno anche del desiderio di ritrovarsi tra simili in un contesto di libertà e di autorappresentazione. 

E' in questa linea che si situa il Lesbian Pride. Una iniziativa che è stata realizzata da ArciLesbica nazionale e da ArciLesbica di Bologna dal 27 giugno al 1 luglio 2001 a Sasso Marconi in provincia di Bologna. 
ArciLesbica è nata nel 1996 con una proposta politica molto ambiziosa: portare nel mondo una politica delle lesbiche autonoma, una politica connotata dal desiderio di visibilità e autorevolezza di una esperienza quasi sempre mortificata dai luoghi comuni e da un immaginario collettivo che, nel migliore dei casi, ci rappresenta come persone che hanno fatto una scelta sessuale differente da quella eterosessuale. Ci hanno chiuso nella camera da letto, sempre nel migliore dei casi. Devo dire che a molte lesbiche questa posizione va bene, anzi benissimo. Per fortuna a tante altre no. 
Se pochi ci collocano in una sfera della vita amorosa alternativa, molti altri, tanti, fanno di tutto per negarci, per toglierci spazi sociali di vivibilità. Come non farsi uccidere, come affermare nel mondo le nostre critiche al sistema dato, come contribuire alla crescita democratica di questo paese in mano a forze reazionarie? Ovviamente con una proposta politica chiara, visibile e una organizzazione in grado di rappresentare molte lesbiche come protagoniste della propria storia. E' politica anche questa. Dura, forse poco gratificante, ma necessaria. 
Questa è l'altra linea per comprendere il senso di iniziative collettive e pubbliche come il Lesbian Pride. Ritrovare la forza e l'energia per continuare nella lotta di tutti i giorni, perché la libertà, si sa, costa fatica e necessita di molta immaginazione. E poi si spera sempre che l'impegno di poche diventi contagioso. Questo vuol dire "Fatti la Storia" il titolo che abbiamo voluto dare a questa iniziativa. 

Dare un'occhiata al programma ci aiuta a capire meglio. Iniziative culturali (teatro, cinema, performance, mostre), iniziative orientate all'apprendimento di tecniche e pratiche che possano aiutarci a conoscere meglio noi stesse (corso sulla voce, un corso con la bioterapeuta Gloria Fenzi) si sono armonizzate con le iniziative più politiche. Queste ultime sono state tante. 
Abbiamo voluto aprire la scena della discussione politica con una analisi del voto delle ultime elezioni politiche del 13 maggio con donne impegnate nei partiti e nelle associazioni. L'elezione a deputata della presidente di ArciLesbica nazionale Titti De Simone, ci ha riempito di gioia e ci dà una notevole spinta a portare avanti un progetto politico centrato sulla affermazione che senza la visibilità pubblica non diventeremo mai protagoniste di cambiamenti sociali e culturali. Ma va detto che avremmo voluto discutere e analizzare il voto politico del 13 maggio in un contesto di sconfitta politica e culturale delle destre. Così non è stato. Le destre - da quella liberale a quella fascista - governano questo paese con un programma chiaro rispetto alle donne: ridurre gli spazi dell'autodeterminazione femminile; intervenire sui loro corpi (modifica della legge sull'aborto, fecondazione assistita, bioetica sono le grandi questioni); ristabilire l'ordine etico e sessuale attraverso una politica familistica. Come contrastare questo progetto di restrizione generale delle libertà? Può funzionare la critica alla rappresentanza (tanto cara a certa parte del femminismo nostrano), può un movimento delle donne e delle lesbiche non organizzato affrontare queste sfide così difficili? Sembra proprio di no. 
Lo hanno detto e argomentato donne da anni impegnate nella politica come Lidia Menapace, (Ass. "Rosa Luxemburg") Raffaella Lamberti e Grazia Negrini (Ass. "Orlando" di Bologna), Anna Pramstrahler (Ass. Casa delle donne per non subire violenza di Bologna), Lalla Golfarelli (consigliera comunale - Comune di Bologna - e presidente della Tavola delle Donne sulla Violenza). 
Tra le proposte sicuramente quelle di una Lista di donne, di una piattaforma comune sono quelle di maggiore respiro e di maggiore praticabilità da sperimentare alle prossime elezioni amministrative per il comune di Bologna (fra due anni) oggi governata dalle destre. Impegnarsi affinché quel sapere politico che pretendiamo di possedere non sia solo custodito in uno scrigno d'oro, ma sappia articolarsi in un progetto concreto di protagonismo femminile. Staremo a vedere. 

Quella pratica della politica che si fa anche con la conoscenza dei meccanismi istituzionali, con l'individuazione di progetti realizzabili attraverso finanziamenti pubblici che possono alimentare una partecipazione attiva di molte lesbiche nel campo del lavoro sociale (counselling telefonico, consultori, progetti nel campo della sanità). Quali sono i canali da aprire per realizzare progetti? Lorenza Maluccelli (sociologa) ci ha fornito strumenti indispensabili per capire i meccanismi dei finanziamenti pubblici soprattutto della Unione Europa. Sono praticabili se ci si connette con altre realtà femminili. "Anche questa è politica" dice spesso Nera Gavina che da anni si occupa, per ArciLesbica, di progetti sulla salute delle donne e, ovviamente, delle lesbiche. 

Appunto, che cos'è la politica? Ricostruire la nostra storia, capire che cosa è la politica, "depurare" la stessa parola di tutte le incrostazioni, le mistificazioni avvenute nel corso della storia è stato un compito difficile che abbiamo voluto affidare ad una "maestra" del pensiero politico femminista. Lidia Cirillo (Quaderni Viola) ci ha saputo guidare in maniera esemplare nei meandri di due grandi questioni: Che cos'è la politica? Quale è stato il ruolo delle lesbiche nella storia del femminismo? Dice Lidia: "Se l'intellettuale lesbica ha svolto nel movimento femminista un ruolo simile a quello dell'intellettuale ebreo nel movimento operaio rivoluzionario é perché in entrambi alla coscienza di intellettuale si è combinato il disagio di una condizione di esistenza, non essendo stata data né all'una né all'altro nel corso del XX secolo, la possibilità di integrazione e di appartenenza" . Lidia sa rileggere la storia politica delle donne e delle lesbiche nel contesto ampio dei movimenti che sono stati i protagonisti della storia del XX secolo. In primis quello operaio. 

Margherita Giacobino, scrittrice torinese conosciuta dal pubblico italiano anche con lo pseudonimo di Elinor Rigby , ci ha guidato in un bel viaggio tra i testi della letteratura lesbica. Margherita Giacobino ha il grande dono di saper raccontare con ironia una storia della letteratura lesbica, sa interrogare in maniera severa le scrittici per capire se sono state in grado di modificare i generi letterari, se hanno saputo raccontare una storia diversa o se si sono limitate a raccontare la solita storia che spesso si ripete nella letteratura. 

Il Lesbian Pride non poteva non avere la sua ospite straniera. Grazie ai sapienti consigli di Liana Borghi (docente universitaria e figura storica del movimento lesbico italiano) abbiamo avuto la possibilità di avere un confronto con Beatriz Preciado autrice di Le Manifeste contra-sexuel". Beatriz è una teorica che usa gli strumenti della filosofia decostruzionista in maniera innovativa e tutto sommato provocatoria. Il lavoro di decostruzione contrasessuale rompe con tutta una serie di riflessi critici legati alle coppie oppositive omosessuale-eterosessuale, uomo-donna, maschile-femminile, natura-tecnologia che sono i bersagli delle teorie femministe, ma anche gay, lesbiche e queer. 
Abbiamo accolto Beatriz con lo spirito che vogliamo contraddistingua una politica culturale di ArciLesbica: far circolare saperi, attuare scambi, confronti, anche critici, con esperienze culturali che una logica fondamentalista tenderebbe ad espellere perché saperi non condivisibili. 
Cultura anche come capacità di guardare le proprie vite in un contesto di comunicazione collettiva. E' questo il senso del seminario stile autocoscienza che Cristina Gramolini e Eva Mamini hanno proposto alle tante lesbiche, molte giovanissime, sulla paura della visibilità. Come agisce l'interiorizzazione dell'omofobia nelle nostre vite? Siamo lesbiche impegnate, non abbiamo più paura della visibilità? Provate a rispondere anche voi, innanzitutto a voi stesse e mentre lo fate pensate che state raccontando una storia comune a tante di noi. Perché la storia di ognuna di noi è la storia di tutte noi. 


Antonia Ciavarella
Responsabile culturale per ArciLesbica Nazionale



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1- Lidia Cirillo, Lettera alle romane : sussidiario per una scuola dell'obbligo di femminismo, Milano, Il Dito e la Luna, 2001


2- Elinor Rigby, Un'americana a Parigi, Milano, Baldini & Castoldi
, 1993. Margherita è autrice di numerosi libri. Segnalo tra i tanti: Le pioniere del sesso, Milano, Il Dito e la Luna, 2000

 

 

 


 

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