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Attualità, cultura, eventi dal mondo delle donne
a cura di Mary Nicotra e Elena Vaccarino


15 Ottobre 2001

I LOTO D'ORO: QUANDO LE DONNE NON DOVEVANO CAMMINARE.

 

"Quando avevo sette anni, mia madre mi lavò i piedi, li cosparse di allume e mi tagliò le unghie. Poi mi piegò le dita contro la pianta del piede, legandomele con una fascia lunga tre metri e larga cinque centimetri, cominciando dal piede destro e passando poi al sinistro.Mi ordinò di camminare, ma quando ci provai, il dolore fu insopportabile. Quella notte mi sentii i piedi in fiamme e non riuscii a dormire; mia madre mi picchiò perché piangevo. Nei giorni seguenti cercai di nascondermi, ma fui costretta a comminare sui miei piedi. Dopo alcuni mesi, tutte le dita, tranne l'alluce, erano schiacciate contro la superficie interna. Mia madre mi tolse le bende e lavò il sangue e il pus che mi colavano dai piedi.

 Mi disse che solo rimuovendo a poco a poco la carne i miei piedi sarebbero diventati snelli. Ogni due settimane mi mettevo delle scarpe nuove: ogni nuovo paio era di qualche millimetro più piccolo del precedente. D'estate i piedi puzzavano tremendamente di pus e di sangue, d'inverno erano gelidi per la mancanza di circolazione. Le quattro dita arricciate all'indietro sembravano bruchi morti. Ci vollero tre anni perché potessi calzare le scarpe di otto centimetri, le mie caviglie erano sottili, i piedi erano diventati brutti e ricurvi."

 

Fragile e minuta come una porcellana, pudica e leziosa come una bambina, con movimenti aggraziati e discreti, piedini come minuscole mezzelune, fasciati di seta e calzati di scarpine ricamate, più un gingillo e un accessorio del marito che una donna vera, questo è sempre stato l'ideale femminile nella Cina confuciana. 
Tutti, più o meno, abbiamo sentito parlare di donne orientali con piedi piccolissimi sempre bendati, ma ben poco si conosce di che cosa questo veramente significasse. Nonostante le dimensioni del fenomeno - sono almeno un miliardo le donne che, nell'arco di un millennio, sono state così private della possibilità di camminare - nulla o quasi è mai stato detto o scritto sull'usanza cinese di legare i piedi alle bambine per fermarne la crescita ad una misura infantile, e nulla si sa della tecnica usata per ridurre i piedi ad una lunghezza che non doveva superare i 12 centimetri. La totale mancanza di documentazione rende difficile qualunque ricerca e, se non fosse per le ultime viventi di questa pratica, le poche ultra ottantenni che ancora si vedono muoversi faticosamente a minuscoli passettini, nei vicoli delle città o in campagna, si potrebbe pensare che si tratti solo di una leggenda carica di fascino e di mistero. 
Ma nella realtà i "loto d'oro" o "gigli dorati", come erano chiamati i piccoli piedi, avevano ben poco di affascinante. 

LA TECNICA

  la deformazione del piede fasciato

Per restare piccoli, fra i 7 e i 12 centimetri, i piedini delle bambine venivano legati con fasciature strettissime che ne ostacolavano il normale processo di sviluppo. I piedi non smettevano naturalmente di crescere, semplicemente crescevano deformati.

 

Per un periodo di 5-10 lunghissimi anni, a partire, a seconda dei casi, da un'età compresa tre i 2 e gli 8 anni, per durare fino ai 13 o 15 anni - gli anni dell'infanzia e della crescita - i piedi delle bambine venivano fasciati con bende di cotone che li tenevano stretti notte e giorno fino a deformarli stabilmente. La forma desiderata - due piccolissime mezzelune - era raggiunta per mezzo di due operazioni: le quattro dita piccole venivano ripiegate e strette con le bende contro la pianta del piede, in modo da renderla più affusolata e, contemporaneamente, il piede veniva accorciato forzando l'alluce ed il calcagno l'uno contro l'altro, in modo che l'arco del piede assumesse una forma fortemente convessa (questo era possibile solo grazie all'elasticità dell'ossatura infantile). Con la crescita l'arco si rompeva, così come si fratturavano le falangi delle dita ripiegate. Di conseguenza, il piede poteva sopportare il peso del corpo soltanto sul tallone. Se questo procedimento iniziava entro i primi anni di vita, l'esperienza della bambina era meno dolorosa che non nei casi in cu, soprattutto nelle famiglie contadine, essa veniva lasciata con i piedi intatti fino all'età di dieci -dodici anni, perché potesse aiutare più a lungo in casa e nei campi. 
Dopo i primi due anni dall'inizio della fasciatura, il dolore diminuiva, ma in ogni caso la fasciatura dei piedi comportava un tormento quotidiano, che sarebbe continuato per tutta la vita. Una volta deformati a piacere, i piedi bendati erano poco utili a stare in piedi. I piedi, privi della normale elasticità, erano un sostegno instabile e faticoso e, dato che il peso del corpo era trasferito tutto sui talloni, la persona doveva oscillare continuamente avanti e indietro per mantenersi in equilibrio. 
I "fiori di loto" esigevano attenzioni quotidiane: bisognava continuamente lavarli e curarli ed era necessario tenerli fasciati e calzati giorno e notte per dare loro il sostegno che avevano perduto, non avendo più una normale pianta distesa. Le unghie andavano tenute sempre ben tagliate, altrimenti potevano penetrare nella pianta del piede, e le bende potevano impedire la circolazione del sangue, provocando setticemia o cancrena. Tutte queste cure venivano fatte ed insegnate ad ogni bambina dalla madre, alla quale era toccata la stessa sorte prima di lei. I risultati raggiunti venivano esaltati indossando minuscole scarpine ricamate. Ancora oggi in Cina, nei mercatini di antiquariato, si trovano questi preziosi oggetti di seta, ricamati in oro e perle, così piccoli e di forma talmente innaturale, da sembrare impossibile che siano mai stati calzati da una donna in carne e ossa. Ogni paio di scarpe costituiva un'opera d'arte, fatta a mano dalla fanciulla, e serviva anche a dimostrare le abilità manuali della ragazza stessa. Queste scarpine erano accuratamente disegnate, in modo da evidenziare la forma arcuata ed appuntita e da mettere in mostra le minuscole dimensioni dei piedini fasciati della donna. 

 


STORIA E MOTIVAZIONI

 

Si narra che la fasciatura dei piedi sia nata intorno al 900 d.C. per la civetteria di una concubina imperiale, che soleva fasciarsi i minuscoli piedi con bende di seta bianca e ballare per l'imperatore la "danza della luna sul fiore di loto". L'usanza venne poi imitata, diffondendosi gradualmente in seno alle classi superiori nei secoli successivi. 

Il Confucianesimo, un sistema sociale che ha sempre privilegiato la stabilità, colse al balzo il vantaggio offerto da questo vezzo di corte, incoraggiando la diffusione di tale moda, nella quale vedeva un sistema perfetto per costringere le donne entro le mura domestiche. La fasciatura dei pedi, infatti, a differenza di altri sistemi di controllo della sessualità femminile, escogitati ad altre latitudini ed in altre culture - come l'infibulazione o la cintura di castità - comportava un controllo totale della persona e della sua mobilità. Nell'etica confuciana, i tratti apprezzati erano, per la donna, che sostenesse e valorizzasse l'uomo, e per l'uomo, che tenesse a freno e dominasse la donna. La subordinazione femminile era sottolineata quale elemento fondamentale dell'ordine sociale, e la fasciatura dei piedi venne promossa quale mezzo per conservare la castità femminile ed insegnare la separazione tra uomini e donne.
La fasciatura dei piedi si diffuse, all'inizio, come segno di distinzione, superiorità e classe, ma con il tempo divenne un sistema di escalation sociale, che permetteva anche ai contadini di vendere le loro figlie come concubine, così come un modo per compensare la mancanza di avvenenza o qualche difetto fisico e quindi per riuscire ugualmente a sposare figlie non particolarmente attraenti. 
La fasciatura dei piedi sostituiva qualunque requisito nella scelta di una moglie, perché la sua portata andava ben oltre il mero fattore estetico. I piedi fasciati garantivano nella sposa il desiderio di compiacere il marito, capacità di sopportazione del dolore, coraggio e disponibilità a fare qualunque cosa per esaudire i desideri dello sposo. Erano il segno tangibile che il carattere della fanciulla era stato definitivamente domato, della sua incondizionata e permanente sottomissione. 
Le donne cinesi, data la loro costituzione minuta, hanno per natura i piedi abbastanza piccoli e, essendo in generale poco formose, tendono a sembrare adolescenti a lungo. Secondo i canoni di bellezza cinesi, l'attributo fisico tutt'oggi più desiderato è una pelle liscia, bianchissima e priva di imperfezioni, insomma una pelle di bambina. L'ideale di bellezza femminile, quindi, è quello di una donna "sottile come un giunco", con la pelle candida e con caratteristiche infantili.
Appare immediatamente chiaro il ruolo in cui doveva essere relegata la donna nella società cinese: fragile, con tratti infantili, esasperati e con una efficienza fisica artificialmente ridotta, doveva limitarsi ad essere un grazioso gingillo, con cui l'uomo potesse trastullarsi, accrescendo con la sua virtù, più o meno spontanea, il prestigio del marito, senza alcuna possibilità di attentare all'autorità del maschio. 
I piedi piccoli diventarono un simbolo di prestigio, ad un punto tale che una fanciulla che fosse priva di questa qualità non poteva contrarre un buon matrimonio ed era esposta allo scherno ed al disprezzo della comunità. Erano l'unica cosa cui dovesse pensare una ragazza beneducata, ed un obbligo morale per ogni madre che avesse avuto a cuore assicurare l'avvenire della propria figlia con un buon matrimonio. 

 

Al primo incontro prematrimoniale, i futuri suoceri usavano sollevare leggermente la gonna della promessa sposa per verificarne la dimensione delle estremità. Con un semplice gesto, dunque, quello di sollevare il lembo dell'abito della potenziale futura nuora, le famiglie ricevevano tutte le informazioni fondamentali sulla ragazza.
La fasciatura dei piedi venne proibita negli anni '20, dopo la caduta di un impero durato due millenni, ma è continuata nelle campagne fino all'avvento della Repubblica Popolare Cinese nel 1949. Già alla fine dell'800 era cominciato il movimento contro la fasciatura dei piedi, ma molte madri e figlie si aggrapparono alla vecchia usanza con caparbia ostinazione per sfuggire alla pubblica vergogna cui andava incontro chi aveva piedi grandi. 
Le giovani che, ai primi di questo secolo, vollero opporsi alla tradizione dovettero lottare a lungo, spesso invano, contro la convinzione delle famiglie che i piedi fasciati fossero un irrinunciabile attributo di bellezza femminile, che accresceva enormemente le prospettive di matrimonio di una ragazza e lo status della famiglia. Poche furono le fortunate, nate in famiglie nobili influenzate dalle riforme cinesi e dall'esempio occidentale, che riuscirono a vincere la loro battaglia contro la fasciatura dei piedi. Anche per le poche che ebbero successo, però, il solo tentativo di fasciare i piedi lasciò tracce indelebili. Una di loro racconta: "Mi sottomisi non solo perché veniva fatto a tutte le bambine della casa, ma anche perché sapevo che se mi fossi ribellata avrei portato soltanto nuova umiliazione a mia madre. Ma semplicemente non lo sopportavo e la prima notte quando fui sola, mi tolsi le bende. Il giorno seguente mi furono rimesse ed io fui duramente redarguita. Dopodiché, resistetti per altri tre giorni, ma sapevo che non ce l'avrei fatta a sopportare ulteriormente… Quindi, al mattino del terzo giorno, mentre sedevamo tutti miseramente in ascolto del nostro tutore, all'improvviso iniziai a gridare, senza lacrime, ma a gran volume, mi buttai a terra di schiena, scalciando ed urlando. Continuai a fare un tale pandemonio per gran parte della mattina, disturbando l'intera casa, facendo inorridire tutti e creando in generale un tale trambusto che mia nonna - la cui parola era decisiva per prendere qualsiasi decisione - venne a giudicare la situazione. Guardò in basso, verso di me, con grande antipatia e disse: Molto bene, allora. Sfasciatele i piedi. I suoi piedi diventeranno grandi come quelli di un elefante. Nessuno la vorrà mai sposare, ma così sia. Io mi lavo le mani dell'intera faccenda".

NUOVI VALORI E MODELLI

 

Nella foto - piedi fasciati in gioventù - successivamente sfasciati (epoca Mao)

   

Per la maggior parte delle ragazze, però, specie nelle campagne, la strada era ancora lunga e la fasciatura dei piedi venne definitivamente eradicata solo quando, con la costituzione della Repubblica Popolare, vennero sostituiti nuovi valori e nuovi modelli femminili a quelli antichi feudali. Alla donna fragile, chiusa fra le mura domestiche ed esclusivamente dedita all'allevamento dei figli, che era stata il modello confuciano per millenni, il comunismo ha opposto ed imposto un nuovo modello femminile, quello dell' "altra metà del cielo" che, a fianco del compagno maschio, deve partecipare alla ricostruzione del paese. 
Va notato che tutte le campagne per l'abolizione della fasciatura sono essenzialmente state proposte e portati avanti dagli uomini: dinastie straniere e missionari occidentali prima, il Partito Comunista poi. Sia i primi movimenti contro la fasciatura dei piedi, che l'abolizione ufficiale di tale pratica e tutte le compagne condotte successivamente da Mao, attraverso la Cina, contro le sacche di popolazione contadina che continuavano a praticarla, sono nati in nome del danno economico determinato da una mutilazione che rendeva metà della popolazione inabile al lavoro o comunque fortemente handicappata nello svolgere le funzioni richieste dalla ricostruzione del Paese, piuttosto che in nome di un fondamentale diritto delle donne. 

 

Questo fatto, per noi non facilmente comprensibile, deve essere valutato tenendo presente che la scala di valori cinese - sia confuciana che comunista - pone al vertice i diritti della comunità rispetto a quelli dell'individuo. Mentre in occidente sono state le donne stesse a combattere per la loro emancipazione, in Cina nulla è stato fatto dalle donne, né pensato dagli uomini nel rispetto dei diritti delle donne, ma solo in funzione del loro utilizzo negli interessi della collettività.

IL RETAGGIO DEI PIEDI FASCIATI
Per oltre un millennio, i piedi fasciati, come si è visto, hanno rappresentato per gli uomini il massimo segno di sottomissione da parte della donna, il riconoscimento, anzi la garanzia, della loro superiorità. E se per le donne hanno significato una resa senza condizioni all'uomo e la sopportazione di mille sofferenze per compiacerlo, con il tempo hanno forse finito per trasformarsi nel massimo segno di affermazione della loro personalità. Quello che era nato come un simbolo di fragilità e dipendenza femminile, è di fatto diventato il segno di una grandissima forza. Le donne, che sono state tanto forti da sopportare e superare simili prove, hanno finito per trovarvi uno strumento di potere.
È lo stesso desiderio, di annullamento e affermazione insieme, che ha portato i santi cristiani al martirio per raggiungere l'immortalità, le sati indiane ad immolarsi sulla pira del marito per essere venerate come divinità, e che porta le ragazze di oggi a sfidare il proprio corpo negandosi il cibo: nel massimo sacrificio e annullamento di se stessi c'è la suprema affermazione della propria forza. 

 

Così in Cina, molte ragazze si sono in passato volontariamente fasciati i piedi per conquistarsi un matrimonio prestigioso o per diventare la favorita tra le concubine. Allo stesso modo, quando, con l'avvento del comunismo, i piedi legati hanno cominciato a rappresentare una vergogna per il Paese nonché un impedimento per i nuovi compiti imposti dal Partito, molte donne se li sono sfasciati, rompendosi di nuovo le ossa per riaprirli, e sono scese in campo accanto agli uomini: il loro dovere era ora di marciare verso la nuova Cina. Per simili donne nessun ostacolo sarà mai troppo grande. 
Forti dunque le donne cinesi, ma sempre all'interno della loro cultura, che cerca la composizione del disaccordo attraverso la mediazione piuttosto che nello scontro diretto. Anche nella Cina di oggi, il raggiungimento degli obiettivi di una donna passa attraverso un'apparente sottomissione. Le donne sanno che, per raggiungere i loro obiettivi, devono "legarsi - metaforicamente - i piedi" e non scendere in piazza come è avvenuto con il femminismo in occidente. La saggezza orientale ha loro insegnato a non sovvertire l'ordine gerarchico delle cose, a non lottare contro tradizioni millenarie, ma a battersi ugualmente per i propri obiettivi, semplicemente a farlo per strade diverse da quelle scelte in Occidente.

 

Esse hanno imparato a mantenere in apparenza il rapporto uomo-donna della tradizione: grinta, aggressività ed emancipazione - strumenti indispensabili per la loro affermazione nella nuova economia di mercato - vengono abbandonate con la tuta da lavoro o il tailleur da manager e, quando rientrano in famiglia e nel rapporto a due, tornano sottomesse, passive, infantili, così come vuole il modello del passato. Nella Cina di oggi gli uomini continuano, infatti, a conservare l'immagine di superiorità che avevano in passato verso l'esterno, verso la società, mentre le donne hanno saputo trasformare il potere, che tradizionalmente avevano solo in casa, in un grande potere reale in tutto il mondo del lavoro. 

Testo di Martina Cannetta e Luciana Damiani

 

Foto di Alberto Cannetta

 


 

 

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