“le azioni terapeutiche perturbano sistemi complessi”

(Hill, 2015, 57)

Il film

Su un'isola remota al largo della costa irlandese, due amici di lunga data, Padraic e Colm si trovano in una situazione di stallo. Colm interrompe improvvisamente la loro amicizia e confessa a Padriac che lo trova improvvisamente troppo noioso. Decide quindi di impegnarsi solo nella composizione di musica. Pádraic si propone di riparare il rapporto danneggiato con ogni mezzo necessario.

 La noia gentile

L’isola è abitata dalla noia che qualcuno cerca di chiamare gentilezza. Ma la gentilezza, dice Colm, è una dimensione che fa morire e “prima di morire vorrei creare qualcosa che poi rimane… come la musica di Mozart. Tu puoi essere gentile con me o con chi vuoi, ma dopo che sei morto nessuno ricorderà che tu sei stato gentile”.  Il giorno dopo trovo Padriac nella mia stanza di analisi.

“Devo affrontare La mia amica Anna che, negli ultimi tre mesi, l’avrò sentita solo una volta! Roberto mi dice che con lei ho un rapporto come con il mio ex. Dall’ultima seduta in cui ne abbiamo parlato sono stata male perché ho continuamente pensato che forse Roberto ha ragione. Ho pensato che sicuramente lei ha altre amiche e sicuramente con loro non si vede solo una volta in tre mesi, ma posso immaginare che ci si incontri spesso… per uscire… andare a prendersi una pizza! E’ evidente che lei mi evita! Ho deciso che devo incontrarla per chiederle spiegazioni!” In modo automatico mi viene in mente una frase del film: “è che sei noiosa!”. Devo però riconoscere che questa paziente che pure è bloccata nella sua vita, per me non è noiosa affatto! Ci vediamo ogni settimana e, oggi l’aspettavo perché dopo anni in cui ha persino rischiato scadesse la sua possibilità di iscrizione all’università, avrebbe dovuto sostenere due esami. La seduta continua e Matilde mi parla d’altro e solo dopo molto tempo mi racconta: “e poi devo dirle che la scorsa settimana ho fatto gli esami e sono felice perché posso dire che è andata bene. Ho preso 20 e 22! Lo so che non sono voti alti, ma – come direbbe lei – io e lei sappiamo quanto valgono!”. Mi sorprende non mi abbia raccontato subito degli esami e rifletto della frase aggressiva che mi era venuta in mente dal film di ieri. Considero che è una mia ansia, violenta, che lei tiene a bada per non esserne invaso. Ovviamente la seduta ha poi un suo decorso intenso. Io, che ieri sera sono uscito molto preso dal film, mi trovo più volte durante la seduta a ripensare al film pensare. Matilde, dopo anni di blocco, si è rimessa in moto, e forse chiede a me di essere rispettata dalla mia intrusività. Lei ha interrotto il clima mortifero dell’isola in cui si era insediata da anni, fatto di formale rispetto e gentilezza verso tutto il suo mondo ed ora che finalmente rompe questo clima, io mi sento tenuto fuori da ciò che le accade e mi sorprendo che non mi parli subito dei suoi esami, ma dell’amica che la tiene a distanza! Mi è chiaro che, questa volta, io voglio prendere per me il suo successo e lei giustamente vuole tenermi a distanza: “é solo un uomo noioso che deve lasciare in pace un altro uomo!”. Siobhan, che è l’unica che riuscirà ad emanciparsi dall’isola dove nessuno riesce a fare gli esami, difende suo fratello dallo strano comportamento di Colm: “Noioso?... un uomo noioso?... siete tutti noiosi! Cazzo!”

 Il film parla dei processi che devono essere tenuti vivi, altrimenti se intorno avanza inevitabilmente la vita a cui, ovviamente non sei preparato, e non riesci ad andare via dall’isola degli spiriti dei "non morti" (le Banshees, del titolo originale) la sopravvivenza è solo possibile nella sospensione dei processi in una dimensione di noia che può durare all’infinito. Colm introduce violentemente il kairos del cambiamento inevitabile e incomprensibile a Padriac: “se ti ho fatto qualcosa dimmi che cosa ti ho fatto!”. Colm è disarmato perché non allude a nessuna colpa che deve essere rimossa allontanando finalmente l’amico di sempre. Lui cerca di introdurre la ripresa di un processo che nell’isola è violentemente sospeso: “E’ che non mi vai più a genio”. Tutti vogliono giustificare con la colpa e la rimozione di un conflitto insostenibile questa separazione: “avete litigato? E’ evidente che avete litigato!” ; “Sembra proprio che abbiamo litigato!”. Il film dice che alcune condizioni non serve vadano rimosse, ma vadano superate. Colm Parla di una collusione dove la gentilezza è il “bastione” (Baranger & Baranger, 1990) che tiene uniti tutti gli abitanti dell’isola. I significati, allora, si ribaltano: “Che strano! Non avevo mai pensato che ‘essere un pezzo di pane’ potesse significare qualcosa di negativo!”. Ho pensato che sull’isola i due poli che osservano e sentono questa mortifera gentilezza, sono la strega McKormic e il folle Dominic. Colm sente che bisogna tornare a vivere e impone “collisioni di soggettività” (Sclochover, 2014; Bromberg, 2006).  Padraic non può accettare questo: la sua vita potrebbe procedere all’infinito in una dimensione in cui la dissociazione sia strutturale, ovvero non accade nulla ed ogni giorno alle due andrai al pub con il migliore dei tuoi amici a bere una pinta di birra. All’infinito! Il film ci propone un’isola dove tutto rimane dentro e non esiste alcuna collisione con la terra ferma dove, invece, c’è il conflitto. La signora O’Riordan lamenta che “non mi porti mai notizie!” e ti apre persino la posta perché altrimenti non può conoscere nulla di quello che accade altrove. Intorno, segnali della guerra civile che, però, non ti tocca e di cui senti solo gli echi. Ho pensato che Colm cerca di portare vita in un contesto dove tutto è collusivamente bloccato. Nel pub il barista e l’avventore che cercano invano di parlare a Padriac e uno ripete quello che l’altro dice… all’infinito.

 Sintonizzazioni o interpretazioni?

 Io e Matilde siamo reciprocamente “gentili”. Ma il mese scorso lei è stata male e non ha accettato la mia proposta di poter mantenere la seduta telefonicamente. Io l’ho compresa comunque nella fatturazione mensile e, nonostante “era nelle regole del setting”, ovviamente, abbiamo dovuto parlarne. Le ho riconosciuto che si tratta di una regola violenta del setting analitico e che io avrei accettato quello che lei avesse deciso, ma ci tenevo che sapesse che per me si tratta di una regola importante della cui violenza io sono consapevole, ma che ci permette di assumere ciascuno le proprie responsabilità, altrimenti si tratta di essere “violentemente gentili” e non succede nulla! Durante la seduta di oggi riesco a proporle che forse dal momento in cui le ho fatturato la seduta in cui era mancata io non ero più stato gentile e noioso, ma io e lei potevamo finalmente sentire che si rompeva questa collusione implicita e ciascuno si assumeva le proprie responsabilità violente, ma vive. Il problema che rende ricco il processo analitico è che io, per sostenere il processo di cambiamento non potevo più essere gentile, ma ero chiamato ad assumermi la mia responsabilità violenta verso una paziente che, malata, non riusciva a raggiungermi per la seduta. Il film, ovviamente, non parla di psicoanalisi, ma Colm mi riguardava: “Ecco cosa ho deciso di fare. Ho delle cesoie a casa mia e d’ora in poi, ogni volta che mi darai fastidio le userò per tagliarmi un dito a partire da adesso.” Tutti hanno paura ma Padriac non può accettarlo perché lui non vuole cambiare: “Sta zitto, Padraic! Insomma: sta zitto!”

Gli analisti sanno che la rottura della collusione può avvenire soprattutto attraverso azioni acute, ed è accaduta per via della mia faticosa sintonizzazione a livelli in cui lei, attraverso l’analisi, finalmente si sentiva competente al conflitto. Altrimenti la gentilezza continuava ad impedire ad entrambi questa esperienza viva. Gli analisti sanno sempre più che, a questo livello di relazione, il dialogo e la relazione simbolica non riescono a cogliere il registro dove si è incistato il dolore. L’interpretazione viene dopo. La ripresa del processo dissociativo può accadere solo perché la vita e la sopravvivenza mentale lo impongono. Altrimenti: “cosa ti ho fatto? Perché non vuoi più venire con me al pub per una pinta di birra?”. Impossibile accettare che alcuni cambiamenti non siano sollecitati dal conflitto, ma dalla vita che chiede spazio. Nell’isola le case sono isolate. Nelle case entrano gli animali. Tu e tua sorella Siobhan dormite nella stessa stanza come due vecchi bambini: “non puoi chiudere i rapporti con un amico, così!”; “E’ noioso, Siobhan! E’ noioso!”; “Ma è sempre stato noioso!”.  Prima di Colm solo Dominic, il folle, custodisce il disagio per questa collusione: “hai mai visto tua sorella senza vestiti?” E poi a Siobhan: “ti sei mai scatenata?... voglio dire non scatenata così… ma… scatenata… capisci?” Sia Padraic che Siobhan si offendono e attaccano Dominic che si muove nell’isola come il bambino della favola del re nudo. In questo clima la strega McCormik è il polo che custodisce il processo in cui la noia si incrina.

Quando Colm sente lo spirito mortifero dell’isola, della noia e della gentilezza, impone un cambiamento che non può essere simbolico (ovvero spiegato), ma può solo essere agito, lo presenta al suo amico Padraic. La frattura di quella sintonia oramai collusiva ed asfittica è un momento kairos che però chiede sintonizzazione nella dimensione dell’altro. Padraic non può accettarlo. Nei percorsi di cura si tratta di momenti preziosi che si presentano spesso, ma il paziente chiede sintonizzazione che l’analista può sentire dolorosa. Ovviamente ad un analista fa pensare come la noia e la gentilezza siano configurazioni in cui è attiva una particolare modalità di dissociazione che non si organizza sulla rimozione del conflitto, ma sulla sospensione dei processi integrativi che impediscono proprio l’accesso ai conflitti. Per questo non ha senso chiedersi se Colm e Padraic abbiano litigato! Nessuno ha litigato (la guerra civile si intuisce, ma è lontana e non ti riguarda ancora…). Dopo faticosi tentativi una prima sintonizzazione, non a caso, accade quando Padraic, esasperato, attacca Colm: “la tua musica fa schifo!”. Purtroppo Padraic, non impara dalla sua inattesa esperienza viva di rabbia e ritorna gentile. Un altro momento in cui la sintonizzazione sollecitata da Colm trova riscontro è quando Padraic nel pub si ubriaca e lo insulta. Colm riconosce che “mi è sembrato diverso… quasi rivedo la mia posizione!”. In altri momenti accadono sintonizzazioni. Quando Padraic viene aggredito dal poliziotto e Colm lo difende: “ha perso la sua asina, non puoi aggredirlo!” e forse alla fine quando Padraic gli distrugge la casa dove pensava morisse definitivamente anche Colm: “non siamo pari perché tu dovevi bruciare insieme alla casa, ma così non è stato”. Questa volta Colm si sintonizza con Padraic e,finalmente, possono separarsi: “grazie di prenderti cura del mio cane”.

 Il codice di Inisherin

 L’isola ha un codice di relazioni implicite che organizzano in modo rigido la vita fra gli abitanti (e gli animali…). Il codice che sostiene queste relazioni è quello concreto. Separarsi, per questo codice, significa “non voglio più parlarti!” e se l’altro non accetta questa comunicazione, allora il codice impone che la separazione sia netta, concreta e cruenta: “se cercherai di parlarmi ancora io mi taglierò un dito della mano sinistra, quella che mi serve per suonare il violino fino a tagliarmi le 5 dita!”. Purtroppo il registro simbolico non può tollerare questo livello ed è pronto a riportarlo nella relazione collusiva, noiosa e gentile: “non fa sul serio… sicuramente bleffa!”. Quando accade una rottura di sintonia immediatamente si cerca una radice conflittuale e logica: “magari ha fatto tutto questo per farti credere in te stesso!”. Nello scontro fra registri di comunicazione, gli analisti sanno che non è questione di bluff, ma i registri che adotti sono plurimi e la comunicazione deve comunque passare. Padraic non accetterà mai che Colm gli stia comunicando la necessità di sintonizzarsi oltre la collusione noiosa (l’isola) per accedere poi ad una dimensione più conflittuale, ma non appena si affaccia il conflitto lui recupera la gentilezza: “Per quale motivo ora sei qui?”; solo per sfondarti la porta e insultarti!”. Ma dura poco perché, non appena accolto in casa, Padraic, ridiventa noioso e… gentile: “hai finito il pezzo? Come è venuto? Mi fa piacere che sia venuto bene e che ti piaccia!... Allora oggi ti aspetto al pub per una birra!”. E’ triste, ma Padraic l’aspetterà e Colm, per comunicare ciò che sente urgente, metterà in atto quello che aveva minacciato. Confesso che ho, dolorosamente, una buona quantità di queste interazioni dalla mia esperienza di lavoro soprattutto nei servizi. Sono situazioni in cui, non riusciamo a sintonizzarci sui livelli che i pazienti chiedono e, per quanto i pazienti chiedano di accedere al conflitto, noi rischiamo di “essere gentili”. Anche nel film i conflitti si intuiscono solo da lontano, perché il mare e gli scogli dicono che raggiungere la terra ferma è difficile. Solo Siobhan, con fatica riesce a salire su una barca per “un lavoro di bibliotecaria sulla terra ferma”. La barca corre veloce e lei può sorridere a salutare Padraic che è piantato su uno scoglio lontano. La stessa inquadratura dice che lui non potrà mai seguirla nonostante lei gli abbia trovato un posto sulla “terra ferma” dove potrebbe lavorare.

Poi c’è Mariella che ha 25 anni e dovremmo incontrarci il mercoledì di ogni settimana! Però da sempre lei mi porta la sua modalità di presenza assolutamente incostante. Anche nelle ultime settimane l’aspetto per qualche seduta senza sapere nulla di lei. E’ faticoso, ma so che questo è il suo modo di essere presente. Spesso non la vedo per lunghi periodi e forse il collegamento concreto che rimane fra me e lei è il pagamento delle sedute che lei tiene sospeso anche per lunghi periodi. Puntualmente dopo due o tre sedute che io non la vedo arrivare e non so nulla di lei, le scrivo un messaggio e le comunico che vorrei essere informato della sua vita, se ci riesce, ma che non l’aspetterò per la prossima settimana: se vuole può ricontattarmi ed io troverò il modo di incontrarla. Devo riconoscere che, negli ultimi tempi, i periodi di sospensione sono sempre più brevi, ma ogni volta hai sempre la sensazione di cominciare da capo e ti chiedi se quello che stai facendo vale qualcosa o sia collusivo con una sua dimensione di onnipotenza. Durante il film ho ripensato che proprio ieri, dopo una ennesima assenza, le ho inviato un messaggio a cui non pensavo di avere risposta: “Cara Mariella, non l’ho vista e non l’ho sentita per il nostro scorso appuntamento. Mi faccia sapere come sta e se mercoledì devo aspettarla”. Mi ha sorpreso che – a differenza delle altre volte, mi abbia risposto immediatamente: “Grazie. Ci sarò. Io sto bene!”

 Alla fine accade che le lettere e le notizie riprendono ad arrivare alla signora O’Riordan e – nel registro concreto di Insherin – devi accettare la morte dell’asina e verificare che Colm non bleffava affatto! Alla fine, la dissociazione si ricompone e le perdite possono essere riconosciute e puoi finalmente transitare nel conflitto. Quindi: “perciò, finiamola qui!” propone Colm. Finalmente, dopo aver incendiato la casa di Colm, e Siobhan che ti lascia e Dominic che muore annegato, e il pub dove non andrai più per la tua pinta di birra, Padraic accetta che bisogna cambiare, ma, ovviamente, non sa come.

L’ultima scena finalmente i due si separano, ma al centro c’è la figura della strega che segnala e osserva i processi e noi vediamo i due che si allontanano in direzione opposta uscendo dall’inquadratura. “No…Non la finiamo qui! Questo è l’inizio!”.

“Anche quando gli affetti condivisi hanno una tonalità

negativa, c’è qualcosa di positivo nella sintonizzazione”

(Hill, 2015, 21)

Riferimenti bibliografici

B Baranger W., Baranger M. (1990). La situazione psicoanalitica come campo bipersonale, Cortina, Milano.

Boston Change Process Study Group (2010). Il cambiamento in psicoterapia, Cortina, Milano, 2012.

Bromberg Ph. M. (2006). Destare il sognatore, Cortina, Milano, 2009.

Hill D. (2015). Teoria della regolazione affettiva, Cortina, Milano, 2017.

Slochower J. (2014). Collisioni psicoanalitiche,  FerrariSinibaldi, Milano, 2015

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