Gian Cesare Marchesi

Il "countertrade" e le sue tecniche

Guida agli scambi in compensazione

Capitolo terzo


3.0.0 - Motivazioni ed effetti degli scambi in compensazione

3.1.0 - Premesse

Anche se, fortunatamente, buona parte delle transazioni internazionali avviene ancora sulla base di pagamenti in denaro, è indubbio che lo strumento compensativo stia conquistando spazi sempre più estesi, non soltanto in settori particolari o per contratti di valore ingente (impiantistica, aeronautica, forniture militari), ma anche in aree e per dimensioni unitarie precedentemente riservate ai soli regolamenti multilaterali.

I motivi che determinano questo crescente interesse per la compensazione non risiedono unicamente nelle difficoltà finanziarie e nella carenza di disponibilità valutaria di molti paesi, ma sono spesso da ricondurre a problematiche più profonde che coinvolgono aspetti politici, commerciali e di sviluppo dei singoli mercati. Molti di questi infatti si trovano costretti, loro malgrado, a richiedere la compensazione per salvaguardare interessi vitali per la sopravvivenza del paese.

Che poi la diffusione generalizzata ed indiscriminata della compensazione consenta effettivamente di raggiungere gli obiettivi sperati dai singoli paesi è ancora da verificare, anche perchè le esperienze del passato non inducono certamente a credere in troppo facili ottimismi in tal senso.

E' comunque importante conoscere le ragioni che motivano la richiesta di un determinato paese di operare in contropartita, al fine di poter indirizzare opportunamente le offerte e saper individuare per tempo le modalità e gli strumenti più idonei per una positiva conclusione dell'operazione. Si tratta comunque di un esercizio non facile e che può prestarsi anche ad interpretazioni soggettive in quanto non sempre i motivi che originano la "domanda" sono certi e, talvolta, addirittura facilmente comprensibili. Vi sono infatti talune ragioni "dichiarate" che, a ben guardare, non giustificano affatto la richiesta di compensazione su un piano di reale convenienza per il paese, ma che nascondono soltanto tentativi di realizzare prezzi di vendita superiori a quelli normalmente correnti sul mercato. Si avrà comunque la possibilità di trattare più diffusamente di ciò in seguito.

Seguendo uno schema noto, esamineremo qui le problematiche e le motivazioni per distinti gruppi di paesi: industrializzati, ad economia centralizzata (o pianificata), produttori di petrolio, in via di sviluppo. Gli scambi che si determinano fra tali "gruppi" verranno riassunti in: scambi Nord-Sud, scambi Est-Ovest, scambi Est-Sud, scambi Sud-Sud ed, infine, scambi Nord-Nord. Anche in queste esemplificazioni sono contenuti elementi di notevole soggettività, comunque necessari per una migliore comprensione - a livello propedeutico - del fenomeno in esame.

Per quanto riguarda l'Italia, e considerati l'interesse e la complessità del problema, si ritiene opportuno enuclearne la trattazione per farne oggetto di uno specifico tema che verrà sviluppato in un apposito successivo capitolo.

3.2.0 - Paesi industrializzati

Costituiscono, indubbiamente, la controparte più attiva nella conclusione dei contratti di compensazione con i paesi dei restanti "gruppi". La compensazione non viene soltanto accettata obtorto collo , come potrebbe esserlo una medicina amara, ma in molti casi viene addirittura stimolata e sollecitata quale precisa strategia di marketing per incrementare le vendite dei propri prodotti sui mercati esteri.

Un paese che, da sempre, importa determinate merci da aree in via di sviluppo regolandole in valuta convertibile ha tutto l'interesse ad incanalare questo traffico nell'ambito di rapporti bilaterali, al fine di trovare sbocchi più continuativi alle proprie produzioni industriali fortemente attaccate, sul piano competitivo, dalla crescente aggressività della concorrenza straniera.

Si tratta di iniziative che sovvertono il precedente "sistema" degli approvvigionamenti, sostituendo al tradizionale importatore (che spesso si identificava con l'utilizzatore della materia prima, del semilavorato, ecc.) la figura del Trader, di colui cioè che può gestire in termini globali l'intera operazione di interscambio compensato.

Da ciò lo sviluppo delle "case di commercio estero" (trading companies), che si sono poste quali interlocutori istituzionali e più qualificati per l'esecuzione di questo genere d'affari.

Nell'ambito dei paesi industrializzati, che fra loro trattano circa il 70-75% dell'intero interscambio mondiale, gli scambi in compensazione sono tuttavia ancora limitati a forniture particolari (es.: le già citate commesse aeronautiche e militari), con modeste eccezioni in altri settori merceologici. Estremamente aperta è invece la disponibilità a scambiare merci in contropartita con i restanti "gruppi" di paesi.

Anche se i paesi industrializzati rappresentano il nucleo più significativo fra i partecipanti a prestigiosi ed importanti organismi economici internazionali quali l'F.M.I., l'O.C.S.E. ed il G.A.T.T., da sempre ostili all'espansione degli scambi in compensazione, taluni paesi hanno ormai, nella pratica, ufficializzato l'accettazione di questo tipo di scambi.

E' il caso , ad esempio, della Francia che ha da tempo istituito un apposito ente (Association pour la compensation des échanges commerciaux, ACECO) che funge da consulente qualificato per gli operatori francesi e non, sotto l'"ombrello protettivo" della "Direction des relations economiques extérieures". La Gran Bretagna, con il pragmatismo che storicamente la contraddistingue, dispone anch'essa presso il "Department of trade and industry" di una "Project and export policy division branch" che, fra l'altro, pubblica da tempo una apposita "Guida" destinata agli operatori britannici.

Ormai molti paesi occidentali, industrializzati o no, hanno creato Istituti pubblici orientati verso lo sviluppo degli affari in compensazione. Con il diffondersi del countertrade l'interesse si è talvolta spinto più oltre, richiedendo l'emanazione di specifiche normative (es.: Grecia, Australia, Nuova Zelanda, ecc.).

Il Giappone, con la possente struttura di trading di cui dispone in tutte le aree del mondo, è estremamente attivo nella promozione e nella gestione di questo genere di affari e, spesso, in qualcuna delle sue più note Trading Companies (le cosiddette Sogo Shosha) si trova, appunto, l'artefice di complesse operazioni triangolari o di operazioni di cooperazione industriale.

Fra i paesi europei risulta particolarmente attiva l'Austria che, per ragioni storico-geografiche e per esperienza specialistica, viene ritenuta "leader" nel settore. Fra quelli che spesso richiedono la compensazione troviamo il Portogallo e la Grecia. Quest'ultima ha creato recentemente uno specifico Ente Pubblico in grado di gestire operazioni di compensazione ed ha, come detto, emanato specifiche normative in materia.

Occorre tuttavia sottolineare, per quanto concerne le valutazioni sui coinvolgimenti dei vari paesi nel countertrade , che gli operatori interessati a questo genere di operazioni non sono generalmente inclini a parlare molto di sè e delle operazioni da loro effettivamente realizzate: ciò che quindi viene appreso dalle agenzie di stampa non rispecchia necessariamente la realtà operativa. Resta comunque il fatto che, con più o meno riservatezza, con maggiore o minore competenza, con o senza il sostegno delle strutture pubbliche nazionali, tutti i paesi industrializzati vengono sempre maggiormente coinvolti in quegli scambi compensativi che loro stessi avevano contribuito, in una certa misura, a far risorgere dalle ceneri del passato per aggirare le difficoltà di mantenimento delle quote di presenza nei mercati ad economia "fragile".

3.3.0 - Paesi ad economia pianificata (PEP)

Nell'ambito dei Paesi ad Economia Pianificata (o centralizzata), particolarmente in quelli appartenenti al Comecon (Ente di cooperazione e mutua assistenza economica fra i paesi socialisti, sorto nel 1949. Ne fanno parte: Unione Sovietica, Polonia, Cecoslovacchia, Romania, Ungheria, Bulgaria, Germania Orientale, Mongolia Esterna e Cuba. Il rublo è la moneta comunemente usata nei regolamenti commerciali e finanziari interni.), la compensazione è sempre stata utilizzata sia nel contesto delle transazioni interne al gruppo, che sottoforma di richiesta nei confronti degli scambi con i paesi occidentali. Per quanto riguarda i rapporti con questi ultimi si stima che almeno il 25% delle operazioni avvenga tramite scambi in contropartita.

Le motivazioni che stanno alla base del "countertrade" sono sostanzialmente di duplice aspetto. La prima, di carattere valutario, è connessa alla necessità di importare tecnologie qualificate (oppure prodotti non ottenuti localmente nel quadro dei vari piani poliennali) senza disporre di adeguate disponibilità di divise convertibili; la seconda è invece di ordine prettamente commerciale o, se vogliamo, di marketing.

La compensazione, infatti, rappresenta per quei paesi un valido strumento per imporre ai mercati esteri la presenza di una produzione qualitativamente non sempre ben accetta (es. le ormai famose macchine fotografiche sovietiche, le autovetture polacche o cecoslovacche, ecc.).

Questa strategia forzata di vendita ha anche permesso ai paesi dell'Est di utilizzare indirettamente, ma in modo molto proficuo, le strutture commerciali da tempo costituite dai paesi industrializzati in paesi terzi e tramite le quali sono state, in ultima analisi, collocate quelle merci orientali che non potevano trovare un adeguato assorbimento nelle aree di maggior sofisticazione tecnologica o consumistica.

La compensazione Est-Ovest aveva subito una battuta d'arresto allorquando i canali finanziari internazionali si erano aperti verso i paesi dell'Europa Orientale; infatti la concessione di prestiti finanziari a medio-lungo termine aveva reso meno difficoltoso per i paesi ad economia pianificata il reperimento delle risorse valutarie necessarie all'adeguamento del loro sviluppo tecnologico. La difficoltà di reperire valuta dalle proprie esportazioni per metterla al servizio dei rimborsi dei debiti esteri e la crisi finanziaria internazionale degli ultimi anni hanno però riproposto a quei paesi i problemi di sempre e dato nuovo spazio alla compensazione.

La forma di scambio più utilizzata dai paesi Comecon è quella del "controacquisto", con richiesta di tassi di compensazione che talvolta superano il 100% del valore delle esportazioni "primarie". Le operazioni sono generalmente seguite da Enti ed Organismi di Stato specificatamente preposti a questo tipo di transazioni e che dispongono di schemi contrattuali collaudati da esperienze pluriennali.

Generalmente tali Enti sottopongono alla controparte una lista di prodotti offerti in compensazione e la scelta di tali beni può essere difficilmente ampliata. Le liste, come è facilmente comprensibile, includono spesso prodotti scarsamente appetibili su un piano strettamente di marketing e che comportano, per la loro rivendita, "premi di sfioramento" piuttosto elevati.

In termini di valore sono comunque significativi i contratti che l'Unione Sovietica ha stipulato con mercati europei e sudamericani cedendo generalmente petrolio (es.: contratto di 500 milioni di dollari con l'Argentina) o gas naturale contro impianti, navi, derivati dello stesso petrolio ed altri prodotti industriali.

Per quanto concerne la Cina, la forma di scambio più usata rimane ancora quella della "cooperazione industriale" sotto forma di "joint-venture", anche se molte transazioni sono tuttora regolate su basi multilaterali. Il "buy-back" è utilizzato sia nella versione della rivendita all'esportatore "primario" dei prodotti ottenuti dall'utilizzo degli impianti, che tramite la cooperazione commerciale assicurata dallo stesso fornitore per la commercializzazione dei prodotti finiti in paesi terzi.

Le barriere protezionistiche che molti paesi hanno eretto a difesa della loro industria nazionale contro il dilagare dei prodotti dei paesi orientali (non solo di quelli ad economia pianificata), sotto forma di quote, contingenti, ecc. , non agevolano certamente la realizzazione di scambi compensativi "imposti" dalle aree ad economia "socialista", e costituiscono un altro elemento di difficoltà e d'incertezza nella gestione di questo tipo di operazioni.

3.4.0 - Paesi produttori di petrolio

La presenza di questi paesi nel settore degli scambi compensati è strettamente connessa (a parte le vicissitudini politico/militari che travagliano molte di quelle aree) con l'andamento della domanda e dei prezzi internazionali delle materie energetiche. Nei momenti in cui i consumi di greggio sono elevati è facile ottenere dalla sua vendita valuta convertibile ed il problema di cedere questo prodotto in compensazione non si pone. In tale circostanza a soffrire sono i paesi acquirenti "poveri", che si trovano a dover fare i conti con una "bolletta" energetica già di per sè stessa eccedente le loro possibilità e, oltretutto, da pagarsi in valuta pregiata.

Quando però la tendenza della domanda muta di direzione, come si è verificato agli inizi degli anni '80, ed il finanziamento dei costosi piani di sviluppo dei paesi produttori comincia a presentare qualche difficoltà, ricompaiono sulla scena le operazioni di scambio di petrolio contro altri beni. A questo punto tutti i mercati, anche i più "poveri", diventano importanti e, pur di collocare i barili del prezioso liquido, vengono sollecitate anche le operazioni di contropartita.

Solitamente le operazioni basate sulla cessione del greggio comportano durate ed importi contrattuali considerevoli e coinvolgono, in particolare, tutti quei paesi che, al di fuori delle risorse petrolifere, non dispongono di altre significative risorse alternative da offrire sui mercati internazionali (es.: Nigeria, Iran, Iraq, Emirati Arabi, Libia, Venezuela, Messico).

Molti osservatori economici si chiedono spesso se i cosiddetti maxi-contratti in petrolio di cui si sente parlare giungeranno realmente alla loro conclusione, in quanto un aumento della domanda mondiale conseguente ad una auspicabile ripresa industriale potrebbe mettere in forse la convenienza per i produttori di greggio a continuare le forniture su base compensativa. Non dimentichiamo, fra l'altro, che questi contratti pluriennali di fornitura di petrolio sono spesso vincolanti, per le parti, entro i limiti del breve-medio termine, mentre rappresentano soltanto degli accordi "di massima" per quanto riguarda il lungo-termine.

Comunque vadano le cose, gli scambi compensativi concernenti il petrolio pongono l'operatore nella necessità di conoscere a fondo quello specifico mercato, di per sè stesso particolarmente rischioso e delicato, contrariamente a quanto si potrebbe - a prima vista - ritenere. Non si sono infatti ancora completamente cicatrizzate le ferite che alcuni di questi contratti hanno arrecato a varie strutture economiche "occidentali" che, forti del loro nome e delle esperienze maturate nel "countertrade" si erano, con una certa disinvoltura, imbarcate in mastodontiche transazioni in petrolio risoltesi con gravi danni economici a seguito delle sensibili oscillazioni dei prezzi sul mercato.

Se, in generale, gli scambi in compensazione non sono da considerarsi uno sport per dilettanti, quelli riguardanti in particolare il petrolio, anche se apparentemente più semplici, lo sono ancora meno.

3.5.0 - Paesi in via di sviluppo (PVS)

Negli ultimi anni i Paesi in Via di Sviluppo hanno contribuito in misura sensibile all'espansione degli scambi in compensazione, parallelamente all'acuirsi della loro posizione debitoria nei confronti dell'estero.

L'elenco dei paesi fortemente indebitati ed impossibilitati a far fronte con le loro risorse alle scadenze di rimborso dei prestiti si è allungato a dismisura negli ultimi anni, determinando, quale conseguenza più immediata, un colpo di freno da parte delle Banche estere all'erogazione di nuovi finanziamenti.

D'altro canto, l'instabilità del dollaro e l'onerosità dei tassi d'interesse non hanno certamente contribuito ad alleviare le problematiche dei paesi debitori. Non solo molti piani di sviluppo si sono repentinamente arenati, ma la stessa sopravvivenza di tante popolazioni del terzo mondo è stata messa in pericolo dalla crisi che si è abbattuta su quelle aree.

Che vi siano stati in passato anche sprechi, leggerezze od errori nell'utilizzo dei fondi ricevuti in prestito può essere vero; resta comunque il fatto che la situazione odierna non lascia intravvedere molte possibilità di un risanamento a breve-medio termine di molte di quelle economie. Ecco che allora molti tra i PVS ricercano, soprattutto per ragioni di pura sopravvivenza, anche la strada della compensazione e, dopo aver portato al banco dei pegni tutti i gioielli di famiglia, cedono ciò che è rimasto disponibile per assicurarsi un minimo di sviluppo. Ad aggravare ulteriormente la situazione subentrano periodicamente crisi depressive nel mercato delle "commodities" delle quali i PVS sono sempre stati fra i principali produttori.

Oggi questi paesi non "barattano" più il caffè, lo zucchero o il rame con impianti sofisticati, ma ricercano macchinari agricoli, fertilizzanti, medicinali, ricambi, biciclette, generi alimentari. Le fonti di approvvigionamento si identificano spesso con gli aiuti internazionali (Banca Mondiale, CEE, FAO, "grants", "soft loans", ecc.) e con la capacità di vendere ai migliori offerenti, magari più di una volta, i prodotti agricoli, minerari o forestali.

E' in queste aree che il controacquisto ed, al limite, il baratto trovano la loro maggiore diffusione, anche se la mancanza di adeguate strutture commerciali e la carenza di disponibilità e di varietà di prodotti da offrire pongono serie difficoltà alle controparti estere che intervengono nelle operazioni.

Nel novero dei PVS quelli dell'America latina, dell'Asia e del Sud Mediterraneo hanno accumulato i maggiori indebitamenti nei confronti dell'estero, ma l'Africa nera , che nel suo complesso non raggiunge neppure il totale dei debiti esteri dell'Argentina, è quella che risente maggiormente delle problematiche socio-economiche del momento. Quell'area si è presentata solo di recente sulla scena degli scambi in compensazione ed ha già dovuto talvolta subire le conseguenze della sua giovane esperienza.

E' il caso, per ricordare alcuni esempi, dell'Etiopia e dello Zambia che, nel nome di una apparente comune ideologia politica, hanno stipulato, rispettivamente con la Germania Orientale e con la Romania, i loro primi contratti in contropartita, ricavandone una profonda delusione.

Nella prima operazione era stato ceduto caffè contro trattori agricoli e non ci volle molto tempo per scoprire che la DDR aveva rivenduto il caffè sul mercato internazionale ricavandone valuta ad un prezzo estremamente vantaggioso. Nel secondo caso il paese africano ricevette veicoli industriali in cambio di rame e si accorse che, mancando di parti di ricambio e di un adeguato servizio assistenziale, tali veicoli diventavano presto inutilizzabili.

Queste ed altre esperienze similari hanno ora reso i PVS più attenti nel "barattare" i propri prodotti. In generale ciò che può essere facilmente convertito in valuta trasferibile non viene più ceduto in compensazione, se non in casi eccezionali, restando quindi teoricamente disponibili solo merci che comportano obiettive difficoltà di collocamento (i cosiddetti non traditional items) e, conseguentemente, elevati "premi si sfioramento" per la successiva rivendita sui mercati esteri.

3.6.0 - Tipologie di scambi fra "gruppi di aree"

A titolo esemplificativo vengono qui di seguito illustrati i maggiori "flussi" merceologici che interessano gli scambi compensativi fra le diverse "aree".

3.6.1 - Scambi fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo e/o produttori di petrolio.


Le maggiori correnti di esportazione in direzione "Sud" riguardano prodotti caratterizzati da una media tecnologia, destinati prevalentemente (esclusion fatta per gli armamenti) alla produzione di beni necessari al consumo interno o ad una esportazione che, sfruttando opportunamente gli esistenti differenziali del costo-lavoro, riesce a penetrare negli stessi paesi a suo tempo fornitori degli impianti.

Nella corrente Sud>Nord si evidenziano particolarmente il petrolio, per quanto concerne i soli paesi produttori (p.p.p.), le materie prime di base e le commodities a vasto mercato. I manufatti, che da queste aree cercano in misura sempre più crescente di trovare spazi commerciali nei paesi ad alto grado di industrializzazione, rappresentano talvolta un pericolo per l'esistenza di quelle industrie nazionali che non hanno saputo, o potuto, adeguare le proprie strutture produttive a fronteggiare questo tipo di concorrenza. Ecco che allora vengono innalzate barriere tariffarie, creati contingenti, promossi accordi di "autolimitazione", ecc.

Un aspetto particolarmente interessante ed alquanto nuovo è quello riguardante il turismo. Si tratta, in sostanza, di promuovere flussi turistici nella corrente Nord>Sud e di utilizzare parte dei ricavi in valuta derivanti dai "viaggi e soggiorni" per il ripagamento di forniture che, non necessariamente, rientrano nella stessa voce "turismo". Generalmente però queste operazioni vengono impostate per il ripagamento di programmi di ristrutturazione di alberghi, villaggi turistici, ecc.

3.6.2 - Scambi fra paesi industrializzati e paesi ad economia pianificata


Nei flussi merceologici che interessano gli scambi Est>Ovest si nota una prevalenza di impianti e di macchinari di media ed alta tecnologia. La domanda proveniente dall'"Est" è infatti sempre più tesa all'acquisizione di quei processi produttivi che consentano di disporre di beni che, sotto un certo profilo, accontentino le istanze "consumistiche" interne e, sotto un altro, permettano una esportazione più qualificata.

Nella corrente Ovest>Est si ritrovano invece ancora molti prodotti a basso contenuto tecnologico che creano non pochi problemi allo smercio nei paesi ad alto grado di sofisticazione. Le materie prime vengono raramente offerte in compensazione, in quanto è evidente che più il prodotto è facilmente vendibile contro "hard currency" e meno lo si ritrova nelle "liste" dei beni proposti in contropartita.

3.6.3 - scambi fra paesi ad economia pianificata e paesi in via di sviluppo


Mentre nel flusso Sud>Est si ritrovano tutte le merceologie già incontrate negli scambi Sud>Nord, con l'aggiunta dei "derivati del petrolio" (si riscontrano vari casi di contratti compensativi che prevedono cessione di greggio da parte dell'"Est" ripagata con prodotti della distillazione), nelle esportazioni dei paesi ad economia pianificata destinate alle aree in via di sviluppo si notano transazioni riguardanti impianti industriali generalmente a bassa tecnologia, se non addirittura alquanto già usati dai paesi esportatori.

Infatti questi ultimi, acquirenti di impianti nuovi e ad alto contenuto tecnologico prodotti dai paesi industrializzati, cercano di trasferire ai paesi emergenti strutture industriali non più economicamente interessanti. Se da un lato questa politica consente ai paesi dell'"Est" di riammodernare taluni impianti, dall'altra rende ancor più difficile, per i paesi in via di sviluppo, la commercializzazione in mercati terzi dei prodotti usciti da questi impianti.

Un esempio tipico si ha nel settore tessile dove, ad esempio, si scopre che molti vecchi telai di "altezza-tessuto" pressochè inutilizzabile sono stati ceduti a paesi in via di sviluppo, che ora producono pezze assolutamente non commerciabili nei mercati "Nord", a meno di forte abbattimento di prezzo.

3.6.4 - scambi di merci fra paesi in via di sviluppo


Fra i Paesi in Via di Sviluppo lo scambio compensativo si attua, per lo più, come conseguenza di accordi intergovernativi nell'ambito di rapporti di cooperazione spesso dettati da motivazioni di ordine politico (es. i contratti siglati fra il Mozambico e la Tanzania). Questi paesi si scambiano merci anche utilizzando forme di vero e proprio baratto che, all'atto pratico, non sempre riescono a raggiungere i volumi ed i risultati previsti.

Le merci oggetto di questi tipi di scambio sono quelle già incontrate nei flussi esaminati in precedenza e riguardano sostanzialmente prodotti a bassa tecnologia. Significativi sono comunque gli scambi fra paesi in via di sviluppo veri e propri e paesi produttori di petrolio quali, ad esempio, le transazioni fra il Brasile e la Nigeria, l'Iran e la Tanzania, il Venezuela ed il Brasile.

3.6.5 - scambi fra paesi industrializzati


Come già anticipato in precedenza, anche fra gli stessi paesi industrializzati gli scambi in compensazione mostrano un interesse particolare, soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico, nel campo delle costruzioni aeronautiche o navali e degli armamenti. Si tratta per lo più di operazioni effettuate con le modalità dello switch e che comportano valori e tempi sempre piuttosto rilevanti.

Grafico N. 1


Totale dell'indebitamento verso l'estero dell'insieme dei Paesi in Via di Sviluppo. Gli importi sono in miliardi di dollari USA.

L'elaborazione è stata effettuata su dati FMI. Per l'anno 1988 il valore è stimato.


Grafico N. 2


Volumi di esportazioni totalizzati nel periodo 1979/1988 dai Paesi in Via di Sviluppo.

I valori indicati sono in miliardi di dollari USA ed il dato relativo al 1988 è stimato.

L'elaborazione è stata ricavata sulla base di dati FMI.


Grafico N.3


Flussi finanziari verso i paesi in via di sviluppo nel periodo 1979/1988 in miliardi di dollari USA.

Il valore relativo al 1988 è stimato. Fonte: FMI.


Grafico N. 4


Debito estero dei Paesi dell'Est nei confronti dell'Occidente nel periodo 1981/1987.

Gli importi sono espressi in milioni di dollari. Fonte: OCSE.


I dati analitici che compongono il grafico soprariportato sono i seguenti:

Paese
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
Bulgaria
3162
2977
2482
2165
3640
5606
6228
Cecoslovacchia
4598
3998
3612
3135
3511
4254
5119
Germania Orientale
15423
12998
12191
11392
13533
16601
16114
Ungheria
8699
7952
8250
8836
11745
15086
12780
Polonia
25468
24700
26440
26800
29700
33526
22998
Romania
10159
9766
8880
7198
6636
6395
3185
Unione Sovietica
94043
89128
85442
81917
97258
115471
40201
Totale
161552
151519
147297
141443
166051
196939
106625

Sommario
del volume
Profilo
Capitolo
primo
Capitolo
secondo
Capitolo
terzo
Capitolo
quarto/1
Capitolo
quarto/2
Capitolo
quinto/1
Capitolo
quinto/2
App. n. 1
App. n. 2
App. n. 3
App. n. 4
Bibliografia
Indirizzi
utili
Indice
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