Siamo all'interno dei libri sapienziali e per la prima volta, un libro sapienziale mette in discussione i libri sapienziali, perché mette in discussione tutto quello che dice il libro dei Proverbi, Ben Sira.
Qohelet si presenta, addirittura, identificato con Salomone, dunque il saggio per eccellenza: questo saggio arriva ad una conclusione e cioè, essere saggi o essere stolti è la stessa cosa, e che quindi fondamentalmente non c'è nessun vantaggio e nessun senso. Il sapiente, che dovrebbe essere quello che trova il senso delle cose, che cerca l'ordine, al massimo della sua sapienza giunge a dire che non c'è senso.
Questo è appunto tutto il problema di Qohelet. Eppure in questi due libri, Giobbe e Qohelet, abbiamo la massima espressione sapienziale, perché abbiamo il vero porsi della domanda esistenziale.
La Sapienza serve per vivere, aiuta ad avere un rapporto corretto con la vita, con gli altri e con Dio, fondamen-talmente serve a vivere bene; dunque, non si può vivere bene se non si ha il coraggio di affrontare la realtà in tutto il suo problema; non si vive saggiamente se non si ha coraggio di porre la domanda brutale, ma quella che il vivere pone, e se non si ha il coraggio di porre la domanda nella verità, senza preconcetti, senza riferimenti a teoria già costituite, non si è saggi. |