Nel libro di Giobbe si evidenzia che bisogna avere il coraggio di farsi mettere in crisi dalle domande, così da trovare delle nuove risposte, abbandonando le vecchie. Questa è la Sapienza che raccoglie la sfida del vivere e la vince, perché fa esperienza del limite, fa esperienza di un apparente fallimento; vince perché fa esperienza che davanti al reale si sta davanti al mistero e che davanti al mistero si vince solo quando si perde. Giobbe è massima espressione di questo.
La tematica fondamentale che di per se rimane irrisolta è:
" perché c'è la sofferenza, in genere e in particolare del giusto ".
Il problema è si come mai un giusto timorato di Dio possa soffrire e quindi sembrare colpito da Dio, ma anche quando non c'è giustizia, pieta e timor di Dio, anche li dove ci fosse la colpa, la sofferenza rimane un interrogativo, perché rimane sempre sproporzionata. Perché la sofferenza è esperienza di morte, è anticipazione di essa.
E' la morte che comincia a prendere possesso della vita; e la morte è qualcosa di talmente radicale, di talmente violento, di talmente ingiusto da essere sempre e comunque sproporzionata.
Allora il problema è: perché si muore, dal momento che siamo vivi, perché si nasce se poi si deve morire, perché il vivere è di fatti questo stare già morendo perché la sofferenza di fatto fa parte del vivere? Dunque è il tema centrale dell'uomo.
Quindi il messaggio è che vale la pena essere buoni. Su questa leggenda si costruisce il dramma che è proprio la messa in discussione di questo aspetto positivo della bontà.
Il libro di Giobbe dice che non è bello, perché si cerca la risposta. E' un libro ambientato in zona straniera, questo Giobbe è della terra di Uz, non si sa dove sia, probabilmente territorio edomita, dunque non israelita. Una Sapienza al di fuori dei confini della Sapienza d'Israele.
Forse in polemica, di fatti questo libro mette in discussione la Sapienza tradizionale d'Israele, la nega radicalmente. Forse c'è una certa apertura universalistica. Perché il libro è scritto dall'Israele dopo l'esilio, che ha vissuto sulla propria carne la questione della sofferenza.
E' certamente il problema di Israele ma è anche il problema dell'uomo. Situare Giobbe al di fuori del territorio d'Israele è un modo per dire tutti siamo Giobbe e nessuno ha il predominio sul problema, ha l'esclusiva.
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