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Home > Vangeli > Il Lessico e i suoi significati


Introduzione alla lettura dei vangeli.Il Lessico e i suoi significati

Con la parola (euaggélion) seguita da che specifica il nome del redattore:
(es. , "vangelo secondo Matteo"), vengono indicati i primi quattro libri del Nuovo Testa-mento.
Questi titoli o soprascritte appaiono già negli antichi manoscritti; vi sono stati posti non dai rispettivi autori, ma dagli antichi copisti e stanno a significare che i quattro libretti trovano un genere comune nel termine

Ma questo termine era in uso nelle comunità cristiane molto prima che fossero scritti i quattro vangeli.
Nelle lettere di Paolo ricorre circa 60 volte; è il più alto indice di frequenza nel NT, dove il termine è presente complessivamente 76 volte. D'altro canto il termine era noto già prima di Paolo. Vediamone perciò rapidamente la storia e i significati fondamentali.

Nella cultura greco-ellenistica designa qual-siasi cosa che ha rapporto con un = colui che reca una buona notizia, il messaggero di bene:

* il messaggio di gioia che si annuncia (es. "abbiamo vinto!")

* la ricompensa che si riceve per aver recato la bella notizia

* una "bella notizia" è in particolare ciò che riguarda l'imperatore: nascita, incoronazione, vittorie...

Al riguardo abbiamo una testimonianza rilevante nella iscrizione (calendario) di Priene (9 a.C.) dove il termine ricorre due volte:

"Cesare una volta apparso superò le speranze degli antecessori, i buoni annunci di tutti (euaggelia pantòn), non soltanto andando oltre ai benefici di chi lo aveva preceduto, ma senza lasciare a chi lo avrebbe seguito la speranza di un superamento, e il giorno genetliaco del dio fu per il mondo l'inizio dei buoni annunci (euaggeliòn) a lui collegati".

Commenta R. Penna a proposito di quest'uso della parola evangelo:

"Mentre negli scritti del NT essa ricorre sempre al singolare (=l'annuncio cristiano è fondamentalmente unico!), qui ricorre invece al plurale. In realtà questa è la prassi normale nella grecità profana (per esempio, nel I secolo a.C.: Cicerone, Ad Att. 2,3,1, per la libera-zione di un amico; nel I secolo d.C.: Plutarco, Pomp. 41, per la morte di Mitridate); del resto, anche nel greco dei LXX ricorre sempre soltanto il plurale. Il termine euaggélion al singolare (a parte il significato di "ricompensa per una notizia" che si trova solo due volte in Omero, Odyss. 14, e due volte in Plutar-co, Agesil. 33; Demetr. 17) ha la sua pù antica attestazione nel senso di "buon annuncio" in Giuseppe Fl., Beh. 2,42 (deinòn euaggélion = "splendida notizia": quella data al procuratore G. Floro sull'aggravarsi della situazione in Gerusalemme all'inizio della guerra giudaica nell 66 d.C.)".

(R. Penna, L'ambiente, pp. 157-158)

Secondo C. Spicq l'uso ellenistico di euaggélion si adattava bene non solo a designare l'annuncio della nascita di Gesù, ma anche quello della sua morte-risurrezione e della gioia che sta alla base della nuova religione cristiana: Note di lessicografia neotestamen-taria, Brescia: Paideia, 1988, p. 655.

Wikenhauser-Schmid fanno invece notare che "nel NT l'uso del termine evangelo non s'innesta sulla matrice greco-ellenistica, ma risale all'AT e al tardo giudaismo."

In effetti gli autori del NT scrivono in greco ma pensano sullo sfondo della grande tradizione biblico-giudaica. Per comprendere dunque il senso del nostro lessico non basta ricorrere al dizionario greco e alle attestazioni del mondo greco-ellenistico. E' fondamentale il senso biblico e in particolare il senso che questo lessico riceve nel Deuteroisaia.

 


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