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Il Vangelo prima di Gesù

Sempre sul significato della parola Vangelo, il gruppo lessicale ruota attorna alla radice bsr, bissar (forma piel) mebasser besarà (portare un lieto annuncio, il messag-gero/a, il lieto messaggio) e riveste significati diversi: profano, religioso, escatologico.
In altre parole, c'è un significato equivalente a quello che si riscontra presso i greci: un lieto messaggio è la notizia della vittoria (cf 1Sam 31,9; Sl 68,12; in 1Sam 4,17 il mebasser annuncia la sconfitta!).

E c'è un significato religioso che non si riscontra nella grecità e che è indubbiamente il più rilevante per l'uso neotestamentario. Tale significato non appare nel sostantivo, ma nel verbo e nel participio che da esso deriva (mebasser). Lo troviamo soprattutto nel profeta Isaia, a partire dal cap. 40 dove si annuncia la fine dell'esilio e la consolazione di Gerusalemme. Vedi i testi di Is 40,9; 41,27, 52,7-10 e 61,1.

Questi testi indicano:

- l'annuncio della salvezza

- l'inizio dell'epoca salvifica

- la bella notizia che introduce nel tempo salvifico

Sono testi molto importanti che preparano il terreno al significato neotestamentario. La Bibbia greca dei LXX traduce bissar con euaggelizomai, e mebasser con euaggelizomenos (non si trova nella LXX il termine euaggelion). Fermiamoci un attimo su Is 40,9-10 dove la LXX introduce per la prima volta il verbo (euaggelizomai) e cerchiamo di co-glierne la differenza in rapporto al significato greco-ellenistico.

C'è una messaggera (mebasseret) che corre avanti per dare la buona notizia. Essa non dice: abbiamo vinto! è finita la schiavitù, si torna a casa! La sua bella notizia suona così:

"Ecco il nostro Dio viene con potenza".

Il contenuto del suo annuncio è ben diverso dal significato militare o politico quale aveva il termine vangelo nel contemporaneo ambiente ellenistico. Non dice: "stiamo tornando", ma: "Ecco il nostro Dio". E' lui che propriamente torna a Gerusalemme.

La buona notizia è il venire di Dio. Dio viene e porta con sé gli esiliati. Viene come un re vittorioso e come un pastore che si prende cura dei piccoli del gregge e dei più deboli.

(Su questa pagina di Is 40 e gli altri testi cf E. Bosetti, La tenda e il bastone. Figure e simboli della pastorale biblica, Milano: EP, 1992; p. 103-105; ed. ingl: Yahweh Shepherd of the people. Pastoral simbolism in the Old Testament, Slough , UK : St Pauls, 1993, pp. 115-118).

 


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