Recensire i film
poliziotteschi italiani non č operazione nuova nč
originale. Lo hanno fatto i critici cinematografici
contemporanei di Maurizio Merli e
Tomas
Milian, con
risultati di questo tipo:
(Roma a mano armata - da Il
Giornale del 27/2/76)
"(...)
Al centro di questo scontatissimo poliziesco č Leonardo Tanzi, un capo della sezione anticrimine esagitato ed
evidentemente suggestionato da certi vecchi film
americani: in altre parole č uno che quando si trova
davanti un malfattore non resiste alla tentazione di
cambiargli i connotati.
(...)
Il film non ha una storia vera e propria, ma si preoccupa
soltanto di seguire il poliziotto nelle sue scorribande
(...). Si rivede pure Maria Rosario Omaggio, la ex
valletta di "Canzonissima": anche qui si
presenta asettica sotto un velo di tenerezza (...)
(Paura in cittā
- da Il Corriere della Sera del 15/9/76)
"(...)
Ecco un altro poliziesco italiano drogato dalla violenza
e dalla sete di giustizia, che va ad aggiungersi alla
lunga schiera di commissari - gli ispettori Callaghan del
nostro cinema - pių che mai convinti di rappresentare il
braccio violento della legge nazionale.
(...)
Siamo di fronte ad un vero baccanale della brutalitā,
dove i personaggi parlano con il linguaggio dei fumetti e
dove si uniscono in uno squallido connubio la sessualitā
e la ferocia (..)
Al tono demonizzante e truculento delle
cronache dell'epoca, si contrappone il giudizio molto pių
benevolo dei critici odierni, attratti dal
riflusso sugli anni '70 e da tutte le tendenze modaiuole che tale
riflusso si porta appresso.
Non
siamo d'accordo con nessuno.
In entrambi i casi č mancata una
reale
lettura critica dal lato di chi si
prendeva a cazzotti fuori dal cinema dove davano il film
di Maurizio Merli, lo spettatore assetato di vedere la
sagacia del commissario e le sgommate delle Giulia,
che poco si occupava della politica che pure viveva, probabilmente, il
maggiore momento di partecipazione collettiva della storia italiana.
Le
recensioni, perciō, come estrema sintesi del punto
di vista del vero spettatore medio, collocato in un'area
politica negli anni 70 tra il punto di centro virtuale
(Enzo Biagi) e il suo sbilanciamento verso destra (Indro Montanelli).
Il commento critico č curato direttamente
da un appassionato Minni
Malinconico; queste pagine
vogliono comunque essere aperte al pubblico dibattito.
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