NICOLA PISANO.

 

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Arte romanica e bizantina.

Arte del 1400.

Arte gotica.

Gotico italiano.

Scultori.

Arnolfo di Cambio.

Nicola Pisano.

Giovanni Pisano.

Lavori di N. e G. Pisano.

Andrea Pisano.

Pittori.

 

         È detto d’Apulia in due documenti del maggio 1266, mentre in altri, dal 1258 al 1273. E’ sempre detto di Pisa o Pisanus:
Eseguì il pulpito del Battistero di Pisa finito nel (1259/60) e quello del Duomo di Siena (1265/69).

Il pergamo di Pisa a pianta esagonale è sorretto da colonne su cui s’impostano archi trilobi divisi da statuette poste sui capitelli e con figure di profeti sulle riquadrature.

Le cinque formelle della balaustra, separate da fasci di colonnette, rappresentano la Natività, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al tempio, la Crocifissione, e il Giudizio universale.

Dopo il lontano precedente del pulpito di Guglielmo per la cattedrale di Pisa, è la prima volta che le storie scolpite sul parapetto ne occupano tutta l’altezza

Qui Nicola rifiuta decisamente le tendenze decorative della scultura lombarda contemporanea e dà alle sue storie un nuovissimo sviluppo monumentale.

E’ in queste sculture una profonda e intensa rielaborazione delle forme classiche quale non s’incontra nell’anteriore scultura toscana ma che non si accorda neanche interamente con il clima culturale dell’Italia Meridionale.

Talmente Nicola sopravanza per potente e originale ricerca di rilievo, le creazioni della scultura federiciana.

Rielaborazione che non si esaurisce nella palese derivazione d’atti e atteggiamenti da opere d’arte antiche (conosciute non soltanto nelle sculture classiche oggi nel Camposanto di Pisa ma, con ogni probabilità a Roma stessa e, talvolta, recuperate nella loro classicità attraverso lo studio degli avori bizantini) ma forma un elemento costitutivo della sua visione artistica, per questo le sue creature recano l’impronta di un’umanità viva e concreta, svincolate dall’astrattezza e trascendenza Medioevali; il suo ideale di serenità e nobiltà si esprime in un linguaggio ricco di cadenze ampie e maestose.

Non mancano nel Pergamo di Pisa, motivi dell’arte gotica; negli archi trilobi su cui poggia il parapetto, nell’architettura dello sfondo dei rilievi, nel modo di trattare qua e là, i panneggi e le capigliature e soprattutto nell’intensità espressiva di alcune figure.

Gli elementi gotici si accentuavano nel pergamo di Siena, di strutture più complessa che quello pisano, ottagonale anziché esagonale, e più riccamente rivestito di sculture.

Alla staticità e alla severa semplicità delle figure pisane, subentra a Siena un maggior dinamismo nel comporre i rilievi densi e folti di figure come a Pisa, ma percorsi da una sciolta vena narrativa nell’esprimere con più vibrante commozione i moti dell’animo; la lavorazione del marmo acquista una straordinaria finezza nei morbidi trapassi di Siena.

Come anche nell’arca di San Domenico l’esecuzione, affidata quasi totalmente agli allievi, sembra smorzare la vivacità dell’ideazione di Nicola; tuttavia, per l’affermarsi di una narrativa più libera e movimentata, per l’insistenza sulle singole figure usate con funzione architettonica, per l’introduzione di nuovi elementi gotici, l’arco è un monumento fondamentale per comprendere il passaggio dello stile di Nicola dall’uno all’altro pulpito.

Nella fontana di Piazza, a Perugia, che nello schema architettonico e nella decorazione plastica sviluppa aspetti delle opere precedenti, non è agevole distinguere la mano di Nicola dalla collaborazione del figlio Giovanni (nel bacino inferiore della fontana però predomina lo stile di Nicola, riconoscibile anche attraverso l’esecuzione degli acuti, e lo stesso si può dire del gruppo bronzeo delle tre donne che portano l’acqua, collocato alla sommità della fontana e ideato su un gruppo antico di Ecate, forse sullo stesso che oggi è a Roma nella galleria Borghese).

Perduto è un altare che Nicola fu incaricato di eseguire, nel1273, per la cattedrale di Pistoia.

A Nicola è attribuita la decorazione del portale sinistro della facciata di San martino a Lucca (Natività, Adorazione, Deposizione della Croce), che altri ritengono di scuola;

l’Acquasantiera di san Giovanni fuori civitas a Pistoia è stata anch’essa attribuita a Nicola, e un tempo di poco anteriore alla Fontana di Perugia.

Opere della scuola di Nicola, vicine alle lunette di San Martino a Lucca,

sono a Firenze (Porta san Giorgio, Castelli di Badia nel Museo nazionale, Resurrezione nel Museo di Santa Croce). Incerta è l’attività di architetto di Nicola affermata da G. Vasari.

La chiesa di S. Trinità a Firenze, gli fu forse attribuita dopo la morte.