A cura del
Gruppo di ricerca
storico-archeologica
del
Centro Culturale Anzolese
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CHIESA PARROCCHIALE DEI
SS. PIETRO E PAOLO
Stile dell'edificio e probabile portichetto
Fu pertanto ricostruita con un disegno classico, ordinato e piacevole seppure
senza particolarità di grande rilievo, con ordine toscano,per la lunghezza di
metri 38,40 e larghezza di metri 17,31. Furono costruiti sette altari, o
cappelle, compreso l'Altare Maggiore e il piccolo Coro posteriore al medesimo.
Era ad una sola navata fatta a volta, con la Cappella maggiore alta 4 scalini
dal piano della chiesa, e originalmente aveva una balaustra in noce lavorata al
tornio.
Per maggiore chiarezza, va detto che nella terminologia architettonica classica
si intende per ordine l'organismo contemporaneamente costruttivo e formale
costituito da una serie di colonne con sovrastante trabeazione (parte superiore
che fa da supporto alla volta della costruzione), e con ordine toscano la
particolare caratteristica della colonna con base, piedistallo, capitello e
trabeazione.
Le cappelle laterali sono anche loro fatte a volta ed hanno ognuna un piccolo
altare. Sul lato destro di chi entra, c'è un piccolo vano in cui nel Settecento
era collocato il fonte battesimale, riposizionato accanto alla Cappella maggiore
solo in anni recenti.
Della costruzione della nuova fabbrica non si hanno ulteriori notizie, se non
che dal 1702 al 1713 continuarono i lavori di selciatura del sagrato, dalla
canonica allo spazio antistante l'ingresso della chiesa, e che originalmente
pare vi fosse anche un porticato che ne riparava l'ingresso.
Se si fa fede ad una stampa dedicata al parroco don Lorenzo Landi (parroco d'Anzola
dal 1826 al 1878), pare che ai lati della facciata principale ci fossero allora
due colonne che sorreggevano due statue in terracotta raffiguranti i Santi
titolari della chiesa, e di queste rimane oggi (seguendo gli appunti storici
della maestra Renata Costa) solo un pezzo di mano di S.Pietro impugnante le
chiavi decussate, conservato in canonica. |
Questa stampa databile tra il
1844 e il 1851 è interessante perché riproduce la facciata di palazzo Costa
come era originariamente, e anche la Chiesa è rappresentata con sufficiente
fedeltà. Da notare che c'è già, oltre alle colonne un primo disegno della
meridiana che sarà perfezionata agli inizi del Novecento |
Il campanile a guglia, posizionato in modo più arretrato del precedente, fu
restaurato nell'anno 1834 perchè danneggiato gravemente da un fulmine, e per
l'occasione furono acquistate cinque grosse campane: la prima fu donata
dall'arciprete don Landi, e le altre dai parrocchiani.
Nell'anno 1824 per iniziativa dell'allora parroco don Camillo Baj, fu rifatto
l'Altare Maggiore in marmi policromi per opera dei maestri Trajano e Gioachino
Rodolino di Sant'Ippolito di Pesaro, e le spese furono sostenute dal parroco
stesso che dopo la sua morte si fece tumulare sotto il nuovo altare. Le ossa
furono rinvenute nel 1972 durante l'esecuzione dei lavori inerenti lo
spostamento dell'altare maggiore e pietosamente ricomposte.
Rifacimento della facciata
Il rifacimento quasi totale della facciata (e in quell'occasione furono
probabilmente tolte le colonne sopraccennate) fu eseguito nell'anno 1844 a
totale spesa del notissimo possidente Vincenzo Pedrazzi, come voto di
ringraziamento perchè durante un furioso temporale egli si trovava seduto
accanto al focolare della cucina della sua Villa nei pressi della chiesa, e un
fulmine, sceso dalla cappa del camino, lo investì in pieno strappandogli la
catena d'oro dell'orologio appeso al panciotto e facendola cadere annerita
nell'angolo opposto della stanza.
Il Pedrazzi, seppure logicamente atterrito dall'episodio durato pochi istanti,
rimase miracolosamente illeso e donò la catena come ex- voto alla chiesa d'Anzola
(ancora oggi conservata) e finanziò i predetti lavori alla facciata.
Nella lapide, posta a ricordo dell'episodio, si legge:
Vincenzo Pedrazzi |
Vincentius Pedrazzius
frontem
parietibus ad latera excultis
de pecunia sua
a fundamentis erexit
Laurentius Landi Archip.Vic.For.
Curiatique ad memoriae perennitatem
an.MDCCCXXXXIV |
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Segnale dell'Istituto geografico militare pontificio.
Anche l'Istituto geografico militare dell'ex Stato pontificio considerava le
chiese degli importanti punti di riferimento, e sulla facciata principale è
visibile ancora oggi una targhetta (un caposaldo) con indicati i punti cardinali
in uso prima dell'adozione del sistema metrico decimale: Tramonta (si riferiva
all0omonimo vento freddo proveniente dal nord), Ostro (era un vento caldo che
spirava da sud), Ponente e Levante (ovest ed est) che indicavano rispettivamente
i luoghi dove tramontava e sorgeva il sole.
L'orologio e le Meridiane |
L'orologio
L'orologio sistemato sopra le meridiane fu acquistato nell'anno 1709, con
una spesa di 250 lire dell'epoca, e nello stesso anno fu fatta fare la
campana per "battere" le ore scandite dall'orologio,affrontando la spesa di
altre 235 lire.
Le meridiane
Sulla parete sud della chiesa vi sono due meridiane eseguite fra gli ultimi
anni dell'Ottocento e i primissimi del secolo successivo (però non oltre il
1902) da don Gaetano Mastellari, profondo cultore di studi astronomici che
per diversi anni fu Cappellano ad Anzola dell'Emilia.
Lo gnomone della prima meridiana (questa probabilmente fu rifatta in modo
più corretto, perchè nella stampa di pag. 4 è già indicata come
preesistente) segna l'ora solare di Anzola ed ha la scritta latina
Praetereunt horae et imputantur (passano le ore e ti vengono imputate, dove
imputate sta a significare che vengono poste a tuo carico nel grande libro
della vita, e al momento del trapasso dovrai risponderne nel bene e nel
male).
La seconda meridiana ha una forma ellittica (simbolo grafico dell'universo)
e lo gnomone reca in cima una piccola piastrina con un foro dal quale passa
il raggio solare che coincidendo con vertici superiori ed inferiori
dell'ellisse indica i punti del solstizio d'estate e di quello d'inverno. |
Come è noto, il solstizio (dal lato solstitium, unione di Sol (sole) e Stare
(fermare o fermarsi) costituisce in astronomia i due istanti in cui il sole
raggiunge la massima declinazione (23°27' sud 23°27' nord) e d'estate
costituisce il momento in cui lo stesso sole cessa di alzarsi sopra
l'equatore celeste (simboleggiato dal punto centrale dell'ellissi) ed ha la
sua massima altezza nell'emisfero nord e la minima nell'emisfero sud (21
giugno) e d'inverno segna la data in cui cessa di scendere rispetto
all'equatore celeste ed ha la minima altezza nell'emisfero nord e la massima
nell'emisfero sud (21 dicembre).
Cimitero antico
I documenti più antichi indicano che il cimitero di Anzola era stato ricavato nel
cortile settentrionale della chiesa stessa (dove oggi c'è l'Oratorio e l'attiguo
cortile interno) e la sua costituzione è probabilmente coeva alla costruzione
della nuova chiesa effettuata nel 1638-1642.
Nell'antichità i cimiteri venivano costruiti all'interno degli edifici di culto,
in ampi loculi sotterranei destinati ai religiosi o alle famiglie patrizie, o
nelle monumentali arche che ancora oggi conservano i resti di importanti prelati
o di nobili personaggi. Tutti gli altri parrocchiani venivano sepolti in ampi
prati posti davanti, di fianco o nelle immediate vicinanze delle chiese, e tutte
le mappe poderali o topografie di Anzola di primo Ottocento testimoniano la
presenza del cimitero nel terreno sopraindicato.
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Estratto
di una mappa Ottocentesca: Con la lettera C viene rappresentata l'area
dell'antico cimitero. Mentre B e F indicano rispettvamente La
Chiesa e l'Oratorio |
Le leggi sanitarie emanate dal governo napoleonico
proibirono di inumare i defunti all'interno delle chiese (vietando sia le arche
in muratura che quelle interrate), obbligando tutti i Comuni del Regno a dotarsi
di appositi cimiteri esterni o ingrandire e sistemare quelli già esistenti, e le
medesime disposizioni furono largamente riconfermate nel 1816 dal restaurato
Governo pontificio.
Già durante il regno napoleonico il cimitero di Anzola era stato oggetto delle
lamentele delle Autorità sanitarie perchè i cadaveri erano molti e venivano
inumati sopra ad altri e a poca profondità, e nel 1815 emerse chiaramente
l'esigenza di dotarsi di un nuovo cimitero perchè l'esistente era ormai
chiaramente insufficiente
Fu il parroco don Baj ad interessarsi per poter acquistare un terreno posto a
tramontana del cimitero esistente, e le trattative con il signor Gaetano Volta
portarono alla edificazione della prima parte dell'area cimiteriale oggi annessa
al cortile nord della parrocchia.
Il 15 luglio 1817 si ottenne il nulla-osta del cardinale Oppizzoni al riguardo e
nel 1819 l'opera fu terminata, con un elegante muretto di cinta che ne limitava
i confini ed un unico ingresso costituito da un portone in ferro battuto
sorretto dagli attuali pilastri in pietra a vista.
Un'ulteriore esigenza di ampliamento si presentò nell'anno 1877, e a questo
riguardo si fronteggiarono la proposta di Torquato Costa di costruirne uno
completamente nuovo e la proposta dei meno lungimiranti che, per risparmiare,
proponevano di ampliare l'area cimiteriale esistente, nonostante il terreno
fosse molto poco.
Prevalse quest'ultimo orientamento e il vecchio cimitero fu allargato inglobando
il terreno adiacente verso ovest, raggiungendo in pratica la scarpata
dell'antico fossato del castello.
Questo ulteriore ampliamento sopperì alle necessità cimiteriali del paese fino
agli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale, allorchè si
provvide alla costruzione della prima parte dell'attuale camposanto.
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