a cura di Giuseppina con integrazioni reperite in Internet
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Restauro di Affresco
Strappo e Stacco
|
alcune
considerazioni sul Restauro dei dipinti
Un trattato davvero molto interessante su tutto ciò che ruotava intorno
al mondo del dipingere alla fine del XIV secolo è sicuramente il "Il
Libro dell'Arte" scritto dal pittore Cennino Cennini, dove si può
venire a conoscenza oltre che della "maniera di pinturare" anche di
tecniche come l'affresco o la pittura su tavola.
Nei secoli, il modo di dipingere si è evoluto e dai colori naturali (per lo più terre, ossidi ridotti a polveri ) mescolati con uovo, o con
olio di lino, siamo giunti fino ai moderni colori in tubetti, già
mescolati con un legante.
Oggigiorno esistono colori a tempera (legante acquoso), a olio (legante
olio) e a vernice (legante vernice), acrilici.
Un dipinto è costituito essenzialmente da tela e telaio, con un elemento
aggiuntivo che può essere la cornice.
Il telaio è costituito da più parti ( listelli ) assemblati fra loro,
tramite incastri, e/o inchiodati, incollati (telaio fisso).
La tela può essere in fibra vegetale : cotone, lino, canapa, juta o se è
un dipinto moderno, anche mista o sintetica.
La tramatura ( ossia i fili che intrecciati costituiscono la tela ) è
assai sovente irregolare, e di diverso spessore, dato che nei secoli
addietro, erano tessute a mano, su dei telai di dimensioni standard. Per
realizzare dipinti di grandi dimensioni infatti, non è raro trovare più
pezzi di tela cuciti, spesso grossolanamente, fra loro.
La tela viene poi tirata ( tensionata ) su di un telaio e preparata con
uno strato di gesso e colla, poi livellato, su cui viene eseguito il
dipinto vero e proprio.
Sopra il dipinto finito viene solitamente steso un sottile film
pittorico a protezione: la vernice, che può essere lucida o opaca.
Il restauro dei dipinti si articola in varie, complesse fasi, a seconda
della gravità dello stato di conservazione in cui essi vertono.
|
Tipi di tele
usate oggi per i dipinti
Tela di Lino
La tela di lino è considerata la migliore delle tele sia per
la sua trama fine (molto indicata per ritratti) che per la sua
resistenza ai cambiamenti d'atmosfera. Inoltre la tessitura
fitta gli conferisce un'alta resistenza alle trazioni. E'
quindi molto indicata nelle opere di grandi dimensioni che
necessitano di frequenti montaggi. Solitamente reperibile in
diversi tipi di tessitura (grana grossa, media, fine o extra
fine) che ne determinano la qualità e il costo.
Tela misto
Lino
Realizzata in lino e cotone, presenta più o meno le stesse
caratteristiche della tela di lino, proporzionalmente alle
relative percentuali di fibra utilizzate. Sensibilmente più
economica rispetto alla tela di lino 100%.
Tela di
Cotone
La tela di cotone, come quella di lino, ha come caratteristica
una tessitura molto stretta ma a differenza di questa è molto
sensibile alle variazioni climatiche e all'umidità.
Particolarmente conveniente, risulta molto sensibile alle
trazioni.
Tela di Juta
Tela dalla trama molto robusta. Presenta spesso nodi irregolari
e sporgenti. Molto apprezzata da chi ama particolari effetti "a
rilievo".
Tela misto
Cotone
E' una tela solitamente economica realizzata con fibre di cotone
miste a fibre sintetiche. Il nylon presente nella trama dà
spesso luogo ad indesiderati riflessi di luce. Molto
suscettibile alle trazioni, una volta deformata difficilmente
puo tornare tesa.
Tela
Sintetica
Esistono in commercio particolari tele, sintetiche al 100%,
realizzate con fibra di nylon di alta qualità che, anche in caso
di applicazioni in esterno, risultano immuni ad agenti
atmosferici e batterici.
Consigli
utili - La maggior parte delle tele in commercio hanno una
preparazione "universale" composta principalmente da colle
sintetiche e gesso, ciò significa che possono essere utilizzate
in ogni tipo di tecnica pittorica (olio, acrilico, ecc.).
Tuttavia le tele di lino, utilizzate tradizionalmente per
pittura ad olio, sono spesso trattate con una preparazione
"grassa", composta da colla animale, che permette una migliore
coesione dei colori ad olio (quindi grassi) con il supporto. Si
consiglia quindi, nel caso si utilizzino colori acrilici
(magri), di assicurarsi che la tela prescelta sia trattata con
la preparazione "universale". |
|
Da tenere presente SEMPRE COME ETICA PROFESSIONALE CHE LE OPERAZIONI CHE
SI ESEGUIRANNO DOVRANNO ESSERE REVERSIBILI e NON SNATURARE MAI LA NATURA
STESSA DEL DIPINTO.
( per maggiori informazioni Vedere : Cesari Brandi "La teoria del
Restauro" ).
I danni del dipinto
possono, in maniera riassuntiva, essere causati sia da fattori
ambientali ( come l'umidità, l'eccessivo calore) da insetti
(escrementi di insetti, tarli ) che da agenti intrinsechi al dipinto
stesso (essiccazione non uniforme del legante nei diversi colori,
ossidazione della vernice ) che da fattori accidentali (colpi,
sfondamenti).
Tutto ciò comporta degli scompensi al dipinto.
Velinatura,
Fermatura e Consolidamento
Prima di iniziare gli interventi il dipinto deve essere tolto con
cautela dalla cornice e messo su di un piano orizzontale, su cui
avremo steso un foglio di plastica.
Adesso osserviamolo attentamente, analizzandolo.
La prima operazione da
eseguire quando si decide di intervenire su di un dipinto e la Velinatura
eventualmente preceduta da un Miglioramento della superficie.
Le condizioni dello strato
pittorico vengono controllate prima della velinatura protettiva per
verificare l'opportunità di eseguire il "miglioramento della superficie",
ovvero attenuare il rilievo delle eventuali scodellature. Questo
intervento può essere eseguito, dopo aver opportunamente trattato gli strati
pittorici, con ferri da stiro o con l'ausilio della pompa a vuoto. Se il colore appare non più coeso alla tela bisognerà provvedere o a
una fermatura ( nel caso di parti di colore localizzate) o ad un
consolidamneto vero e proprio ( nel caso che il problema
interessi tutta la totalità dell'opera e che la preparazione-colore
|
Velinatura di protezione
La Velinatura consiste in una operazione
protettiva, che viene spesso effettuata prima di rimuovere un dipinto che
necessiti di un restauro, in modo da impedire che parte del film pittorico
possa distaccarsi e perdersi nel corso delle successive operazioni.
L'intervento consiste nello stendere del collante sul film pittorico,
protetto da speciali carte non soggette a contrazione e ad alto grado di
assorbimento (carta giapponese).
Fermatura del colore
Il sollevamento e il
distacco dal supporto di porzioni di materia è un fenomeno frequentemente
riscontrabile: in genere sono frammenti e foglie di pellicola pittorica che,
per cause diverse si trovano in condizioni di scarsa adesione o prossimi a
cadere. Si rende quindi necessario "riportare i frammenti a contatto del
substrato o tra loro, inserendo un adesivo che assicuri una funzione stabile
e permanente". Nell'operazione ci si avvale quindi di sostanze che siano
capaci di creare forze attrattive tra le due superfici in contatto. Le
modalità di applicazione sono svariate e dipendono essenzialmente dal tipo
di adesivo impiegato, quest'ultimo è classificabile sulla base dello
specifico meccanismo di adesione (evaporazione del solvente, processo
chimico, fusione e risolidificazione, pressione), o in relazione alla sua
origine e natura chimica (animale, vegetale, di sintesi, cere) oppure in
base all'applicazione alla quale è destinato.
Consolidamento del colore
La necessità di un
intervento di consolidamento del colore è da porre in relazione alla perdita
di coesione di un materiale con un conseguente aumento della propria
porosità. "Il risanamento di un materiale decoeso richiede l'impregnazione
della microporosità acquisita mediante un liquido consolidante, cioè capace,
una volta penetrato, di passare allo stato solido", ripristinando la
coesione. I consolidanti possono essere di origine naturale (animale,
vegetale) o sostanze di sintesi. Molte di queste sostanze sono anche adesive
ma i consolidanti devono soddisfare un maggior numero di esigenze: devono
infatti avere capacità di impregnazione, tempo di presa lento, compatibilità
con i materiali originali e stabilità chimica e fisica. Non devono invece
possedere nessuna azione solvente o reattiva verso il materiale da
consolidare. I consolidanti possono essere applicati in soluzione, per
fusione o possono essere dei monomeri polimerizzabili. La mancata chiarezza
sulle reali differenze tra sostanze adesive e consolidanti, e di conseguenza
sulle operazioni di fermatura e di consolidamento del colore, ha spesso
generato equivoci ed errori negli interventi. Un esame particolareggiato e
chiarificatore del problema è stato comunque condotto dai chimici Matteini e
Moles, dal cui testo La chimica nel restauro sono tratte le precedenti
citazioni. |
si distacchi dalla tela )
eseguiti con collanti animali o chimici, a seconda di come il dipinto
reagisca a dei semplici test di prova, effettuati in zone marginali. |
Se il dipinto non è sensibile all'umidità si potranno usare collanti
acquosi, se invece il colore si muove o la tela ha dei movimenti, si
allunga o si restringe, allora bisognerà usare dei prodotti che non
apportino umidità, come quelli chimici ( resine ).
La fermatura avviene dal fronte del colore, localmente, mentre il
consolidamento è effettuato dal retro, in maniera che il
consolidante penetrando uniformemente dalla fibra della tela potrà
ridare coesione ai colori in maniera uniforme.
Se esistono molti tagli,
buchi, e il dipinto appare molto allentato, si rinforzerà la struttura del
dipinto con la foderatura, è un'operazione lunga e complicata, dove
sostanzialmente, viene applicata (fatta aderire a diretto contatto
dell'antica) una nuova tela scelta in base alle caratteristiche
dell'originale ( simile ) a sostegno; ad essiccazione avvenuta, viene poi
tensionata nel telaio tramite chiodi o puntine inox.
Se invece i buchi sono di piccola entità, allora ci si limiterà ad
eseguire degli INTARSI di tela, ( ricalcando la sagoma della lacuna )
incollati poi con un sottile strato di gesso e colla. |
Rintelatura o foderatura.
Nel restauro è l'operazione
volta a consolidare la tela di un dipinto per mezzo dell'applicazione di una
nuova tela su di essa, tramite materiali adesivi. I metodi utilizzati
variano in relazione alla composizione degli strati del dipinto (dalla tela,
alla preparazione, al colore) e comunque tendono ad agire avendo cura di non
alterare le caratteristiche della superficie (pennellate in rilievo) e
quelle dovute al normale invecchiamento delI'opera (craquelure). I metodi
più diffusi sono riconducibili alle così dette rintelature a pasta (vedi
colla pasta), a cera-resina, 0 a rintelature con materiali sintetici. Vedi
inoltre tavola calda. Francese: Rentoilage - Inglese: Relining - Spagnolo:
Reentelado - Tedesco: Rentoillierung.
Rintelatura a cera
resina
Tecnica di foderatura
documentata dalla fine del XVIII secolo e tipica dei paesi nordici, dove si
è diffusa favorita dalle caratteristiche del clima, rigido e umido. Si
caratterizza per l'uso di un adesivo composto da cera mista a resina che,
steso sul verso, viene fatto aderire mediante una stiratura con ferro da
stiro o tramite l'uso di una tavola calda. La tecnica evita quindi l'apporto
di umidità al dipinto caratterizzandosi per una buona permanenza delle
caratteristiche adesive nel tempo e per la resistenza agli attacchi
microbiologici. Tuttavia, oltre al rischio di una modificazione dell'aspetto
cromatico dell'opera, l'operazione non assicura una completa reversibilità,
in quanto, seppure è possibile rimuovere la nuova tela riscaldando
l'adesivo, non è possibile agire sulla cera resina che è andata a impregnare
il supporto originale. Per tali motivi la tecnica è stata oggi per lo più
abbandonata a favore di metodi che prevedo l'utilizzo di adesivi sintetici.
Francese: Rentoilage à cire résine - Inglese: Wax-resin lining - Spagnolo:
Reentelado a cera resina.
Rintelatura a colla
pasta
Tecnica di foderatura
documentata già nel XVII secolo. Si caratterizza per l'uso di una colla
pasta che, nella tradizione fiorentina, è composta da farina di frumento,
farina di segale, farina di semi di lino, acqua, trementina veneta,
fungicida e colla forte. La tecnica impiega quindi materiali che possiedono
una buona compatibilità con quelli originali, facilmente asportabili e dal
discreto potere adesivo. Tuttavia, oltre ad agire negativamente su materiali
sensibili all'umidità, la colla pasta perde con il tempo il suo potere
adesivo e tende a vetrificare e quindi a irrigidire. Una particolare
attenzione nei confronti delle condizioni ambientali in cui conservare un
dipinto così trattato risulta quindi fondamentale, anche per prevenire
eventuali attacchi di microrganismi. Francese: Rentoilage à la colle de pate
- Inglese: Glue-paste lining - Spagnolo: Reentelado a pasta de harina -
Tedesco: Kleisterentoillierung.
Rintelatura a strisce o strip lining, falsi margini.
Applicazione di strisce di
tela lungo i bordi della tela originale per facilitare una operazione di
rintelaiatura senza dover ricorrere - perché giudicata non necessaria- ad
una rintelatura. Francese: Pose de bandes de tension - Inglese: Strip lining
- Spagnolo: Reentelado a bandas.
Rintelaiatura
Operazione (generalmente
successiva a una rintelatura) che consiste nel sostituire un vecchio telaio
giudicato non più adeguato con uno nuovo, più consono alle necessità del
dipinto. Francese: Remise en extension - Inglese: Mounting - Spagnolo:
Refaerzo - Tedesco: Rahmung. |
Prima della ritelatura |
Dopo della ritelatura |
Dove c'è lacuna di preparazione e colore vengono eseguite delle
stuccature a pennello con gesso e colla e quando sono asciutte
vengono poi livellate a bisturi. (Sulla tematica del ripristino
delle lacune vedi "Il Ritocco
Pittorico" ndr)
Nel caso la superficie abbia delle macchie circolari di colore
biancastro o aloni, possono significare l'attacco da parte di
microorganismi (muffe) a cui bisognerà far fronte con dei biocidi,
dati a pennello o vaporizzati in modo da eliminare le spore; dei
puntini neri, di piccole dimensioni non sono altro che escrementi di
insetti che si elimineranno a bisturi, localmente.
Test di pulitura |
Se il dipinto appare uniformemente scuro, ciò è dovuto
all'ossidazione della vernice superficiale di protezione, che ha assunto una colorazione
giallognola o addirittura marroncina; in questi casi necessita di
una Pulitura : Viene eseguita dopo aver fatto dei test in zone
marginali e su differenti colori, tramite dei tamponcini imbevuti di
solventi o miscele di questi, di natura chimica. Quando abbiamo
trovato quello che riesce a togliere la vernice, senza intaccare i
colori sottostanti, si può iniziare.
Controllare sempre che non ci siano tracce di colore sul tampone e
procedere per gradi, perché solo alla fine della pulitura si potrà
armonizzare il tutto. Solitamente si inizia dai colori scuri, dallo
sfondo, per poi proseguire nel resto. E' un 'operazione assai
delicata, perché si possono creare degli scompensi cromatici od
eliminare la patina antica.
A pulitura eseguita, si fa una prima verniciatura a pennello, al di
sopra della quale noi eseguiremo il nostro ritocco pittorico.
|
La Reintegrazione
Pittorica, è eseguita con colori a vernice ( perchè reversibili e simili con quelli ad olio ); esistono varie
tecniche del restauro pittorico (vedi "Il
Ritocco Pittorico") , ma quella regolarmente riconosciuta
e richiesta da Sovrintendenze è quella della Selezione Cromatica,
una tecnica che si apprende dopo molte ore di esecuzione, costituita
essenzialmente dal riuscire a vedere come è composto un colore ( es.
un manto rosso, non è costituito a ben guardare solo dal rosso, c'è
il rosso, poi ci sarà della terra d'ombra, poi del giallo, poi della
terra verde ..) e scomporlo in piccolissime pennellate una vicino
all'altra, stese in successive riprese e che viste da lontano
rendano il colore rosso, ma da vicino si vedano tutte le
pennellatine che lo compongono.
Un validissimo esempio è visibile
nel restauro dell'opera di Andrea Del Sarto " La Madonna delle Arpie
" agli Uffizi.
C'è da dire che le pennellata tendono a ricreare l'andamento della
parte vicina ( ad es. nel caso di una lacuna nel manto, ne
seguiranno l'andamento ).
C'è poi l'Astrazione, una tecnica ancora più difficile dove le linee
vengono eseguite in tre successive stesure e direzioni in questa
bisogna fare una sintesi dei colori che si hanno intorno alla lacuna
e stenderli in successive fasi in obliquo, un esempio si ha nel
restauro del
"Il Cristo Crocifisso" ( dipinto su tavola ) di Cimabue a Firenze.
Da ricordare anche il
Sottotono, tecnica usata particolarmente negli
anni '60, ora più in disuso, consiste nel ricreare i colori mancanti
però di un tono più chiaro
e Il Neutro, ( usata anche negli affreschi ) dove viene stesa una
base neutra, piatta ( ocra ) sulle mancanze.
Nel campo antiquariale vige (erroneamente ndr) invece l'idea "che meno si vede un
restauro meglio è " quindi ci si affida all' Imitazione, dove i
colori vengono stesi come si vedono realmente, come se si stesse
dipingendo ex-novo le lacune. |
Andrea Del Sarto "La Madonna
delle Arpie " agli Uffizi" |
Personalmente penso che la selezione cromatica, se ben eseguita, è
quella che riesce forse meglio a rendere visibile ma allo stesso
tempo non puntualizzare eccesivamente l'opera di restauro.
L'ultima fase, qualunque sia la tecnica prescelta, è quella della
verniciatura, eseguita stavolta a spruzzo, per uniformare meglio il
tutto.
A questo punto si può tranquillamente reinserire il dipinto
all'interno della cornice.
Se il telaio è fisso e non permette movimenti alla tela, ( la tela,
come del resto il legno, è "vivo" e si muove, risentendo dei
cambiamenti ambientali ) e magari è anche tarlato è necessario
sostituirlo con uno di moderna concezione : espandibile con biette (
degli zoccolini di legno che si incastrano nel telaio e danno la
possibilità di allargare o stringere ).
SCUOLE CONSIGLIATE A CHI VUOL INTRAPRENDERE LA PROFESSIONE DI
RESTAURATORE:
Esistono varie e numerose scuole di restauro ma le più valide,
riconosciute ovunque e gratuite sono l'Opificio delle Pietre Dure di
Firenze,
l'Istituto Centrale del Restauro di Roma e la Scuola di Restauro di
Botticino, a Brescia.
In ognuna di queste scuole si entra tramite il superamento di
un esame estremamente selettivo
(articolato in tre prove di cui 2 pratiche: una prova di disegno e
una prova di reintegrazione pittorica e 1 orale di storia dell'arte
) dove entrano solamente poche persone (4 o 5 su 700-800 iscritti );
la durata del corso è di quattro anni, con frequenza obbligatoria
dal lunedì al venerdì, con lezioni sia teoriche che pratiche; ci
sono inoltre specializzazioni di restauro affreschi, restauro
sculture lignee, restauro lapideo, restauro arazzi, restauro
ceramica.
Ci sono poi Scuole private ( costosissime ma valide alternative
perché coniuganti anche esse lezioni di teoria e laboratorio) e
corsi regionali ( questi ultimi sconsigliati sia perchè non si sa
mai se inizino realmente, e poi perchè capita che essendo
sponsorizzati dalla regione riescano a fare solo i primi due anni e
poi finiscano i finanziamenti....e non ne fanno più di nulla ...)
IN QUESTI CASI INFORMARSI SEMPRE SUI TITOLI RILASCIATI e LA LORO
VALIDITA'.
Nota: Sono state tralasciate volutamente le descrizione di alcune fasi in
quanto difficilmente traducibili in poche righe e dissertazioni di chimica sui solventi
e sulle loro caratteristiche, così come è stato evitato di
dilungarsi sulla teoria del
restauro pittorico,
cercando di scrivere in maniera più fluida possibile dando comunque
l'idea del mondo affascinante che cìè dietro l'arte del restauro. |
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