Indice
Un po' di Storia
Alcune Considerazioni
Il giusto
approccio
I solventi
usati
Le Tecniche di pulitura
Aggiornatissimo sulle varie tecniche
adottate e sui materiali usati, il volume pone le basi per una trattazione
scientifica del restauro, creando più di una premessa perché questa difficile
professione si avvii sempre di più a quel ruolo di disciplina scientifica che
indubbiamente le compete.
Edizioni
del Bianco
ISBN
88-900564-5-2
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dei Tensioattivi
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Pala
Montevergine
Affresco
Tecnica
Restauro di Affresco
Strappo e Stacco
|
liberamente tratto
da "Il
Restauro dei dipinti e sculture lignee"
di Giuseppina Perusini
del Bianco Editore
LA PULITURA: METODI
GENERALI
Quest'analisi sarà puramente indicativa, sia perché non è questa la sede
per entrare in particolari tecnici, sia perché i materiali usati per la
pulitura sono in continua evoluzione ma soprattutto perché in ogni opera
richiede un trattamento specifico.
Prima di intraprendere una pulitura, oltre ad un attento
esame visivo e alle necessario indagini scientifiche è utile, a volte,
conoscere le notizie documentarie riguardanti la storia dell'opera
poiché possono fornire informazioni su eventuali restauri o manomissioni
da essa subiti.
Una volta eseguite le necessario indagini (sia scientifiche che
storiche) si procede con l'apertura dei cosidetti «Tasselli di pulitura»
che consistono in piccoli saggi di pulitura necessari per valutare la
consistenza e l'estensione di eventuali policromie sottostanti a quella
visibile. Il restauratore inoltre dovrebbe avere alcune basilari nozioni
di chimica e di fisica ed una buona conoscenza dei materiali originari.
Le sostanze ed il metodo impiegati per la pulitura di
un'opera d'arte sono infatti strettamente legati alla natura del
materiale da rimuovere nonché alla materia e allo stato di conservazione
della superficie dell'opera.
Per pulitura s'intende infatti la rimozione dei materiali
alterati o alteranti che si trovano sulla superficie di un'opera. Tali
alterazioni possono essere dovute:
A) a cause naturali, cioè intrinseche ai materiali stessi
o alle loro interazioni con l'ambiente;
B) all'intervento dell'uomo, cioè ad antichi interventi
di manutenzione e restauro.
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L'eventuale rimozione di queste alterazioni deve essere
decisa tenendo conto sia del loro aspetto estetico che della loro natura
chimica; si tratta cioè di decidere se e quanto tali alterazioni
modifichino l'aspetto estetico del manufatto (Tav. VI) e se e quanto la
loro natura chimica e gli eventuali sistemi di rimozione possano
danneggiare i sottostanti strati pittorici.
Ammesso che tali alterazioni vadano rimosse bisogna tener presente che
qualsiasi sistema di pulitura deve essere:
A) selettivo cioè deve rimuovere solo quello che
s'intende asportare e
B) facilmente controllabile nel tempo e nello spazio
ovvero deve agire solo ove è necessario e non deve interagire coll'opera
più del tempo previsto.
Tali requisiti dipendono da un'appropriata scelta del
mezzo di pulitura e del suo metodo di applicazione.
I mezzi di pulitura possono essere distinti in:
Meccanici che comportano una rimozione diretta degli strati
alterati o alteranti senza solubilizzarli o ammorbidirli. Tali sistemi
hanno il vantaggio di essere facilmente controllabili ma, oltre ad
essere legati (più ancora degli altri) all'abilità manuale
dell'operatore richiedono solitamente tempi molto lunghi. Fra tali mezzi
di pulitura rientrano: le microsabbiatrici, il laser e soprattutto il
bisturi (d'acciaio, di legno o d'osso secondo le necessita).
Chimico-Fisici che solubilizzano o ammorbidiscono una sostanza
per mezzo di «solventi reattivi» che agiscono direttamente sui legami
chimici degli elementi che la compongono (rompendo cioè i legami fra gli
atomi) come ad esempio gli acidi 3 e le basi 4. Anche i «solventi
reattivi» possono venir usati direttamente o dispersi in mezzi
supportanti.
Interventi misti che sono in pratica i più
frequenti e consistono nell'impiego coordinato di più d'uno di tali
sistemi.
Biologici che si basano sull'impiego di enzimi per rimuovere
sostanze di natura organica (solitamente proteica). Tale metodo, che è
ancora in fase di studio, comporta alcuni problemi e richiede fra
l'altro l'assistenza di un biologo giacché non è facile scegliere
l'enzima specifico di una sostanza e il suo metodo d'applicazione
ottimale (solitamente gli anzimi vengono usati in una soluzione acquosa
il cui pH è legato al tipo di enzima prescelto).
Come abbiamo detto i solventi (reattivi e non) possono
venir impiegati:
A) direttamente;
B) con un mezzo supportante.
Quest'ultimo sistema permette in molti casi di ottenere
quella gradualità e selettività dell'intervento che sono sempre
auspicabili ma non sempre facilmente realizzabili. Con tale sistema
infatti si limita e si controlla meglio la penetrazione del solvente
all'interno del manufatto nonché la sua azione sulla superficie da
trattare.
L'impiego diretto, cioè applicando il solvente con un pennello o con un
batuffolo, permette infatti il massimo controllo visivo dell'operazione
ma non permette di controllare la penetrazione del solvente all'interno
dei materiali originali.
I resti del materiale d'alterazione disciolto o rigonfiato vengono
rimossi con un batuffolo imbevuto di etere di petrolio che ha anche lo
scopo di diluire le molecole di solvente che rimangono sulla superficie
del manufatto (non di «neutralizzarlo» come generalmente si crede).
Le sostanze impiegate come Mezzi Supportanti sono:
-
polveri assorbenti inerti, o attive, come le
polveri silicee (talco,farine fossili, ecc.), alcuni tipi di argille
(come la sepiolite) e le polveri assorbenti organiche (come le
cellulose);
-
materiali fibrosi a fibra corta, quali le
fibre naturali cellulosiche (come il cotone idrofilo, le paste di legno,
ecc.) e le fibre artificiali (come le fibre di poliestere);
-
i gel, che si possono distinguere in gel
acquosi (come la metilcellulosa, l'ossietilcellulosa, ecc.) e gel
organici come quelli (a base di resine) che vengono usati per gli
sverniciatori;
-
le emulsioni, che sono dei sistemi
eterogenei liquido-liquido (stabilizzati con l'aggiunta di un
emulsionante) o miscele di cera ed acqua. Il limite di tali sostanze
supportanti è che non essendo trasparenti (eccetto i gel) impediscono il
controllo visivo dell'operazione.
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