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galeno farmacologia ai tempi dei romani

G A L E N O

L A   F A R M A C O L O G I A   A I  T E M P I  D E I  R O M A N I

 

galeno

 

 

galeno farmacologia ai tempi dei romaniremessa. Questo sarà il primo di una serie di articoli e approfondimenti, che proporrò ai lettori di salvalocs, dedicati alla storia della farmacologia e a chi ha contribuito al suo sviluppo. Inizierò da Galeno, figura mitica e sommo studioso, padre della moderna farmacologia. Ma il vero motivo che mi spinge ad affrontare questo argomento è il debito di riconoscenza che ho verso questo medico e filosofo greco, infatti il nome provvisorio di questo sito era appunto: Galeno.it; ma un caffè preso in un bar e una serie di coincidenze mi portarono a scegliere l’attuale denominazione. Buona lettura.

 

galeno farmacologia ai tempi dei romani

Galeno Claudio nacque a Pergamo intorno al 130 d. Cristo,  morì a Roma nel 200 circa. Galeno, che in greco significa dolce, ebbe questo nome con la speranza che non avesse il carattere collerico della madre. Il padre, Nicone,  persona colta ed interessata allo studio delle scienze matematiche iniziò il figlio allo studio della filosofia e successivamente della medicina, che approfondì ad Atene; i suoi maestri furono: Filopatro, Caio e Aspasio. La prima opera a lui attribuita, scritta in quei anni di studio e preparazione, fu “Sull’esperienza medica” di cui si conosce una versione scritta in arabo che fu tradotta in inglese; in questo primo saggio Galeno filosofeggiò sulla scuola empirica. Galeno si trasferì a Roma, all’età di trentaquattro anni, quando regnava l’imperatore Marco Aurelio, il quale nutriva nello studioso profonda stima e riconoscenza. Galeno entrò a far parte della corte imperiale con l’incarico di medico personale dell’imperatore (archiatra). Galeno, prima di giungere a Roma, fece numerosi viaggi per approfondire le sue conoscenze scientifiche entrando in contatto con le più famose scuole di medicina dell’epoca, che si trovavano situate tra Grecia ed  medio-oriente. Al pari dei più grandi studiosi di quel periodo, i suoi interessi spaziavano tra la filosofia e le scienze mediche. Proprio sulle scienze mediche si stavano fondando i presupposti di una nuova filosofia scettica, la quale affiancava alle tradizionali teorie platoniche e aristoteliche l’osservazione anatomica e la pratica medica. Nei confronti dei suoi maestri Ippocrate ed Aristotele, rispetto ai quali ebbe sempre piena autonomia di giudizio, affrontò gli argomenti di filosofia medica non rinnegando la loro opera, ma prese spunto da esse per una evoluzione della scienza medica che arrivò, come da lui concepita, fino agli inizi dell’ottocento. Successivamente a Galeno le scuole di medicina, per numerosi secoli, anziché favorire lo sviluppo scientifico furono interessate a disquisizioni astratte sui principi da lui enunciati. Galeno in tutti i suoi studi ha sempre combattuto la contaminazione tra scienza e astrattismo, cercando una nuova via tra l’inconciliabilità delle teorie con il dogmatismo. Queste convinzioni lo portarono ad opporsi agli empirici perché pretendevano di giudicare e filosofeggiare sulle verità della natura pur essendo sprovvisti delle necessarie conoscenze. Ai dogmatici rimproverava che spesso i principi su cui si fondavano le loro teorie erano spesso astratti e fuori luogo, e che pretendevano di risalire alle cause utilizzando la logica anche quando essa era manifestamente irragionevole. La nuova via di Galeno parte dai presupposti di una divisione netta tra concetto filosofico e scientifico, ma utilizza entrambe le due filosofie per fondare una nuova scienza medica che basi le proprie conoscenze sia sullo studio della filosofia sia sull’esperienza e l’osservazione. Da questi principi Galeno concepisce una nuova visione dell’organismo vivente, un organismo in una continua ricerca dell’equilibrio tra caldo, freddo, secco e umido. Dalla studio dei principi opposti, che trovava conferma nella pratica medica, formulò la teoria dei gradi.

 galeno farmacologia ai tempi dei romani

Teoria dei gradi

Galeno non conosceva la vera natura della materia; massa, numero atomico, elettroni, energia erano conoscenze che sarebbero arrivate centinaia e centinaia di anni dopo. Le qualità che riteneva avessero un ruolo fondamentale nel definire la materia erano quattro: caldo, freddo, umido e secco; quando esse erano in perfetto equilibrio si era alla presenza del “temperamento temperato”, in tutti gli altri casi si parlava di “temperamenti intemperati”. La pelle era considerata un organo caldo, l’osso freddo e secco, i legamenti umidi. L’uomo tra gli esseri viventi era considerato il più temperato, mentre il cane era considerato più secco del bambino. Nel temperamento caldo tale qualità era presente in misura maggiore del freddo, mentre gli altri due temperamenti (umido e secco) si trovabano in equilibrio. Si potevano avere anche temperamenti composti: caldo umido, caldo secco, freddo umido, freddo secco. Le combinazioni: freddo caldo, umido secco, non potevano esistere perché opposte. I temperamenti in totale erano nove: quattro temperamenti semplici, quattro composti e il temperamento temperato. La situazione nella realtà era ancora molto più complicata  perché erano previste infinite sfumature nei temperamenti composti, poiché i quattro temperamenti fondamentali potevano mescolarsi in gradi diversi.

Il medicamento, secondo le teorie di Galeno, doveva avere la proprietà di opporsi allo squilibrio che era in atto, con proprietà tali da controbilanciare la predominanza dei temperamenti.

I medicinali che si opponevano ai vari gradi di squilibrio erano divisi in gradi di efficacia e avevano un temperamento proprio. I medicinali erano divisi in quattro categorie: droghe calde, fredde, umide e secche. Galeno suddivideva le droghe calde, che si opponevano al temperamento freddo dell’organo o del malato da curare, in quattro gradi di efficacia:

-primo grado (droghe che poste sulla pelle davano una sensazione di calore senza alcun fastidio): acrimonia, assenzio, betonica, camomilla, lino, meliloto, scolopendra, veronica.

-secondo grado (droghe che se applicate potevano dare una sensazione fastidiosa): genziana, melissa, menta, rosmarino, serpentaria,  valeriana.

-terzo grado (droghe che provocavano contemporaneamente calore e dolore): aristolochia, anice, ciclamino, finocchio, issopo, sassifraga.

-quarto grado (droghe capaci di provocare calore e grave alterazione cutanea): aglio, cipolla, euforbio, ranuncolo, senape, tapsia.

Le droghe fredde erano così suddivise:

-primo grado (capaci di raffreddare leggermente): epatico, rosa, trifoglio.

-secondo grado (quando erano in grado raffreddare in maniera più evidente): cicoria, piantaggine.

-terzo grado (quando raffreddavano in un grado molto forte): barba di Giove, giusquiamo, mandragola.

-quarto grado (quando causavano perdita completa dei sensi): cicuta, oppio, papavero.

 

Da quando già detto nell’organismo coesistevano quattro temperamenti diversi, da questi ne nascevano i quattro caratteri principali: sanguigno, biliare, strabiliare e pituitoso; dall’alterazione dei loro equilibri insorgevano le malattie. I farmaci per essere efficaci devono opporsi  proporzionalmente all’alterazione; se un malato presentava dei sintomi di una malattia con un grado di calidità pari a due, il farmaco adatto avrebbe dovuto avere un grado di frigidità pari; nei casi diversi sarebbe risultato  inefficace o eccessivamente potente tale da causare un male opposto. L’esatta conoscenza dei gradi dei medicamenti risultava determinante nell’applicare la corretta terapia. Galeno suddivideva, in base alla loro efficacia, i lassativi in sei gradi diversi. I farmaci di secondo grado erano più efficaci di quelli di primo e così via; dalla visione della successiva tabella è possibile rendersi conto dell’attualità della suddivisione: primo grado (pere cotte, tisana di rape), secondo grado (latte cotto, olio di mandorle), terzo grado (cassia, tremor tartaro, tamarindo), quarto grado (manna, rosa, senna), quinto grado (agarico, ermodattilo, rabarbaro, turbhito), sesto grado (antimonio, catapuzia, coloquintide, elitario, gomma-gutta, scammonea).

Se nei medicamenti semplici il calcolo dei gradi di efficacia era relativamente semplice, nelle associazione diventava talmente complicato da richiedere sane e robuste conoscenze matematiche. Si cominciava a calcolare i gradi dei singoli medicamenti, iniziando dalla calidità, successivamente si trasformavano i gradi in punti, che si accoppiavano in base ai temperamenti principali. Si calcolava il temperamento del composto sommando i gradi di temperamento delle droghe con analoghe caratteristiche e sottraendo i gradi delle droghe di temperamento opposto. Vi erano preparati medicinali con oltre settanta droghe, e calcolarne il grado risultante era opera difficilissima e di dubbia utilità. Galeno negli scritti che ci sono pervenuti non ha mai chiarito come calcolasse il grado dei medicamenti complessi, evidentemente non era uno sciocco e non perdeva il suo tempo in cose oziose ed inutili. Galeno preferiva sperimentare direttamente i farmaci complessi o innovativi su condannati a morte o “idioti”. Mi piace concludere con la straordinaria definizione che Galeno dava dei medicamenti: “mentre l’alimento è tutto ciò che dal calore innato viene trasformato in sostanza simili a quelle del nostro organismo, così che questo viene nutrito ed aumentato, il medicamento è ciò che non viene trasformato od è trasformato in sostanza diversa, atta, secondo i casi, a curare od a nuocere.

 galeno farmacologia ai tempi dei romani

La farmacologia ai tempi dei romani

La farmacologia a Roma, ai tempi di Galeno, stava vivendo una profonda trasformazione. La tradizionale medicina popolare romana stava per essere definitivamente soppiantata da quella proveniente dalla Grecia, cha allora deteneva il primato culturale su tutto l’impero. La medicina romana non aveva nulla di scientifico, ma derivava da riti e credenze religiose mescolate ad empiriche pratiche mediche. La cura dei mali era delegata a sacerdoti, ed il più importante tempio dedicato al culto dea Salus si trovava sul Quirinale. I romani essendo nella maggior parte dei contadini, utilizzavano nella cura delle malattie sostanze vegetali che erano raccolte nelle territori da loro abitati; l’uso di scongiuri era pratica comune. Il vino caldo era  ritenuto una panacea, le ceneri di mascella di cinghiale erano ritenute un ottimo rimedio per curare le fratture, un amuleto contro la malaria era preparato con sterco di gatto fatto seccare sulle zampe di civetta, la febbre poteva essere tenuta sotto controllo con l’assunzione di fegato di gatto ucciso di notte quando la luna si trovava in fase calante, nel vino si facevano bollire sterco di vitello o fegato di lupo, tali preparati erano ritenuti utili contro la depressione o la tubercolosi. La medicina greca al confronto era su un piano notevolmente diverso, eppure i medici provenienti dalla Grecia trovarono agli inizi notevoli difficoltà per affermare i loro moderni concetti. Gli Imperatori e i nobili furono i primi ad accettare le innovative pratiche mediche e Galeno divenne archiatra degli imperatori Marco Aurelio, Lucio Vero e Commodoro. La fama dei medici greci da quel momento si diffuse anche a livello popolare a tal punto che per essere considerati medici occorreva parlare la lingua greca. I medici più famosi erano pagati con onorari favolosi, si racconta che a Lucio Sterminio, per diventare medico privato di alcuni nobili, fu accordato uno stipendio annuo di 500.000 sesterzi. Oltre agli archiatri, medici degli imperatori, esistevano medici pubblici che curavano i gladiatori ed i poveri, e altri che esercitavano privatamente la professione nei loro ambulatori (tabernae mediche). I rizotomi erano addetti alla raccolta e la conservazione delle sostanze medicinali. I farmacisti, farmacopoli, preparavano i medicinali nelle loro botteghe, che venivano abbellite (!) con animali imbalsamati o con piante provenienti dalle regioni più lontane dell’impero. La professione di farmacista e di medico non avevano una netta distinzione; i farmacisti preparavano pozioni abortive o velenose oltre ad essere dediti alla sofisticazione delle spezie, i medici che preparavano da soli i medicinali erano spesso sprovvisti delle più elementari cognizioni utili alla loro corretta preparazione. Gli imperatori per combattere la sofisticazione delle droghe, molte delle quali avevano costi elevatissimi sia per via dei rudimentali mezzi di trasporto utilizzati sia per la loro facile alterabilità, decisero di controllarne la produzione e l’importazione. 

 

C O N   P R I V I L E G I O

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