Le prime notizie letterarie di
insediamenti nell'area occupata oggi dall'abitato di
Castellammare, adagiato su un terreno in pendenza
stretto tra il mare e la montagna, fanno diretto
riferimento a Segesta e al suo emporio.
Emporium Segestanorum fu detto il
sito da Ptolomeo, Strabone e Polibio, poi Cluverio lo
definì Emporium Aegestanorum e Cicerone Emporium
Aegestensium. Infine Tucidide e Diodoro scrivendo che le
navi approdarono a Segesta è fuor di dubbio che si
riferissero non alla città posta a diversi chilometri dal
mare, quanto al suo punto di approdo più prossimo.
Caduta Segesta sotto il giogo dei
Cartaginesi, l'emporio crebbe di importanza strategica e
commerciale. Segni di tale presenza sono visibili ancora
nella zona Cerri. Infine I Romani sconfitti i Cartaginesi
dichiararono Segesta città libera e confederata,
permettendo al suo emporio di esercitare il commercio con
i lidi laziali.
Con il decadere della potenza e dell'importanza
di Segesta, decadde anche l'Emporio Segestano, fino a
spegnersi del tutto senza lasciare alcuna tracce
apparenti della passata prosperità.
Edrisi nella sua opera intitolata
"Il libro del Re Ruggero" scritta nella prima
metà del secolo XII, dice che la fortezza di
Castellammare era chiamata 'Al Madarig e del suo castello
scrive. "nessun altro [castello] è più forte di
sito ne' meglio munito per costruzione........ cui cinge
intorno un fosso intagliato nella montagna: si entra
nella fortezza per un ponte di legno che si leva e si
rimette come si vuole. Come fortezza ebbe notevoli qualità
sia per le sue caratteristiche costruttive che per la
particolare ubicazione. Ha orti e vigne e un porto ma
angusto."
Lo stesso
Idrisi definisce Castellammare una fortezza di importanza
secondaria rispetto ad un altro castello ben più
importante, quale quello di 'Al- Hammah.
Idrisi dice ancora riferendosi ad 'Al -
Hammah:"..tale fortezza ha un porto in cui è un
andare e venire di navi e vi si tendono reti per pescare
tonni"
Il castello fu più tardi modificato
dai Normanni e gli Svevi succeduti ai Normanni
fortificarono il primitivo borgo cingendolo di mura di
cui tutt'oggi rimane qualche antico rudere.
Federico II d'Aragona volendo togliere
agli Angioini quest'unica fortezza che avevano in Sicilia,
il 18 gennaio 1316 strinse d'assedio Castellammare per
mare e per terra.
Dopo replicati e durissimi assalti,
nell'aprile del 1316 gli Aragonesi s'impadronirono del
Castello, ne distrussero le muraglie e ne abbatterono le
fortificazioni, il castello subì danni gravissimi, una
delle tre torri forse venne distrutta. Tuttavia dell'antico
castello rimase la bellissima scala di pietra e la torre
che la contiene.
Nel periodo tra il XV e
il XVIII secolo Castellammare ritorna ad essere di nuovo
uno dei principali punti marittimi di esportazione del
grano.
Il Camillani nella sua descrizione dell'
Isola di Sicilia dice "quivi è il caricatore di
formenti..", e a sottolineare l'importanza che tale
ruolo ha avuto nei secoli l'Adria lo definisce "horreum
frumentarium ad diversa climata mundi".
Nel 1500 il Castello era munito di due
torri merlate: una detta di S. Giorgio e l'altra della
Campana. Un'altra torre detta Baluardo fu eretta nel 1537.
Quest'ultima, fu edificata nel 1586 quando per difendere
la costa dai corsari, furono innalzate molte torri lungo
il litorale. Il Castello era diviso dal sobborgo per
mezzo di un ponte levatoio, sollevato il quale, si
rendeva inespugnabile essendo circondato da ogni parte
dal mare.
Dagli atti del Notaio Baldacci di
Alcamo del 1537/38 e del 1559/60, si rileva che il
Castello, in quell'epoca era ben fortificato. La torre di
S. Giorgio e quella della Campana erano munite di piccole
bombarde. Nella torre del Baluardo si trovavano cannoni,
bombarde, macchine da guerra, colombrine, macchine lancia-pietre
ed altri proiettili chiamati provolanti. Sulle mura poi
vi erano delle enormi palle di pietra che, negli assalti,
venivano lanciate contro i nemici.
Nella seconda metà del XVI secolo
iniziano le attività di costruzione della città murata
verso sud, in virtù della licenza concessa nel 1560 da
Pietro de Luna ai giurati, "chi [potesse] dar lochi
per fare case, iuxta la forma chi altri volti in vari
lochi si [erano] dati". Il borgo fortificato è a
quest'epoca circondato per due lati dal mare, ed è
congiunto alla terra ferma da un secondo ponte.
Più tardi l'espansione continua, fuori
le mura oltre il ponte ai lati dell'asse della via
maestra, dapprima secondando la morfologia preesistente,
e dopo a seguito di quotizzazione di più vaste proprietà
con lotti che seppure seguono la tradizione del posto
casa chiuso su tre lati, nel loro aggregarsi danno luogo
ad isolati costituenti il pieno di una maglia pressochè
regolare in cui il vuoto è costituito dalle strade.
In tale maglia piena si inseriscono di
tanto in tanto le poche rappresentazioni fisiche della
vita sociale, costituite dagli edifici religiosi.
Nel 1698 viene investito della baronia,
terra, caricatore e tonnara di Castellammare il principe
d'Aragona, Baldassare Naselli.
(Ricerche e redazione
Architetto Camillo Galante
per ARAMIS)