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LE FAVOLOSE MASCHERE DELLA COMMEDIA DELL'ARTE

Questa Mostra ha lo scopo di raccogliere in maniera organica la storia di ogni Maschera che ha popolato l'universo della Commedia dell'Arte, fino a trovare le linee di congiunzione e continuazione con il futuro.
Se è vero che esistono oltre quaranta Maschere, è anche vero che poche di esse hanno perpetuato la loro fama.
Molte sono scomparse dal panorama. Questo non significa che non siano state di grande valore creativo e di grande significato per quella che viene definita l'Epoca della Commedia dell'Arte.
Ricostruire la storia di ogni singolo personaggio, o meglio di ogni Macshera, è anche un modo per riconsegnare alla nostra memoria uno spaccato di grande valore artistico.

40 poster a colori plastificati (formato 50#70) inseriti in una apposita cartella già pronti per l'esposizione con scheda storica

Noleggio: Euro 300,00 a settimana

In vendita: Euro 930,00

Per ordinazioni: tel.39-02-653270 direzione@sipario.it

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MENEGHINO
Meneghino è la maschera tipica di Milano. La probabile origine del suo nome risale ai "Menecmi" di Plauto, oppure al "Menego" di Ruzante, oppure più semplicemente dal nome dei servi utilizzati nelle ricorrenze domenicali, chiamati "Domenighini". Il suo carattere è allegro ed estroverso. Negli scenari non ricopre solitamente un ruolo fisso: spesso è servo, altre volte padrone, oppure contadino sciocco o astuto mercante. Meneghino precisa la sua fisionomia nel corso del Seicento, soprattutto nelle opere letterarie di Carlo Maria Maggi, che gli diede il cognome di Pecenna, "parrucchiere", per la sua abitudine di strigliare i nobili per i loro vizi. Nei primi decenni dell'Ottocento Carlo Porta ne accentuò il carattere di censore dei costumi del clero e dell'aristocrazia. Uomo bonario e amante della vita tranquilla, Meneghino è caratterizzato da un forte senso morale, da una grande dignità, da una buona dose di saggezza. Col tempo divenne l'emblema del popolo milanese, che lo elesse a simbolo della propria tensione alla libertà, nel corso della dominazione austriaca. Fra gli interpreti più noti di questo ruolo si ricordano Gaetano Piomarta, Giuseppe Moncalvo, Luigi Preda, Tagliabue Malfatti. Nel corso dell'ultimo secolo Meneghino scomparve via via dalla scena per entrare a far parte unicamente del teatro delle marionette e dei burattini.

 

MENEGHINO
Meneghino is the typical Milanese mask whose origins probably date back to Plautus’ “Menecmi”, or Ruzante’s “Menego” , or more simply from the “Domenighini”, the servants employed at Sunday services. A lighthearted and extroverted figure, in scenarios he does not usually play a fixed role; he might be a servant, a master, a silly peasant or a cunning merchant. Menghino’s specific characteristics were defined in the course of the 17th century above all in the literary works of Carlo Maria Maggi, who gave him the surname of Pecenna, “a hairdresser” given his habit of criticising the aristocracy. In the first decades of the 19th century Carlo Porta highlighted his way of censoring both the clergy and aristocracy. Menghino is good natured and likes a quiet life. He is moral, dignified and very wise. Over the centuries he became the symbol of the Milanese who believed in fighting for their freedom during the Austrian occupation. Among the most famous actors who have played the part, we should remember Gaetano Piomarta, Giuseppe Monclavo, Luigi Preda, Tagliebue Malfatti. During the 20th century Meneghino gradually disappeared from the stage and became a regular feature of puppet and marionette shows.

MEZZETTINO


Mezzettino appare come una delle variazioni del personaggio dello Zanni, furbo e intrigante, ottenuto dalla contaminazione delle doti di Brighella e di Scapino. Il suo nome sembra derivare dal termine "mezzettin boccale" indicante la mezza misura. Questo nome compare già dal secondo decennio del Seicento, utilizzato da Ottavio Onorati, della Compagnia dei Confidenti ed in seguito ancora nel 1675, in un'incisione di Gérard Jollain, dove viene raffigurato nel suo costume caratteristico a strisce formate da losanghe colorate disposte verticalmente. Fu tuttavia Angelo Costantini (1654-1729), attore veronese, a portare questa maschera al successo. Chiamato a recitare in Francia nella Troupe Italienne si alternò a Domenico Biancolelli nel ruolo di Arlecchino, che però dovette abbandonare a seguito dell'ostilità del rivale. Egli si creò così il personaggio di Mezzettino, servo astuto e imbroglione, spregiudicato e abilissimo nel cacciarsi in ogni sorta di intrighi, così come nel districarsene. Il Mezzettino di Costantini era caratterizzato da un costume a strisce verticali bianche e rosse. Privo della maschera, viene solitamente rappresentato con una chitarra, che l'attore suonava molto bene.

MEZZETTINO
Mezzettino is one of the many zanni figures, typically crafty and scheming, who are capable of a fascinating mixture of Brighella’s and Scapino’s tricks. His name appears to derive from “a half pint flacon”. Recorded as early as the first decades of the 17th century, it was performed by Ottavio Onorati of the Confidenti Company. The mask is found again in 1675 in an engraving by Gérard Jollain, where he is seen in his characteristic costume decorated with multicoloured stripes and diamonds. Still it was Angelo Costantini (1654-1729), an actor from Verona, who turned Mezzettino into a star role. Costantini had been invited to France by the Italian Troupe where Domenico Biancolelli was employed, and the two actors soon took it in turns to play Arlecchino. Later, though, Biancolelli’s rivalry caused Costantini to leave the company. He virtually invented the part of the crafty, clever servant, who regularly gets himself into scrapes but is equally capable of getting off Scot free. Costantini’s Mezzettino wore a red and white striped costume, without a mask. He usually had a guitar that he played magnificently.


PANTALONE
L'origine della maschera è sicuramente veneziana, come il dialetto nel quale si esprime. Più incerta è la storia del suo nome: alcuni vi ravvisano il termine "pianta leoni" con cui venivano chiamati i mercanti veneziani, i quali erano soliti ergere il vessillo raffigurante il Leone ovunque si recassero per commerci; altri invece ritengono che il nome derivi dai pantaloni indossati dal personaggio fin dai primi esordi nella Commedia dell'Arte. Comunque sia il costume ci appare fin dalle prime apparizioni caratterizzato da lunghi pantaloni attillati di colore nero, una giubba rossa, una lunga zimarra nera, le pantofole ed una maschera dal lungo naso a becco. Un corto spadino e la borsa contenente i denari (la "scarsela") completano l'abbigliamento del personaggio. Il carattere è estremamente vitale e sensuale, caricatura del mercante mediamente anziano, ancora attratto dalle grazie delle giovani donne, spesso in conflitto con i giovani per procurarsene i favori. Fu Goldoni a smorzare fortememte i contrasti di questo carattere, facendone soprattutto un vecchio assennato e saggio, il cui buon senso modera spesso gli entusiasmi dei giovani. Fra gli interpreti di questa maschera si ricordano Giulio Pasquati (seconda metà del Cinquecento), F. Ricci, Antonio Riccoboni (prima metà del Seicento) e Cesare D'Arbes (1710-1778).

 

PANTALONE
The origins of this mask are certainly Venetian, as is the dialect he speaks. The reasons for his name are more uncertain: somebody has suggested the term “pianta leoni”, the name given to Venetian merchants who traditionally put up a flag featuring lions wherever they carried out their business; it has likewise been suggested it derives from the trousers the character wore from the very beginning (in Italian “pantaloni” signifies trousers). Whatever the truth, the well-known costume made up by tight black trousers, a red waistcoat , a long loose black coat, slippers and a mask with a long beak nose was present from the start. A short sword and a bag containing money (known as “scarsela”) are likewise part and parcel of the character’s accessories. Energetic and sensual, Pantalone is typical of many a middle aged merchant who runs after young women and make enemies of the young men whom he considers his rivals. It was Carlo Goldoni who toned down Pantalone’s contradictions turning him into a level-headed, wise old man, whose common sense manages to pacify the young people. Worthy of note are actors like Giulio Pasquati (the second half of the 16th century), F.Ricci, Antonio Riccoboni (first half of the 17th century) and Cesare D’Arbres (1710-1778) who played the role.



PEPPE NAPPA
Maschera di origine siciliana deve il suo nome alle parole "Peppi", diminutivo dialettale di Giuseppe, e "nappa", che significa toppa dei calzoni, cosicché "Giuseppe toppa nei calzoni" sta ad indicare un "uomo da nulla". Il costume di scena era costituito da un ampio abito azzurro, formato da casacca e calzoni e un cappellino di feltro sul volto privo di maschera e di trucco. Caratteristica peculiare del personaggio è la fame insaziabile, unita ad una smisurata golosità, che fa della cucina il suo ambiente favorito e del cibo il suo primario interesse. Nelle trame egli ricopre la parte del servo, pigro e infingardo, ma capace di stupire il pubblico con guizzi di inaspettata agilità.


 

PEPPE NAPPA
This is a Sicilian mask whose name “Peppi”, in Sicilian dialect, comes from Giuseppe, while “nappa” denotes the darn in his socks. So the name in full means “John darn in his socks” or, in other words, a good for nothing. His stage costume has a baggy white jacket, trousers and a felt hat. He is without a mask or particular make up. He is extremely greedy and never stops stuffing himself so he loves being in the kitchen where he can taste his favourite food. In the stories he is often a lazy servant figure who nonetheless manages to astound spectators with his tricks.