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 RODOLFO  GRAZIANI     

di Giuseppe Rossi

 
Prefazione
Dalla nascita al 9 giugno 1940
L'Italia in guerra
Graziani nella R.S.I.
Graziani prigioniero
La ricostruzione ed il M.S.I.

 
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Graziani prigioniero

La notte tra il 29 e il 30 aprile del '45 il Maresciallo Graziani si arrese presso il comando del IV Corpo d'Armata americano.
Dopo circa un mese di prigionia presso il campo di Cinecittà in Roma, il 12 giugno fu trasferito in aereo ad Algeri, presso il campo P.O.W. 211, come prigioniero di guerra, in ossequio alla decisione della Corte Internazionale Permanente, che aveva riconosciuto le truppe della Repubblica Sociale come “combattenti regolari”.
Con eccezione al regolamento inglese, Graziani fu accolto in una tenda nel quadrato ufficiali britannico, dove ebbe la matricola A.A.252533. Dopo un breve periodo trascorso presso l'ospedale di Algeri, a seguito di problemi fisici, quando rientrò al campo chiese ed ottenne di essere destinato al reparto ufficiali italiano.
Al suo arrivo gli fu assegnata la tenda n° 21, ed egli divenne subito amico di tutti: chiunque poteva avvicinarlo e conversare con lui familiarmente. Condusse la stessa vita degli altri: nei giorni festivi assisteva alla Messa comune; vestiva la divisa militare italiana di panno grigio-verde, senza gradi né distintivi di medaglie o ferite.
Il suo periodo di prigionia in Algeria si concluse il 16 febbraio 1946 quando fu trasferito in Italia con l'appellativo di prigioniero di guerra ( posizione esaminata dai Consigli per la punizione dei criminali di guerra di Stati Uniti, Gran Bretagna, Russia e Francia) e non quale criminale di guerra, come invece amavano chiamarlo i suoi detrattori. La stessa sera dell'arrivo venne internato a Procida.
Nel carcere il Maresciallo trovò, tra l'altro, alcuni dei suoi vecchi collaboratori: Gambara, Borghese, Canevari, Villari, Di Battista ed Esposito. A Procida Graziani migliorò lentamente nel fisico, ma non nello spirito: camminava poco e si stancava in fretta perché non era più abituato al movimento; anche durante la mezzora d'aria traspariva il suo nervosismo e il desiderio di rientrare in camerata.
Via via che veniva a conoscenza dei fatti, degli atteggiamenti e dei giudizi relativi ai venti mesi della Repubblica Sociale, si agitava nel rivivere la tragedia; ma il travaglio non determinò dubbi in lui: sapeva e confermava di aver perseguito la strada dell'onore e del dovere.
Durante il periodo della detenzione Graziani scrisse e pubblicò tre volumi: “Ho difeso la patria”, “Africa settentrionale 1940-41”, “Libia redenta”.
Ogni suo racconto risultava essere preciso: mai esaltazioni o dubbi; ricordò con esattezza fatti, nomi, episodi, date; la chiarezza delle citazioni, dei riferimenti e dei giudizi era sorprendente. Il 5 giugno '48 al Maresciallo giunse la citazione a comparire in giudizio il 24 dello stesso mese al palazzo della Sapienza in Roma, davanti alla Corte d'Assise ordinaria.
In appena due mesi e mezzo fu tutto fatto: istruttoria completa e rinvio a giudizio; mentre migliaia di altri politici, con imputazioni meno complesse, giacevano in carcere da circa tre anni, molti di essi senza nemmeno essere stati interrogati.
Il 2 maggio 1950, ultimo dei sei giorni dibattimentali, Graziani pronunciò queste parole: “affermo innanzi tutto ancora una volta che solo la volontà di tutelare e difendere l'onore della Patria mi guidò nell'assumere la mia missione nel settembre del '43.
Oggi, nelle stesse condizioni, farei altettanto. […] Dichiaro che la bandiera della Repubblica Sociale fu sempre e solo quella della Patria.
Quelli che servirono sotto di essa non possono quindi in nessun modo essere considerati traditori, ma hanno fatto il loro dovere verso il Paese”.

Alle ore 22.00 dello stesso giorno il presidente Gen. Di Corpo d'Armata Beraudo di Pralormo, del tribunale Militare Territoriale di Roma, dichiarò:
“Rodolfo Graziani colpevole del reato di collaborazione militare con il tedesco posteriormente all'8 settembre 1943 e diminuita la pena per gravi lesioni riportate e per atti di valore morale e sociale, lo condanna alla pena di anni 19 di reclusione dei quali 13 e 8 mesi condonati”.
Graziani fu dimesso dalle carceri nell'agosto del '50 e, dopo una breve sosta a Roma, si trasferì ad Affile.
 

 

Graziani al banco degli imputati
Graziani al banco degli imputati