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L’architettura delle signore.


A Gennaio del 1993, dopo 24 anni, Isa Tutino Vercelloni lasciava Casa Vogue. In pratica Casa Vogue chiuse.
Spariva una rivista di architettura particolare. Una rivista di arredamento con il “fascino discreto” “delle signore” come più o meno affettuosamente, in quello stesso “ultimo” n° 247, la definiva Aldo Rossi. Eppure quella “rivista di architettura per signore”, detto più brutalmente, s’era trovata, come osservatorio superficiale del gusto, spesso a indicare in anticipo tendenze delle quali solo in un secondo tempo la “critica maggiore” ne avrebbe afferrato l’importanza. Non si rischia molto a dire che molti dei più innovativi vincitori del Premio Pritzker, per Italia sono stati scoperti, attraverso le loro prime case, da “Casa Vogue” diretta da Isa Vercelloni. Un nome per tutti: F. O. Gerhy.
Non c’è più stata una rivista come quella.

Tuttavia, da pochi anni “D la repubblica delle Donne”, il supplemento settimanale femminile di la Repubblica, sembra per certi, forse ancora limitati, aspetti ripercorrere sentieri simili, candidandosi così a poter occupare il vuoto lasciato da Casa Vogue. Periodico raffinato e in gran parte contenitore di moda, si rivolge ad un pubblico femminile (o non solo) culturalmente aggiornato e conseguentemente esigente (in fondo la stessa tipologia di lettore di Casa Vogue). Nelle settimanali incursioni nel campo del gusto, dello stile e delle tendenze, spesso propone, oltre la rubrica “Casa”, servizi precisi e ottimamente illustrati di architettura, arredamento, design e dintorni.

Si ha l'impressione, che col tempo, sia venuto crescendo il coraggio e gli spazi dedicati all'architettura siano divenuti sempre più precisi, incisivi e attuali. Non è raro che “D” arrivi anche prima di riviste italiane del settore considerate blasonate. Non vorremmo sbagliarci, ma si vuol credere che qualcuno -la direzione e la redazione di D- abbia deciso, o si stia trovando per caso a farlo, di aprire porte e finestre e comincia a far entrare un po’ d'aria fresca nelle stanze da tempo ammuffite di quel che resta dell'architettura italiana dominata, ancora, da troppi accademici da pensione, e relativi figliocci e nipoti, nostalgici in vario modo della reazione architettonica, xenofila e provinciale insieme, del dopoguerra. Palestra teorica di quella ricaduta catastrofica sul territorio dei veri ecomostri benedetti dalla politica, dalla burocrazia e dalla "cultura di regime". Col rovescio della medaglia dei pessimi gendarmi del "laisser faire" edilizio di fatto dilagato nelle penisola.

Forse siamo troppo ottimisti, anche perché l'indirizzo di D che stiamo immaginando è chiaramente in contrasto con quello della redazione del quotidiano madre, che per l'architettura è tuttora, paradossalmente, fieramente schierata sul fronte opposto non riuscendo a liberarsi dai vecchi "cattivi maestri". Incrociamo le dita e che Dio assista le schegge impazzite.

Ma cè un rischio ad occuparsi di architettura con la lente d'ingrandimendo della moda, della tendenza estetica, dell'apparenza -si badi però, l'architettura comunica principalmente attraverso gli occhi-. C'è il rischio di mostrare solo l'esteriorità come fosse il tutto dell'architettura. Di far diventare l'abito nuovissimo il sicuro lasciapassare per la modernità. Di trasformare l'architettura nella casa di Madame Harpel, sorella neoricca di M. Houlot, nel celebre film "Mon Oncle" di Jacques Tatì.

E, intanto segnaliamo:

sul n°261 del 24 luglio 2001 un autentica chicca, da pagina 96, il bel servizio, ricco di foto, su la Villa costruita da Oscar Niemeyer per la propria famiglia a Rio de Janeiro nel 1953;

Villa Oscar Niemeyer.....Villa Oscar Niemeyer

sul n°264 del 21 agosto 2001 a pag. 75 la mediateca giapponese di Sendai, firmata da Toyo Ito; a pag.116 un recupero a colori intensi a Minorca.

Mediateca Sendai Toyo Ito.....casa Minorca

Con la promessa di tornare presto sull'argomento, anche per tentare di approfondire dal punto di vista di Architettura Amica, il rapporto (interessante e promettente) tra le foto di moda e l'architettura (che spesso fa da scena).

AFC 08/01


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