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Palazzi e bastimenti

Quando ancora i bastimenti erano l’unico modo di superare i mari e le grandi traversate si facevano solo per grande lusso o grande miseria, l’architettura cercava ispirazione tra le sovrastrutture bianche e i volumi puri –comunque meno decorati- che si elevavano sopra il ponte di coperta.
Le navi non erano solo un’evidenza generica della modernità insieme agli aeroplani e alle automobili, ma, come indicava Le Corbusier –in ‘Verso un’architettura, Occhi che non vedono: I Piroscafi’-, prodotti industriali nei quali poter già riconoscere gli elementi della nuova architettura costituita da “volumi semplici” e “superfici definite mediante le linee direttrici dei volumi”.
Un amore a trecentosessanta gradi, tanto che il congresso del C.I.A.M. del 1933 si svolse “su una bella nave, il Patris II, in crociera da Marsiglia ad Atene.”
In quegli anni, ben oltrepassando le ispirazioni ideali, però nella pratica costruttiva, sulla scia di una più diffusa voglia di “vestire alla marinara”, si affermava la moda più italica che mediterranea di edifici che per somigliare alle navi, ne riprendevano di peso lineamenti e caratteri formali. Così edifici che dell’aspirazione purista, conservavano una generica semplificazione tradotta in una nuova forma di decorazione, del modello navale adottavano balaustre in tubolari orizzontali, spigoli ed angoli smussati, oblò di inequivocabile origine. Il popolo di navigatori fu servito anche in terraferma.

Oggi che bastimenti, piroscafi e transatlantici di linea non solcano più i mari, le grandi navi da crociera sembra che vogliano ricambiare la cortesia.
Pacific Princess Love BoatIn principio era Love Boat. E non si capiva bene, in Italia al ritmo romantico della voce di Little Tony, se era solo un very happy telefilm o una simpatica pubblicità di una company crocieristica. Poi il fenomeno è esploso e oggi se pensi ad una nave, davanti agli occhi ti passa una crociera. L’onda d’urto dell’esplosione dei consumi ha cambiato lo stile della nave. Si possono supporre quattro fasi di tale trasformazione.

Prima fase, ai tempi di Love Boat. La Pacific Princess della Princess Cruises nave in cui era ambientato il famoso telefilm, somigliava ancora molto a quelle cui si riferiva Le Corbusier, rispondendo ancora alla classica suddivisione di scafo e ponti di coperta.
Seconda fase, 1990, ai tempi ai tempi del’architettura. Guido Canali progetta la ristrutturazione di un porta container per ricavarne una nave da crociera. Nella Costa Marina gli elementi architettonici entrano decisamente in gioco per caratterizzare lo stile della nave. La poppa della Costa Marina farebbe, senza modifiche, forse solo una limatina alle simmetrie, in suo bel figurone nella scena urbana. Ma sono soprattutto l’idea di spazio, e le relazioni tra interno ed esterno, che mettono in gioco anche la celebre promenade lecorbuseriana, a costituire un campo praticamente inesplorato, di ibridazione architettonica della nave.

Costa Marina Guido Canali Piano Crown Princess

Terza fase, 1990, ai tempi del delfino. Renzo Piano, ponendosi nell’ottica rigorosamente moderna (lecorbuseriana, anche) del designer, pensa di ridisegnare l’idea di nave come se si trattasse di un qualsiasi oggetto materiale con una forma emotivamente collegata alla sua funzione. Partendo dal profilo di un delfino finisce col disegnare forse la più bella nave dei nostri tempi: la Crown Princess lunga 246 metri per 1590 passeggeri. Se non fosse per la prua e i fumaioli –a parte il fatto che si muove e galleggia- dello stile nave passeggeri di prima ne rimane ben poco. Ma, soprattutto e sparita la differenziazione netta tra scafo e coperta: un’unica fiancata dritta corre continua dal pelo dell’acqua all’ultimo ponte, con le linee morbidamente raccordate, dalla prua all’estrema zona poppiera.

Nave da crociera Costa Atlantica Quarta fase, ai tempi di palazzi galleggianti. Una volta che la tipologia della nuova nave da crociera, con il contributo dell’innovazione di derivazione architettonica che ha razionalizzato l’utilizzo degli spazi e dei volumi, è stata messa a punto, il progetto può ritornare saldamente nelle mani dei responsabili del marketing, a tutto vantaggio degli utili d’esercizio. In fondo l’eleganza essenziale del design della Crown Princess e la sobrietà degli interni con le invenzioni spaziali della Costa Marina non combaciano perfettamente con la tipologia culturale e le preferenze estetiche del crocerista medio. L’ultima generazione di navi da crociera –giganti di oltre 100.000 tonnellate lunghi 300 metri più che ad eleganti architetture somigliano a condomini galleggianti -meglio ancora, ad alberghi galleggianti- con tanto di balconcini privati, ed interni stile petrodollari.

Nave da crociera Nave da crociera salone


La partita sarebbe finita qui, con la sua poco edificante morale, se un imprevisto rimbalzo non avesse riportato la palla nella metà campo dell’architettura.
Lo ‘Silodam’ di Amsterdam, progettato dagli MVRDV, a molti già fa venire in mente, non senza ragione, una nave.
La storia continua.

Antonio Cacciola, marzo ’02.



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