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AFC Architettura Amica

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Le immagini che compongono il collage ovviamente nulla hanno a che vedere con i fatti di cronaca ai quali la nota a fianco casualmente e involontariamente potrebbe alludere.

Le facciate che compongono questo collage certo belle non sono, ma chi vuol vederene alcune di ancora più brutte ... clicca qui

Per una causa persa sulle villette brutte ... clicca quì

Crimini e villette

Brutte da morire.

Omicidi, rapine, furti, altre nefandezze, omicidi in famiglia, finte rapine con veri omicidi, omicidi per follia, senza motivo, per denaro, per noia. Figli che scannano la madre, il padre, entrambi i genitori, i fratelli. Nipoti che fanno fuori le nonne. E madri i figli. E via dicendo. La casistica è larga anche se per il momento incompleta. Basta un poco di fantasia per scoprire le combinazioni mancanti.

A ripercorrere le cronache degli ultimi tempi –anni- salta subito agli occhi che la scena privilegiata del crimine italiano è la villetta. Tanto che almeno per i casi più noti basta dire la “villetta di …”, per far capire e capire che si sta parlando del “delitto di …”. Non siamo ancora al sillogismo, ma siamo sulla buona strada. Dove i tali sono stati derubati e umiliati? Nella villetta alla periferia di … Dove il tal altro s’è sbarazzato dei genitori per spendere un po’ di denaro in più? Nella villetta nei pressi di… dove quell’altro, ecc.? Ovvio, nella villetta isolata vicino a … Vero è che i giornalisti, specie quelli televisivi, non hanno studiato per distinguere una vera villa da una “autentica villetta”, o quest’ultima da un malandato casolare o da quattro muri con un poco di terra attorno, ma tolti i casi estremi non c’è dubbio che veramente, nel genere, la villetta domina.
In tanti hanno avvertito che la villetta non è il miglior modo per abitare. Inutilmente. Non c’è niente da fare, la gente per il “sogno della propria vita” continua ad essere disposta –letteralmente- a farsi ammazzare.

Ora i casi sono almeno tre. O veramente, chissà per quale strano motivo, la villetta è un luogo favorevole ai delitti più che altri. O il delitto in villetta oggi fa più notizia di altri e se ne parla di più. O per finire, in Italia ci sono così tante, ma poi tante, villette che per la forza delle statistiche la stragrande maggioranza dei crimini non può che prodursi tra le sue mura. Come dire che gli eschimesi d’inverno dormivano negli igloo: per forza c’erano solo igloo.

Ad occhio e croce la terza ipotesi dovrebbe prevalere, senza escludere, però, un peso minore delle alte due. E’ sotto gli occhi, purtroppo, di tutti che l’Italia è una villettopoli continua, per prime, seconde e terze casette, da Pachino a Campione d’Italia. Ma ciò che tutti non riescono a vedere –occhio non vede cuore non duole- è il crimine prodotto dalla scena stessa delitto: lo sconfinato campionario di scelleratezze del gusto che è spessissimo il tratto comune dello stile della villetta. A volte si tratta di uno stile “fiabesco” inconfondibile oscillante, con copiose contaminazioni vernacolari per far contente le soprintendenze ai monumenti, tra la casa degli Adams e quella dei Settenani. Altre volte della semplificazione più ordinaria basata sulle tecniche costruttive correnti della speculazione edilizia di massa. Altre ancora, ma raramente, dell'esito mortificato da compromessi e mani incerte di sacrosanti principi di architettura o, più spesso del misero inseguire di pretese originalità progettuali e infauste mode "architettoniche".
Tanto che sia frutto del progetto fai-da-te dei proprietari che del progetto, diciamo, ideato da un vero professionista, in linea di massima il risultato non cambia..

Antonio Cacciola, aprile ’02.



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