LETTURE CRITICHE

Cento anni di solitudine

Gabriel Garcia Marquez
di Jessica Capuano

 

 

Cento anni di solitudine

Gabriel Garcia Marquez

 

Le pagine di solitudine qui raccontate, sanno parlare dell’evoluzione del nostro mondo captando le mille sfumature che fanno del “generale” un “unico particolare” e viceversa.

La sua grandezza sta nel racchiudere nella storia di un villaggio, dalla formazione sino alla sua distruzione, la realtà d’ogni mondo, stato e persona; il destino di solitudine ed estraneità, l’impossibilità di controllare gli eventi, rendono l’unica grande famiglia responsabile di Macondo, l’epopea di ogni tempo.

La stessa semplicità iniziale degli uomini, crea lo strano e nuovo desiderio di conoscenza e supremazia; ogni vizio, malessere, stato d’animo e crudeltà, sfociano nella maturazione di una razza destinata alla scomparsa, evocando un ciclo immutabile ed eterno.

Nasce così il dubbio sulla precarietà della nostra esistenza:esso perpetua con pessimismo in un amaro finale.

Nonostante la lunghezza e la difficile narrazione a tratti schematica e altamente descrittiva, la lunga storia scorre leggera, insinuandosi nell’abitudine quotidiana del nostro pensiero che è subito colpito dall’estraneità del linguaggio, dello stile e della narrazione lontana ed antica che sembra aver sempre conosciuto.

Il suo successo scaturisce così da mille fattori fra loro concatenati ed intimamente stretti che, svanendone no, si va a sgretolare la perfezione del sublime castello; la sua grandezza sta nello stupire a fondo il lettore con la purezza del racconto e l’ingenuità dei personaggi.

 

 

“E’ la storia che è passata

ora come un tifone e che

tra tempo ritroverete

intatta nella vostra anima”

 

Jessica Capuano

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