IL
RUOLO DELLE DONNE ALL’INTERNO DELLE ORGANIZZAZIONI MAFIOSE E NEL QUADRO DELLA
RECENTE EVOLUZIONE DELLA MAFIA. INDIVIDUA GLI OPPORTUNI COLLEGAMENTI CON IL FILM
“IL PADRINO” E “IL GIORNO DELLA CIVETTA”
Nelle
famiglie meridionali, per tradizione, è l’uomo che detiene il controllo su
tutti gli altri componenti, mentre alla donna sono riservati ruoli marginali
o comunque subalterni ; nella sua posizione non ha autonoma volontà
di decidere, ma le sono riconosciuti i compiti della procreazione e della cura
ed educazione dei figli, seguendo dei canoni stabiliti.
La
donna è titolare di un grande potere che però non le permette nessuna
autonomia, educa soltanto i figli per il marito e come lui vuole, li prepara a
prendere il posto già prestabilito.
Nella
famiglia mafiosa, la donna tramanda gli schemi tradizionali sia per i maschi che
per le femmine. Questo tipo di famiglia sottolinea l’importanza della
consanguineità della forza del gruppo, dove ogni ruolo è ripartito tra i vari
componenti.
Nel
suo ruolo subalterno, la donna ha sempre aiutato e sostenuto l’uomo nel suo
ruolo e, nell’ambiente mafioso, ha fatto da “prestanome”, cioè è
diventata intestataria fittizia di beni acquistati con proventi illeciti.
Prima,
la donna ha solo seguito le direttive dei mariti, poi ha intrapreso anche propri
affari secondari rispetto all’attività principale già avviata. Inoltre
partecipa, sia pure raramente, alla commissione dei delitti.
I
mafiosi tengono le proprie mogli dietro le quinte, pronte ad agire in assenza
del marito. Alla “donna di mafia” sono ormai riconosciuti compiti ordinari,
come facilitare le comunicazioni tra mariti latitanti o detenuti e altri uomini
d’onore, passare ordini, ecc.
Nei
due film proiettati “Il Padrino” e “Il giorno della civetta”, la moglie
dell’uomo d’onore è vista ancora come donna subalterna, non può
partecipare alla politica del marito, non può neanche essere a conoscenza di
tutto quello che fa l’uomo.
Quando ci sono problemi con la giustizia, la donna non deve assolutamente
rivelare nessun particolare riguardo alla vita privata del marito, diventando,
in questo modo, una sua complice.
Un esempio di questo “silenzio” delle donne di mafia, si può
osservare molto bene, nel film “Il giorno della civetta” dove la moglie di
un uomo legato ad un’organizzazione mafiosa, dopo aver saputo che il marito
era implicato in un omicidio, alle domande della polizia rispondeva sempre di
non saper nulla.
Nel film “Il Padrino”, invece, vi è l’esempio in cui la donna non
sa nulla della vita mafiosa che svolge il marito, alle sue domande per sapere,
le viene risposto, con un tono molto alto, che mai deve chiedere o fare delle
domande sulla vita privata dell’uomo d’onore.
In entrambi i film, però, la donna viene rispettata, in tutti i casi,
dai componenti della famiglia mafiosa, ed anche dai capi di mafia.
Anche se non deve sapere nulla della vita del marito, rimane pur sempre
un soggetto importante per lo svolgimento della vita familiare mafiosa.
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