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BARLETTA

 

 

 

18. LE PROCESSIONI DEL  S. LEGNO  DELLA CROCE E   DELLA  S. SPINA

 

Scarsissime  notizie  vengono fornite da documenti riguardo alle processioni delle  insigni Reliquie della Croce e della Spina.

 

 

 La processione del S. Legno della Croce

 

Delle tre croci patriarcali,  in cui sono incastonati alcuni frammenti della Vera Croce, soltanto quella che si custodisce nella basilica del S. Sepolcro di Barletta viene portata in processione la sera del Venerdì Santo e il 14 settembre.

Secondo quanto si deduce dallo scritto del Can. Giuseppe M. Seccia186, la processione del Venerdì Santo risalirebbe quantomeno all’anno 1515187. A tal proposito si legge: “Diciamo dunque, che nel 1515, allorché la peste infieriva nella forma più raccapricciante spargendo la desolazione in tutte le famiglie di Barletta senza risparmiare alcuno e che la popolazione  ricca e felice in quei tempi veniva crudelmente decimata da fiero morbo, tanto che il numero degli abitanti da 45.000, che era allora, scese a 28.000 appena; il clero del S. Sepolcro, ad iniziativa del popolo uscì in processione di penitenza per scongiurare la peste. Ed infatti ciò avvenne per la prima volta, che il detto clero, preceduto da una parte delle confraternite delle altre chiese tutte con ceri accesi, uscendo a tre ore circa di notte, portando sotto il pallio188 il S. Legno della Croce e circondata dai confratelli crociati, dalla porta piccola della chiesa, e percorrendo la strada, allora chiamata Cordoneria, oggi corso Garibaldi, giungeva all’antico palazzo del Monte Vecchio, poi Cafiero; ritornando quindi per la stessa strada voltava pel corso Vittorio Emanuele sino a raggiungere l’ex Palazzo Pretorio189  successivamente donato alle monache dell’Annunziata e del quale non vi è rimasto altro che i pianterreni, là si fermava e vi faceva la benedizione. Poi ritornando ancora si formava un cerchio innanzi la chiesa, dove nel silenzio più assoluto si cantava il Christus factus est , e così si ritirava verso quattr’ore  di notte”.

 

La cattolicissima città di Barletta glorificò il S. Legno della Croce per il PRODIGIO accaduto il l6 dicembre 1631. L’avvenimento fu riportato su una pergamena dal notaio Giovan Battista Pacella il 26.10.1632190.

 In Barletta, il 16 dicembre 1631 ( giorno di martedì), al principio la giornata apparve lucida e chiara; da mezzogiorno incominciarono a poco a poco a sentirsi (benché lontani) alcuni rumori che diedero occasione alla gente di andare sulle mura della città. Fino alla sera, alcuni immaginavano che fosse entrata un’altra armata turca com’ era avvenuto il 16.8.1620, altri pensavano che fossero esalazioni provenienti dalla montagna della Maiella. Venuta la notte (nel cielo non era apparsa “nemmeno una minima stella”), incominciò a piovere cenere che si pensò fosse neve.

La gente, sbigottita e meravigliata,  incominciò a pregare l’Onnipotente Iddio affinché la liberasse da tale flagello. Cominciarono a suonare le campane di tutte le chiese e in molti luoghi a cantare le litanie della Beatissima Vergine e dei Santi.

La cenere poi “si tramutò in arena grigia molto sottile da sembrare lima minutissima di ferro, tanto che gli uomini che avevano la barba bianca apparivano con la barba nera, così come le donne vecchie con i capelli”.

Si cominciò, così, ”in molti luoghi ad esporre il Santissimo Sacramento e particolarmente nella chiesa maggiore ed anco nel sacro collegio dei Padri Gesuiti e di S. Giuseppe de’ Padri Teatini”.

Nella chiesa del S. Sepolcro, in S. Domenico e in molte altre chiese “andavano molti figlioli con i campanelli gridando per la città perché convenissero in dette chiese.”.

Anche monache e frati volevano uscire dai loro monasteri per scampare tale prodigio.

Così donne, civili e plebei  tra i quali molti, spogliati, si conferirono nelle chiese portando in mano i loro vestiti e chi con pianelli e chi senza andavano per strada , molte donne prossime al parto.

Verso le sett’ore di notte tanta moltitudine di gente che esclamava e gridava la misericordia di Diohabbi pietà di noi miseri peccatorinon vedendosi esaudita  cavò dalla chiesa del S. Sepolcro il Purissimo legno della Santa Croce e dal venerabile monastero di S. Stefano anche la testa del glorioso s. Ruggero, Patrono e Protettore di Barletta ed uniti con il Santissimo Sacramento quali andavano sotto li duj pallij, cioè sotto uno il detto Gaudissimo Santo e sotto l’altro il detto Purissimo Legno della Santa Croce con detta testa di S. Ruggero cominciò a fare solennissima processione per tutta la città e fu cosa tale che subito cessò detto prodigio et cominciò a poco a poco a soffermarsi l’aria “. Ciò diede occasione alla gente di pernottare in continue orazioni ed ascoltare prediche e sermoni.

In quella stessa notte “si videro da più et diverse persone tanti religiosi quanti secolari altre visioni.”.

In particolare:

-                                    sul Pallio, sotto del quale andava il SS. Sacramento, quando fu vicino al monastero di S. Lucia di Barletta, fu vista una colomba bianca svolazzare e poi scomparire.

-                                    Nell’uscire dalla innanzi detta chiesa di S. Giuseppe dei Padri Teatini, alcuni videro per l’aria un bellissimo giovane con una grossa face nelle mani accesa; recatisi a dare notizia ai predetti Padri Teatini  ”similmente scomparve”.

-                                    Un soldato che faceva la guardia o sentinella sul torrione del R° castello di questa città, vide sul lido del mare tre torce accese e alcuni gentili spiriti “li quali in escambio di convertirsi a Dio andorno facendo alcune rapine”.

In detta notte, la maggior parte delle persone lasciarono le case aperte per trovare salvezza nelle chiese, dubbiose di qualche terremoto così come accaduto il 30 luglio 1627 nella città di Sansevero e città vicine, nel quale terremoto “Frà Giacinto Pacella, mio figlio, dell’Ordine Domenicano o dei Predicatori morì nel convento della terra di Procida”.

La mattina seguente (17 dicembre), giorno della festività di S. Lazzaro, si trovarono strade, tetti e terrazze  da tre dita in circa coperte di detta cenere ed arena”.

Le persone parteciparono tuttavia con l’istessa devozione et frequenza di confessioni e comunioni et assistenza alle quarantore et prediche”. Dopo essersi confessate e comunicate uscirono “fuora di Barletta et andorno parte nelle loro masserie parte in altri lochi forse per scampare tali inconvenienti già che tutto detto giorno di mercoledì stette eclissato insino a ventidue hore nella qual’hora uscì di nuovo da detta chiesa la processione con il SS. Sacramento et andò per la città così come anco in detto Sacro Collegio de Padri Gesuiti uscì la processione nella quale il Rev. Rettore et Padri di detto Collegio fu portata la statua del glorioso S. Francesco Saverio et in questo si vide un poco di sole”.

La mattina di detto mercoledì “tutti pigliarono espedienti di annettare li tetti et terrazze di loro case per levarne dette ceneri et arena acciò non andassero nelle cisterne per non infestare l’acqua”. Un anziano muratore, tale Giulio del Casale caduto da un tetto, morì.

   A distanza di cinque lustri dal prodigio del 1631, l’Università (Comune) di Barletta deliberò un VOTO SOLENNE perché cessasse la peste che infieriva in città sin dal giugno 1656.

La città di Napoli fu contagiata dalla peste quando alcuni soldati spagnoli vi sbarcarono da un vascello. Il conte di Castrillo, viceré di Napoli, da parte sua, temendo indugi nella spedizione approntata per la Lombardia assalita dai Francesi, per non allarmare la popolazione  non propagandò la notizia. La peste si propagò molto velocemente tanto da mietere centinaia di vittime ogni giorno. Per sfuggire al contagio, gli abitanti si rifugiarono in altre città  che rimanevano a loro volta contagiate: “Il morbo irrompeva con febbre acuta e violenta e quasi serpeggiante pel corpo un altro umore, tumori maligni venivano fuori agli uni; in altri si facevano nere le urine, e chiazze nere si espandevano ed intingevano la cute, sin che tra martòri e sete indicibili lo spirito non era espulso in una effusione di sangue per le narici. Parecchi però furono visti cadere esamini d’un tratto. Morivano quasi tutti senza soccorso di medici, senza conforto di prece religiosa191.

I Governatori dell’Università, “ ricordando che Barletta altre volte era stata liberata da simili mali dalla Santissima Eucaristia, onde ogni anno, nella sera del Venerdì Santo ne celebra l’anniversaria e votiva memoria “, il  29 luglio 1656 votarono a Dio la città con solenne promessa di devoti riti e di offerte al SS. Sacramento, al S. Legno della Croce, alla Vergine Maria e al gloriosissimo Patrono Tutelare San Ruggero192 (fig. 26).

E come Dio volle, la peste cessò nel marzo 1657193.

 

La processione del S. Legno della Croce fu oggetto di controversia tra il Capitolo della Matrice chiesa di S. Maria Maggiore ed il Capitolo del S. Sepolcro.

 

                             Voto solenne deliberato dalla città di Barletta – 1656

 (Su concessione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Archivio di Stato Sez. Trani)

 

 

Il Tribunale dell’ A. C. di Roma sin dal 1688 aveva sentenziato che “per la processione dell’insigne Reliquia della s. Croce fatta dai Capitolari del s. Sepolcro nel Venerdì Santo e l’altra pubblica votiva solita farsi ogni anno nel giorno 3 maggio con la stessa Reliquia della S. Croce “ i Capitolari del S. Sepolcro dovevano andare alla chiesa di S. Maria Maggiore con la cotta e senza croce per domandare preventivamente licenza al Capitolo”.

La controversia  era questa: “ Se per antica usanza, il Capitolo della Regia194 Matrice Chiesa di S. Maria  di Barletta, senza dipendenza dall’Arcivescovo, sia nel diritto di fare le processioni ordinarie e straordinarie e se per la medesima usanza senza il permesso ed il concorso di quel Capitolo l’altre chiese della città non possano celebrare l’une e l’altre processioni “195, considerato che le chiese di S. Giacomo e del S. Sepolcro, dopo la loro erezione, dipesero da S. Maria Maggiore che ebbe il pregio di Chiesa principale e matrice sin dall’XI secolo.

 

Nei secoli XVII e XVIII tale prerogativa fu contrastata nei Tribunali di Roma poiché l’Arcivescovo, sostenuto anche dalle altre chiese, riteneva “essere del suo ministero d’accordare le processioni”.

Quanto deciso dal Tribunale dell’ A.C. a favore del Capitolo di S. Maria, fu confermato dalla Rota Romana (1713). La qualità collegiale della chiesa di S. Maria fu sanzionata dal Sommo Pontefice Clemente XII (bolla del 12.7.1731)196, per cui S. Maria continuò nel possesso di quella prerogativa. Nonostante ciò, l’Arcivescovo e le chiese minori continuarono a fare opposizione che, come si dirà in seguito, si concluse solo dopo il 1754.

I Capitolari di S. Maria Maggiore, oltre al riconoscimento di essere prelevati dalla loro Matrice Chiesa, intendevano definire anche il percorso che la processione avrebbe dovuto fare. Con due conclusioni del 1733, l’Arciprete di S. Maria Maggiore proponeva: “Signori miei, c’è stata portata supplica dalli signori Preti  del S. Sepolcro che vorrebbero quietarsi una volta per sempre per la processione del Venerdì Santo limitato il luogo dove vorrà terminare detta processione197 e quindi, a seguito di risposta di Mons. della Gatta, “ l’Arciprete similmente ha proposto che per levare i litigi che vertono tra questa Collegiata Chiesa e la Chiesa Priorale del S.Sepolcro sarebbe bene concordare con li preti di detta Chiesa quale per la processione si fa in ogni Venerdì Santo del SS. Legno della Croce desidererebbero che questa Collegiata Chiesa li prefiggesse il termine di detta processione sino al parlatorio della SS. Annunziata”.

L’itinerario che la processione avrebbe dovuto seguire è menzionato nel legato di don Ignazio Queralt che disponeva (atto del notaio Giuseppe Delia del 22.1.1742) “ Lego a beneficio della processione del S. Legno della Croce, che si fa la sera del Venerdì Santo, quaranta torce da distribuirsi per la detta processione al Clero del S. Sepolcro e di S. Giacomo purchè si faccia per la strada della piazza198.

Acclarata la questione dell’itinerario, a seguito delle continue opposizioni rivolte dall’Arcivescovo e dai Capitolari del S. Sepolcro alle superiori autorità, il Re decideva che “l’Udienza faccia intendere all’Arcivescovo, come alla Città di Barletta, ed a quel Capitolo di S. Maria, che in quanto al punto delle processioni, che è in questione, attendano il decreto del Tribunale di Roma” (Decreto regio del 3.10.1750).

La Sacra Rota, confermando quanto deciso nel 1713, disponeva che “il Capitolo di S. Maria era nella libera facoltà di fare le processioni d’ogni genere e di vietare agli altri Cleri di farle senza il suo permesso”.

Poiché il Clero del S. Sepolcro non accettò di sottomettersi a tale decisione opponendo il real ordine del 1750, il sovrano ufficio inviò al R° Governatore di Barletta il seguente dispaccio (10.8.1750):

Il Re, in seguito di ricorsi scambievoli fattigli da Capitolari della Chiesa del Sepolcro, dal Capitolo di  S. Maria , dal Sindaco e dagli Eletti di codesta città toccanti il punto delle processioni n’ha comandato di prevenire V.S. che prima faccia una forte e seria riprensione nel Regal nome a Capitolari della Collegiata del S. Sepolcro per la renitenza fin’ora dimostrata d’obedire al mandato rotale di Roma munito di Regio Exequatur e che di poi nello stesso Regal nome imponga loro che a tenore dell’istesso mandato nel giorno 3 di maggio vada la terza parte d’essi  Capitolari in abito Corale e senza Croce a levare il Capitolo di s. Maria, e con farsi indi la processione secondo il solito con tutta quiete e devozione, poiché altrimenti, se accadranno per tale affare nuovi sconcerti, la M.S. prenderà quegli espedienti propri ed economici, che saranno di loro somma mortificazione199.

 

La Sacra Congregazione dispose: “In ordine alla processione del Venerdì Santo sia necessaria la licenza da domandare al Capitolo di S. Maria” (28.6.1751) e  “che la terza parte dei sacerdoti del S. Sepolcro siano obbligati andare con abito Corale e senza Croce nel giorno 3 maggio a prelevare il Capitolo di S. Maria”200 (28.2.1752).

Tuttavia seguirono altre controversie e censure.

Solo dopo l’anno 1754 il Capitolo di S. Maria  vede riconosciuta la sua prerogativa; celebrò tranquillamente le processioni comuni e particolari senza licenza dell’Ordinario e non mai lasciò che senza suo permesso si celebrassero dagli altri Cleri.

Tuttavia ciò venne a modificarsi con la costituzione della Confraternita del S. Legno della Croce nel S. Sepolcro201.

I Governatori della città, il 7.4.1784202,infatti, deliberarono:

Noi qui sottoscritti General Sindaco ed Eletti di questa città di Barletta confessiamo che avendo il R° Governatore don Giovanni Amato Giaquinto, in conformità del Privilegio e Regole conceduto alla Congregazione della Croce con suo appuntamento della data di oggi infrascritto giorno, dato il permesso di continuarsi in ogni sera del Venerdì Santo la processione del Santo Legno della Croce che sempre ab immemorabili si è fatta dalla venerabile Collegiale Chiesa del S. Sepolcro per il recinto della sola pubblica Piazza, dove detta chiesa è situata; quindi noi in conferma del solenne voto fatto dai nostri maggiori nell’anno 1515, come per tradizione sempre si è inteso, e come pittura apparisce in un quadro di legno, affisso al lato destro dell’altare del S.Legno della Croce, promettiamo d’intervenire tanto a detta processione della sera d’ogni Venerdì Santo col Magistrato politico, quanto a quella del 3 maggio di ciascun anno203, secondo l’altro voto fatto nell’anno 1656, che originalmente da noi si conserva204, promettendo e giurando a Dio onnipotente ad adempiere e mai contravvenire e di prestare le solite offerte di cera, incenso e storace in dette due processioni in conformità dell’antico solito, per essere detto S. Legno, da fedi remote, dichiarato INSIGNE PROTETTORE di questa città205.

E così giuriamo per Barletta, li 7 aprile 1784.

                                   Lonardo        Cellamare             General    Sindaco

                                   Giovanni        Cementano          Eletto

                                   Not. Giacomo Luppoli                Cancelliere

 

Da documenti del successivo secolo XIX si rileva  che le processioni  del Santissimo e del S. Legno della Croce, che si svolgevano il Venerdì Santo rispettivamente il pomeriggio, facente capo alla Cattedrale e la sera, facente capo alla chiesa del S. Sepolcro, erano stabilite dall’Autorità comunale previo permesso della Curia.

Dal “Registro dei permessi e della corrispondenza”206 approntato nel 1888, risulta, infatti, che la Curia  concesse (27.3.1897) “Permesso al Municipio per le processioni del Santissimo e del S.Legno della Croce nel Venerdì Santo”.

Il 12.4.1897, comunque, la processione serale del Venerdì Santo non fece capo al s. Sepolcro, ma al Monte di Pietà. Sul  “Registro dei permessi” è scritto: “Al Sindaco di Barletta, sig. Mario Scelza, notificandogli che la Curia acconsente che la processione del S. Legno della Croce nella sera del Venerdì Santo debba uscire dalla chiesa del Monte di Pietà, ma a condizione che la sacra Reliquia sia portata da una delle Dignità del Capitolo Cattedrale, assistita da due Canonici del Sepolcro. Se non si volesse stare a questa determinazione, la processione uscirebbe dalla chiesa Cattedrale di S. Maria con la Reliquia della Croce che si conserva e si venera nella detta chiesa”207.

Poiché sul “Registro” sono annotati i permessi rilasciati dalla Curia al Comune fino al 1900, si deve ritenere  che negli anni successivi i due Capitoli ripresero a solennizzare in piena concordia la festa del S.Legno della Croce; l’uscita della  relativa processione avviene dalla chiesa del S. Sepolcro208.

Attualmente il rito, pur se modificato nell’orario e nel percorso209, si svolge la sera del Venerdì Santo (fig. 27) con la massima solennità e vede la partecipazione dell’Arcivescovo, del Sindaco, delle Autorità civili e militari, delle Confraternite, dei Crocisti (confratelli del S.Legno della Croce), delle Dame e Cavalieri dell’Ordine del S. Sepolcro210 e della popolazione. Una gran moltitudine di persone sosta silenziosa sui marciapiedi al passaggio della processione. Poi si raccoglie davanti  al sacrato della Basilica del S. Sepolcro per ascoltare, in profondo e religioso silenzio, l’esecuzione del Christus, musicato dal maestro Giuseppe Curci nonché l’omelia dell’Arcivescovo. Dopo la santa benedizione impartita dall’Arcivescovo con la sacra Reliquia si assiste al bacio della Croce da parte del Sindaco in nome della cittadinanza.

 

 

La processione della S. Spina

 

La processione della S. Spina, che si svolge annualmente la sera della domenica che  precede la domenica delle Palme dovrebbe risalire al tempo in cui i Trinitari vennero a Barletta. Andando via dalla città, la tradizione fu continuata dai confratelli della Congrega della SS. Trinità installatasi nella omonima chiesa.

Il primo documento sulla celebrazione solenne della S. Spina risale al 1742. A quel tempo, priore della Confraternita era Nicola Farano che  nel registro dell’ “Introito  ed esito dal 1.5.1742 al 30.4.1743” scriveva: “Pagato alli Preti per le funzioni delle quattro domeniche di Quaresima per messe cantate nel giorno della Spina, nel giorno della SS. Trinità e nell’ottavario delli Morti come anche ai chierici serviti per dette solennità, come da ricevute di detti Preti, ducati 2,50; per trentotto messe fatte celebrare nelle sopradette solennità, come da fede, ducati 3,80; ecc…”

Le funzioni erano celebrate secondo quanto era previsto nelle Regole211.

Le Regole del 1777 prevedevano (art.15) “ La esposizione del SS. Sacramento nel giorno della SS. Trinità, nelle quattro domeniche della Quaresima e nella quinta domenica della medesima Quaresima”.  E’ proprio in quest’ultima domenica di Quaresima, anche se nell’art.15 suddetto non è indicato espressamente, che si festeggiava e si festeggia la S. Spina. Questa precisazione viene fatta nei successivi regolamenti e documenti della Confraternita. Si ricorda che la Confraternita dal 1817 si è trasferita, portandovi la sacra Reliquia della Spina della corona di Gesù Cristo, nella chiesa di S. Gaetano.

La sacra Reliquia fu riconosciuta autentica dal Card. Carlo Odescalchi, Episcopo Sabinensis (bolla datata Roma, 6.6.1837 (fig. 28) ) e fu collocata in una teca d’argento di forma ovale212 (fig. 29). A quell’epoca, il direttore spirituale  della Confraternita della SS. Trinità era il Can. don Giuseppe Milone. Gli succedette  il Can. don Ruggiero Vitrani213.

 

Con  la legge  n.753/ 1862, si concentravano nella istituita Congregazione di Carità le rendite di quelle Opere Pie che provvedevano ad assistere i poveri. Tra queste Opere Pie rientrava la Confraternita della SS. Trinità. All’art.6 dello Statuto della Congregazione di Carità si legge: “ Scopo dell’Opera Pia SS. Trinità si è di solennizzare la festa della S. Spina con funzioni religiose, mercè l’annua spesa di  £.17 e il supero delle rendite, dedotte le spese di amministrazione, destinare in pro dei poveri”.

Nel 1873, la festa della S. Spina ricorse il 30 marzo; nel corso di essa si  verificò un increscioso incidente tra la popolazione che vi partecipava, che venne riportato sul giornale “Il Circondario di Barletta”214 .

Questo incidente viene  accennato anche dal Vista nelle sue “Note storiche sulla città di Barletta”215. L’autore, nel corso della descrizione, afferma  che la festa della S. Spina sia di recente  costituzione, poiché nelle cronache cittadine del XVIII e primi anni del XIX  secolo non se ne fa cenno. Ciò non è condivisibile. Non è condivisibile neanche quanto riferito da Nicola Ugo Gallo216 poiché della festa se ne ha notizia , come si è detto, dal “Registro dell’ “Introito ed esito del 1742-43217.

In quest’ultimo decennio che sta chiudendo il secondo millennio, la festa della S. Spina ha assunto la forma mistica della Via Crucis.

I fedeli, sempre numerosi, seguono la sacra Reliquia portata in processione dal sacerdote sotto un baldacchino (Fig.30), come Gesù percorse i luoghi che conducevano dal Pretorio di Pilato al Golgota. Così il corteo degli ecclesiastici e dei fedeli si ferma in preghiera davanti a ciascuna delle quattordici stazioni raffiguranti momenti caratteristici della Passione di Nostro Signore.

La processione, quindi, si ferma davanti alla chiesa di S. Gaetano : i fedeli, con le torce accese si dispongono per fare da corona al sagrato su cui è stato allestito l’altare dove il sacerdote celebra una funzione di ringraziamento. Profonda commozione pervade gli astanti quando i coristi cantano il Christus del maestro Giuseppe Curci. Altrettanto commovente è il momento di adorazione con l’incensazione della sacra Reliquia con la quale il sacerdote impartisce la benedizione (fig. 31) ai fedeli che si fanno, infine, il segno della croce.

 

 


 

186 Edito dalla Tip. Giovanni Papeo, Barletta 1902, pp.4,5,6  “ Brevi cenni storici concernenti l’origine delle due processioni del Venerdì Santo in Barletta”. Il Comune di Barletta lo fece proprio con la edizione di  A. di Candia , Barletta, 1934.

187 (C.D. barl., vol.IV “Il libro del Cancellierato di Barletta, p.255) Non abbiamo documenti attestanti casi di peste verificatisi in Barletta nel 1515. Che la processione si sia svolta per la prima volta in quell’anno non è da escludersi, in quanto il 30 gennaio dell’anno stesso, il Sindaco Boccuto e i Priori deliberarono che “tucti le osseri delli morti, quali furono posti in lo jardino de Sancto Petre de Barlecta, nella moria  seu pesta passata, se debiano levare da dicto jardino et reponere et suptorarsene intro la chiesa de S. Petro ad expensas dell’ Università”. E’ evidente che i Governatori di Barletta, con il trasloco, vollero ricordare i morti della “peste passata” (1503-1504) con una solenne processione nella ricorrenza del Venerdì Santo (1515).

188 Deve intendersi il baldacchino mobile.

189 Su quell’area fu costruito l’attuale Palazzo di Città.

190 Biblioteca comunale di Barletta.

191 Le note furono desunte da S. Loffredo (o.c., vol.II, p.123) dall’Annot. Ad Pragmat – I De afficio Deput. Pro sanitate tenda, Tit. CLXXX, vol. III.

192 Il Voto solenne in stampa, deliberato dall’Università  nel 1656, fu  transuntato dal notaio Leonardo Cellamare il 23.12.1770 per disposizione del General Sindaco D. Ruggero de Leone, nobile patrizio barlettano, perché se ne conservasse la memoria.

193 La tradizione popolare vuole la peste sorta in via Pistergola (nome derivato da “peste”) e cessata in via Romania (dalla forma dialettale “rumanì”; ma ciò è errato, in quanto entrambe le denominazioni esistevano già secoli prima l’insorgere del morbo.

194 La chiesa di S. Maria Maggiore fu dichiarata di Regio patronato il 9.11.1786 con sentenza della Curia del Cappellano Maggiore.

195 “Per lo Regio Capitolo della Matrice Chiesa di S. Maria Maggiore di Barletta “- Napoli, 1794, p.30.

196 S. Loffredo, o.c., vol.II, p.534 e segg..

197 Per ricevere la risposta scritta furono mandati in delegazione da Mons.  della Gatta il canonico Pantaleone ed il sig. Ruggiero Tibaldi.

198(archivio della Curia Arcivescovile di Barletta).  Bonorum della Congrega del Santissimo in S. Maria Maggiore del 1795.

199 “Per lo Regio Capitolo della Matrice Chiesa di S.Maria Maggiore di Barletta “- Napoli 1794,pp.37,38.

200 Archivio della Curia Arcivescovile di Barletta.

201 Le Regole della Confraternita  ottennero il R° Assenso il 26.4.1781.

202 Il documento, conservato nell’Archivio del Regno di Napoli, fu copiato da tale Salminci dai fogli 20, 23 e 102.

203 (Archivio della Curia Arcivescovile di Barletta). La data della  “Esaltazione della Croce” era fissata il 14 settembre, anniversario della dedicazione delle due basiliche erette dall’imperatore Costantino. Il Capitolo Cattedrale di Barletta, considerato che la processione del 3 maggio coincideva con le processioni delle Rogazioni, ritenne opportuno farla durante la festività del 14 settembre (Estratto dal Can. S.Santeramo dall’Archivio Capitolare il 13.12.1948).

204 Archivio di Stato –Sezione di Trani (fondo  archivio notarile).  Copia allegata all’atto notarile del notaio L. Cellamare del 23.12.1770 (Vedi nota 192).

205 Il Can. S. Santeramo, a margine del foglio (in mio possesso) riportante la delibera del Sindaco ed Eletti del 7.4.1784, scrive “Non può essere Patrono di una città quello che è Reliquia”.

206 Archivio della Curia Arcivescovile di Barletta.

207 E’ l’unica volta che si ha notizia di portare in processione la Croce binata contenente un frammento del S.Legno (appartenuta alla chiesa di S.Maria di Nazareth) che si conserva nella cattedrale.

208 Archivio della Curia Arcivescovile (B.6).

209 Dall’inizio di questo XX secolo, a seguito dell’abbattimento delle mura e delle Porte della città, la processione esce dalla porta settentrionale della Basilica del S. Sepolcro e, percorrendo il tratto di corso Vittorio Emanuele e quello di corso Garibaldi fino all’inizio di corso Cavour, ritorna per la stessa strada proseguendo per l’intero corso Garibaldi e, per via Baccarini, piazza Aldo Moro (già piazza Roma), via Consalvo da Cordova e corso Vittorio Emanuele ritorna alla basilica del S.Sepolcro.

210 (Rizzoli-Larousse, o.c., vol.XIOII, Milano 1970, p.376). L’origine dell’Ordine risalirebbe a Goffredo di Buglione o a Baldovino di Fiandra o addirittura a S.Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme. Alessandro VI (1496) istituì l’Ordine militare del S. Sepolcro per onorare le persone nobili che compivano un pellegrinaggio in Terrasanta. Pio IV (1561) concesse al guardiano dei  francescani in Palestina il diritto di ordinare dei Cavalieri del S. Sepolcro. Successivamente, tale conferimento fu attribuito al Patriarca latino di Gerusalemme. Nel 1868, Pio IX lo avocò alla S.Sede e nel 1949 Pio XII approvò  lo statuto tuttora vigente con il Papa come Gran Maestro dell’Ordine. L’Ordine, ora di merito, si compone di due classi, Cavalieri e Dame distinti in: Cavalieri di collare, Cavalieri e Dame di Gran Croce, Grandi ufficiali e Dame di commenda con placca, Commendatori e Dame di commenda, Cavalieri e Dame.

211 Le Regole in base alle quali si sono celebrate le funzioni dal 1742 al 1745 non sono documentate; ad esse, però, si fa riferimento alle Regole approvate dal re Ferdinando IV nel 1777.

212 La teca, avente il diametro maggiore di cm.3, prima posta in una sfera, negli anni 80 del XX secolo fu trasferita in reliquiario avente forma di ostensorio .

213(Archivio Curia Arcivescovile di Barletta).  Il Vitrani fu nominato dalla Confraternita il 20.10.1849 in riunione tenutasi nei locali della sacrestia.

214 Sul n.14 è così scritto: “Uno scimunito, sempre molestato in strada dai monelli, lo fu anche in quel giorno , in mezzo a quella folla, e tenendo egli fra le mani un bastone, cominciò a menar colpi ai suoi persecutori; visto ciò, due carabinieri  gli tolsero il bastone non senza che quegli si ostinasse scioccamente a non volerlo cedere. Bastò quell’incidente, il breve diverbio, il muoversi dei carabinieri, per far pensare al popolo (la maggior partte contadini) chi sa che cosa, e per produrre lo scompiglio e lo spavento”. Dal commento poi si ha notizia “ della scomparsa di molti oggetti d’oro, di cui le nostre contadine vanno sempre cariche nelle processioni, la perdita di scialli, di fazzoletti ecc., conseguenza di quel parapiglia”.

215 F.co Sav. Vista “Note storiche sulla città di Barletta” fasc. VII – Tip. G. Dellisanti, Barletta 1907, cap. XXVII,  p.76.

216 N.U. Gallo , o. c., p.125.

217 Il  “Registro” conservato nell’archivio della Curia di Barletta, anticipa di 145 anni la notizia fornitaci dal Vista e dal Gallo. Quest’ultimo scrive: “Nella chiesa di S. Gaetano si conserva la Reliquia della S. Spina, donata nel 1887 da Leone XIII”. Egli, però, non indica gli estremi della relativa Bolla. Prima del 1887, oltre al citato rendiconto del 1742-43, si hanno le seguenti attestazioni: a) la Bolla del 1837 concernente la ricognizione della S. Spina  ( non la donazione fatta dal Papa nel 1837, come scrive il Santeramo nella sua “Guida illustrata di Barletta” o.c.,p.51);  b) la relazione della visita pastorale in data 28.1.1851 da cui risulta: “Nella chiesa di S. Gaetano, una volta dei Padri Teatini, poi dall’occupazione militare devoluta al Genio, il quale oggi ne occupa la casa ed ora la Congrega della SS. Trinità, vi è la sfera per l’esposizione della S. Spina”;  c) l’inventario, compilato sotto la stessa data (1851), in cui si menziona “una sfera per l’esposizione della S.Spina”;  d) l’art.6 dello Statuto approvato dalla Congregazione di Carità, istituita con legge 3.8.1862, comprendente le rendite della Congrega della SS. Trinità con esclusione di quella destinata a “solennizzare la festa della sacra Spina”.

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