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BARLETTA

 

 

4. NASCITA, VITA, PASSIONE, MORTE E RISURREZIONE DI GESU’

 

Il mondo romano, nel periodo in cui si svolgevano gli avvenimenti che si vanno a descrivere, sembrava aver trovato la pace sotto il governo di Augusto.

In Palestina (fig.1), sui monti della Giudea, a Betlemme, giungevano Giuseppe, della stirpe di Davide, e Maria sua sposa che era incinta. Partiti dalla città di Nazareth in Galilea, vi si erano recati per ottemperare agli ordini di Cesare Augusto relativi al censimento dell’Impero.6

Ivi, a circa cinque anni prima della “nostra era”, nacque Gesù7.

   L’attesa del Messia, che secondo la promessa divina sarebbe giunto a sollevare le sorti del popolo prediletto, era molto diffusa presso gli Ebrei, fiduciosi del patto d’alleanza contenuto nell’Antico Testamento.    Contrariamente Erode, re della Giudea, temeva che il Messia lo avrebbe spodestato. Per tale ragione, egli dispose la “strage degli innocenti”. Prima di ordinare la strage aveva tentato di conoscere, con uno stratagemma, dove fosse e chi fosse tale Re.  Egli infatti chiese ai Magi8 di informarlo del  Bambino perché anch’egli potesse recarsi ad adorarlo.    La Sacra Famiglia, per sottrarsi all’ira di Erode, si rifugiò in Egitto e, dopo la sua morte, si stabilì a Nazareth in Galilea dove Giuseppe esercitò il mestiere di falegname aiutato da Gesù. Questi, giunto al trentesimo anno di età, iniziò la vita pubblica predicando tra il popolo d’Israele9. Per la Pasqua (giorno che ricorreva l’esodo degli Ebrei dall’Egitto), si recò a Gerusalemme dove scacciò i mercanti dal Tempio e convertì, facendolo anche suo discepolo, il fariseo Nicodemo. Si recò poi in Galilea predicando instancabilmente circondato dai discepoli fra i quali si distinsero i dodici apostoli.

Un’eco profonda suscitò il ”Discorso della montagna” che  perfezionava  la legge mosaica: “Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano”.Gesù, con le parole e con i miracoli, attirò l’ammirazione di molti e l’odio degli avversari.Dopo il trionfo del giorno delle Palme, per il Messia seguirono i giorni più tristi della sua esistenza terrena.La sera del giovedì dell’anno 30 celebrò la Pasqua ebraica con i suoi discepoli facendo la cena; il giorno successivo, seguito dai discepoli Giovanni, Giacomo e Pietro, si ritirò nell’orto di Getsemani10 rivolgendo preghiera al Padre. Come Gesù aveva predetto, Giuda, uno dei suoi discepoli, lo tradì. Fu arrestato dai soldati armati e condotto davanti al grande sacerdote Caifa, dichiarò di essere il Figlio di Dio. Il Sinedrio lo consegnò al procuratore romano Ponzio Pilato, che, esimendosi da responsabilità, dopo averlo rinviato a Erode Agrippa, lo fece flagellare e lo inviò al supplizio della croce. La crocifissione avvenne verso mezzogiorno; Gesù spirò dopo tre ore e verso le ore 18 fu deposto in un sepolcro11. Il mattino del terzo giorno la tomba fu trovata vuota; Dio lo aveva risuscitato (Atti degli Apostoli).

 


5. IL CRISTIANESIMO – LE PERSECUZIONI

    Gli Apostoli e gli Evangelisti continuarono a diffondere nel mondo il messaggio di evangelizzazione di Gesù predicandone gli insegnamenti di amore, fratellanza e povertà.

   Le comunità cristiane sorsero prima in Oriente poi si diffusero in Occidente.

   La fede monoteistica professata da queste comunità si contrapponeva chiaramente alla religione politeistica ufficiale praticata dalle numerose genti dell’Impero, che enumerava tra gli dei anche gli imperatori. Questi ultimi, avvertito il pericolo che poteva derivare all’Impero dal forte messaggio del Cristianesimo, posero i loro professanti nell’alternativa di abiurare la loro fede o di affrontare la morte. Molti di essi preferirono il martirio.

   Nel luglio del 64 d.C., un grande incendio devastò Roma.   Tale disastro provocò nel popolo l’odio contro il tiranno imperatore Nerone, il quale, per discolparsi, dichiarò colpevoli i Cristiani facendoli imprigionare e dandoli in pasto alle belve.

   Due anni dopo (66 d.C.), nella Giudea scoppiò una rivolta; gli Ebrei si ribellarono e massacrarono la guarnigione romana. Per reprimerla, Nerone inviò il generale Vespasiano (Tito Flavio)  che riconquistò l’intera Palestina, tranne Gerusalemme, difesa strenuamente dai Giudei.

   Successivamente, Nerone, dichiarato nemico pubblico dal Senato, dopo aver trovato scampo nella fuga, si suicidò.

   Per oltre due secoli, a partire da quella neroniana, si ebbero dieci persecuzioni.

   L’imperatore Vespasiano ordinò a suo figlio Tito (Flavio Vespasiano) di riprendere la guerra di Giudea (66-70 d.C.) nel frattempo sospesa per una tregua d’armi concessa agli assediati di Gerusalemme che durava dall’inverno del 67-68. Tra gli assediati si erano formate tre fazioni: la prima, costituita da parte dei Zeloti con a capo Giovanni di Giscala, si era asserragliata nei portici e nei cortili del Tempio sul monte Sion; la seconda, formata dall’altra formazione dei Zeloti con a capo Eleazaro, aveva occupato l’interno del Tempio, detto “Luogo Santo” e “ il Santo dei Santi”, dove poteva mettere piede, una volta l’anno, soltanto il Gran Sacerdote; la terza, fatta dalle bande dei montanari dell’Idumea con a capo Simeone, teneva la città.

   Nel luglio del 70, nel corso della conquista di Gerusalemme , si sviluppò un incendio che raggiunse e distrusse i portici del Tempio ed il Tempio stesso.

   La fine della guerra significò anche la prigionia di centomila Ebrei tra i quali i due capi della resistenza, Giovanni e Simone.

   Alla morte di Vespasiano, avvenuta nel 79 d.C., si succedettero nel governo dell’Impero: Tito (Flavio Vespasiano) (figlio di Vespasiano, morto nell’81 d.C.), Domiziano, fratello di Tito (81-96 d .C.), Cocceio Nerva (96-98 d.C.), Ulpio Traiano (98-117 d.C.), Publio Elio Traiano (117-138 d.C.). Quest’ultimo rafforzò i confini dell’Impero, costruì dappertutto strade, acquedotti e templi. Egli ebbe in  massima cura le province, specialmente orientali, tanto da visitarle personalmente; Gerusalemme, mèta di uno dei suoi viaggi, fu trasformata in colonia romana con il nome di Aelia Capitolina. Sull’area del Golgota, presso la piazza, fece costruire il Foro. Tali lavori richiesero l’interramento dei sepolcri, che pertanto furono involontariamente nascosti e protetti12.

   Quali imperatori di Roma si ricordano: Commodo (192 d .C.), Settimio Severo (193-211 d.C.), Caracalla (ucciso dai soldati nel 217), Severo Alessandro (222-235 d.C.), Aureliano (270-275 d.C.).

   Nel 284 d.C. s’impadronì del potere un uomo di grande valore: Diocleziano. Per assicurare la difesa dei confini e garantire la stabilità , riformò l’ordine imperiale costituendo la Tetrarchia. In primo luogo affidò a Massimiano la difesa dell’Occidente  attribuendogli lo stesso suo titolo di “Augusto”; successivamente, ed in subordine, nominò due colleghi col titolo di “Cesare”.

   Il territorio dell’Impero venne così suddiviso:

      - Diocleziano “Augusto” ebbe il dominio di tutto l’Oriente e il governo dell’Asia Minore, della Siria,

  della Palestina, dell’Egitto, della Cirenaica e risiedeva a Nicomedia in Bitinia.

- Galerio “Cesare” ebbe  la giurisdizione sulla penisola  Balcanica, sulla Pannonia, sul Norico;

         capitale Sirmio sulla Sava.

Massimiano “Augusto” resse l’Occidente e governò l’Italia, la Rezia, l’Africa latina, parte della Mesopotamia e la Tripolitania; risiedette in Milano.

-          Costanzo Cloro “Cesare” ebbe il governo della Gallia, della Britannia, della Spagna e di parte della Mauritania; capitale Treviri sul Reno.

Il Cristianesimo, essendo una religione monoteista, non condivideva  chiaramente l’idea dell’imperatore-dio, pertanto i suoi fedeli non erano ben visti dagli imperatori.

I Cristiani furono invisi anche a Galerio tant’è che indusse Diocleziano, mentre operava la restaurazione politica e militare, alla loro persecuzione.

Nel 305, Diocleziano e Massimiano abdicarono a favore di Galerio e Costanzo Cloro che scelsero come “Cesari” rispettivamente Massimino Daia e Flavio Severo.

Dopo varie vicissitudini, l’Impero romano ebbe ben sei Imperatori: Galerio, Licinio e Massimino Daia in Oriente, Costantino, Massenzio e Massimiano in Occidente.

Ma la lotta per la supremazia politica e religiosa dell’Occidente si focalizzò: Massenzio, di religione pagana, e Costantino favorevole al Cristianesimo.

Il 28.10.312, Costantino, inalberando il simbolo di Cristo (P), presso il ponte Milvio, sul Tevere, travolse l’esercito di Massenzio ed entrò trionfalmente in Roma.

Nel 313, un nuovo focolaio di guerra  si accese anche in Oriente. Licinio assalì Massimino Daia costringendolo a darsi la morte.

Con questi ultimi avvenimenti finì la Tetrarchia e si ebbero come imperatori: Costantino in Occidente e Licinio in Oriente. Nel 313 ci fu l’editto di Milano con il quale Costantino e Licinio concedevano ai Cristiani libertà di culto.

Successivamente, tra i due imperatori nacquero tanti dissidi che sfociarono in un conflitto. Licinio, battuto ad Adrianopoli e a Scutari (18.9.324), si arrese al vincitore che, pur avendogli promesso salva la vita, lo fece trucidare.

 

 

6.  COSTANTINO E L’IMPERO ROMANO CRISTIANO

 

Costantino, rimasto unico imperatore, volle ristabilire nell’Impero la pace turbata dal dilagare dell’arianesimo; pertanto convocò il Concilio di Nicea (19 giugno-25 agosto del 325). A chiusura del Concilio, perché si potesse “glorificare agli occhi del mondo” , dispose che fosse riportato alla luce il “santo Sepolcro del Salvatore”. Impartì quindi disposizioni per la esecuzione dei lavori tra i quali, in via prioritaria, la eliminazione delle tracce pagane, demolizione degli idoli e ripristino dei luoghi. Dov’era situato il Foro di Aelia Capitolina, separato dal vicino Golgota da una piccola depressione, fu ritrovato il santo Sepolcro.

La notizia del ritrovamento fu comunicata immediatamente a Macario, vescovo di Gerusalemme, con la seguente lettera13:

  Il vittorioso Costantino, Grandissimo, Augusto, a Macario14.

 E’ tanto speciale la grazia del Nostro Salvatore, che nessun discorso, fosse anche il migliore, potrebbe celebrare degnamente il presente miracolo. Che il miracolo della sua Passione santissima, nascosto sotto terra da tanti anni, sia stato ricondotto alla luce nello stesso momento in cui il nostro comune nemico soccombe, ed in cui i fedeli ricuperano la loro libertà, è certamente cosa che sorpassa ogni ammirazione. Quand’anche venissero convocati tutti coloro, i quali, in questo mondo, godono di una certa riputazione d’abilità, i loro elogi resterebbero molto al disotto della realtà del fatto. Fra questo prodigio e la ragione umana, intercede tanta distanza, quanto fra il cielo e la terra.

 Giacchè novelli prodigi manifestano quotidianamente la verità, è necessario che le anime, unite in comune slancio, e animate da maggior senno, s’infiammino di un ardore sempre maggiore per la legge divina. E’ questo il mio primo, il mio unico scopo. Sia questo evidente a tutti, e tu siine persuaso. Questo luogo sacro che io per grazia di Dio, ho liberato dal peso vergognoso ed opprimente degli idoli,questo luogo che fin dal principio, una speciale predestinazione ha santificato che adesso è ancora più santo, se è possibile, per aver ridonato alla luce la testimonianza della Passione del Salvatore, sarà il principale oggetto delle mie cure, e verrà da me adornato di splendidi monumenti.

 In conseguenza compete alla tua prudenza di fare con diligenza tutto ciò che è possibile affinché questo edificio sia, non solo il più bello del mondo, ma affinché altresì tutti i dettagli della decorazione eclissino con la loro magnificenza le magnificenze delle più grandi città.

 Incarico pertanto il nostro caro Draciliano, architetto delle province, ed il governatore della provincia di costruire e di ornare le muraglie. D’altro canto, la nostra pietà  ha ordinato  che essi mettano a tua disposizione gli artisti, gli operai, e in generale tutto quello che la tua saviezza giudicherà necessario.

 Mandami tu stesso il preventivo delle colonne e dei marmi che ti sembreranno più preziosi e più utili. Conoscendo così il numero e la qualità dei materiali richiesti potrò farli riunire e trasportare. Perché è ben conveniente che il luogo più santo della Terra abbia una decorazione degna di esso.

 Quanto all’interno della basilica, dimmi se lo preferisci rivestito di marmo, o “altrimenti. Se si decide per questi rivestimenti, si potranno ornare d’oro.

 Bisogna dunque che la Tua Santità mi fornisca al più presto tutte le suddette informazioni, riguardo agli artisti, agli operai, alle spese; al  più presto, pure quelle che sono necessarie circa i marmi, le colonne, la rivestitura, se ti sembra da preferirsi.

 Che Dio ti conservi, carissimo fratello.

I lavori che si compirono per ordine di Costantino non interessarono solo il ritrovamento del santo Sepolcro, ma anche i seguenti. La tomba di Giuseppe d’Arimatea, scavata nella roccia, fu isolata e decorata con colonne di marmo pregiato, fu coperta da una cupola  detta Anastasis (= risurrezione). Sulla cripta dell’Invenzione (= ritrovamento) della Croce fu costruita una basilica a cinque navate, denominata Martyrion.

Fu completata nel 335 quando vescovo di Cesarea  era Eusebio.

Altre basiliche furono: quella costruita  sulla tomba dell’apostolo Pietro15; consacrata nel 32616, che divenne il più grande Tempio della Cristianità , e quella di S.Sofia o della Sapienza  costruita a Costantinopoli17.

Nel 337, alla morte di Costantino, l’Impero fu diviso tra i figli: Costantino II, Costante e Costanzo II, ed i nipoti: Dalmazio e Annibaliano.

Tra i successori vi furono lotte fratricide che non solo funestarono e gettarono disordine nell’Impero, ma ne provocarono  la frantumazione che favorì  le invasioni barbariche. Le lotte intestine e le guerre civili ridussero il potere nelle sole mani di Costanzo II. Questi perseguitò i cattolici  e condannò a morte tutti i nemici della famiglia di Costantino tranne il cugino Giuliano, inviato nelle Gallie al comando delle legioni. Giuliano, succedutogli al trono, regnò appena due anni (361-363).

Tra gli imperatori che seguirono e che diedero appoggio alla Chiesa è ricordato Graziano (375-383) che con l’imperatore d’Oriente Teodosio (379-395) decretò quale religione dell’Impero quella dell’apostolo Pietro (380 d .C.). Alla morte di Graziano (383), avvenuta mentre in Gallia si accingeva a combattere Massimo, eletto imperatore dalle legioni della Britannia, succedette Valentiniano II. Teodosio, suo successore, riuscì nell’intento di unificare l’Impero, tentativo però che durò solo pochi mesi.

 

 


 

6 Per il riordinamento dell’Impero erano stati istituiti il nuovo catasto, cioè l’elenco degli immobili soggetti all’imposta fondiaria, e il censimento degli  abitanti  di tutto il territorio romano. Maria e Giuseppe si dovevano recare a Betlemme da Nazareth, dove abitavano, per essere censiti, secondo le consuetudini giudaiche, nel luogo donde era originaria la loro famiglia, cioè quella di Davide.

7 L’esatta data di nascita è ancora controversa. L’evangelista Matteo riferisce: ” Gesù nacque a Betlemme di Giuda, al tempo di Erode “. L’evangelista Luca: “ In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’Impero. Questo primo censimento ebbe luogo quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi iscrivere, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazareth, per recarsi in Giudea, nella città di Davide, chiamata Betlem, perché  Egli  era della casa e della famiglia di Davide, per farsi iscrivere insieme a Maria che era incinta. Mentre erano là si compirono i giorni in cui Ella doveva partorire e diede alla luce il Figlio; lo avvolse in fasce e lo adagiò  in una mangiatoia perché non avevano trovato posto in un albergo “. (I Vangeli di Marco e Giovanni non trattano l’argomento). Dionigi il Piccolo (morto nel 540 circa), traducendo le Tavole pasquali di Cirillo d’Alessandria, iniziò il computo degli anni dalla nascita di Gesù da lui fissata, con un errore di quattro anni, il 25 dicembre 754 dalla fondazione di Roma, così come aveva proposto Daniele (Cfr. “Enciclopedia Universale “ di Rizzoli-Larousse, vol.V, Milano,1967).

La questione è stata riaperta da Papa Giovanni Paolo II nel corso della udienza generale del 14.1.1987. Sua Santità, parlando della verità storica di Cristo “vissuto in uno spazio di tempo determinato affermò, infatti, “ Si ammette comunemente  che il monaco Dionigi il Piccolo, quando nell’anno 533 propose di calcolare gli anni non dalla fondazione di Roma, ma dalla nascita di Gesù  Cristo, sia incorso in errore. Fino a qualche tempo fa si riteneva che si trattasse di uno sbaglio di circa quattro anni, ma la questione è tutt’altro che risolta”. L’errore apparve chiaro a non pochi studiosi della scrittura quando rilevarono che nell’anno 754 di Roma, Erode era già morto mentre sia Matteo che Luca dichiarano nel loro Vangelo che Gesù nacque nei giorni di Erode I il Grande (37-4 a.C.). Il giorno del 25 dicembre si ritiene essere stato scelto dai primi Cristiani perché vollero contrapporre le loro grandi feste a quella che i pagani celebravano in onore del Sole, appunto il 25 dicembre.

8 I Magi (secondo la tradizione sono: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre), giunti dalla Caldea (territorio dell’odierno Iraq) a Gerusalemme, domandarono al re Erode dov’era nato il Re dei Giudei. Erode, dopo aver consultato i grandi Sacerdoti e gli Scribi del popolo, riferì loro segretamente che era la città di Betlemme dicendo: “ Andate e fate diligenti ricerche del fanciullo, e quando lo avrete trovato fatemelo sapere, affinché io pure vada ad adorarlo “ (dal Vangelo di s. Matteo). I Magi, seguita la stella che li condusse sul luogo dov’era nato Gesù, si prostrarono, lo adorarono e gli offrirono i loro doni (oro, incenso e mirra). Avvertiti in sogno di non passare da Erode, tornarono al loro paese per altra via.

9 Verso l’anno 28 d.C., durante il Regno di Tiberio (14-37 d.C.), Giovanni Battista si recò sulle rive del Giordano a predicare l’imminenza del Regno di Dio e ad amministrare il battesimo di penitenza, che anche Gesù volle ricevere. Giovanni, nell’occasione, lo presentò ai propri discepoli come l’Agnello di Dio.

10 Il Getsemani è localizzato nella parte orientale di Gerusalemme, al di là del torrente Cedron, ai piedi del monte degli Olivi, ove Gesù si ritirava per pregare.

11 Quando è morto Gesù ? E’ la domanda posta da diversi studiosi, i quali ritengono sia avvenuta tra il 26 e il 36. I VANGELI, unici documenti fondamentali della crocifissione di Gesù, ci forniscono i seguenti dati: a)  avvenne quando il Governatore della Giudea era Ponzio Pilato; b) ebbe luogo il 14° o 15° giorno del mese di Nassan e che questo giorno era un venerdì; c) in quell’anno era Sommo Sacerdote Caifa.

PIO EMANUELLI (articolo pubblicato nel 1916 – Roma, il sole del Toro – dal titolo “ La data della morte di Cristo secondo l’Astronomia “) riferisce che alcuni nuovi elementi del problema evidenziati specialmente da scienziati stranieri “ conducono a risultati perfettamente identici a quelli a cui egli pervenne , riportati nella “Rassegna Contemporanea (25.3.1913) “. I limiti di tempo entro i quali dovettero aver luogo la morte di Gesù sono appunto gli anni 26 e 36. Non potette avvenire prima del 26 poiché fu solo in tale anno che Ponzio Pilato, succeduto a Valerio Grato, prese possesso del governo della Giudea, né lo potè  essere dopo il 36 perché, in tale anno, Caifa fu destituito (secondo la testimonianza dello storico Giuseppe nella sua opera “Antiquitatum Judicarum”) dall’ufficio  di Sommo Sacerdote, da parte del procuratore Vitellius.

Tenuto presente che s. Luca, ai capitoli XIII (1) e XXIII (12)  del  suo vangelo, fa comprendere che, al tempo della morte di Cristo, Ponzio Pilato non era alle sue prime armi, ma probabilmente al secondo anno di governo, la crocifissione dev’essere avvenuta tra il 28 ed il 36 incluso. Tra questi anni occorreva trovare il venerdì del 14° o 15° giorno del mese di Nisan (nel calendario ebraico corrisponde al nostro marzo-aprile (= Cfr.Enciclopedia Universale” di Rizzoli-Larousse, vol.X,Milano,1969,p.566=), quando la Luna nuova si rende visibile nel crepuscolo vespertino, subito dopo il novilunio.

Della questione si occuparono alcuni dotti, come: il prof. C.H. Turner dell’Università di Oxford, il cronologo francese abate Th. Memain che pubblicò un articolo “La dernière Paque de N.S. “ nel volume del 1902 delle “Memorie della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei”, gli astronomi inglesi A.M.W. Dowring, C.Watson, R.Courtenay. A seconda che si prenda per giorno della morte di Gesù il 14° e 15° giorno di Nisan o si ammetta che il plenilunio pasquale fosse caduto prima o dopo l’equinozio di primavera, la condizione è che avvenne di venerdì. Ciò conduce a soluzioni relative agli anni 29, 30, 33, 34,36.

Escludendo: l’anno 36 in cui Caifa fu rimosso dalla sua carica dal procuratore Vitellius e l’anno 34, in quanto la Pasqua (14° e 15° Nisan) non poteva essere celebrata prima del 25 marzo;rimangono gli anni 29, 30 e 33. L’anno 30 è quello su cui convergono le maggiori probabilità astronomiche e storiche.

-                      Il dott. H.H. Kritzinger in un interessante studio nella rivista “Die Reformation” provò che l’anno 30 è quello che, meglio di ogni altro, può essere assunto come anno della morte di Gesù Cristo. Tale anno, infatti, non contrasta con la tradizione secondo la quale la vita di Nostro Signore fu di circa trentatré anni.

-                      Dalla Enciclopedia Universale (Rizzoli-Larousse, vol,VII, Milano,1968,p.83) si evince che tra le varie date fissate dagli studiosi, si possono indicare le seguenti, come quelle che raccolgono maggiore consenso: - 5° a.C.   :  nascita di Gesù autunno 27 d.C.: inizio del ministero di Giovanni Battista e poco dopo battesimo di Gesù e inizio della sua vita pubblica; Egli ha circa trentatré anni; marzo-aprile 28 d.C.: prima Pasqua della vita pubblica di Gesù; marzo-aprile 29 d:c.: seconda Pasqua della vita pubblica di Gesù; 7 aprile 30 d.C.: giorno 15° del mese di Nisan: Pasqua e morte di Gesù: Egli ha circa 35 anni.

12 Eusebio, vescovo di Nicomedia, nella “Vita di Costantino”, scritta tra il 337 ed il 340 d.C., dice: “Nel passato, uomini empi (l’imperatore Adriano ed i Romani suoi seguaci) con mille fatiche vi avevano ammassato, prendendola da qualche parte fuori della città, della terra, coprendo tutto il luogo. Quel terrapieno, elevato fino ad una certa altezza, lo avevano coperto con un pavimento, nascondendo così la divina grotta “ (Cfr. Andrè Parrot “Golgotha e Santo Sepolcro”- Ediz.Paoline, Roma,1972,p.37).

 La grotta  era la tomba  che un uomo ricco di Arimatea, Giuseppe, membro del Sinedrio, aveva fatto costruire per sé. Questi, seguace segreto di Gesù, si presentò a Pilato e avendogli chiesto ed ottenuto il corpo di Gesù, lo avvolse in un bianco lenzuolo e lo depose nel suo sepolcro nuovo che aveva fatto scavare nella roccia (Cfr. Vangelo secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni).

13 Rouillon, padre domenicano francese, “ Sant’Elena” – Roma, Desclèe & C. Editori – 1908 –pp.99,100,101.

14 Macario, vescovo di Gerusalemme nel 314, morì nel 334.

15 L’apostolo Pietro abitò in casa del senatore Prudente, dimora che poi consacrò come prima chiesa di Roma, alla quale Lentulo regalò molti arredi ( Eugenio Pilla “Le rivelazioni di Caterina Emmerich “-Ediz. Cantagalli, vol. II).

16 Rizzoli-Larousse, o.c., vol.XIII,Milano 1970,p.369.

17 ibidem, p.354.

16 Rizzoli-Larousse, o.c., vol.XIII,Milano 1970,p.369.

17 ibidem, p.354.

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