Monte Li Foi 09-03-2003

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Escursione al  Monte Li Foi  (PZ- Appennino Lucano)

Il Monte Li Foi, con le sue due vette (Monte Li Foi 1.355 m. slm e Monte Li Foi di Picerno 1.350 m. slm) domina un’ampia vallata del territorio del Melandro e dell’alta valle del Basento, a ovest della città di Potenza. Con i suoi circa 900 ettari di bosco, prevalentemente a faggio, è uno dei biotipi censiti dalla Società Italiana di Botanica nella regione Basilicata. Il punto di partenza dell’escursione è previsto ad una quota di circa 900 m. slm. Utilizzando sentieri di facile percorribilità ci si addentrerà nel fitto bosco, caratterizzato dalla presenza di fresche sorgenti d’acqua. Durante la passeggiata sarà possibile osservare anche un particolare fenomeno di tipo carsico. I fenomeni carsici si originano per la solubilità della roccia carbonatica ad opera delle acque, le quali tendono a penetrare all'interno delle masse litoidi allargando le vie di circolazione sotterranea. Perché tale processo morfogenetico si realizzi è necessaria oltre che la presenza di rocce solubili fratturate anche un'abbondanza di precipitazioni meteoriche. Infatti l'acqua piovana, ricca di anidride carbonica a contatto con il carbonato di calcio forma un composto solubile (bicarbonato di calcio) che viene asportato. La manifestazione più evidente del carsismo cui siamo abituati è costituita dalle grotte e dalla loro architettura interna arricchita anche da particolari forme di deposizione del calcare quali stalattiti, stalagmiti, colonne e croste concrezionali. Ma il paesaggio carsico è composto anche da un insieme di forme superficiali quali le scannellature, i Karren, che sono delle vere e proprie vaschette di corrosione e le doline, rappresentate da conche di forma diversa, di dimensioni decametriche e da una serie di forme minori quali solchi e impronte. Sul Monte Li Foi è possibile osservare proprio una di queste forme di carsismo meno note, riconducibile ad una dolina: si tratta di Lago Romito, ubicato ad una quota di circa 1252 m slm. Lo specchio d'acqua ha un diametro di circa 15-20 metri ed è impostato su un lembo roccioso, la cui frazione carbonatica predominante ha subito un fenomeno di dissoluzione particolarmente accentuata e tale da formare una lieve depressione. Nella stagione invernale, quando il livello della falda acquifera si eleva fino ad essere subaffiorante, essa è coperta da un piccolo laghetto, che scompare del tutto in estate. In condizioni di assenza d'acqua è possibile notare una copertura argillosa rossastra spessa qualche centimetro che ricopre la roccia carbonatica, intersecata da una fitta rete di fessure, scanalature e buche che costituiscono le vie di fuga dell'acqua. Durante l’ escursione saranno possibili anche incontri con greggi di pecore. Infatti,  Monte Li Foi è zona di pascolo per numerosi greggi,  in massima parte formate da ovini di razza Gentile di Puglia,  importata dagli spagnoli nel XV secolo, che produce poco latte, ma di alta qualità. Ci troviamo, infatti, vicino ad una delle zone di produzione del Pecorino di Filiano, che si ottiene, esclusivamente da latte di pecore appartenenti a tale razza. Il pascolo rimane la base dell’alimentazione delle pecore per gran parte dell’anno; solo in condizioni di nevicate abbondanti è prevista un’integrazione alla stalla con mangimi aziendali e fieno prodotto sull’area. Sui pascoli naturali dei Monti Li Foi, insieme ad altre zone circoscritte della Basilicata, quali i dintorni dei Laghi di Monticchio, fino alla Montagna Grande di Muro Lucano, aree ricche di molte essenze aromatiche (asperula, caglio, nepeta, geranio, ecc.), si perpetua l’antico e "magico" rito della coagulazione del latte ovino crudo. L’assenza di qualsiasi trattamento termico della materia prima assicura il mantenimento delle sue caratteristiche chimiche e sensoriali. Il Monte Li Foi è tradizionalmente area di transumanza per i bovini di razza podolica. E’ probabile quindi che ci si imbatta anche in bovini con corna particolarmente sviluppate. Sono bovini di razza maremmana, introdotti all’inizio del secolo da alcuni allevatori. Le dimensioni degli animali e la lunghezza delle corna indurranno certamente qualche timore iniziale negli escursionisti, che sarà però, presto fugato dalla mansuetudine degli animali stessi. Una volta arrivati in cima sarà possibile godere di un panorama a 360 gradi che affaccia verso il capoluogo (Potenza), verso Avigliano e verso Picerno. Dalla cima, se le condizioni di visibilità lo permetteranno, saranno distinguibili i principali rilievi montuosi della zona. A meno di foschie o nebbie, saranno certamente visibili il Cervialto, in direzione Nord, i Monti Alburni e il Cervati, a Est e a Sud, il monte Arioso a Sud. A Sud è visibile anche lo stagno di Pignola che è zona di riserva naturalistica del WWF. Sempre a Sud, sarà visibile la torre medievale della vecchia Satriano su una collina che domina la valle del Melandro. Situata sul colle dove resta la Torre, l’antica Satriano fu distrutta intorno al 1420. Successivamente la popolazione si stabilì nella contea sottostante, ovvero Pietrafesa. Nel 1887 Pietrafesa prende il nome di Satriano. Sulla distruzione dell’antica Satriano varie sono le ipotesi. Ci affascina quella secondo la quale fu bruciata dalla regina Giovanna II D’Angiò-Durazzo di Napoli (1371-1435), per vendetta dell’amore ripudiato, nel desiderio di uccidere la sua rivale Sieal, amante del baronetto, oggetto della sua passione. Supposizione questa che richiama al fascino della zona e che ben si inserisce nello spirito del luogo, nella forza delle luminose, afrodisiache ginestre che colorano la terra satrianese. Sulla stessa collina si rinvengono, poi, numerose tracce di insediamenti preistorici. Finora sembra risultare che la più lontana presenza umana sull’antica Satriano risalga alla media età del bronzo, nel XIV sec., a.C.. Molti resti risalgono all’età del ferro (dal X al VII sec., a.C.). Risalgono alla prima metà del sec. VIII a.C. alcune sepolture messe alla luce con scavi archeologici. Verso la fine del VI sec., a.C. inizio del V, probabilmente questa area fu utilizzata come luogo di culto, sino alla fine del III sec. inizio II sec. a.C.. Ritrovamenti di ceramiche a tre colori del VI sec. a.C. testimoniano lo sviluppo della popolazione in tale epoca; è stato anche ritrovato un forno nel quale venivano cotti vasi e tazze di stile greco. Nel V sec. a.C. incamerò alcuni usi e costumi del popolo Osco, in particolare l’uso del rito funerario, del seppellimento in posizione supina, mentre precedentemente era adottata la posizione rannicchiata.  Nel 330 a.C. l’antica Satriano subì un violento saccheggio, probabilmente ad opera di Alessandro Magno. Pare abitata solo da ville romane sparse dal III sec. a.C. al VI sec. d.C., divenne in tale data colonia greco - bizantina, obbediente a Costantinopoli. Nel secolo XI, con la conquista della regione da parte dei Normanni passò al rito latino. Del periodo Medioevale resta l’antica Torre, costruita dai Normanni che svilupparono e fortificarono il paese. Dal 1420 circa, dopo l’incendio dell’antica Satriano, come abbiamo detto, la sua storia si fonde con quella di Pietrafesa. Dopo questa breve digressione storica, e, soprattutto dopo, la salubre passeggiata tra i boschi, a più di qualcuno dei partecipanti sarà venuta fame. E’ giunto, quindi, il momento di scendere a valle e di riunirci presso un opportuno Agriturismo per un lauto banchetto a base di prodotti e specialità locali, il tutto, ovviamente, accompagnato da un buon vino.

Percorso:  Picerno (zona FF.SS.)-Piano Nevena-Versante Ovest Li Foi-Cime (Li Foi-Li Foi di Picerno)-Discesa versante S.O.-Picerno * Dislivello: m.500 circa * Durata h 4,30 Difficoltà media (E) * Direttori: Rocco Lettieri e Vincenzo  Petrone * Partenza h. 7,30

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