Traversata 11-10-2002

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11-12-13/ottobre/2002:

GRANDE TRAVERSATA DEI PICENTINI:  UN REMAKE O UNA TRADIZIONE?

 

La risposta all’interrogativo del titolo è scontata. Non intendiamo rivivere i fasti e gli entusiasmi della primma grande traversata dello scorso anno, anche perché una simile prospettiva genera sempre malinconia e delusione. Intendiamo invece realizzare una continuità, avviando verso la tradizione una fondamentale esperienza di pieno contatto con uno dei nostri principali scenari escursionistici. Proprio perché i Picentini sono uno dei gruppi da noi più frequentati, risulta stimolante viverli in maniera diversa dal solito, con un trekking continuo che realizzi ancor più compiutamente quella immersione nel particolare ambiente della montagna che tanto ci sta a cuore.  Potremo così constatare veramente il singolare contrasto tra la vicinanza di questi monti con il nostro ambiente domestico e la sua gradita fondamentale lontananza qualitativa.

D’altronde, la nostra Sezione celebra da molti anni il rito della Grande Traversata dei Lattari, da Chiunzi a Punta Campanella, ma giunge solo quest’anno alla seconda edizione della Grande Traversata dei Picentini.

L’itinerario riproduce con qualche variante quello dello scorso anno prevedendo un percorso con prevalente direzione ovest-est e finale deviazione a sud-est, seguendo la direttrice del Polveracchio sino alla Valle del Sele.

Lunghe ed impegnative sono le tre tappe, ma per lo più dotate di un certo margine di elasticità, in modo da poter eventualmente adattare il viaggio alle esigenze di tempo e di persone.

Primo giorno: Calvanico, Pizzo San Michele, Mai (variante alla cima),  Varco dell’ Orso, Varco di Sua Eccellenza, S. Maria a Carbonara.  E’ la parte più aerea e panoramica della traversata. Ne costituiscono lo scenario i Picentini occidentali, i quali hanno caratteristiche morfologiche ed in parte anche geologiche diverse dai Picentini orientali (questi ultimi iniziando dopo il valico delle Croci di Acerno)   Invece di boschi di alto fusto, prati, amene radure e morbide dorsali, ampiamente prevalgono ripide creste che giocano dentellati saliscendi e ti tengono sopeso più che tra la valle del Sabato ( a nord) e quella del Picentino (a sud) in una atmosfera azzurra ed irreale, mentre l’occhio scivola su dirupati fianchi coperti di faggi ritorti e tormentati dal vento e verticali pendii di falasca. Rocce fantasiose evocano nomi misteriosi e forieri di chissà quali storie: Tuppo dell’ Ovo (non sarà venuto quassù anche Colombo?) Varco dell’Orso, Varco di sua Eccellenza.  L’eccellenza oggi è solo di chi riesce con disinvoltura a percorrere queste balze che non poco affanno procurarono anche al “nostro” Giustino Fortunato: “piegando a man dritta, bisognò dare la scalata, una dopo l’altra, a tutte quelle cime rocciose, su le quali a stento fiorisce il pallido garofanetto silvestre: e su per esse ove certo non era via da vestito di cappa…………”

Sabato, tappa intermedia: da S. Maria, risalendo uno dei tanti rivoli ameni che dall’ Accellica scendono al Picentino, guadagneremo il Varco del Pistone, sotto il versante meridionale del suo braccio destro. Il sentiero, agevole stavolta, sale e scende dolcemente ora attarversando altri rivoli, ora lanciandosi verso i suggestivi fianchi della nostra Signora. E’ ad essa perpendicolare il piccolo valico della Serra Colle del Ferro, dalla cui sommità lo sguardo spazia su distese di verde celanti misteri e tesori di boschi e radure. Fra questi la Grotta dello Scalandrone, contornata di prati e sorgenti e di pareti, ove muschio e calcare disegnano, stillando, immagini fiorite. Da un precario ponticello ligneo si risale all’apertura dei Piani. Qui puoi contemplare, tutta intera, “ la Celica, l’aerea, l’arditissima Celica, fatta a mo’ di forca…. che…..come tutte le altezze solitarie flagellate dai venti si imponeva (a Giustino Fortunato che la scrutava) maestosa e solenne.  Ma contemplare non basta: la risaliamo scavalcandone il braccio  sinistro, con l’ausilio di una comoda rampa ad esso perpendicolare.  La faggeta si alterna a magre balze prative ed a qualche belvedere mozzafiato; da una verticale parete di roccia ci sorveglia corrucciato un soffiante felino. Un ultimo balzo ed eccoci al valico (m. 1411) Al di là, l’ameno pianoro di Acerno di qui, a seconda dei tempi e delle forze, si potrà scendere subito all’opposto versante acernese o volgere a Tramontana per cavalcare tutta la cresta dell’Accellica ed affacciarsi sul Varco del Paradiso.

Quale che sia stata la scelta, il terzo giorno prevede un’altra lunga ma morbida cavalcata. Morbida poiché il Polveracchio con le sue forme arrotondate (siamo nei Picentini orientali, ecco la differenza!) ti dà comunque una sensazione di confidenza e di dolcezza: ti vien voglia di rotolarti nei suoi, prati, nei suoi lagarelli innevati, nei suoi fianchi opimi di erbi e di fiori, sotto i suoi altissimi e rassicuranti faggi. Se poi, non è così, pazienza. Un po’ di pazienza ci vuole per risalire da Ponte Aiello (m.650) alla cima (m.1790) E si trattasse di un percorso uniforme; invece prima si sale, poi si scende, poi si risale, poi si ridiscende, poi….basta ! Dopo tre giorni di immersione piena nel cuore dei Picentini, lo spirito solo sarà sopravvissuto ed il corpo dimentico più non farà remora ed ingombro. Se proprio volesse fare valere i suoi diritti, lo striscione del traguardo potrà essere collocato al rifugio di Senerchia, ove il gruppo dei meno volenterosi (non dei meno dotati) degli inguaribili camminatori della sola domenica giungerà autonomamnte lungo il consueto sentiero n. 8, per realizzare il rendez-vous finale. Ma sono certo che almeno qualche ardimentoso recherà la fiaccola  sino a Calabritto, lungo le dorsali del Boschetiello e dell’Altillo, così idealmente congiungendo le Valli dell’Irno e quella del Sele,  idrici bastioni di confine  dell’ acrocoro Picentino.

                                                                                   

 

GRANDE TRAVERSATA DEI PICENTINI    *     11-12-13 OTTOBRE  2002

DATI TECNICI :

 

Partenza da Salerno h. 7,30 dell’ 11.X;  I tappa: durata h. 8; dislivello m 900; difficoltà media (E) *  II tappa: a) traversata semplice dell’Accellica: durata h. 6, diff. Media (E), disl. m. 700; b) con salita alla cima dell’ Accellica: durata h. 10;  disliv. m. 1000; difficile (EE) * III tappa: durata h.9; disl. m. 1200; difficile EE *  Arrivo a Calabritto h. 18 circa del 21 ottobre.  *  Direttori di escursione: Sandro Giannattasio (AE) e Gerardo Di Costanzo

Escursione della sola domenica: Partenza da Salerno h. 7,30 * Percorso: Caserma del Gaudo – Rif. Forestale di Senerchia – Boschetiello – Altillo – Calabritto * Dir. Gita: FpFerrara e Pasquale Budetta.

Cartografia: Guida e Carta dei sentieri dei Monti Picentini e delle Colline Salernitane – Sez. CAI  Salerno e Pro Loco Acerno – 1994

Bibliografia: Giustino Fortunato: “L’ Appennino della Campania” – Sez. CAI Napoli 1884 – riedito nel 1988; Mario Fondi “La Regione dei Monti Picentini”   Libreria Scientifica Editrice – Napoli;  Touring Club Italiano: Guida rossa “La Campania” ed. 1981; “Il Varco del Paradiso” – bollettino della Sez. CAI Salerno: articoli vari sul tema.

 

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