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Relazioni interpersonali  e modalità comunicative
a cura di Mary Nicotra


20 Agosto 2001

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Intercultura: quali percorsi? Donne migranti e donne italiane insieme.

 

Si chiamano Nosotras. Iride, Prisma,ADAT, API,CESDI,  Donne Insieme,  Delicias. 

Sono tutte esperienze di autorganizzazione di donne in Toscana, che hanno in comune 

la molteplicità di provenienza. Sono associazioni  di donne immigrate che, nate a partire da processi diversi, condividono il loro obiettivo primario: la conquista e l'estensione a tutti e a tutte dei diritti di cittadinanza e il superamento dei limiti dello spazio  ordinariamente concesso, determinato dalla collocazione in ruoli che implicano una scarsa possibilità di sviluppo individuale e collettivo come i lavori domestico e e di cura.

 

Mercedes Lourdes  Frias, presidente dell'Associazione Nosotras nel suo elaborato ' migranti e native: la sfida del camminare insieme'  fornisce dati esaustivi: l'immigrazione femminile rappresenta il 46.8% del totale a livello nazionale. In Toscana, le donne immigrate costituiscono il 50.2%. 

Secondo i dati della ricerca - azione sull'immigrazione femminile a cura della Regione Toscana il 71,5% delle donne immigrate proviene dalle aree urbane dei paesi del sud.

 

DivPuoi parlarci delle donne migranti? Delle loro aspettative e delle motivazioni che le spingono a lasciare il loro paese?

 

Mercedes: Si tratta nella maggior parte dei casi di donne di seconda generazione di immigranti nei movimenti campagna - città nei luoghi di origine. 

Sono le ragazze che sono cresciute nella sottocultura urbana che si sono messe in viaggio. 

Donne che hanno fatto lavoro domestico, donne che hanno studiato, così come donne che hanno esercitato il piccolo commercio e partecipato alle organizzazioni di quartiere.

Mi riferisco in particolare a donne che hanno intrapreso percorsi migratori autonomi e per le quali l'emigrazione è una risposta ad una mancanza di prospettive, una ricerca di autorealizzazione e una possibile fonte di sostentamento per la famiglia intesa in modo allargato.

 

L'emigrazione non rientra nei sogni da bambina delle donne immigrate.

Si sogna e si progetta sugli studi, la carriera e la famiglia. La mancanza di prospettive per realizzare quei sogni nel paese di origine spinge ad una riprogettazione e il viaggio verso il nord e l'occidente economico rappresenta la via per cercare di realizzare quei sogni, o la parte che resta di quei sogni...

Si arriva dunque con un bagaglio di progetti, di esperienze di vita e lavoro e di competenze professionali, sociali, scientifiche.

Saperi poco spendibili nella società di arrivo sia per protezionismo nei confronti dei nazionali, sia per l'ermetismo dell'organizzazione sociale.

Il lavoro,  quasi sempre, quasi per tutte, quasi per sempre è il lavoro domestico. Il proprio bagaglio dei saperi va custodito in un angolino, possibilmente dove ingombri il meno possibile.

 

Div: E' purtroppo un dato di fatto che le donne immigrate sono soggette a discriminazione.

Qual'è la tua chiave di lettura e analisi  della condizione di migrante nel discorso sulla trasversalità della prospettiva di genere? E come le collochi tra sessismo e razzismo?

 

Mercedes: Alla disparità di opportunità basate sulla differenza di genere, per noi donne immigrate si aggiungono altre diversità.

L'essere migranti, provenienti dai paesi del sud del mondo o dall'est europeo, l'essere neri o appartenenti ad un contesto culturale e/o religioso non assimilabile al modello eurocentrico, rappresenta per noi un grosso ostacolo all'esercizio dei diritti,alla nostra soggettività e alla possibilità di interloquire in modo paritario con i diversi settori della società.

Caratteristiche come la provenienza, i caratteri somatici o l'appartenenza religiosa  sono  un'aggravante da aggiungere allo svantaggio derivato dal valore sociale e culturale attribuito alla differenza di genere nelle società patriarcali. 

Sono caratteristiche che determinano un maggiore grado di vulnerabilità rispetto al riconoscimento ed esercizio dei diritti, che sono già in atto prima di arrivare alla differenza di genere: ad esempio , essere neri, albanesi, musulmani, stranieri provenienti dai paesi impoveriti, qui ed oggi, è determinante ancor più dell'essere uomini o donne come causa di discriminazione e alienazione dei diritti fondamentali della persona. Se si è nere, straniere dei paesi impoveriti la vulnerabilità è ancora più accentuata

Come afferma Bell Hooks

'' E' soltanto se si immagina la donna in astratto, facendone un'invenzione o una fantasia, che la razza può non essere considerata importante.'' 

'' dobbiamo veramente credere che le teoriche femministe che non scrivono d'altro che delle immagini delle donne bianche, che sussumono questo specifico soggetto storico sotto la categoria totalizzante di 'donna' non 'vedano' che l'immagine è bianca?

 

Dunque la sola considerazione della dimensione di genere non basta. In questo senso, come sostiene Liana Borghi,'' la teoria del posizionamento di genere parte da una prospettiva più complessa, ossia, enfatizza il riconoscimento delle differenze fra donne, specie quelle razziali ed economiche, che generalmente vengono cancellate dal concetto femminista di sorellanza''.

La teoria del posizionamento ci consente  di contestualizzare il discorso sulle variabili che determinano l'emarginazione. Fermo restando che occorre appellarsi ad una molteplicità di condizioni che determinano lo svantaggio sistematico; in ogni contesto il peso di ognuno può essere decisamente diverso.

 

Per quanto riguarda i meccanismi che determinano il sessismo, posso affermare che sono in linea generale gli stessi che sostentano il razzismo: la valorizzazione, attribuire valore alla differenze di genere, fenotipiche o religiose; stabilire delle categorie, e collocare queste differenze in ordine verticistico. Il maschio in cima alla scala di genere; il bianco in cima nella scala 'etnica'; il cristiano in vetta alle religioni,ecc. Nei paesi industrializzati dell'Europa e del Nord America, il razzismo è il vero scoglio da superare. Mentre le lotte delle donne, anche se dietro dure battaglie, trovano spazio a livello legislativo, la voce delle minoranze rimane inascoltata a tutti i livelli, e le loro lotte non ottengono che scarsi risultati.

E' evidente che per combattere il sessismo non bastano le leggi a favore delle richieste delle donne; ci vuole uno sforzo mirato alla trasformazione culturale perché il sessismo  è imparato.Si assumono ruoli sociali già determinati.

La scuola è senza dubbio uno spazio privilegiato per mettere le basi  per la realizzazione di iniziative mirate.

 

Div : Negli ultimi anni vi è stato un grande fermento nell'ambito  delle associazioni interculturali delle donne. Molti progetti in atto sono destinati all'intercultura. Qual'è il tuo punto di vista a riguardo?

 

Mercedes: Si tratta di una vera evoluzione dell'associazionismo delle immigranti. Superando la discriminante provenienza comune, si è identificato nell'asse di genere e nella molteplicità di esperienze e vissuto il complesso sistema di intrecci a partire dal quale lavorare. 

 

In questo modo, l'associazionismo interculturale diventa una strategia politica delle donne.

 Per le migranti questo significa, partendo dal comune denominatore di genere, mettere insieme le mille diversità  che le caratterizzano per affrontare collettivamente le sfide, le difficoltà in cerca della riappropriazione dei sogni e della realizzazione dei progetti individuali, familiari e di gruppo.

Per le donne italiane vuol dire riconoscere nelle migranti una soggettività femminile diversa e portatrice di ulteriori risorse, bisogni e di caratteristiche che le rendono suscettibili di emarginazione, o già emerginalizzate anche alla luce delle conquiste delle donne native. L'assenza di riconoscimento dei diritti delle donne immigrate può dunque essere un riflesso della vulnerabilità degli spazi recuperati dalle donne italiane, attraverso lunghe battaglie per i diritti nelle diverse sfere della vita sociale, economica, individuale e culturale. Conquiste sostanziali a volte rimaste sulla carta, non trasformate in un agire coerente, ma comunque espressione del riconoscimento della soggettività femminile.

La decisione di intraprendere una strada comune, di associarsi tra donne immigrate e donne italiane, parte dell'esperienza stessa di essere donna in ogni società. Ciò significa per tutte dover lottare, con strumenti sicuramente diversi, per il riconoscimento dei propri diritti di persona. Significa  partecipazione piena nelle diverse sfere della società senza negare parti di sé. I legami e le esperienze che hanno in comune non le fanno tuttavia uguali. Non godono degli stessi diritti né delle stesse opportunità, dunque anche le priorità e le prospettive sono diverse. Come sostiene Bell Hooks, '' nella stessa tensione omologante che vorrebbe fare di ogni donna l'alleata naturale di un'altra donna, c'è un vizio logico e concettuale.Non solo le donne non sono uguali tra loro, ma appiattirli a quel unico comune denominatore che ad esse verrebbe dal condividere il giogo sessista, significa letteralmente ridurle al silenzio, cancellarle, teorizzarle piuttosto che conoscerle.''

Lavorare insieme in modo proficuo implica il riconoscimento della disparità sociali ed economiche esistenti senza che questo ancora una volta acquisisca valore.

 

Div: avete dei  progetti interculturali in atto o  nel prossimo futuro?

 

Mercedes : da fine Maggio è' in atto un progetto, Ciguapa, il cui titolare è il  Comune di Castelfiorentino. 

Il progetto  è  realizzato insieme all'Associazione Nosotras, alla Stanford University, al Centro Audiotelevisivo dell'Università  di Firenze e alla Società Italiana delle Letterate ( Firenze)  con il contributo e la collaborazione dell'Agenzia Formativa Empolese/Valdelsa, della Commissione Regionale Toscana delle Pari Opportunità donna/uomo.

Il progetto ha come   obiettivo  quello di  favorire lo sviluppo e il consolidamento di una prassi politica che agisca sulla cultura per consentire a tutti sostanziali trasformazioni sul piani dei diritti, della partecipazione e dell'accesso alle risorse materiali e culturali.

Intendiamo attuarlo attraverso pratiche concrete di lavoro con/fra donne di appartenenze diverse in chiave di equità e mediante l'azione educativa mettendo in discussione le certezze che determinano disparità di genere, classe, 'razza' e provenienza e sono state previste tre azioni:

  • la progettazione di un modulo di educazione interculturale rivolto agli/le insegnanti e alle studentesse e studenti delle scuole medie superiori di Castelfiorentino in fase di sperimentazione e successivamente del Circondario Empolese/Valdelsa, per giungere ad interessare l'area fiorentina.Il tema è: legami tra sessismo e razzismo e con questo modulo s'intende avviare un livello di riflessione in chiave interculturale che agisca sulla cultura, per promuovere sostanziali trasformazioni nelle relazioni uomo- donna, nativo - migrante.

  • la realizzazione di un video - documentario per uso didattico. Si tratta di una raccolta guidata di testimonianze delle donne, prevalentemente immigrate che evidenzierà la storia personale nel contesto di determinate condizioni politiche e sociali.

  • la pubblicazione a fine didattico di un volume basato sull'esperienza del campus, come momento che ha saputo coniugare la riflessione teorica con lo scambio di esperienze e relazioni, e che può dunque offrire materiale concreto di lavoro nelle scuole.

DiV: Ciguapa..è il nome di una figura mitologica? Ha un significato simbolico?

 

Mercedes: Cipuapa, è una donna leggendaria, indigena, del periodo coloniale, che  fuggì tra le grotte e le mangrovie insieme alle sue damigelle e divennero spiriti, che ancora oggi rondano durante le notti 

della campagna dominicana...

 

Ringraziamo  Mercedes e le auguriamo buon lavoro.

Speriamo vivamente  che il processo interculturale in atto  che ha come  protagonista l' impegno congiunto di  donne migranti e donne italiane  possa contribuire all'affermazione della soggettività individuale e collettiva delle donne immigrate, liberandole dai  pesanti stereotipi che le colloca in categorie  che portano con sé  una paralizzante carica negativa.

 

 

Mary Nicotra

 

Bibliografia 

Bell Hooks, Elogio del margine - Milano, Feltrinelli, 1998

Bell Hooks Ain't I a Woman: black women and feminism. - Boston, South End Press, 1981

Liana  Borghi, ''Postgender'' in 'Gender. In lessico postfordista: scenari della mutazione. A cura di Adelino Zanini e Ubaldo Fadini - MIlano, Feltrinelli, 2001 (in fase di stampa)

'' Io non sono razzista ma...Strumenti per disimparare il razzismo'' a cura di Silvana di Bella e Paola Tibet - Roma, Anicia, 1998

Paola Tabet, 'La pelle giusta'' -  Torino, Einaudi, 1997

'Educazione Interculturale'' a cura di Elisabetta  Nigris - Milano, Mondadori, 1996

 

 

 
 

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