Ci si potrebbe chiedere perché un
artista dindubbio valore come Roberto Benigni senta il bisogno
di contornarsi di assai più dubbi figuri come Nicola Piovani e
Vincenzo Cerami, programmaticamente votati alla peggior forma
di captatio benevolentiae nei confronti del pubblico: glorificazione
e divulgazione di buoni sentimenti, semplificazione spicciola,
azzeramento della critica e del dubbio et cetera. (1)
Come spiegare, insomma, lavvilente regresso che dallautistica
poesia di Berlinguer ti voglio bene conduce a La vita
è bella o a Pinocchio, opere in cui regna evidente
il bisogno di divulgazione dellumano?
Ci si potrebbe porre la stessa domanda
per numerosi altri artisti che hanno seguito unanaloga parabola
discendente: si pensi agli Yes di 90125, al Coleridge di
Biographia Literaria (2)
o alla seconda serie televisiva di Hokuto no Ken, alla
Nobilissima visione di Hindemith o a Nightmare - nuovo
incubo di Wes Craven. La risposta più ovvia al quesito sembrerebbe
essere un cedimento alla logica di botteghino, un colpevole inchinarsi
ai dettami dellindustria culturale. Forse linevitabile
esaurirsi della spinta creativa costringe lartista a rifugiarsi
nel cliché e nel luogo comune, a farsi parodia di se stesso e
ad abbracciare così le richieste del mercato; lesigenza
di commercializzazione modifica le sue scelte portandolo sempre
più lontano dalle intuizioni e sperimentazioni originarie verso
il mare magnum della narcolessi sociale.
Esiste però una risposta alternativa
che inverte i termini della questione e spiega tale involuzione
commerciale dellarte non come premessa ma come conseguenza
di un cambiamento ideologico dellartista. Dunque, non
dal bisogno di soldi al consenso di massa, ma dal bisogno del
consenso di massa ai soldi. In base a questa seconda interpretazione,
il nocciolo della questione starebbe proprio nellidea fissa
di "divulgazione dellumano allumano".
Peccato che il concetto stesso di "umanità" qui
in gioco si riveli di fatto equivoco. Mostriamolo con un breve
ragionamento.
Possiamo rappresentare lumanità
tramite linsieme U. Per comodità tralasceremo lumanità
passata e quella futura, per cui linsieme U si riferirà
esclusivamente agli esseri umani (u1, u2,
u3...un)
viventi in un dato momento sul nostro pianeta (poniamo, ad esempio,
il 5 ottobre 2002 alle ore 14.44). In più postuliamo che tutti
gli esseri umani siano adulti e appartenenti allinsieme
A degli ascoltatori di musica, di modo che U-A=Æ
. Ora, noi sappiamo che non tutti gli esseri umani
ascoltano però la stessa musica. Possiamo tranquillamente immaginare
un essere umano u1 che adori Zappa e
che non ascolti altro che 200 Motels tutto il tempo; in
questo caso u1, in quanto ascoltatore
monomaniaco di Zappa, rientrerebbe nellinsieme FZ
degli ascoltatori esclusivi della sua musica (composto, poniamo,
dai suoi fan strettissimi e, magari, dai suoi familiari). Si tratta
di un caso estremo, è vero, ma non del tutto inverosimile. Possiamo
rendere più reale e duttile la nostra ipotesi immaginando che
u1 attribuisca una o più qualità Q
alla musica di Zappa che non trova in nessun altro musicista:
lumorismo, la complessità ritmica, la commistione tra pop
e avanguardia et cetera.
FZ = { u/Q(u)}
Vediamo già una conseguenza interessante:
immaginare questo insieme ci aiuta a chiarire da un punto di vista
logico il concetto di "nicchia". Un artista "di
nicchia" è, per definizione, patrimonio duna esigua
porzione dumanità, dun numero il più possibile ristretto
di esseri umani. Concetti come questo sono altamente ambigui e
andrebbero rivisti o definitivamente cancellati. Per due ragioni:
1) Definire un autore "di nicchia"
non ci dice a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e nulla della sua opera. Lo
spettacolo teatrale Hardore dOtello di Scena Verticale
è opera di nicchia tanto quanto lalbum Niente Bestemmie
dei Nostri Porci Comodi. Ma se
il primo ha le sue velleità "artistiche" o, se si vuole,
"avanguardistiche", il secondo è semplicemente un disco
hard-rock-retrò che anela al pompino mai fuori moda di una groupie.
2) Lidea stessa di nicchia
è arbitraria e relativa. Quandè che un autore è abbastanza
conosciuto da non poter essere più considerato "di nicchia"?
Evil Dick and the Bad Manners lo sono sicuramente, ma lo sono
anche i Naked City? E lannichilente Herzog non è forse un
regista pop rispetto a Jorg Buttgereit? E Area06 non sono forse
i Jackson 5 rispetto ad Amnesia Vivace? È il famoso paradosso
logico del mucchio: se ho un capello sul tavolo e comincio ad
aggiungere un capello dopo laltro, quandè che ho "un
mucchio"? Non esiste una misura quantitativamente inequivocabile
e universale della "nicchità" di un autore; essere di
"nicchia" non implica una qualità N,
ma dare vita ad un insieme N costituito da una quantità
indeterminata D f
di fruitori.
Possiamo ora immaginare un altro
essere umano u2 e ritenerlo incapace
di ascoltare altro che i brutali barriti dei Carcass. In questo
caso u2 farebbe parte dellinsieme
CS degli ascoltatori esclusivi dei Carcass (poniamo: quattro
nostalgici grinders giapponesi e il loro tecnico del suono).
Se CS = { u/ Q2(u)}
dobbiamo necessariamente introdurre linsieme Q
= { q1, q2,
q3, ...qn }
costituito da tutte le qualità q che legano gli ascoltatori
ad un particolare musicista.
Ponendo i due ascoltatori u1
e u2, abbiamo ricavato i due
sottoinsiemi FZ e CS. Il fatto che FZ e CS
siano insiemi vicendevolmente escludentisi è dovuto allipotesi
che nessuno degli elementi di FZ sia anche un elemento
di CS, ovvero che nessuno degli ascoltatori di Zappa riconosca
di trovare anche nei Carcass quella qualità Q che
per lui contraddistingue lessenzialità, la centralità, linsostituibilità
dellesperienza musicale. Se lasciamo cadere questipotesi
otteniamo linsieme Y composto dagli esseri umani
che ascoltano e apprezzano sia Zappa che i Carcass per gli
stessi motivi.
Y = FZ Ç
CS
Si tratta di unipotesi inquietante,
ma se questo può farci "tremar le vene e i polsi", che
diremmo di un essere umano che trovasse la stessa qualità Q
in Frank Zappa, nei Carcass e in Cristina Davena? Diremmo
che è un pazzo o che è sordo. Possiamo tuttavia immaginare un
ulteriore sottoinsieme W, costituito da questunico
indesiderabile ascoltatore.
W = FZ Ç
CS Ç CD
Vediamo che data ununica qualità
Q linsieme dei possibili ascoltatori si riduce
notevolmente. Proviamo ora a rovesciare la questione: cosa dovremmo
dire di unartista che si rivolga programmaticamente
tanto ai fan di Cristina Davena, quanto a quelli dei Carcass
e di Zappa vendendo ad essi la stessa qualità Q?
Eppure è proprio questo che pretende di fare un prodotto culturale
di "vasto" consumo, unopera di massa. Questa infatti
non genera un sottoinsieme W ma pretende di valere per
un insieme più vasto di FZ, CS e CD, ovvero
X = FZ È
CS È CD
Se ci chiediamo a cosa aspiri un
prodotto di "vasto consumo" dovremmo ammettere senzaltro
che esso intende comunicare la stessa qualità Q ad
un pubblico il più vasto possibile. Come vedremo esso sarà invece
il più vasto impossibile.
Introduciamo linsieme "massa"
(M), costituito dallaggregarsi progressivamente più
ampio di elementi dellinsieme U attorno ad un artista
o a un prodotto.
M = { u Î
U/M(u)}
Da cui isoliamo la funzione M(u)
= m in base alla quale si costituisce linsieme M
a partire da U; si ipotizza cioè che sia data una qualità
specifica M dei prodotti di massa che ne garantisca
la capacità di aggregazione umana. Se M fosse una
qualità Q capace di richiamare il più vasto pubblico
possibile, allora tale funzione dovrebbe essere equipollente allaltra
Q(u) = m.
M(u) = m Û
Q(u) = m
Vediamo se questo è possibile. M
è costituito da masse progressivamente più vaste { m1,
m2, m3, ...mn
} ; ma come si costruisce linsieme M, qual è
il suo principio di aggregazione? Tale principio è puramente quantitativo:
più esseri umani si aggregano attorno ad un prodotto, più il prodotto
viene definito "di massa". Un rapido esame empirico
della questione produrrà i seguenti risultati:
m1 =
" u Î
U
m2 =
m1 + "
u Î ( U - { m1
} )
m3 =
m2 + "
u Î ( U - { m2
} )
mn =
mn-1 + "
u Î ( U - { mn-1}
)
Vediamo quindi che il primo elemento
di M è costituito da un qualsiasi essere umano u
che apprezza un determinato tipo di musica o un musicista. Se
ad esso si aggregano altri esseri umani (m2,
m3 etc.), si giunge al limite
superiore dellinsieme, ovvero mn.
Avendo però noi supposto U essere insieme non infinito
(3),
sarà
mn =
mn-1 + "
u Î ( U - { mn-1}
) = U
Il limite superiore dellinsieme
M sarà lo stesso insieme U. Tanto formalismo matematico
per dire una banalità: linsieme di tutte le masse possibili
non può superare la soglia numerica dellumanità data. Questa
sarà dunque anche la massa massima ipotizzabile.
Ma U sarà anche massimo
dellinsieme M? Apparterrà cioè per sua natura allinsieme
M? In altre parole si può parlare di "umanità"
in termini di "massa"? Questa domanda si impone nel
momento in cui cerchiamo di verificare l'identità di Q
ed M. Tale identità viene verificata senzaltro
per
m1 =
" u Î
U
In tal caso tuttavia non si tratta
daltro che di un elemento qualsiasi dellinsieme
U; ma, trattandosi di un solo essere umano, non si potrà certo
parlare sensatamente di "massa". Resta tuttavia la possibilità
che M(u) = m Û Q(u)
= m venga verificata per mn =
U. Questa possibilità è data ed effettivamente pare doversi
ammettere che un artista che riesca a farsi ascoltare da una massa
così grande da potersi identificare con U stia effettivamente
comunicando una qualità Q (= M ) a
tutto il genere umano. O almeno si dovrebbe ammettere che più
un prodotto ha successo e raggiunge le masse, più esso realizza
questideale universale di supposta comunione umana. Lo scenario
è troppo raccapricciante per non tentare almeno di smontarlo analizzando
più a fondo la questione.
Abbiamo visto che se prendiamo diversi
esseri umani e li classifichiamo a partire dalle loro esigenze
di ascolto, il massimo che si possa fare, data una specifica qualità
Q della musica, è di restringere e non ampliare
il nostro insieme. Linsieme W sarà necessariamente
più piccolo degli insiemi Y e FZ, CS, CD.
Linsieme X, al contrario, riesce ad aggregare molti
esseri umani solo perché prescinde dalla qualità Q.
Perché X possa essere legittimamente considerato una massa
aggregata di ascoltatori diversi (ricordiamo: Frank Zappa, Carcass
e Cristina DAvena), esso dovrebbe costituirsi in base ad
una qualità Q (= M) che per il momento è
sconosciuta. Dobbiamo cercare di determinare questa fantomatica
qualità "di massa" o qm. Una
qualità del genere non potrebbe identificarsi con nessuna specifica
qualità dellinsieme Q, ma dovrebbe essere una qualità
universale. No, non esiste una simile qualità ma se anche esistesse
la sua natura dovrebbe corrispondere ad una delle tre seguenti
tipologie:
1) Essa dovrebbe essere linsieme
di tutte le qualità q1, q2,
q3, ...qn. Ciò
può significare due cose: o linsieme di tutte le qualità
musicali di Q produce una qualità non musicale, oppure
esso coincide semplicemente con Q. Chiaro però che qm
pretende di essere una qualità musicale (e non ad esempio
il semplice effetto glam, fornito al prodotto dal marketing)
e che rientra necessariamente nellinsieme Q. Tale
ipotesi è allora non solo contraddittoria (un elemento dellinsieme
verrebbe a coincidere con linsieme stesso), ma palesemente
falsa. Come se Frank Zappa potesse essere contenuto dai Luna Pop.
Al limite sarà vero il contrario.
2) Essa dovrebbe essere
Ø
q
ovvero una qualità negativa rispetto
alle qualità che costituiscono Q. Essa non è nessuna
delle qualità che si ritrovano in artisti di minor successo. Ma
una tale definizione non fa che mascherare il fatto che non si
sa nulla su questa fantomatica qualità di cui si sta parlando.
Se la qualità universale (o "di massa") è definita come
qm =
Ø q1, Ø
q2, Ø q3,
... Ø qn
risulterà chiaramente essere essa
stessa nulla.
3) Rimane lipotesi che tale
qualità universale sia in realtà una qualità media o il
valore medio di ogni qualità q. Per verificare questa terza
ipotesi ci limiteremo a considerare una sola qualità, ad esempio,
la velocità (v).
Per q = v, avremo un intervallo
di possibili velocità di esecuzione che fissiamo arbitrariamente
tra
40 q al minuto (ad es., Ligeti)
240 q al minuto (ad es., i Napalm Death)
Il valore medio sarà costituto da
120 q al minuto (ad es., Michael Jackson).
In base a questi valori lipotesi
che il prodotto di massa possieda una aggregante qualità universale
è senzaltro verificata (Michael Jackson, artista di massa
per antonomasia, non ha mai in vita sua prodotto un pezzo che
potesse avvicinarsi ai due estremi esemplificati dai Napalm Death
e da Ligeti). Ma cosa vuol dire questo?
Un prodotto di massa è tale in quanto
qualitativamente "medio", attento a non trasgredire
limiti programmaticamente stabiliti. Significa che esso è più
comprensibile e proprio per questo può essere letto e, alloccasione,
apprezzato da più persone. Si dirà che non cè nulla di male
in questo, ma se si considera più da vicino lesempio della
velocità vedremo quali conseguenze abbia il ragionamento appena
fatto. Siano AB e BC due segmenti perpendicolari
che formano langolo ABC. Proseguiamo poi il segmento
AB fino a D in modo da formare langolo CBD.
Questi angoli misurano lampiezza della capacità di percezione
della velocità musicale rispettivamente al di sopra e al di sotto
di 120 battute al minuto, ponendo questo valore come valore medio.
Se lampiezza massima (a = 90°)
è misurata dagli estremi 240 e 40 battute al minuto, i Napalm
Death occuperanno lestremo A del segmento AB e
Ligeti lestremo D del segmento BD. Michael
Jackson si troverà in C.
Ora, facendo ruotare AB e
BD attorno al punto B si otterranno gli infiniti angoli
misurano leccentricità di un artista o di un brano musicale
rispetto alla capacità media di percezione della velocità. È chiaro
che la posizione mediana di Michael Jackson coincide con lampiezza
minima di entrambi gli angoli: in C, entrambi gli angoli
tendono a 0. Da ciò deriva che la qualità media che cercavamo
misura in realtà lassenza di eccentricità rispetto
ai valori medi che contraddistinguono una capacità di percezione
e comprensione mediocre. (4)
Concludendo: sia a il coefficiente
di esperienza della qualità q. Ora, la condizione
mn =
U
che verifica M(u) = m
Û Q(u) = m, sarà
vera solo in quanto
dove a
= 0.
Non solo, in altri termini, la logica
sottesa alla produzione commerciale di massa confonde la massa
con l'umanità, ma può raggiungere il suo scopo solo se il contenuto
di esperienza che offre è nullo.
NOTE
1)
D. Timpano, Pensieri e spensieri su teatro e
dintorni, 1996.
2)
Cfr. B. Watson, Art, Class & Cleavage,
Quartet, London 1998, pp. 22 e sgg.
3)
"Limitato" in quanto sin dallinizio
abbiamo escluso per ipotesi da U lumanità passata
e futura e posto U = A.
4)
"C'è sottinteso un grosso equivoco: che la
comunicazione teatrale debba essere chiara e diretta, comprensibile
a tutti, quasi divulgativa, come La storia d'Italia a fumetti
di Biagi o il Gesù di Nazareth di Zeffirelli, come i romanzi
condensati del Reader's digest. Il punto di riferimento
del teatrante, tanto nella fase di composizione che in quella
dellallestimento non può essere il più umile ma perlomeno
il medio, non è accettabile né rispettabile ed anzi è decisamente
offensiva una civiltà teatrale il cui spettatore implicito
sia lo scemo del villaggio". D. Timpano, Ritrovamento
e ricostruzione di un pubblico illuminato, in Amnesia Vivace
- Rivista on Line, anno I, n.1, 2000.
Marco Maurizi
- Daniele Timpano
|