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É la storia di un gruppo di rivoluzionari
della provincia russa. Fallimentare. "Pareva che alcune idee
oltremodo disinvolte fossero state lanciate come se avessero avuto
il vento favorevole". Le idee, non solo quelle rivoluzionarie,
sono incarnate nei personaggi del romanzo (ne nomino solo alcuni),
Stepàn Trofímovic, Nikolàj Stavrogin, Pëtr Stepànovic, Varvara
Petrovna, Liputin, atov, Virginskij, Liza, Fedka,
Tichon, Gaganov, Júlija, Lebjadkin, Darja, Agafja, nella
piccola Matrëa, sì, anche nella ragazzina sedotta da Stavrogin,
e che idee!
Pagheranno tutti per le proprie
idee, altro che opinioni! Tutti finiranno male, ammazzati,
suicidi, in convento, in esilio.
Non è un romanzo, è una tragedia.
Non ci sono comparse, tutti sono protagonisti.
Uno di essi "già da tempo
voleva prender moglie e già da tempo si guardava intorno cautamente",
un altro "sapeva perfino fare un discorso, aveva perfino
certi spezzoni e mozziconi di idee", per un altro "lo
stare in pensiero gli era dannoso e gli era stato vietato dai
medici", Júlija accoglieva nel suo salotto "tutta la
la parte eletta società cittadina; ma si accoglievano anche i
meno eletti, purché venissero con denaro", Stavrogin "aveva
misteriose relazioni nel più misterioso dei mondi e si trovava
lì con qualche incarico", un altro propone il suo "personale
assetto del mondo" esposto "su un quaderno zeppo di
minuta scrittura", per la cui lettura "gli serviranno
almeno dieci serate", un altro "impartiva ordini che
nessuno eseguiva", Liza, "trasformata tutta in domanda",
aveva "un viso bello per un nuovo pensiero che aveva nello
sguardo", un altro ancora, "in una parola, tutto gli
andava bene, era di moda", Agafja, infine, "ahimé,
aveva tanta voglia di essere ancora ingannata".
Il cristianesimo? Lo spirito
russo? Gli altri luoghi comuni della critica dostoevskiana?
La rivoluzione? Le idee universali?
Lidea assoluta?
No, Nietzsche ha letto Dostoevskij,
la sostanza del mondo è quando Matrëa "si mise a crollare
con frequenza il capo verso Stavrogin, come fanno le persone ingenue
e alla buona quando fanno dei grandi rimproveri, e a un tratto
alzò contro di lui il suo piccolo pugno e cominciò a minacciarlo
dal luogo dovera".
Pasquale Cacchio
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