Nella
galleria occupata incontro tra “tute verdi” e gli
amministratori di Arbus
Sale
la protesta per il Parco Geominerario. Un attacco alla
Regione arriva dai sindacati confederali del
territorio. «A quest’ora il Parco sarebbe dovuto
essere una realtà - esordisce Sergio Usai, segretario
della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente - invece
i lavoratori sono ancora in occupazione perché non è
stato fatto ancora nulla». Alla protesta del leader
della Cgil si unisce Giorgio Piras, rappresentante
della Uil. «Siamo vicini ai lavoratori - fa sapere -
e al più presto questa vertenza deve essere
conclusa». Ieri mattina intanto una rappresentanza
delle tute verdi che continuano a occupare la Galleria
Villamarina ha incontrato il Consiglio comunale di
Arbus. Per lunedì mattina intanto Tarcisio Agus,
sindaco di Guspini e rappresentante dei Comuni
minerari ha convocato tutti i sindaci e i
rappresentanti delle istituzioni a Montevecchio. «È
necessario che la Regione ci dica cosa vuole fare del
Geoparco - fa sapere Agus - non si piò infatti
continuare ad aspettare. Sino a questo momento è
stato perso tempo e basta». In caso di risposta
negativa della Regione, Agus ha fatto sapere di essere
pronto a occupare le gallerie con i lavoratori e gli
altri sindaci. (d. m.)
MEDIO
CAMPIDANO29
giugno 2001
Malore
per l’operaio barricato nel pozzo Sant’Antonio Il
medico: deve uscire subito
Montevecchio Enrico
Scanu, il lavoratore socialmente utile che da domenica
sera attua lo sciopero della fame nel pozzo Sant’Antonio,
ieri pomeriggio ha avuto un malore. Per prestargli
assistenza sono interventi il suo medico di famiglia,
Renato Melis, e i colleghi Enrico Floris e Mariano
Usai. Lo hanno trovato con la pressione alta e
disidratato. «Per le sue condizioni fisiche non può
continuare lo sciopero della fame. Oltrettutto fuma e
questo certamente non lo aiuta. Dovrebbe lasciare
subito l’ambiente polveroso in cui si trova», ha
affermato Renato Melis. I tre medici si sono
trattenuti con lui per circa un’ora. Hanno cercato
di convincerlo ad abbandonare la protesta. «Ma non ne
vuole sapere», ha aggiunto Floris.
In trepidazione, davanti al cancello d’ingresso del
pozzo Sant’Antonio, c’era anche la moglie Gigliola
Cocco. «Sono preoccupata per la sua salute. Vorrei
che uscisse. Si trova in un ambiente malsano. Non può
continuare così, già prima di iniziare lo sciopero
della fame non stava bene di salute». Le trema la
voce, non nasconde la rabbia che ha in corpo.
«Bisogna mettere a repentaglio la propria vita per
chiedere il diritto al lavoro? Questi sono tutti padri
di famiglia; alcuni di loro, come mio marito, hanno
conosciuto l’emigrazione. Chiedo solo a chi ha il
potere di farlo di riconoscere il diritto di questi
padri di famiglia». Appena i tre medici sono usciti
la donna ha voluto parlare con loro. Ha ascoltato in
silenzio. Li ha ringraziati e si è avvicinata al
cancello d’ingresso del pozzo. Enrico Scanu, viso
tirato e pallido, appoggiato al cancello, ha guardato
la moglie come se volesse chiederle scusa. Si son
parlati a lungo, poi mentre lei si allontanava con le
lacrime agli occhi, lui è andato a stendersi. Le
ombre della sera cominciavano ad invadere il cantiere.
Si preparava un’altra lunga notte per Enrico e per i
suoi compagni che piantonano il cantiere.
Gian Paolo Pusceddu
venerdì
29 giugno 2001
SULCIS
Alta
tensione tra i lavoratori Lsu
in attesa dell'incontro con Floris L'esito
della vertenza legato all'intervento del presidente
della giunta regionale
Erminio Ariu
IGLESIAS. Rimane alta la tensione tra i lavoratori Lsu
del Parco Geominerario anche dopo l'incontro tra le
forze sociali e il commissario liquidatore dell'Emsa,
Franco Martucci, che giovedi pomeriggio ha preso atto
delle rivendicazioni dei 450 lavoratori in cassa
integrazione. La vertenza ormai è bloccata sul piano
di stabilizzazione degli Lsu e sul ruolo di Igea nei
lavori di messa in sicurezza e di recupero ambientale
delle aree compromesse dalla attività minerarie.
Il sindacato, ancora una volta, ha ribadito al
commissario liquidatore la propria convinzione che
Igea non può rimanere estranea ai lavori di bonifica
nelle aree designate a diventare
Parco
Geominerario e se le autorità politiche regionali e
nazionali dovessero mantenere la determinazione che le
redini dell'importante intervento di risanamento
dovessero essere affidate, in esclusiva, a due imprese
della penisola, la risposta del sindacato non sarebbe
conciliante. «E' stato detto a chiare lettere al
commissario liquidatore - hanno precisato Mario Crò (Uil),
Bruno Saba (Cisl) e Sergio Usai (Cgil) - che i
lavoratori del Geoparco non consentiranno a nessuno di
entrare nei cantieri dove Igea dispone di concessioni
minerarie. Se la controparte proporrà fermezza nel
portare avanti il progetto di recupero delle aree
minerarie affidando tutto alle imprese continentali,
anche il sindacato dovrà reagire di consenguenza.
Nessuno ha mai chiesto che Igea debba assumere
dipendenti ma è chiaro che questi lavoratori devono
avere garanzie occupazionali. Si può creare
un'Associazione temporanea di imprese (Ati) con la
partecipazione di Igea e questo è il segnale di
distensione che parte del sindacato». Su questa
proposta è arrivato l'impegno del presidente della
giunta regionale, Mario Floris, ad incontrare le forze
sociali regionali e territoriali per tentare di
raggiungere un accordo. «C'è da aggiungere poi -
hanno continuato i segretari generali di Cgil, Cisl e
Uil del Sulcis Iglesiente - che occorre regolare
l'orario e l'area contrattuale. Queste conclusioni
arriveranno lunedi mattina a Montevecchio dove è
previsto un vertice». Fino ad oggi non ci sono fatti
concreti per far decollare il Parco Geominerario. Il
sindacato insiste con fermezza per ottenere la nomina
del comitato provvisorio del geoparco. «Se il
presidente Floris sarà disponibile a trattare con il
sindacato i problemi sorti dopo la firma del piano di
stabilizzazione dei lavoratori Lsu - hanno concluso,
Usai, Crò e Saba - si può dire che la soluzione dei
problemi è vicina. I lavoratori, e lo dimostra la
mobilitazione in corso con l'occupazione di quasi
tutti i cantieri minerari, sono decisi a sfruttare
l'opportunità di un lavoro stabile nel Parco ma anche
negli interventi preliminari».
MEDIO
CAMPIDANO28
giugno 2001
Agus
convoca i sindaci: ora troviamo un accordo
MONTEVECCHIO.
L’appuntamento è per le 10,30 di lunedì nella sala
della direzione della miniera. Il sindaco di Guspini
Tarcisio Agus, in qualità di coordinatore dei Comuni
minerari della Sardegna, ha invitato a Montevecchio il
ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, i sindaci, l’assessore
regionale dell’ambiente Emilio Pani, il presidente
della Provincia Sandro Balletto e le organizzazioni
sindacali regionali per trovare un accordo sul Parco
Geominerario e far cessare tutte le manifestazioni di
protesta in atto nel Sulcis-Iglesiente e nell’Arburese-Guspinese.
«Credo sia necessario incontrarci per fare il punto
della situazione e valutare le prospettive con un atto
responsabile e un impegno reciproco per l’attuazione
degli impegni assunti ad ogni livello per il Parco
geominerario», afferma Tarcisio Agus. Per il momento
è garantita la presenza dei sindaci, che in tutta la
vertenza si sono dimostrati uniti. Sembra che il
ministro Altero Matteoli invierà in Sardegna un suo
rappresentante. «L’augurio è quello di ritrovarci
tutti quanti per porre fine alle pastoie burocratiche
e alle lungaggini amministrative, ma anche alle
reciproche diffidenze per dare concreto avvio alle
opere di risanamento ambientale e far decollare il
Parco geominerario, che coinvolge centoventicinque
comuni», rimarca il sindaco. Il primo obiettivo è la
nomina del comitato di gestione, senza il quale il
parco non può essere avviato. Lunedì a Montevecchio
ci sarà anche una delegazione dei lavoratori
socialmente utili.(g.p.p.)
MEDIO
CAMPIDANO 28
giugno 2001
Ex
emigrato digiuno in nome del Geoparco fantasma
«I
Montevecchio Beve
solo acqua e qualche succo di frutta, che i suoi
compagni di lotta gli passano sotto il cancello d’ingresso.
Enrico Scanu, 51 anni, di Guspini, sposato, padre di
tre figli, da tre anni lavoratore socialmente utile
del parco Geominerario, da domenica sera si è
rinchiuso all’imbocco del pozzo
Sant’Antonio e ha cominciato lo sciopero della fame.
Barba lunga, viso tirato, anche se debilitato
fisicamente è deciso a proseguire la sua forma di
protesta. «Sono pronto a rinunciare all’acqua e ai
succhi di frutta se sarà necessario», afferma. Nell’angusto
e polveroso spazio un materassino verde steso per
terra e un bicchiere di plastica con dell’acqua. Il
suo unico passatempo è chiacchierare con il gruppo di
lavoratori che staziona all’esterno pronto a far
intervenire un medico nel caso in cui ce ne fosse
bisogno. Ogni pomeriggio riceve la visita della
moglie. «So che posso mettere a repentaglio la mia
salute. Lo stesso sindaco di Guspini ha cercato di
dissuadermi da questa forma di protesta, ma in me c’è
tanta rabbia. È possibile che nessuno ci dia dei
chiarimenti in merito alle nostre richieste?», si
chiede.
Enrico Scanu, dopo anni trascorsi da emigrato a
Torino, torna in Sardegna per lavorare nel settore
elettrico, conosce la disoccupazione prima di essere
assunto tra i lavoratori socialmente utili del Parco
geominerario. «Anche due miei figli sono dovuti
emigrare per trovare lavoro. Sciopero anche perché il
loro futuro possa essere migliore del mio. Sono
convinto, e così tutti i miei colleghi, che il Parco
diventerà uno strumento indispensabile per lo
sviluppo delle aree ex minerarie», aggiunge l’operaio.
La sua protesta potrebbe avere uno strascico
giudiziario. L’Igea infatti lo ha denunciato per
occupazione abusiva, a cui potrebbe aggiungersi anche
il danneggiamento, perché per entrare nel pozzo Sant’Antonio
ha dovuto segare il lucchetto del cancello.
Ieri mattina ha ricevuto la visita di una delegazione
di operai del Sulcis-Iglesiente, che gli hanno portato
la solidarietà dei lavoratori che occupano pozzo
Sella, dell’assessore comunale alle attività
produttive di Guspini Francesco Marras e del
segretario territoriale della Uil Loris Campolongo. È
stata l’occasione per tenere un’assemblea
spontanea. «La Regione e le istituzioni devono
risolvere al più presto questa vertenza. E il primo
passo da compiere è la costituzione del comitato
provvisorio di gestione del Parco geominerario», ha
sottolineato Campolongo. Gli operai non accettano la
proposta della loro stabilizzazione, con contratti di
trenta ore settimanali, nelle società pugliesi che
dovrebbero occuparsi di ripristino ambientale. Sono
del parere che l’assunzione con contratti part time
mortificherebbe la professionalità acquisita nel
corso di questi anni. «Perché non garantirci le
trentasei ore alla settimana? Sarebbe un trattamento
più dignitoso» rimarcano i lavoratori.
Gian Paolo Pusceddu
o,
socialmente inutile»
SULCIS28 giugno 2001
Gli
Lsu: come sarà il futuro?
Monteponi Stabilizzazione
nelle società pugliesi o impiego nei cantieri socialmente
utili?. È il quesito che i lavoratori
socialmente utili che occupano la galleria Villamarina
a Monteponi e Pozzo due a Montevecchio ( e fino a
qualche giorno fa la galleria di Porto Flavia a Masua)
hanno rivolto agli amministratori regionali con una
nota. «Sarebbe veramente interessante conoscere il
nostro futuro lavorativo - fanno sapere gli Lsu - dato
che il primo luglio si avvicina e sino a oggi non
abbiamo avuto alcuna comunicazione».
Il primo luglio sarebbero dovuti iniziare i corsi di
formazione, riservati alle tute verdi, propedeutici
per l’inserimento nelle società che si dovranno
occupare delle opere di ripristino ambientale delle
aree minerarie degradate. Nei giorni scorsi però è
stato firmato l’accordo tra l’assessore regionale
al Lavoro Matteo Luridiana e i rappresentanti delle
organizzazioni sindacali, per la proroga dei lavori
socialmente utili sino al 31 dicembre del 2001. «Non
vorremmo che tutte queste cose - continuano gli Lsu -
diventassero un modo per prendere tempo, prima di
mandarci a casa». Pochi giorni ancora, e si capirà
qual è l’orientamento della Regione. (d. m.)
mercoledì
27 giugno 2001
CAGLIARI
CRONACA
Il
summit della conciliazione Lunedì
a Montevecchio si cerca
la soluzione per il Geoparco
Luciano Onnis
MONTEVECCHIO. Una proposta che sa tanto di sfida, ma
non lo è e non vuole esserlo. Tutt'altro: il maxi
vertice indetto per lunedì mattina a Montevecchio dal
sindaco di Guspini e coordinatore dei comuni minerari
sardi del Parco Geominerario, Tarcisio Agus «dev'essere
l'opportunità per mettere fine alle manifestazioni di
protesta dei lavoratori socialmente utili a
Montevecchio e Serbariu e del consigliere regionale
Giampiero Pinna a Monteponi, e occasione per fare il
punto della situazione e valutare le prospettive con
un atto responsabile. Deve costituire inoltre la
sottoscrizione di un impegno reciproco per
l'attuazione degli impegni a ogni livello assunti».
Al summit di Montevecchio Tarcisio Agus ha invitato il
ministro dell'Ambiente Altero Matteoli, l'assessore
regionale all'Ambiente Mario Pani, il presidente della
Provincia di Cagliari Sandro Balletto quale
rappresentante delle quattro province sarde, i sindaci
dei comuni minerari del Geoparco e le organizzazioni
sindacali regionali. Insomma, tutti i soggetti che,
chi per un verso chi per l'altro, sono coinvolti nella
nascita del parco e nelle diatribe che stanno
prolungando oltre ogni limite giustificabile l'avvio
di questo importantissismo strumento di ripristino e
valorizzazione delle ex aree minerarie dell'intera
isola.
«La speranza - sostiene Tarcisio Agus - è di
ritrovarci lunedì tutti assieme a Montevecchio per
porre fine alle pastoie burocratiche, alle lungaggini
amministrative, alle reciproche diffidenze. Dobbiamo
far si che decolli questo importantissimo obiettivo
del Parco geominerario che vede 125 comuni coinvolti
in una interessante esperienza istituzionale mai
tentata sinora e che potrebbe davvero essere foriera
di un nuovo e concreto sviluppo economico e sociale
per la Sardegna».
SULCIS26 giugno 2001
Geoparco.Intanto
scoppia il caso dei lavoratori socialmente utili di
Lula e Gadoni
Anche
i sindaci in miniera
Tarcisio
Agus: da domani occuperemo i pozzi
Monteponi «Due
operai hanno iniziato lo sciopero della fame. Se entro
mercoledì mattina la Regione non darà risposte
concrete sul futuro del Parco Geominerario, dentro i
pozzi andremo anche noi amministratori». È l’ultimatum
che Tarcisio Agus, sindaco di Guspini e coordinatore
dei Comuni minerari ha lanciato ieri mattina agli
amministratori regionali. «L’occupazione dei
sindaci in miniera è stata spostata di due giorni per
dare tempo agli amministratori
regionali di risolvere i problemi che ancora
impediscono la costituzione del comitato provvisorio.
Questo naturalmente non significa che non si occupa».
All’appello di Tarcisio Agus, che per lunedì
prossimo ha convocato un incontro straordinario,
proprio a Montevecchio, tra tutti i rappresentanti
delle istituzioni, dei Comuni che fanno parte del
Geoparco, per discutere del ruolo che avranno i
lavoratori socialmente utili nel Geoparco, si uniscono
gli operai che continuano a presidiare pozzo Sella.
«Siamo pronti a unirci alla protesta che stanno
portando avanti i lavoratori di Montevecchio - fanno
sapere da Pozzo Sella - la Regione e le Istituzioni
devono risolvere al più presto questa vertenza». I
lavoratori, che anche ieri mattina hanno spedito 35
fax, proprio per ricordare la durata dell’occupazione
e i risultati che devono essere conseguiti, chiedono
che venga costituito al più presto il comitato
provvisorio di Gestione.
Solidarietà alle tute verdi che presidiano i pozzi di
Monteponi e Montevecchio è arrivata ieri mattina da
una delegazione degli operai Carbosulcis. «È
necessario istituire al più presto il parco - fanno
sapere anche i dipendenti Carbosulcis - proprio per
contribuire a combattere la piaga della disoccupazione
che affligge il nostro territorio». Resta inoltre da
risolvere il problema della stabilizzazione. Ovvero
dove dovranno andare a lavorare i lavoratori
socialmente utili di Lula e Gadoni, sino al 31
dicembre. «Non si sa ancora - dice Agus - se questi
operai dovranno lavorare nel Sulcis o se invece
saranno impiegati nei cantieri vicino a Lula». Non si
fa attendere nemmeno la presa di posizione di
Giampiero Pinna, consigliere regionale autosospeso dai
Ds. «Sarebbe veramente scandaloso se proprio in
virtù della proroga che è stata firmata nei giorni
scorsi si riaprissero i cantieri destinati ai
lavoratori socialmente utili e chiusi da qualche
settimana, per ritardare, ancora una volta l’avvio
dei lavori di bonifica e ripristino ambientale di
tutte le aree minerarie degradate della Sardegna».
Per domani mattina intanto i lavoratori socialmente
utili di Monteponi hanno convocato un altro incontro
per valutare quali strade seguire nei prossimi giorni.
«La protesta continua sino a quando verrà istituito
il Parco Geominerario».
Davide Madeddu
IGLESIAS25 giugno 2001
Ora
si aspetta il Comitato di gestione
Masua La
costituzione del comitato provvisorio di gestione e
poi entro 60 giorni l’istituzione del parco
geominerario: sono questi gli obiettivi. Nei giorni
scorsi intanto, con la firma dell’accordo tra l’assessore
regionale al lavoro Matteo Luridiana e i
rappresentanti sindacali sono stati prorogati sino al
31 dicembre i lavori socialmente utili. Per il momento
non si sa ancora quando dovranno iniziare i corsi di
formazione e riqualificazione degli Rsu che saranno
inseriti nei progetti di ripristino ambientale della
Sardegna. Non è escluso che la data di partenza,
fissata inizialmente per il 1° luglio del 2001, di
questi corsi venga spostata al primo gennaio 2002. Non
tutti i lavoratori comunque potranno essere impegnati
nelle società pugliesi che li assumeranno con
contratto a tempo indeterminato. Almeno 80 operai
potranno andare in pensione. (d. m.)
IGLESIAS25
giugno 2001
La
storia.La battaglia per il Geoparco continua, gli
operai minacciano da oggi lo sciopero della fame
Zia
Rosina è fuori dalla galleria
Finisce
con un applauso l’occupazione delle donne a Porto
Flavia
Masua La bambina
della dinamite lascia l’occupazione. La lettura
di un comunicato dietro il cancello ancora chiuso e
poi la dichiarazione ufficiale: «L’occupazione di
Porto Flavia è finita». Sono le 11 quando Rosina
Carta, l’ex minatrice di 88 anni e le operaie che
per quattro giorni hanno presidiato la galleria e la
terrazza di Porto Flavia, si affacciano al cancello.
«I nostri risultati sono stati in parte raggiunti -
inizia a leggere una delle operaie - nella miniera di
Monteponi è stata riattaccata la luce, mentre i
sindacati hanno firmato un accordo per la
stabilizzazione. La protesta comunque continua ma non
qui».
Per trovare sostegno all’occupazione e allo stesso
tempo parlare del ruolo delle donne nel mondo del
lavoro, le operaie, assieme a Rosina Carta hanno
organizzato un incontro dibattito proprio nel piazzale
antistante l’ingresso della galleria. «Per riuscire
a ottenere risultati concreti è necessario unire le
forze - leggono in un comunicato - per questo motivo
abbiamo organizzato questo incontro. La vertenza deve
essere ancora conclusa e per far questo è necessario
il sostegno di tutte le donne del territorio». C’è
grande partecipazione delle associazioni di
volontariato, dei rappresentanti del comitato
autosviluppo di Bindua e della commissione Pari
opportunità della Provincia. «Non possiamo che
essere vicini alle donne che combattono per il proprio
futuro - dice Maria Tuveri, consigliere provinciale e
componente della commissione - siamo venute qui
proprio per manifestare tutto il nostro sostegno».
Con qualche minuto di ritardo, rispetto alle altre
lavoratrici si affaccia al cancello anche la nonnina
che ha guidato la rivolta di Porto Flavia. Avrebbe
voluto continuare a presidiare il pozzo dove lavorava
quando aveva sette anni, ma alla fine ha dovuto
desistere. «Siamo venute qui dentro - dice, senza
nascondere ancora un po’ di disappunto - per
garantire il posto di lavoro a tutti i disoccupati di
questo territorio. Posti che il Parco Geominerario
potrebbe assicurare». Nel piazzale che nel frattempo
si è riempito, arrivano i ragazzi del Comitato dei
disoccupati. Gli stessi che per un mese hanno occupato
piazza Sella e che il giorno dell’inaugurazione di
Porto Flavia hanno contestato le scelte del Comune.
«Siamo vicini alle lavoratrici - dicono - e
continueremo a sostenere questa battaglia sino a
quando verrà risolta».
Tra gli Lsu e le altre persone che applaudono c’è
anche Franco Pintore, consigliere comunale a Iglesias
e presidente della cooperativa Segemare di Nebida che
dimostra di non gradire l’iniziativa delle operaie e
della nonnina. «Per avere 88 anni - commenta,
guardando l’ingresso della galleria - c’è da dire
che la signora è davvero una brava attrice». L’iniziativa
continua e Tarcisio Agus, sindaco di Guspini ricorda
che a Montevecchio i lavoratori socialmente utili
hanno occupato un altro pozzo. «Gli operai hanno già
annunciato che se domani non ci saranno altre
soluzioni da parte della Regione, inizieranno lo
sciopero della fame». Il primo cittadino di Guspini,
che è anche rappresentante dei Comuni minerari
aggiunge: «Da domani mattina anche noi sindaci siamo
pronti a unirci ai lavoratori e a occupare le
gallerie».
A mezzogiorno la carovana , formata da un centinaio di
persone, si sposta a Monteponi, nella galleria
Villamarina, nuovamente illuminata, continua l’occupazione.
«Non usciremo da qui - fanno sapere - sino a quando
non sarà costituito il comitato provvisorio del
Parco». Rosina Carta giura di essere pronta a entrare
in miniera un’altra volta.
Davide Madeddu
MEDIO
CAMPIDANO24
giugno 2001
Geominerario,
sciopero della fame
Montevecchio
Si inasprisce la lotta dei lavoratori socialmente
utili del Parco Geominerario dell’Arburese -
Guspinese - Villacidrese, che dal 4 giugno sono
asserragliati all’interno del pozzo Sant’Antonio a
40 metri nel sottosuolo. Da domani, se non riceveranno
chiarimenti in merito alla risoluzione della vertenza,
attueranno lo sciopero della fame e della sete. L’iniziativa
affianca quella di Villamarina a Monteponi e di Porto
Flavia a Masua. Gli operai non accettano la proposta
della loro stabilizzazione, con contratti di trenta
ore settimanali, nelle società pugliesi che
dovrebbero occuparsi di ripristino ambientale. L’assunzione
con contratti a part time mortificherebbe la loro
professionalità acquisita in questi anni.
«Contestiamo - affermano gli operai - il non
coinvolgimento delle imprese sarde e dell’Igea in
questa importantissima operazione di ripristino
ambientale». Altro punto della lotta è l’avvio del
Parco Geominerario con la nomina del comitato di
gestione. I lavoratori sono convinti che il Parco
diverrà uno strumento indispensabile per lo sviluppo
delle aree ex minerarie. Il sindaco di Guspini,
Tarcisio Agus, dopo essere stato informato della
decisione degli operai di avviare lo sciopero della
fame e della sete, ieri mattina si è incontrato con
loro per tentare di farli desistere. «Ma se sarà
necessario - sottolinea il sindaco - scenderò anche
io nel pozzo».(g.p.p.)
IGLESIAS24 giugno 2001
Le
donne e il lavoro: stamane incontro a Porto Flavia con
le operaie in occupazione
Masua «Il
ruolo della donna nel mondo del lavoro». È il tema
dell’incontro che le donne, in occupazione nella
galleria di Porto Flavia da quattro giorni, hanno
convocato per questa mattina davanti al cancello della
miniera. «È necessario risvegliare gli animi e
sensibilizzare tutti quanti - si legge in una nota,
diffusa dalle operaie - solo in questo modo si potrà
risolvere la nostra vertenza». Le operaie contestano
infatti il provvedimento del presidente della Giunta
Regionale Mario Floris che ha firmato la bossa del
piano di stabilizzazione per gli Lsu con contratti da
trenta ore settimanali. Le operaie protestano anche
contro il fatto che a occuparsi delle opere di
ripristino ambientale delle aree minerarie degradate,
siano le società pugliesi e non quelle sarde. Non è
comunque tutto. «Siamo pronte a proseguire l’occupazione
delle gallerie di Porto Flavia - si legge ancora nella
nota diffusa ieri - sino a quando non sarà costituito
il comitato provvisorio di gestione del Parco
Geominerario». Le operaie rispondono anche alle
critiche mosse dall’assessore regionale all’Industria
Andrea Pirastu, sostenendo che l’occupazione di
Porto Flavia e quella di Villa Marina siano due cose
distinte. Solidarietà alle lavoratrici è arrivata
dal sindaco di Guspini Tarcisio Agus, dal Comitato dei
disoccupati di Iglesias e dalle organizzazioni
sindacali. (d. m.)
domenica
24 giugno 2001
SULCIS
LA
SOLIDARIETÀ «Condivido
lo spirito della lotta
perchè qui si difende l'Argentiera»
Nietta Manca Sassari
Un attestato di solidarietà anche dall'Argentiera,
una delle aree del Geoparco.
Cara Signora Rosina
vorrei che le giungesse, attraverso le pagine della
"Nuova Sardegna", la mia profonda
ammirazione per il coraggio e la determinazione che ha
dimostrato con la sua azione di protesta.
Sono certa che riceverà molti attestati di stima da
parte di autorità, di giornalisti e di politici, ma
nessuno di loro, mi creda, capirà fino in fondo il
significato del suo gesto e di quello del dottor
Pinna, che è tornato in miniera perchè non sono
state mantenute le promesse fatte per il Parco
Geominerario.
Chi ha il potere di realizzare il progetto del
Geoparco non è cresciuto in miniera, non porta dentro
di sè il ricordo dei colori, degli odori, dei rumori
e delle voci della miniera e quindi non può
condividere le vostre speranze, non può capire le
vostre delusioni, non può sentire il desiderio di non
far morire le miniere.
Io le scrivo per dirle che so qual è lo spirito che
la anima in questa azione di protesta, perchè sono
cresciuta in una miniera, perchè sono membro di
un'associazione Culturale che cerca di non far
dimenticare l'Argentiera e perchè conosco Lei, cara
Signora, e so che nessuno potrebbe indurla a fare
qualcosa che non vuole veramente.
La ringrazio, carissima nonna Rosina, perchè mi ha
insegnato che a qualunque età si può combattere per
le cose in cui si crede.
domenica
24 giugno 2001
SULCIS
LA
POLEMICA Rosina
Carta risponde a Pirastu
«Aspettiamo risposte rapide»
Rosina Carta
La risposta alla lettera dell'assessore regionale
dell'Industria Andrea Pirastu
Le affermazioni contenute nella Sua risposta alla
lettera da me inviata al Presidente della Repubblica
ed anche a Lei per opportuna conoscenza, mi spingono a
fare alcune considerazioni.
Nonostante l'età avanzata, non ho mai subito
strumentalizzazioni ma ho sempre combattuto per cause
giuste. Fortunatamente il Signore mi ha lasciato
intatta la capacità di intendere e di volere; si
tranquillizzi pertanto, Onorevole assessore, ed io non
posso che augurarle la mia longevità e serenità di
giudizio e d'azione.
In riferimento alla mia incolumità fisica e delle
altre donne che hanno occupato Porto Flavia, come è
avvenuto in tutte le occasioni della mia vita, mi sono
assunta, sin all'inizio di questa vicenda, tutta la
responsabilità del mio gesto come pure hanno fatto le
lavoratrici del Parco Geominerario con le quali sto
affrontando questa battaglia.
Per quanto riguarda, infine, il presunto impedimento
della fruizione da parte del pubblico della struttura
di Porto Flavia, ho potuto constatare che
l'impedimento è dovuto soltanto al fatto che i lavori
non sono terminati.
Gentile assessore, si spogli per un attimo del suo
ruolo istituzionale e cerchi di analizzare il problema
di questi giovani con tutta l'attenzione e l'umanità
che il caso richiede.
Mi è gradita l'occasione
per contracambiare i migliori saluti
domenica
24 giugno 2001
SULCIS
STAMANE
INCONTRO
A PORTO FLAVIA Il
no dei lavoratori
sul piano della Regione
e.a.
MASUA. Pieno sostegno dal mondo imprenditoriale locale
e da numerose associazioni culturali e ambientaliste
ai lavoratori Lsu del Parco Geominerario che hanno
stanno
occupando da oltre 270 giorni Pozzo Sella ed ora anche
Serbariu, Guspini e Porto Flavia. A far aumentare la
partecipazione esterna è stata la scesa in campo di
Rosina Carta, la
pensionata di 88 anni, che si è rimboccata le
maniche, ha infilato il casco e si unita ad altre sei
donne decise a fare braccio di ferro con le autorità
politiche regionali e nazionali. Anche la seconda
giornata all'interno della galleria di Porto Flavia è
stata sopportata
abbastanza bene dalle sette manifestanti che,
nonostante disagi e ostilità dell'ambiente sono
intenzionate ad andare avanti.
Stamane a Porto Flavia è previsto un vertice tra i
lavoratori di Igea per un'analisi della situazione.
Nonostante la determinazione dei lavoratori e la
totale contrarietà del sindacato del Sulcis
Iglesiente al piano di stabilizzazione sottoscritto
dal presidente della giunta regionale e dal governo
nazionale, il responsabile della politica Industriale
della Regione, Andrea Pirastu, continua a sostenere
che il progetto a favore dei lavoratori è valido ed
è sostenuto dai rappresentanti sindacali regionali.
In effetti anche il consiglio regionale e le
segreterie regionali di Cgil e Cisl hanno virtualmente
sottoscritto quel piano ma questa decisione, non
condivisa dai territoriali, ha creato tensioni interne
al sindacato. La partecipazione diretta di Rosina
Carta a fianco degli Lsu ha sicuramente fatto pendere
la bilancia a favore di quanti occupano i cantieri di
Porto Flavia, Serbariu, Guspini e Pozzo Sella a
Monteponi, ma non è previsto un contrordine da parte
della Regione. «Non si può accettare che 450
lavoratori dall'1 luglio prossimo - ha denunciato
Mario Crò della Uil - siano assunti da due ditte
private e il giorno successivo agli stessi operai
venga proposto lo stesso impegno lavorativo presentato
da Igea. Insomma, siamo all'assurdo: si cambiano le
redini solo per dare vantaggi economici ad imprese
della penisola?. E' chiaro che questi interventi
potevano essere fatti direttamente da Igea senza che
assumesse i lavoratori. La giunta regionale aveva
promesso e garantito di costituire sociatà miste con
Igea, invece è saltato tutto».
IGLESIAS23
giugno 2001
«Perché
rivolgersi a società pugliesi?»
Masua La
battaglia per il Parco Geominerario riparte da Porto
Flavia. Sono le dieci e trenta quando si aprono i
cancelli della galleria che si affaccia sul mare, per
il primo incontro con i cronisti. C’è un tazebao
con la rassegna stampa del giorno, sistemato proprio
alla fine della galleria. Nella terrazza le donne che,
assieme all’ex minatrice Rosina Carta hanno passato
la prima notte in galleria, leggono il comunicato
stampa: «Siamo disposte a rimanere qua dentro anche
alcuni mesi, stiamo combattendo per il nostro futuro e
quello dei nostri figli».
Dal balcone le donne lanciano un appello ai lavoratori
dell’Igea. «Non condividiamo la decisione della
Regione di inserirci nelle società pugliesi che si
occuperanno del ripristino ambientale con contratti da
trenta ore settimanali. La nostra battaglia - dicono -
serve anche a salvare il futuro dell’Igea e di tutti
i lavoratori che sino ad oggi sono impegnati. Proprio
per questo motivo chiediamo il loro sostegno».
Dalle donne, tutte vestite di verde e con il caschetto
d’ordinanza, arriva una condanna all’Igea che
ieri, dopo quattro giorni di black out, hanno
riattivato la linea elettrica nella galleria di
Monteponi. «Il provvedimento dell’Igea è stato
antidemocratico e poco civile. Noi d’altronde stiamo
combattendo anche per salvare questa società».
Davanti al faraglione di Pan di Zucchero, dichiarato
monumento naturalistico nazionale, non mancano nemmeno
le scuse ufficiali, verso i lavoratori che l’altra
mattina erano impegnati nella sistemazione della
galleria. «Chiediamo scusa agli operai dell’Igea:
sono stati ingannati - aggiungono ancora - quando
abbiamo finto di essere turisti per poter entrare a
visitare la galleria. Però chiediamo anche il loro
sostegno per portare avanti questa lotta». Le
contestazioni delle lavoratrici non si fermano ancora.
Altre accuse sono rivolte all’Igea per la vicenda
legata all’istituzione del Parco.
Davide Madeddu
IGLESIAS23 giugno
2001
Una
galleria costruita novant’anni fa
Masua Galleria
di Porto Flavia: un percorso di 800 metri, in una
galleria scavata novanta anni fa e poi una terrazza
che si affaccia sul faraglione di Pan Di
Zucchero a picco sul mare. Venne costruita dalle
società minerarie intorno al 1924, e veniva
utilizzata per caricare la galena e la blenda (materie
prime da cui si ricavano piombo e zinco) estratte
nelle miniere di Masua, Acquaresi, da quelle sistemate
nel faraglione di Pan di Zucchero, sulle bilancelle
dirette a Carloforte. La galleria smise di funzionare
intorno agli anni ’50 e oggi è stata completamente
trasformata, in vista di un probabile sviluppo
turistico. (d. m.)
IGLESIAS23 giugno 2001
Il
caso.Da piccola aiutava il padre a scavare nelle
gallerie, oggi difende i diritti dei lavoratori
socialmente utili
La
bambina della dinamite è tornata
Rosina
Carta, 88 anni, guida la protesta delle operaie a
Porto Flavia
Dal nostro inviato Masua «Le ragazze ieri
notte erano disperate», e ride di gusto. Lei no: ha
fatto qualche scalino, ha cercato una grotta di suo
gusto, un bell’anfratto da cui si sentisse il rumore
del mare e si è addormentata. Come ottant’anni fa,
quand’era la bambina della dinamite e aiutava il
padre a scavare nella pancia delle montagne.
Il giorno dopo, il dio dei venti dev’essersi accorto
che zia Rosina (Carta, ma il cognome è opzionale)
aveva temporaneamente preso casa nella galleria
davanti al mare e ha deciso di omaggiare i suoi
ottantotto anni. Non un refolo, sole alto e mare di
cristallo a Porto Flavia. Un regalo personale, ma
anche un dono per la seconda giornata d’occupazione:
quella dedicata alle pubbliche relazioni. In questi
settecento metri di galleria neri come la pece, sta
andando in scena la protesta delle donne, delle
lavoratrici socialmente utili deluse per la piega che
sta prendendo l’affare Geoparco. Giampiero Pinna
nella galleria di Villamarina, loro appollaiate su
queste rocce con vista sul Pan di zucchero. Attente,
beninteso, a evitare rischiosissimi ambi: Pinna con
noi non c’entra nulla, è la parola d’ordine.
Fattostà che sono loro ad aver fatto il colpo
mediatico: una bandiera come Rosina vince qualsiasi
ritrosia, qualunque dubbio. La quasi novantenne che
due anni fa a Pisa ha vinto la medaglia d’argento
alle Olimpiadi per la terza età (specialità getto
del peso e lancio del disco, spera in un miglior
piazzamento nell’edizione 2001 a Civitavecchia). Lei
sa di essere diventata una figura con un’aura
speciale, unica: «Erano almeno due mesi che lo
dicevo, io voglio occupare Porto Flavia. Mi sono
consultata con le altre operaie, le ragazze. Ma era
complicato organizzare. Quando hanno staccato la luce
al dottor Pinna non ci ho visto più: io vado, cos’altro
dobbiamo aspettare?». Detto fatto: «Siamo arrivate
con le macchine fotografiche, come se fossimo turiste,
ben equipaggiate. Sembrava che la galleria ci stesse
aspettando: c’erano gli operai che facevano lavori e
la porta era aperta. Ci siamo buttate dentro e abbiamo
chiuso il cancello a doppia mandata». Occupazione è
fatta, e siccome la tempra della signora è dura come
la pietra, farla sloggiare non sarà esattamente
facile. Anche se in verità nessuno l’ha presa di
petto e ieri anche Andrea Pirastu, assessore regionale
all’Industria, le ha inviato una missiva cordiale e
comprensiva.
Ottantotto anni, segnala a ogni pie’ sospinto, e a
guardarla in faccia si capisce bene perché ne sia
fiera. Stabilirsi manu militari a Porto
Flavia è un po’ come un ritorno a casa. «Avevo
sette anni quando ho iniziato. Mio padre era di
Bauladu ma si era trasferito qui per lavorare. Io sono
nata a Buggerru, ho iniziato subito a dare una mano.
Il mio compito era fare la dinamite: tagliavo la
gelatina, sceglievo la miccia, poi la infilavo dentro
i buchi e fuggivo. La mia grande abilità era proprio
trovare la miccia giusta, tanti minatori ci lasciavano
le penne perché non erano abbastanza esperti. Io la
provavo, se era troppo veloce ne cercavo un’altra».
Rosina che abitava davanti al mare ma non poteva fare
il bagno. «Babbo mi picchiava, guai se m’avesse
scoperto in acqua». La figlia, che è una ragazza di
cultura, cita D’Annunzio per ricordare alla madre
che erano tempi grami e di fatica e i minatori
andavano giù duro con i bambini per eccesso di
stanchezza e non per assenza d’amore. La replica:
«Io so che mi picchiava sempre. Una volta a Masua è
arrivato un veliero che portava il legname. Io non l’avevo
mai visto da vicino e con tre amiche siamo arrivate a
nuoto fino al largo dov’era ormeggiato. Abbiamo
nuotato intorno mentre il comandante ci diceva di
andare via, poi ci siamo arrampicate alla scaletta di
corda. La prima di noi che è riuscita a salire ha
urlato aiuto, qui c’è un uomo tutto peloso
e si è lasciata cadere all’indietro. Era un orango
ma io allora non sapevo che esistevano le scimmie. So
che per poco non perdevo i sensi quando il peso di
questa ragazza mi è arrivato sulla testa, il resto me
l’ha dato mio padre con una corda quando sono
tornata a riva. Mia madre piangeva, l’hai uccisa
l’hai uccisa, ma chi sarebbe mai andato a fare
una denuncia?». Un’altra volta a difenderla era
intervenuto il direttore: lei voleva vedere dal molo
la nave Sebastiano Brindisi, il padre l’aveva
mandata a guardarla su in montagna: «È intervenuto
lui, mi ha preso per mano e mi ha portato con lui sul
molo».
Vita infame, e un paragone con l’oggi non si può
neanche proporre. «Mancavano cinque mesi a compiere
15 anni e ho cambiato lavoro, sono andata a fare la
spaccapietre nella laveria. Anche quello era faticoso
ma il peggio è stata quando sono andata a servizio a
Iglesias. Mi hanno preso nella casa del direttore
della miniera, mi facevano andare a piedi fino a
Domusnovas con venticinque litri di latte in testa e
un cesto di frutta in mano mentre i padroni mi
passavano accanto in calesse. Poi finalmente sono
finita a casa di un maresciallo della Finanza, lì
almeno mi davano da mangiare».
Figurarsi cosa può temere oggi questa donna, se gli
anatemi di Igea e dintorni le possono far paura. Solo
una cosa l’ha spaventata di recente: i pantaloni. Il
medico aveva fatto una prognosi infausta sulla sua
salute, lei passava la giornata seduta in poltrona a
sferruzzare. «Hanno cercato di convincermi ad andare
in palestra per fare ginnastica. Sono andata a vedere,
l’idea non mi è dispiaciuta. Poi mi hanno detto:
devi mettere la tuta. Non avevo mai indossato un paio
di pantaloni in vita mia, c’è voluta la forza di
mia figlia per convincermi». Da lì in poi la vita s’è
fatta davvero un lungo fiume tranquillo: «Ho imparato
a ridere, a scherzare, non mi era mai successo in
ottant’anni». E oggi, come se dovesse pagare un
pegno a questa serenità conquistata, si è assisa su
una poltroncina sgangherata con vista mare e da lì ha
intenzione di non muoversi: «Resto qui finché questi
operai non avranno il lavoro che meritano, non trenta
ore che fanno ridere». Le resta anche il tempo per
fare riflessioni e trarre inediti paragoni: «Quand’ero
bambina, era un mare d’argento per le sardine e c’erano
centinaia di delfini». Oggi non ci sono più tanti
pesci ma tute verdi. Val comunque la pena di restare.