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venerdì 18 maggio 2001
IGLESIAS
DUE INCONTRI
ALLA REGIONE
Geoparco, i sindacati
si dividono sul ruolo di Igea

E.A.

IGLESIAS. Parco Geominerario della Sardegna e stabilizzazione dei lavoratori Lsu rischiano di aprire fratture e contrasti all'interno del sindacato, che sull'argomento propone soluzioni contrastanti con quelle del Sulcis Iglesiente, quando se ne discute a livello regionale. Ieri mattina i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Giampaolo Diana, Mario Moro e Giuseppe Calledda hanno chiesto, dopo un incontro con la VI commissione regionale Industria, alla giunta regionale la presentazione di un progetto di stabilizzazione di 900 lavoratori Lsu e l'impegno a modificare la legge 33 al fine di consentire la partecipazione di Igea ai lavori di ripristino ambientale, messa in sicurezza e adeguamento delle aree degradate dalle attività di scavo.
«Non siamo noi a dover proporre un piano alla Regione - ha tenuto a precisare Giampaolo Diana della Cgil -, perchè la proposta deve partire dalla Regione. L'esecutivo deve farsi carico dei propri impegni, invece sta cercando di girare intorno ad un problema che deve trovare una soluzione. Del resto si vuole modificare la legge 33 prima ancora che questa abbia rispettato le disposizioni che imponevano la costituzione di Argea (Agenzia Regionale Geo-ambientale). Ebbene si faccia tutto con serietà e si decida il ruolo da affidare ad Igea». Negli ambienti sindacali sulcitani invece le conclusioni dei regionali hanno avuto la parvenza di offrire alla giunta regionale l'alibi per rimandare a data da destinare ogni decisione. I contrasti sono decisamente forti anche se appare opportuno, per il momento, tentare di soffocare le sortite contrarie e le esternazioni ufficiali. Per i rappresentanti sindacali del Sulcis Iglesiente, in primo luogo, è indispensabile dare a Igea la possibilità di intervenire direttamente negli interventi di ripristino ambientale e in altri settori, già individuati. In più occasioni la giunta regionale ha lasciato intendere che Igea non può diventare un carrozzone pubblico o un'azienda pubblica con 900 dipendenti. L'alternativa, è stato detto a più riprese, sarebbe quella di fissare competenze ed interventi a carico di Igea. «Si potrebbe privatizzare Igea - sostengono i lavoratori Lsu - oppure dar modo alla società di poter far parte di società miste. C'è la dotazione finanziaria del primo anno, 900 miliardi, altri 1000 per gli anni successivi e ciò potrebbe costituire un elemento di attrazione per i privati. Si tratta quindi di liberare Igea dal patrimonio immobiliare per poi provatizzarla».
Ora si attende la decisione della giunta regionale che in questa materia si è già espressa con un documento che propone la modifica della legge 33. Ma all'interno del sindacato continua a manifestarsi una situazione di netto contrasto. Nei prossimi giorni è previsto un incontro tra i segretari regionali e del Sulcis-glesiente-Guspinese per trovare un accordo.

 

 

giovedì 17 maggio 2001
SULCIS
CONFRONTO
I sindacati convocati alla Regione: si decide
il destino dei lavoratori sociali nel Geoparco

Erminio Ariu

IGLESIAS. I segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil sono stati convocati, in mattinata, dagli assessori regionali all'Industria e all'Ambiente per un'informativa sulle modifiche da apportare alla legge 33, sulla liquidazione dell'Emsa e per inserire una normativa in grado di consentire alla società Igea di assumere personale per gli interventi di bonifica e messa in sicurezza dei cantieri minerari che dovranno far parte del Parco Geominerario della Sardegna.
Da tempo i lavoratori Lsu attendono il provvedimento di modifica della legge di messa in liquidazione dell'Ente minerario sardo per uscire definitivamente dallo stato di precarietà occupazionale.
La giunta regionale in effetti teme che Igea, assumendo personale, possa diventare un carrozzone anche se riconosce che è indispensabile disporre, nella messa in sicurezza e sistemazione delle aree interessate, le professionalità che gli Lsu sono in grtado di offrire. «Si teme anche - sostengono i rappresentanti sindacali del Sulcis Iglesiente - che la giunta regionale possa confidare su elementi di contrasto all'interno delle organizzazioni sindacali per poi avere l'alibi di non intervenire sulla legge 33. La convocazione dei segretari regionali confederali farà chiarezza sulla vertenza e l'esecutivo regionale dovrà esprimersi definitivamente».
Tutta la fase burocratica che precede l'avvio del Geoparco sembra conclusa ma c'è ancora da chiarire il ruolo di Igea e dei 450 lavoratori in cassa integrazione. Solo con la decisione della giunta regionale, e in seconda battuta del consiglio regionale, sarà possibile conoscere la sorta degli Lsu. Gli interessati auspicano di poter mettere a disposizione del Geoparco la loro professionalità e conoscenze del mondo minerario e questo anche in prospettiva di un lavoro certo.
Secondo il disposto dell'accordo Stato-Regione gli interventi dovranno essere fatti da società private, pubbliche o miste. A parere dei rappresentanti sindacali la giunta regionale, a questo proposito, si muoverebbe con una certa lentezza. «Non intendiamo accettare altri ritardi e tentennamenti - insistono gli Lsu che occupano ancora Monteponi. Questa incertezza sta andando avanti da troppo tempo ed è ora di concludere».
In mattinata comunque la giunta regionale dovrebbe fornire qualche indicazione sull'orientamento finale.

 

 

 

giovedì 17 maggio 2001
SULCIS

«I terreni boschivi gratis ai Comuni»
I consiglieri regionali diesse chiedono una iniziativa della giunta
Sono circa mille ettari Potrebbero essere dati all'Ente delle foreste

s.c.

IGLESIAS. Cessione gratuita al Comune delle aree che possono essere destinate alla forestazione, quindi affidamento delle stesse da parte del Comune all'Ente foreste Sardegna perchè metta a punto un progetto prevedendo l'impiego dei disoccupati di Iglesias. La richiesta viene dal gruppo dei Democratici di sinistra in consiglio regionale, primo firmatario Giampiero Pinna, con i colleghi Antonio Calledda, Siro Marroccu, Giambattista Orrù e Nazareno Pacifico. Nelle forme di una interpellanza, l'ipotesi di soluzione della vertenza (avviata venti giorni fa dal Comitato dei disoccupati con una tenda simbolicamente issata in piazza Sella) è stata indirizzata al presidente della giunta regionale, agli assessori dell'Industria e dell'Ambiente.
I terreni interessati rappresentano circa un migliaio di ettari sui totali 1800 compresi nel patrimonio immobiliare dismesso di pertinenza mineraria.
I consiglieri regionali diessini sostengono la proposta dei disoccupati: trasferire l'area al patrimonio comunale nelle stesse modalità seguite tempo fa e con successo a Guspini, Fluminimaggiore, Buggerru, in modo da «favorire la realizzazione del progetto di pubblica utilità nei terreni suscettibili di forestazione, in modo da potere ricostruire il manto vegetale, il patrimonio boschivo e mettere a punto il sistema idrogeologico».
Su questi elementi punta il progetto, in considerazione, sottolineano i consiglieri regionali dei Ds, delle pessime condizioni dei terreni derivate «dai gravi danni ambientali per via della contaminazione da metalli pesanti e dal dissesto morfologico e paesaggistico causati dalla precedente attività estrattiva» e dai «preoccupanti fenomeni di dissesto idrogeologico e di desertificazione del territorio generati dalle precedenti attività di disboscamento incontrollato».
La possibilità di recuperare il territorio per destinazioni di carattere sociale e produttivo dipendene esclusivamente dagli interventi di risanamento. Prospettive che il Comitato dei disoccupati, con l'apporto di 2500 firme raccolte tra i cittadini, ha già spiegato agli interlocutori istituzionali: l'Ente minerario sardo, la Regione, il Comune, l'Igea, l'Ente foreste, e che lo stesso consiglio comunale di Iglesias ha condiviso approvando un ordine del giorno il 21 febbario.
Ma la procedura finora seguita non è andata nella direzioe auspicata dai disoccupati. Il 21 marzo il sindaco, ricordano i diessini, ha presentato una richiesta generica di acquisizione del patrimonio minerario dismesso, l'assessore regionale dell'Industria ha fatto sapere, il 20 febbraio, che le aree in questione non facevano parte del patrimonio da cedere gratuitamente agli enti locali. Più possibilista è stato il commissario liquidatore del'Emsa il 30 marzo. Del resto si tratterebbe della stessa operazione conclusa a Guspini (concessione trentennale e 22 disoccupati al lavoro).
Nell'interpellanza si mette inoltre l'accento sulla fatto che «il progetto rappresenta un tassello del piano più generale elaborato dalla Comunità montana 19ª e recepito dal Ministero delle risorse agricole con l'obiettivo di ricostruire il patrimonio sughericolo nazionale come premessa per alimentare, se pure nel lungo periodo, nuovi impianti produttivi legati alla lavorazione e alla trasformazione delle produzioni in queste aree».
In questo scenario interviene la richiesta del gruppo consiliare dei Diesse di «impartire direttive» all'Ente minerario sardo perchè tra i beni immobili da cedere gratuitamente agli enti locali vengano inseriti anche i terreni suscettibili di forestazione.

                      L'interpellanza riguarda la vertenza avviata venti giorni fa dai disoccupati di Iglesias che rivendicano l'acquisizione al patrimonio comunale di circa mille ettari di terreni delle aree minerarie dismesse



 


Home Page17 maggio 2001IGLESIAS
La Regione discute sul Parco Geominerario
Dovrebbe essere nell’Igea il futuro degli lsu del Parco Geominerario. Ieri mattina infatti le tute verdi dei cantieri del Geoparco hanno presidiato il piazzale antistante il Consiglio regionale per sollecitare un intervento della Commissione industria.
La Commissione avrebbe dovuto approvare la delibera adottata dal presidente della Giunta regionale che dovrebbe dare all’Igea la possibilità di costituire società miste e occuparsi anche del rispristino ambientale.
«Purtroppo però è necessario parlare ancora usando il condizionale - fanno sapere gli Lsu - per risolvere la nostra vertenza non è stato adottato ancora alcun provvedimento».
Il motivo? «Una volta che la Commissione approva - replicano gli Lsu - bisogna aspettare che lo stesso provvedimento venga portato in Consiglio per la votazione finale». (d. m.)
 
sabato 12 maggio 2001
IGLESIAS
«Sarà il museo di se stessa»
La proposta di recupero della Laveria Lamarmora

s.c.

IGLESIAS. Ecco la proposta di Massimiliano Manis per salvare la Laveria Lamarmora. Negli anni successivi alla chiusura della miniera è diventata il "simbolo" dell'attività estrattiva a Nebida, grazie alla siua interessante struttura su più livelli e alla sua posizione a strapiombo sul mare nel tratto di costa al di sotto del Colle del Mulino a vento. La sua particolare ubicazione si rese necessaria per il tattamento del minerale estratto dal ribasso omonimo, inserendola in un contesto produttivo che utilizzava diverse strutture (piani inclinati, porto, forni di calcinazione ecc.) alle quali è indiscutibilmente legata. Qualsiasi proposta di riutilizzo della laveria non può esimersi dal valorizzare anche le vecchie vie di accesso e le strutture ad essa accessorie. «Dall'insieme delle considerazioni effettuate - spiega Manis -, una proposta attuabile e rispettosa della sua storia, del suo processo produttivo e dei suoi caratteri formali e strutturali, potrebbe essere quella di utilizzarla come "museo di se stessa". I muri portanti e in pavimenti, infatti, furono costruiti in modo tale da consentire l'alloggiamento di quei particolari macchinari disposti alla fine dell'Ottocento, costituendo anche i percorsi obbligati per l'ingresso del minerale, per lo scarico dello sterile e per la calcinazione finale delle calamine.
Come fare per salvarla? «Per potere utilizzare la laveria come museso di se stessa occorre compiere essenzialmente due tipi di interventi: il primo, di carattere consolidativo, che non ne alteri la tipologia e i suoi aspetti formali e strutturali; il secondo, la determinazione di percorsi al suo interno che consentano a qualsiasi visitatore di comprendere il processo produttivo e la vita che si svolgevano al suo interno. Pertanto uno degli interventi più interessanti da effettuare sulla laveria è senz'altro di carattere conservativo, evitando ogni aggiunta che rischierebbe di cancellare elementi importanti impedendo per sempre la lettura integrale di quest'edificio produttivo».

 

 

Home PageIGLESIAS 12 maggio 2001
Quei minatori che morirono per il lavoro

Iglesias commemora l’eccidio dell’11 maggio 1920. Deposta la Corona d’alloro nella lapide in via Satta, la cittadina ha voluto ricordare ed onorare i minatori uccisi mentre combattevano la miseria. «Erano tempi in cui la rigida politica della dirigenza mineraria rifiutava il dialogo con i minatori, negando ogni possibile trattativa», ha detto Sergio Usai della Cgil. Il sindaco Paolo Collu, ha voluto ricordare questi uomini, come persone che sono «cadute combattendo una battaglia che apparteneva a tutti». (ad. s.)

 

venerdì 11 maggio 2001
IGLESIAS
«L'11 maggio è ancora per tutti
un esempio d'impegno civile»

Sergio Usai Segretario Cgil

QUESTA giornata di sentita commemorazione in ricordo di quei tragici fatti, che rappresentano ancora oggi una delle pagine più tristi vissute dal nostro territorio.
Rivolgiamo il nostro pensiero verso quei minatori che, partecipando ad una manifestazione di protesta indetta contro le condizioni bestiali delle miniere, contro le rigidità e le restrizioni della dirigenza mineraria, trovarono una atroce morte. Furono giorni nei quali crescevano le prime significative lotte sindacali, che dopo 81 anni trovano l'attualità e la valenza della tradizione politica e sociale della Comunità del Sulcis Iglesiente.
Quelle lotte, quei primi movimenti di ribellione sociale furono anche i più espliciti segnali di avversione contro il lungo e nefasto periodo fascista che, nei confronti dei lavoratori e verso il popolo indirizzò cruenti e sanguinose rappresaglie.
I minatori di San Giovanni e Monteponi combattevano la miseria, chiedevano migliori condizioni di vita e di lavoro, pretendevano giustamente minori restrizioni nel razionamento del pane e dei generi alimentari di prima necessità.
Avanzavano con grande difficoltà le prime richieste di emancipazione economica e sociale. La rigida politica della dirigenza mineraria, che rifiutava ogni possibile dialogo con i minatori, pretese da parte delle autorità militari una dura rappresaglia, negando ogni ogni possibile trattativa con i rivoltosi e sospese le retribuzioni agli operai per tutti i giorni di mobilitazione.
Questo causò l'inasprimento della protesta degli oltre 4000 minatori. Avvenimenti gravi, carichi di significativi sentimenti umani, etici, politici e sociali che ricordano a noi tutti quanto sia stato aspro e impervio il percorso dell'emancipazione delle classi lavoratrici. Quell'esperienza che noi ereditiamo, sempre carica di incancellabile riconoscenza e ammirazione verso coloro che hanno pagato con la propria vita la difesa della dignità di uomini e di lavoratori, costituisce ancora oggi per il movimento dei lavoratori un coraggioso esempio di impegno civile e democratico, capace di elevare tutte le libere coscienze.
Anche se ad alcuni appariranno lontani e sfumati quegli avvenimenti, per noi l'11 maggio continuerà ad essere un patrimonio irrinunciabile della voglia di libertà e di giustizia della gente di miniera che, come in passato continua a rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro.
Quell'insegnamento serve anche oggi per respingere i continui attacchi di rinnovate espressioni delle nuove classi imprenditoriali, che pensano di poter difendere i propri interessi e le proprie condizioni di privilegio a discapito delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati e dei più deboli.
L'11 maggio continua a ribadire che noi siamo contro gli egoismi, contro gli speculatori, contro i soprusi e contro le ingiustizie. Difendiamo uno Stato sociale equo e generale, con l'assistenza sanitaria, con la scuola, i trasporti, le pensioni, la casa. Vogliamo il lavoro nella sicurezza, nella legalità e nel rispetto dei diritti fondamentali contrattuali, senza infingimenti e con qualsiasi interlocutore politico che governi.
Combattere le ingiustizie, difendere gli interessi generali e popolari, preservare i valori e i diritti della dignità umana che sono l'essenza stessa del riscatto della nostra comunità.
Rivolgiamo il nostro pensiero e la nostra gratitudine verso questi martiri di Iglesias che sono stati uccisi per aver combattuto una battaglia che era è stata e rimarrà di tutti noi.
Alla memoria di Pietro Castangia, Emanuele Cocco, Vittorio Collu, Salvatore Melas, Attilio Orrù e Raffaele Serrau.
Eterno riposo e profonda gratitudine

 

mercoledì 9 maggio 2001

 

IGLESIAS
LA POLEMICA
«Porto Flavia, una messa in scena senza rispetto per nessuno»

Giampiero Pinna Consigliere regionale

Avendo avuto la possibilità di rivedere dopo alcuni giorni le immagini riprese il 2 maggio scorso in occasione della discussa inaugurazione della struttura mineraria Porto Flavia di Masua, mi ha particoalrmente colpito la scritta di uno degli striscioni di protesta issato da un gruppo di disoccupati all'imbocco della galleria che diceva: «Prima il lavoro, poi le inaugurazioni elettorali!!! No alle opere incompiute!!! (vedi foto in alto).
Incuriosito da quelle pesanti parole ho proseguito a far scorrere le immagini riprese in galleria e, dopo aver fatto le necessarie verifiche, ho potuto così constatare che nulla di più vero si poteva dire di quell'evento.
Assieme a tante luci accese dall'energia elettrica prodotta da un gruppo elettrogeno improvvisato per illuminare la festa (mancano ancora perfino i cavi dell'indispensabile alimentazione elettrica), mi sono reso conto che al posto del binario, asportato e ancora da ricostruire, è stato steso al piede della galleria uno strato polveroso di ghiaia che dovrà essere rimosso per poter completare l'opera dopo l'inaugurazione (chi pagherà i costi?).
Proseguendo all'interno della galleria, nel rivedere la parte terminale del binario, anch'essa ancora da restaurare, ho potuto constatare che le bellissime tramogge del piano di caricamento sono ancora avvolte dalla ruggine con l'ammissione ingenua e evidente della presidenza dell'Igea che ha voluto informare i visitatori con la scritta: «Tramogge in allestimento» (vedi foto in basso).
Ancora incuriosito da quella scritta informativa ho, inoltre, potuto verificare che solo tre delle ventisette tramogge erano state recuperate alla data dell'inaugurazione e che il lungo lavoro del loro restauro è in fase di espletamento (lavori in corso) a opera di una ditta esterna alla quale sono stati appaltati i lavori.
Ho potuto infine, accertare che è stato asportato quel che restava del sistema dei nastri con il terminale "pontile mobile" per il caricamento delle navi, tutto ancora da ricostruire. Proprio quel pontile mobile inesistente che qualche sprovveduto ha improvvisamente dichiarato di voler utilizzare come «rampa di lancio del turismo della zona».
Queste sconcertanti constatazioni non possono che confermare in modo inequivocabile che si è trattato di una inaugurazione fasulla di un'opera incompiuta che gli organizzatori hanno avuto la sfrontatezza di definire "Primo esempio di riabilitazione dei siti minerari e loro valorizzazione".
Ma quello che più sconcerta è che questa farsa sia stata organizzata in piena campagna elettorale, a soli dieci giorni dal voto del 13 maggio, su iniziativa pressante del "nuovo" presidente dell'Igea. Egli, infatti alla gestione autonoma e responsabile di un piano industriale credibile della società che gli è stata affidata, preferisce la strada del servilismo con l'organizzazione di una manifestazione di tipo propagandistico a spese delle casse regionali per tentare di ingraziarsi i governanti regionali di turno, probabilmente ignari dell'incomplettezza dei lavori e di quello che dovevano inaugurare.
È ancora più incomprensibile la leggerezza del "nuovo" presidente dell'Igea che, nel tentativo di vendere meriti che non gli appartengono, indossa le vesti del cerimoniere per riaprire per poche ore e a caro prezzo quella galleria che esgli stesso, nella qualità di "vecchio" presidente delle Miniere Iglesiente fino al 1996, si era limitato a tenere sbarrata con un muro in cemento armato.
Solo a partire dal 1997, infatti, a seguito dell'intesa Stato Regione per l'avvio dei lavori propedeutici all'istituzione del Parco Geominerario, è stato dato avvio alla predisposizione dei progetti di recupero e di valorizzazione che hanno consentito di ottenere i primi finanziamenti della Regione (320 milioni stanziati con delibera Emsa n. 405 dell'8 settembre 1998) e dello Stato (768 milioni stanziati con decreto del ministero dell'Industria del 30 dicembre 1999).
Ma è soprattutto grazie alla sensibilità e all'impegno dei lavoratori e dei dirigenti dell'Igea che hanno dato avvio nel 1998 ai lavori di recupero che oggi si può parlare dell'apertura al pubblico e della valorizzazione della struttura di Porto Flavia che, purtroppo però non potrà avvenire prima del completamento dei lavori in corso.
In queste condizioni, ad eccezione di pochi intimi che potranno ancora accedervi gratuitamente, Porto Flavia resterà chiuso per molti mesi e non potrà essere ammirato dai tanti cittadini e dai molti turisti che, direttamente e attraverso le associazioni locali, chiedono di poterlo visitare a pagamento.
Nel frattempo c'è da sperare che le autorità regionali competenti si preoccupino di far sapere come verranno gestite Porto Flavia e le altre strutture museali in via di completamento; chi si farà carico della manutenzione, della custodia e dei relativi costi e, soprattutto, quali norme di sicurezza per i visitatori verranno adottate a seguito della cessazione del regime di concessione mineraria.
Solo con queste risposte si potrà avere la certezza di innescare quel processo di valorizzazione turistica del territorio che oggi si può perseguire concretamente con l'utilizzo corretto delle risorse stanziate della finanziaria nazionale per la gestione del Parco Geominerario nell'ambito delle finalità individuate nel decreto istitutivo dello stesso Parco come auspicato dall'Unesco, da tutte le istituzioni dello Stato (Governo, Regione, Province e Comuni) e da tantissimi cittadini.
Ora che i riflettori di quella inaugurazione fasulla sono stati spenti, resta da chiedersi se le tante giornate di lavoro e le spese che sono state sostenute per quella prematura cerimonia non potevano essere meglio impiegati dal presidente dell'Igea per accelerare il completamento dell'opera.
Per qauanto mi riguarda non mancherò di chiedere conto di questo irresposnabile comportamento nelle sedi e nelle forme che mi sono consentite come consigliere regionale di opposizione e come cittadino.
Lascio, invece, all'oppinione pubblica il giudizio su questa irrispettosa messa in scena che offende la memoria di tutti i minatori che hanno lavorato per realizzare quell'opera quasi ottanta anni fa e il lavoro dei tecnici e minatori che hanno operato negli ultimi tre anni per restaurare Porto Flavia.
Per queste ragioni non si può che comprendere la protesta dei giovani senza lavoro, l'irritazione della comunità di Nebida-Masua e il disappunto di tutti i cittadini che hanno creduto e combattuto per fare in modo che le straordianrie testimonianze della nostra storia mineraria diventassero concreta occasione di sviluppo del territorio e non di propaganda preelettorale.

Home PageIGLESIAS 03 maggio 2001
Vertenza-Lsu rinviata al 15 maggio
Se ne riparlerà dopo le elezioni. La vertenza dei lsu del Parco Geominerario slitta al 15 maggio. La Commissione industria del Consiglio regionale, riunita ieri mattina, ha infatti rinviato la votazione relativa ai piani di disinquinamento da affidare alla società Igea. Per la stabilizzazione dei lavoratori bisognerà aspettare ancora. Contestazioni alla decisione della Commissione regionale sono arrivate dai lavoratori che occupano il pozzo Sella. Dopo l’approvazione del progetto da parte della commissione, deve avvenire anche un altro passaggio. La delibera, prima di diventare esecutiva, deve essere approvata dal Consiglio regionale. A questo punto, l’uscita dalla miniera di Monteponi, potrebbe slittare a fine mese. (d. m.)

 

venerdì 4 maggio 2001
 IGLESIAS

«Ancora un rinvio per il nostro piano»
I lavoratori sociali del Geoparco
dopo il battesimo di Porto Flavia

Siro Corriga

IGLESIAS. L'inaugurazione di porto Flavia, presentata come "primo esempio di riabilitazione e valorizzazione di un sito minerario", ha scatenato polemiche e vivaci proteste durante la cerimonia che ne sanciva l'esordio come risorsa turistica del territorio, e continua a suscitare reazioni a cerimonia oramai conclusa. Alla contestazione, lanciata dal Comitato dei disoccupati, contro i ritardi e le lacune della giunta guidata da Paolo Collu, fa seguito la denuncia dei lavoratori del Parco Geomimerario.
In occupazione da 179 giorni all'interno del pozzo Sella, nella miniera di Monteponi, i lavoratori socialmente utili hanno voluto sottolineare i ritardi con cui si muove la definizione del piano di stabilizzazione per il loro piccolo esercito di 480 operatori. Il progetto, rinviato ulteriormente di quindici giorni, in attesa che la tornata elettorale abbia sancito trionfi e sconfitte, resta così sospeso per aria. Indignati, respingono le accuse che descrivono la loro iniziativa di tutela del diritto al lavoro, realizzata fino al gesto estremo dell'occupazione, come "improvvida e strumentale". «A chi usa queste parole contro un'iniziativa di protesta pacifica e democratica quanto dura e estenuante, indignati rispondiamo che se si può parlare oggi di Parco Geomineraio lo si deve proprio all'occupazione di Pozzo Sella».
Non c'è spazio, ribadiscono, per i tentativi di creare conflittualità tra i lavoratori Igea e quelli del Parco come si sarebbe voluto palesare in questi giorni. Convinti che il recupero dei compendi minerari rappresenti una potenzialità fondamentale per il territorio, i lavoratori Lsu sostengono che «il nostro pensiero di riconoscenza non può che andare a chi ha eseguito questi importatanti interventi con professionalità e dedizione. A chi ha dato forma ai primi interventi di bonifica, messa in sicurezza, di recupero e valorizzazione dei beni minerari (come Porto Flavia, recentemente e prematuramente inaugurata), anche con il modesto contributo dei lavoratori socialmente utili del Parco Geominerario».
Intanto si aspetta il piano di stabilizzazione, il due maggio, la commissione Industria del consiglio regionale era chiamata a dare parere favorevole, dietro sollecitazione della giunta regionale, al dispositivo legislativo che consentirebbe a Igea di assumere gli Lsu. «I membri della commissione, ignorando l'urgenza degli impegni assunti con i lavoratori, hanno pretestuosamente rinviato la discussione al 15 di maggio. Prevalgono gli interessi personali, legati magari alle prossime elezioni politiche. Dimenticando e negando ai lavoratori e alle popolazioni dei territori minerari di poter essere i veri protagonisti del nuovo modello di sviluppo rappresentato dal Parco Geomineraio».


Porto Flavia


 

 

Home Page04 maggio 2001IGLESIAS
Monteponi
Gli operai: «Aspettiamo sempre il Geoparco»

I lavoratori socialmente utili del Geoparco non gradiscono l’inaugurazione della galleria di Porto Flavia e rilanciano il problema della stabilizzazione.
A sollevare la questione sono stati gli operai che dal 5 novembre occupano la galleria Villamarina di Monteponi. «È stata inaugurata la galleria e questo fatto va sicuramente bene - ha commentato Mario Baraglia - però non bisogna dimenticarsi che ancora non si conosce il futuro del Parco Geominerario».
Per il momento non è stato ancora formato il comitato dell’Ente parco e inoltre non sono stati presentati i piani di stabilizzazione per le tute verdi. «La decisione della Commissione regionale industria - ha aggiunto Baraglia - non va certo a nostro vantaggio».
Non sono le uniche perplessità che hanno espresso i lavoratori. «Non sappiamo ancora chi dovrà gestire la galleria di Porto Flavia - ha aggiunto Emanuele Atzei - e come dovrà funzionare». A Monteponi intanto continua l’occupazione del pozzo Sella, mentre sulla vertenza hanno preso posizione anche i rappresentanti sindacali.
«In questo modo non si fanno altro che allungare i tempi per la stabilizzazione degli Lsu - ha aggiunto Sergio Usai della Cgil - non è possibile tenere con il fiato sospeso quasi cinquecento persone».

D. M.

 

 

 

 
giovedì 3 maggio 2001
IGLESIAS
L'ANZIANA CERNITRICE ASSENTE ALLA CERIMONIA
Rosina Carta: questi
i minatori del miracolo

Adele e Caterina Melis

Dai ricordi di infanzia di nostra madre, Rosina Carta, riportiamo il particolare che riguarda l'inaugurazione dell'importante struttura mineraria di Porto Flavia (Masua) realizzata negli anni '20 del secolo scorso.
******* «...Il giorno del battesimo di Porto Flavia, da Masua e da Nebida, a piedi, arrivarono poche persone, spinte forse dalla curiosità, e come me si misero ad osservare in un angolo del piazzale un po' intimidite. Arrivò il trenino, con i suoi numerosi vagoncini e in ognuno di essi vi erano quattro persone, alcune persino armate: erano i rappresentanti del regime di allora. Entrarono tutti dentro Porto Flavia, l'ingegner Vecelli, mio padre con pochi altri minatori, le numerose autorità e il Vescovo venuto da Iglesias. Ci raccontò poi, a casa, mio padre, che legò una fune intorno alla vita del Vescovo e che fu fatto scendere giù per la scala di ferro del primo silos per dare la sua benedizione».
«Quando uscirono venne offerto un bicchiere di vino, forse, chissà, era vernaccia, e furono premiati con dei soldi i minatori che avevano scavato la galleria, mio padre Francesco, Solinas Salvatore, Orrù, Angei Luigi e forse anche qualche altro. Purtroppo la memoria dopo tanti anni incomincia ad indebolirsi».
«Quello si che fu un vero giorno di festa per la mia famiglia. Quei soldi benedetti servirono per pagare i debiti che ogni mese si accumulavano perchè la paga di mio padre bastava appena per la sopravvivenza...».
******* Quando nostra madre ha appreso dal giornale che ci sarebbe stata la cerimonia di inaugurazione di Porto Flavia il 2 maggio, ci ha pregato di scrivere due righe di ringraziamento a chi ha reso possibile la realizzazione di questa Sua speranza.
Da quando ha visitato, oltre due anni fa, Porto Flavia e l'ha visto nelle «vergognose condizioni di abbandono in cui era» e ha saputo da minatori presenti che si doveva iniziare da lì a qualche giorno il restauro, emozionata, si è impegnata al massimo per dare anche lei un piccolo contributo in entusiasmo ed incoraggiamento agli operai che nel frattempo vi stavano lavorando. Ha notato con soddisfazione e orgoglio, che «questi minatori» non erano diversi da quelli che avevano lavorato con il padre: stessa dignità, stessa serietà, stessa professionalità. Con una piccola differenza. Dei primi, a parte quei pochi che lei ricorda, si è persa la memoria.
Allora si è data un gran da fare in questi due anni per conoscere i nomi di tutti coloro, che, con il restauro, hanno onorato e «scolpito» su quelle rocce la memoria di chi li ha preceduti e che oggi hanno reso possibile quello che a Lei sembra un piccolo miracolo.
Sarebbe stato un bel regalo per nostra madre se qualcuno, come nel 1924 fece l'ingegner Vecelli permettendoLe di assistere alla cerimonia, avesse avuto la sensibilità di invitarLa come testimone di quei minatori che non ci sono più.
Il forte coinvolgimento emotivo e l'incredibile tenacia dimostrata da nostra madre, nonostante l'età avanzata, hanno fatto si che anche noi figlie la seguissimo in questa avventura. Pertanto desideriamo ringraziare tutte quelle persone che in vario modo l'hanno sostenuta dimostrandole interesse e affetto regalandole così due anni di vita meravigliosa, in particolare i minatori e gli operatori: Atzeni Massimo, Bellisai Luciano, Biggio Roberto, Cardia Mario, Cuccu Elio, Fanni Giuseppe, Loddo Raimondo, Matta Ettore, Morfino Salvatore, Murru Renzo, Murtinu Giovanni, Ottelli Luciano, Pinna Maurizio, Pintus Luciano, Piras Maurizio, Porta Pietro, Puddu Luigi, Saddi Claudio, Sarais Angelo, Tolu Agostino, Toscano Antonio, Tuveri Antonio, Usai Attilio.

 

 

Home Page03 maggio 2001IGLESIAS
Il commissario dell’Emsa: «Questo sito è pronto per accogliere i turisti»
«Porto Flavia non può stare chiusa». Anche Franco Martucci, commissario liquidatore dell’Emsa (Ente minerario sardo), è rimasto affascinato dalle bellezze architettoniche e dalla tecnica inventata nel 1922 dall’ingegner Cesare Vecelli, allora direttore tecnico della società mineraria francese Vieille Montagne.
Dottor Martucci, quando cominceremo a vedere i turisti entrare in galleria?
«Presto, molto presto. Ora c’è la possibilità. Certo, Porto Flavia è ancora una pertinenza mineraria. E, quindi, bisogna rispettare certe regole sulla sicurezza. Ma in qualche modo faremo».
Si potrebbero aprire le porte trasformando qualche minatore in guida turistica. Non crede?
«È un’ipotesi che stiamo valutando. Potrebbe essere la soluzione provvisoria. Anche perché la struttura ora è messa in sicurezza. Certamente, apriremo le porte alle scuole e alle associazioni che hanno chiesto già di cominciare le visite. Poi penseremo all’organizzazione ed ai biglietti».
Porto Flavia è il primo esempio di struttura mineraria che sarà aperta alle visite. Dove sarà il prossimo appuntamento?
«Senz’altro a Buggerru, dove potrà essere aperta la prima parte della galleria Henry. Già l’anno scorso, senza grandi clamori, è stato consentito l’accesso a oltre mille visitatori. E le richieste sono numerose anche quest’anno. Per la seconda parte si dovrà aspettare la conclusione della messa in sicurezza».
Un neo è rappresentato dalla grotta Santa Barbara di cui si parla poco.
«L’Igea ha già acquistato l’ascensore. Senza non è possibile far nulla. Ma l’apertura della grotta di Santa Barbara non è lontana». (a. m.)
 
giovedì 3 maggio 2001
RECUPERATO
L'IMPIANTO DI MASUA
Porto Flavia riprende vita,
una galleria che porta al turismo
Inaugurato dopo la riabilitazione curata da tecnici e lavoratori Igea I disoccupati chiedono certezze

Erminio Ariu

MASUA. Recperato al patrimonio pubblico. Era il tunnel della disperazione e del lavoro duro per migliaia di minatori, poi l'emblema del superamento dell'industria mineraria. Ma a distanza di 80 anni Porto Flavia ha cambiato destinazione d'uso ed è diventato, con un appropriato intervento di restauro, il ponte per la riconversione economica dell'Iglesiente. Un lavoro di altissima ingegneria realizzato nel' 22 su un'idea-progetto dell'ingegnere Cesare Vecelli, allora, come tutti, alle dipendenze della "Societè francaise Vieille Montagne" che estraeva blende e piriti destinate al mercato estero.
«Ora invece, questa galleria con il pontile mobile - ha detto l'assessore regionale del Turismo, Roberto Frongia -, sarà la rampa di lancio per il turismo della zona. E' vero, mancano gli impianti ricettivi, le strutture e i servizi ma la Regione è impegnata anche su questo fronte e attraverso la legge 488 sarà possibile intervenire per rimediare e queste carenze. Del resto non mancano strutture potenzialmente in grado di essere riconvertite». L'apertura al pubblico di Porto Flavia, anche se l'ingresso dei turisti è ancora da definire, è stata accompagnata da condizioni atmosferiche inpeccabili che hanno contribuito a valorizzare gli aspetti turistici della proposta. «Si questa miniera, con le sue gallerie e impianti, - ha esordito il vescovo di Iglesias monsignor Tarcisio Pillolla - sono stati luoghi di indubbio sacrificio per i minatori e le loro famiglie. In questo momento vanno ricordati propri quelli che non ci sono più, che hanno contribuito con il loro sangue e le durissime rinunce alla realizzazione di queste imponenti opere».


Un'opera d'altri tempi, Porto Flavia. Costruito 80 anni fa per abbattere le diseconomie del trasporto dei minerali, realizzato con macchine decisamente limitate ma portato avanti dalla volontà ferrea dei dirigenti e degli operai. «Il trasporto dei minerali era uno dei tanti problemi in cui si dibattevano le società minerarie - ha puntualizzato Ilio Salvadori, presidente di Igea -. Porto Flavia è stato realizzato scavando nella montagna con due gallerie sovraposte, una delle quali terminava con un braccio mobile che consentiva il carico delle navi. Il restauro? Frutto del lavoro degli operai di Igea».
Il colpo d'occhio per i primi turisti, in abito gessato, all'uscita dalla galleria, ha suscitato emozioni forti: il Pan di Zucchero, l'azzurro intenso del mare, gli strapiombi delle pareti di bianchissimo calcare, la miniera di Masua, e in lontananza l'Isola di San Pietro e la costa di Portopaglia e Guroneddu si potevano apprezzare senza dover ruotare lo sguardo. «Sono queste le realizzazioni che contano - ha subito precisato il sindaco di Iglesias Paolo Collu -. Sono convinto che occorre intensificare gli sforzi proprio nel recupero di altri siti minerari perchè i giovani disoccupati del Sulcis Iglesiente non siano più costretti ad emigrare». Insomma il lavoro di recupero fatto da Igea a Porto Flavia ha convinto tutti che il Parco Geominerario non può continuare a viaggiare con la ridotta. «Igea sta continuando su questa linea - ha spiegato Franco Martucci, commissario straordinario dell'Emsa. Gli interventi sono molteplici: la chiesa di Monteponi, Via Agruxau, San Benedetto, la galleria Henry di Buggerru. I fondi sono regionali e della Cee».
Ora si punta alle ricadute del Geoparco e si attendono le decisioni della Regione per l'affidamento in gestione di Porto Flavia. «Nei prossimi giorni si deciderà anche chi dovrà gestire la galleria - ha concluso Andrea Pirastu -. Quando l'argomento è il lavoro non si può rimandare».
L'operazione di recupero è stata realizzata con i finanziamenti del ministero dell'Industria a suo tempo assegnati all'Emsa per la realizzazione di una serie di progetti di recupero dei più importanti siti minerari dismessi.
A chiedere garanzie sull'impiego nelle opere di riabilitazione c'erano anche i disoccupati di Iglesias, che hanno scambiato qualche battuta dai toni aspri con il sindaco Collu.

 Lo sbocco dell'impianto sulla parete rocciosa che si affaccia sul mare. Accanto e sotto, immagini della cerimonia di inaugurazione del "sito" che si è svolta nella mattinata Sotto, Rosina Carta: la cernitrice è stata testimone dell'apertura negli anni Venti

 

 

Home Page03 maggio2001 IGLESIAS

 Tantissime persone in lista d’attesa e tanti operai che rischiano di perdere il posto

Quelli che per la festa del lavoro sognano il Geoparco e i cantieri di forestazione

Hanno trascorso la festa dei lavoratori nella tenda sistemata in piazza Sella pensando alla contestazione che hanno messo in atto ieri mattina a Porto Flavia a Masua.
Sono i quaranta disoccupati del comitato autonomo che da quattro giorni presidiano con una tenda piazza Sella. Chiedono che il Comune acquisisca i terreni minerari dai quali potrebbe ripartire lo sviluppo. «Sino a questo momento siamo stati presi in giro - ha detto Emanuele Aru - non è possibile che l’amministrazione comunale non abbia chiesto di acquisire i terreni boscati che potrebbero assicurare un’occupazione stabile ad almeno trenta persone». Secondo i disoccupati il Comune dovrebbe acquisire diversi ettari di terreni con alberi da sughero e altra vegetazione, per poi passarli all’azienda foreste demaniali che dovrebbe assumere i giovani. Non sono comunque gli unici che hanno passato il giorno dei lavoratori sperando, di poter lavorare come gli altri. A Monteponi, nella galleria Villamarina, è continuata l’occupazione delle tute verdi del Geoparco. Per i quattrocentottanta lavoratori impegnati nei cantieri del Parco Geominerario non è stata ancora risolta la vertenza legata alla stabilizzazione.
«Sino a questo momento non sono stati siglati i piani di stabilizzazione - ha detto Emanuele Atzei - e non conosciamo che futuro ci aspetta». La notizia che l’Igea potrebbe costituire altre società e occuparsi di ripristino ambientale, non soddisfa infatti i lavoratori socialmente utili. «Aspettiamo che arrivino risposte concrete - ha aggiunto Mario Baraglia - le promesse non bastano più. Ci vogliono i fatti». L’esercito degli aspiranti lavoratori che hanno festeggiato a denti stretti il primo maggio non finisce comunque qui. Da tempo i venti operai della Binex, la fabbrica che dovrebbe produrre biciclette all’ingresso di Iglesias nell’ex calzaturificio, sperano di ricevere gli stipendi e soprattutto conoscere il piano industriale dello stabilimento. Proprio per sollecitare l’intervento dell’azienda nei giorni scorsi, un piccolo gruppo di operai, sostenuto dalla Confederazione Sindacale Sarda, ha scioperato davanti ai cancelli della fabbrica. Ma non è comunque tutto. I minatori della Carbosulcis hanno passato il primo maggio aspettando risposte sul proprio futuro. E sul fatto che possa riprendere la produzione e estrazione del carbone Sulcis dalle miniere di Seruci.
A far loro eco i lavoratori che dovranno essere impegnati nelle opere per la costruzione delle due centrali a letto fluido pressurizzato, quelli della Portovesme srl che dopo l’annuncio dell’azienda dei giorni scorsi, temono per il proprio futuro. E non sono gli unici, deve essere risolto il problema della discarica dei fanghi rossi prodotti dall’Eurallumina.
In occasione del primo maggio non hanno potuto festeggiare nemmeno gli ottanta lavoratori socialmente utili che ruotano nei diversi cantieri del Comune di Iglesias. Da tempo chiedono di essere inseriti nell’organico del Comune e certezze.
Le proposte avanzate l’anno scorso per la costituzione di una società mista che si occupi di gestire i servizi comunali non si è ancora concretizzata e i lavoratori continuano ad andare avanti con le proroghe. Non solo, ma anche le riunioni che hanno avuto con gli amministratori si è risolta con un nulla di fatto.
Unica nota positiva in un primo maggio di rabbia, la manifestazione di Orbai nelle campagne di Villamassargia, organizzata per la prima volta in dieci anni solo dalla camera del lavoro della Cgil e a cui hanno partecipato almeno cinquemila persone. «Un’iniziativa importante - ha commentato Sergio Usai, segretario della Camera del lavoro - con cui reclamare ancora una volta il diritto al lavoro. Di quelli che già ce l’hanno e di chi combatte per averne uno certo».

Davide Madeddu
 
 

Home PageIGLESIAS 01 maggio 2001
Domani l’inaugurazione
Apre Porto Flavia: incertezze sul ruolo dell’Igea

Che ruolo avrà l’Igea nell’ambito del progetto per la gestione di Porto Flavia? È quanto si chiedono non solo i lavoratori della società mineraria, ma anche gli amministratori comunali. Due di loro, l’assessore all’Ambiente Andrea Pilurzu e quello alla Cultura Daniele Pani, hanno inviato una lettera alla Regione, chiedendo chiarimenti. Nel documento, indirizzato al presidente Mario Floris e all’assessore Andrea Pirastu, gli amministratori comunali fanno rilevare alcuni aspetti. «Riteniamo che all’interno della società Igea ci siano le professionalità necessarie anche per la gestione delle iniziative turistiche - si legge nel documento - un chiarimento si rende necessario dopo la notizia sull’inaugurazione di Porto Flavia (prevista per domani mattina). La società mineraria dovrà essere il catalizzatore non solo di iniziative per il ripristino ambientale, ma anche collegamento fra le società o cooperative che si proporranno per l’acquisizione e la gestione dei terreni ex minerari».
I due assessori non risparmiano una critica, seppure garbata. «Ci è sembrato che in quest’ultimo periodo su queste problematiche vi siano stati tentennamenti, che in futuro non dovranno più ripetersi». Pilurzu e Pani fanno, inoltre, riferimento al ruolo che il Comune deve avere per quanto riguarda le scelte di sviluppo del territorio. Sia per quanto riguarda la discussione delle varie problematiche, sia nello specifico, per quanto riguarda la possibilità di acquisire i terreni per la forestazione. In modo tale da poter portare avanti progetti ben definiti, in grado di dare risposte ai tanti disoccupati. «Per queste ragioni - concludono gli assessori all’Ambiente e alla Cultura - vi chiediamo la disponibilità a discutere assieme, subito dopo le elezioni per non dare adito a strumentalizzazioni, al fine di dare il via a un progetto comune nell’interesse di tutti i lavoratori e della collettività intera».

Cinzia Simbula

 

 

martedì 1 maggio 2001
 IGLESIAS

I turisti affascinati dalle pareti rocciose
Svizzeri e francesi scoprono la zona e tracciano vie per le arrampicate

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In basso DanielePani Andrea Pilurzu Accanto, il turista svizzero


MASUA. Mare, miniera e montagna: i turisti hanno cominciato ad apprezzare la costa sudoccidentale e a Nebida, Masua e Buggerru cominciano ad avvertirsi idiomi stranieri che lasciano intravedere buone prospettive per la prossima stagione estiva. A dare i primi segnali di
intersesse sono innanzi tutto le scolaresce dell'hinterland. Ma nell' ultimo scorcio di aprile sono state decine gli stranieri che sono piombati a Masua e dintorni per le arrampicate nelle pareti bianche del Pan di Zucchero, Punta Corti e dei precipizi che sovrastano la frazione mineraria. «Abbiamo scoperto Masua in internet - ha detto Jolanda Albisser, arrampicatrice di Oftringen, nella svizzera tedesca -, e abbiano deciso di arrivare fin qui per provare le vie tracciate su quelle bellissime rocce. Ho un'esperienza in questo campo ultraventennale ma devo ammettere che la zona di Masua e tra le più belle scalate che ho fatto».
Una settimana nella frazione ha consentito a Jolanda Albisser e Roland Moor di apprezzare la cucina locale e le bellezze naturali della zona. «Sì, certamente a ottobre saremo nuovamente qui - ha aggiunto Roland Moor - perchè questo territorio è decisamante affascinante».
Sull'altra parte, nella bianca e malfamata roccia di Punta Corti c'è un'altra cordata di turisti francesi che stanno tracciando un'altra via. «Purtroppo questa zona è poco conosciuto ai turisti - ha spiegato Sandro Dessì, titolare del bar-tabacchi di Masua -. Chi arriva qui rimane incantato e si ripropone sempre di tornare. Nelle ultime settimane gli arrampicatori stranieri hanno superato il numero di cento. Credo che la scelta di Masua sia dettata dalla spettacolarità delle vedute dall'alto, la facilità delle arrampicate e soprattutto dalla qualità della roccia».
Gli esperti sostengono che sarebbe necessario aprire altre vie dal mare per consentire di raggiungere il pianoro del Pan Di Zucchero. «Mi auguro - ha concluso Jolanda Albisser, direttore amminsitrativo di una ditta svizzera con l'hobby delle passeggiate tra le pareti verticali - che a ottobre si possa concludere anche questa esperienza».

 

martedì 1 maggio 2001
 IGLESIAS
Igea, due assessori strigliano la Regione
«Il Comune non può essere messo in disparte
nelle decisioni sui beni immobili e i lavoratori»

Siro Corriga

IGLESIAS. Due assessori "perplessi", scrivono una lettera al governo regionale. A Masua con imponente presenza di autorità, si inaugura domani il primo esempio di riabilitazione e valorizzazione di un sito minerario portato a compimento. Una tenda, con una decina di ragazzi a turno che si alternano nel presidio, è accampata nel centro di piazza Sella.
Il sindaco Collu, osserva da lontano quel gruppo di ragazzi, da oltre la siepe si interroga quali saranno i motivi della protesta che ha spinto quei volti conosciuti, a dormire sul battutto di piazza Sella. Il soggetto che tiene insieme la sceneggiatura, è ancora lo strano percorso dell'acquisizione dei beni ex-minerari ai comuni.
Bandi di gara intenazionali, progetti da accompagnare alle richieste di acquisizione mai presentati, i dubbi, posti da alcuni assessori, sul ruolo recitato dall'amministrazione comunale nei meccanismi della legge 33.
Il clima elettorale infine, che inibisce il dibattitto o, peggio ancora, vagheggia soluzioni dell'ultim'ora.
«Un chiarimento in merito al futuro dei lavoratori Igea - recita la lettera che gli assessori all'ambiente Andrea Pilurzu e quello alla Pubblica istruzione Daniele Pani hanno inviato al presidente della Regione Mario Floris e all'assessore regionale all'Industria Andrea Pirastu - si rende necessario, dopo la notizia dell'inaugurazione del sito di Porto Flavia. Riteniamo, che all'interno della Società vi siano le professionalità necessarie anche alla gestione delle iniziative turistiche. La società dovrà, dopo un riordino interno, essere il catalizzatore di iniziative non solo di ripristino ambientale ma anche di collegamento fra le società o cooperative che si proporranno all'acquisizione e gestione dei terreni ex minerari. In questo periodo ci è sembrato che su queste problematiche vi siano stati dei tentennamenti che in futuro non dovranno più ripetersi».
La lettera all'amministrazione regionale continua, rivendicando il ruolo determinante delle amministrazioni comunali nei meccanismi di acquisizione compresi quelli che riguardano i terreni ex minerari destinati a forestazione: «Ritenendo che il nostro Comune debba avere un ruolo determinante nella discussione di queste problematiche, come anche sull'iniziativa che riguarda la possibilità di acquisire da parte della nostra amministrazione i terreni da destinare alla forestazione (con un progetto ben definito con gli enti competenti)».
La richiesta, che accompagna la missiva, è per un incontro appena superato il clima elettorale che evidentemente condiziona la discussione al momento.
I disoccupati, in piazza, esprimono intanto il rammarico per la totale mancanza di sensibilità dei rappresentanti della giunta comunale: «Nessuno della giunta è venuto a parlare con noi, nessuno ha voluto mostrare una qualche forma di sensibilità rispetto all'iniziativa che portiamo avanti. Il sindaco Collu, quando ci ha visto è fuggito via», commentano con un poco di sconcerto gli autori del presidio, rinnovando la richiesta per la presentazione di un progetto serio, che accompagni la richiesta di acquisizione dei beni.
Accogliendo i diversi attestati di solidarietà presentati sia da cittadini che da rappresentanti del mondo dell'associazionismo, sottolineano il loro impegno: «Non è un problema di strumentalizzazioni, si tratta semplicemente della presa di coscienza di un intervento, anche forte, in difesa del lavoro. Di una possibilità che rischia di essere persa».