Montevecchio,
terminata l'occupazione del pozzo Sant'Antonio.Malore
dell'operaio che effettua lo sciopero della fame
I
lavoratori ora marceranno su Cagliari
Geoparco,
dure critiche alla Regione e al ministero
dell'Ambiente
Luciano Onnis
MONTEVECCHIO. Tutto come molti temevano. La Regione ha
disertato il vertice di Montevecchio sul parco
geominerario e sui suoi 450 lavoratori socialmente
utili e, a conferma che chi è assente deve spesso
pagare pegno, ha finito con il diventare l'imputato
contumace in un processo che nessuno aveva intenzione
di celebrare, ma che alla fine è diventato
inevitabile. Verdetto: la Regione, con la complicità
del ministero dell'Ambiente, affossa il geoparco e
umilia i Lsu. Condannata senza attenuanti.
La giornata di ieri a Montevecchio, definita «del
confronto e dell'auspicabile fine delle incomprensioni
fra Comuni minerari del geoparco e Regione», era
cominciata drammaticamente. Alle 6,30 Enrico Scanu, il
lavoratore socialmente utile che da dieci giorni stava
effettuando lo sciopero della fame barricato nella
galleria «Anglosarda» di pozzo
Sant'Antonio,
si è accasciato privo di sensi e, soccorso dai
compagni che presidiano il pozzo all'esterno, è stato
trasportato d'urgenza all'ospedale di San Gavino. I
medici volevano ricoverarlo, ma lui, appena ripresosi,
ha firmato il foglio di dimissioni ed è voluto
tornato in miniera, presentandosi alle 11,10, sorretto
da un compagno, nella sala della ex direzione gremita
di gente dove era in corso il vertice sul geoparco.
Salutato da un applauso scrosciante, ha pronunciato
solo due parole di ringraziamento per la solidarietà
ricevuta e ha chiesto di essere riportato a Pozzo
Sant'Antonio.
Intanto il suo posto nella galleria era stato subito
preso da tre compagne 'socialmente utili', decise a
proseguire la protesta per la mancata stabilizzazione
dei Lsu nel geoparco. Paola Manca, 30 anni di Arbus,
Vitalia Mannias (51, di Guspini) e Clara Vacca (43, di
Guspini), tutte sposate e le ultime due con figli,
sono poi uscite dalla galleria nel pomeriggio quando
l'assemblea dei lavoratori ha deciso di sospendere
l'occupazione per prepararsi a nuove forme di lotta.
Il 10 luglio marceranno su Cagliari assieme ai
consigli comunali dei centri minerari e alle
organizzazioni sindacali «per andare a stanare la
giunta regionale in casa sua».
Dunque, l'incontro chiarificatore e proprositivo
promosso dal ccordinatore dei Comuni minerari sardi,
Tarcisio Agus, sindaco di Guspini, per quanto monco
della partecipazione di almeno un rappresntate della
Regione (era stato invitato l'assessore all'Ambiente,
Emilio Pani) e della Provincia - ma erano
brillantemente assenti anche i parlamentari sardi e i
consiglieri regionali, ad eccezione del capogruppo di
Rc, Velio Ortu - non si è certamente spento nella
ricorrente sterilità verbale di queste circostanze.
E' stato un confronto serrato, con toni spesso
abbastanza accesi e accuse incrociate. Momento di
grande tensione quando Mario Barrale, un rappresentate
dei Lsu del Sulcis-Iglesiente, ha preso la la parola e
ha stracciato la tessera della Cgil davanti a tutti,
ma rivolgendosi in particolare al suo segretario
territoriale Sergio Usai. Un episodio, questo, che
evidenzia l'esasperazione dei lavoratori per una
situazione che diventa ogni giorno più ingarbugliata.
A fare il punto sulla vertenza è stato Tarcio Agus,
che, dopo aver manifestato delusione e rammarico pre
l'assenza della Regione, ha denunciato lo slittamento
della stabilizzazione dei Lsu a fine anno:
«L'assunzione per questi 450 lavoratori doveva
ricorrere da ieri, invece hanno ricevuto solo una
lettera con cui si comunica che non se ne fa niente
fino a al 31 dicembre».
Al dibattito sono intervenuti tra gli altri il
vicesindaco di Arbus, Francesco Atzori, Roberto
Traullu della Cisl, Sergio Usai e Giampalo Diana della
Cgil, il consigliere regionale Velio Ortu, Loris
Campolongo della Uil del Medio Campidano, e l'ex
presidente dellaa giunta regionale Federico Palomba. A
lui sono andati applausi, riconoscimenti e attestati
di stima da parte di tutti i presenti.
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Sopra, l'ingresso del pozzo Sant'Antonio a
Montevecchio. A fianco, Enrico Scano che per
protesta rifiuta il cibo da 10 giorni. Sotto,
le Lsu che hanno presidiato il pozzo durante
la sua assenza dopo un malore
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