Innamoramento

Home
Chi Siamo
La Coppia
Innamoramento
Check-up Coppia
7 Regole d'Oro
Desiderio
Intimita'
Partner
Sessualita'
Tradimento
Distacco
Quando e' Finita
Comunicazione
Contraddizioni
Problemi
10 Killer dell'Amore
Biografia
Link
Contatti

 

Innamoramento e ormoni

Ah, l’amore, uno degli argomenti più discussi del mondo. Psicologi, sociologi, etnologi, sessuologi e scienziati lo studiano sotto ogni angolatura, gli artisti ne traggono ispirazione e per i comuni mortali è oggetto di una caccia senza fine. Che cosa succede quando ci innamoriamo?

Fin dal primo incontro era chiaro che qualcosa stava succedendo. Un’impressione familiare, come se vi foste conosciuti da sempre, anzi, come se vi foste ritrovati tra miliardi di persone. Se siete entrambi disponibili e pronti per aprirvi, state per innamorarvi, scatenando una serie di reazioni chimiche a catena. L’odorato capta i ferormoni, la feniletilamina invade il cervello, la dopamina si mette in azione. È l’amore-passione, che con il tempo e l’aiuto di ossitocina ed endorfine si trasformerà in amore-attaccamento. A meno che non siate drogati di feniletilamina…

I ferormoni
I ferormoni sono molecole invisibili e volatili prodotte dalle ghiandole apocrine situate sotto le ascelle, intorno ai capezzoli e nell’inguine. Inodori, i ferormoni non vengono captati dalle mucose olfattive, ma da un secondo sistema dell’odorato, l’organo vomerosanale. Molto attivo negli animali, per anni e anni si è creduto che questo organo non funzionasse negli umani, ma ora molti studi hanno dimostrato il contrario. L’androstenolo, uno dei composti del sudore “fresco” dell’uomo, e la copulina presente nelle secrezioni vaginali femminili, sono i principali ferormoni sessuali, che avrebbero dei reali effetti attrattivi o repulsivi tra due persone in funzione della loro compatibilità. L’odore di una persona che ci piace ci fa sentire sicuri e a nostro agio, favorendo l’avvicinamento, ma se l’odore ci è sgradito, saremo pronti ad allontanarci: insomma, non è possibile innamorarsi di una persona che ha un odore che non ci piace. Il mercato è inondato dai profumi ai fermormoni, ma non fatevi ingannare, la loro efficacia non è mai stata dimostrata

La feniletilamina
Se siete adoratori del cioccolato già la conoscete, se state per innamorarvi, non tarderete a conoscerla. La
feniletilamina è un ormone della classe delle anfetamine che l’organismo produce naturalmente. Quando ci innamoriamo produciamo una grande quantità di feniletilamina, dagli effetti simili a quelli provocati da certe droghe o dagli sport estremi. La feniletilamina riduce l’appetito e rende iperattivi. Gli studi hanno dimostrato che quando due persone sono innamorate i loro livelli di feniletilamina sono identici, ecco perché si possono passare notti intere a fare l’amore e a parlare…

La dopamina
L’azione della feniletilamina non finisce qui. La feniletilamina stimola infatti il rilascio della dopamina, un neurotrasmettitore che agisce su numerosi processi fisici e psicologici. Tra l’altro, la dopamina è intimamente legata al sistema limbico, una zona del cervello che è sede delle emozioni e delle funzioni vitali come la sete, la fame e la sessualità. La dopamina consente quindi di rinforzare alcuni comportamenti che apportano piacere e soddisfazione. Quando un evento è più felice di quanto speravamo, la dopamina emette un segnale di felicità i cui effetti euforizzanti ci spingono a ripetere l’esperienza: si vorrebbe essere sempre insieme, ci si telefona cento volte al giorno, si vorrebbe che durasse per sempre.

Per sempre?
Secondo gli esperti questo periodo magico non può durare più di sei anni. Poco a poco, l’organismo si abitua alla feniletilamina, e l’allegria si attenua man mano. Per i “drogati” di feniletilamina questo segna spesso la fine della coppia, e preferiranno cercare, conquista dopo conquista, di ricreare gli effetti euforizzanti della
feniletilamina. La persona lasciata è invece in deficit di feniletilamina: è il mal d’amore. Tutti gli altri possono felicemente contare su altri ormoni, l’ossitocina e le endorfine.

L’ossitocina
Secreta dalla ghiandola pituitaria, l’ossitocina viene liberata nel cervello e nel sistema riproduttivo ogni volta che tocchiamo la persona amata. Gli studi avevano già dimostrato infatti un notevole aumento dell’ossitocina durante l’orgasmo, ancora più intensa nella donna durante il parto e l’allattamento. Oggi sappiamo che l’ossitocina aumenta la nostra sensibilità alle carezze e ci spinge al contatto fisico e agli abbracci, insomma, è una specie di colla ormonale che ci fa stare insieme per tanto tempo anche dopo l’esaurimento della feniletilamina. Questo effetto può essere più marcato nella donna a causa del suo legame con gli estrogeni, ma toccarsi rimane, per entrambi i sessi, il modo migliore di conservare il livello di ossitocina necessario a far durare una coppia. Si pensa perfino che l’ossitocina abbia un effetto sull’invecchiamento: uno studio ha infatti mostrato che le persone che fanno l’amore tre volte alla settimana in una relazione stabile dimostrano in media 10 anni meno della loro età effettiva.

Le endorfine
Quando l’organismo sviluppa una tolleranza alla feniletilamina e non si scatenano più gli effetti dirompenti presenti all’inizio del rapporto, il cervello inizia a produrre altri ormoni, le endorfine. Dopo gli effetti eccitanti della feniletilamina, il cervello viene invaso da sostanze che possiedono le stesse proprietà della morfina. Le endorfine apportano calma e sollievo al dolore, e riducono l’ansia. La sensazione di benessere che procurano si traduce in una relazione affettiva molto forte che non si vuole più interrompere. Ora potete chiacchierare, mangiare e dormire in pace. È l’amore-attaccamento, l’armonia completa, una felicità tranquilla che può durare per anni e anni - sempre che si sia svezzati dalla feniletilamina…

Ovviamente è impossibile sintetizzare la relazione amorosa in una semplice formula chimica, ma è rassicurante sapere che il nostro cervello possiede risorse insospettabili che si adattano alle diverse tappe della vita amorosa. E che quando gli effetti della feniletilamina si attenuano è possibile, se si ha un po’ di pazienza, raggiungere di nuovo il settimo cielo.

E tu come ami?

Nelle loro relazioni amorose uomini e donne dimostrano comportamenti diversi a secondo del loro stile di attaccamento. E tu che tipo sei, sicuro, ansioso o ambivalente?

Tra queste tre frasi, quale vi descrive meglio?

  1. ‘Non ho difficoltà a legarmi agli altri e non ho paura di dipendere da loro, né di sentirli dipendenti da me. Non vivo nel terrore di essere abbandonato/a, e non mi sento soffocare se qualcuno che amo mi si avvicina molto’

Siete in un rapporto di equilibrio tra intimità e indipendenza: a vostro agio nei rapporti molto ravvicinati, ma con la capacità di distinguere molto bene il confine tra voi e l’altro
  1. ‘Mi sento un po’ a disagio nelle relazioni con gli altri, faccio fatica a fidarmi e non riesco a pensare di dipendere da qualcuno. Quando qualcuno mi si avvicina troppo divento nervoso, e spesso mi si rimprovera di non condividere la mia intimità con nessuno’

Siete più inclini all’indipendenza che all’intimità: la ‘troppa’ intimità vi fa venire voglia di scappare. Se questi tratti sono molto marcati, potreste essere accusati di freddezza o distacco
  1. ‘Io vorrei che gli altri si avvicinassero a me, ma loro non lo fanno. Il mio/la mia partner mi preoccupa, a volte penso che non mi ami abbastanza, a volte temo che voglia allontanarsi da me. Più cerco di avvicinarmi agli altri, più gli altri scappano’
Siete più inclini all’intimità, e probabilmente il minimo segno di indipendenza o di autonomia dell’altro vi provoca una sensazione di inquietudine. Se questi tratti sono molto marcati, è possibile che vi si rimproveri di essere ‘appiccicosi’

Secondo un’indagine condotta negli Stati Uniti, alla vostra risposta corrisponde uno stile di attaccamento che era già il vostro quando eravate molto piccoli, con tutte le conseguenze del caso:

attaccamento sicuro

il bambino è curioso ed esplora l’ambiente, e cerca la madre quando è inquieto: la madre è per lui una base sicura. Il bambino ricerca il contatto con la mamma e ama essere coccolato, ma non si dispera per il distacco, per esempio quando viene adagiato. La sparizione temporanea della mamma lo fa piangere, ma si consola subito al suo ritorno

Secondo la maggior parte degli studi, questo stile riguarderebbe il 60% dei bambini di un anno di età

attaccamento evitante

il bambino manifesta collere improvvise contro la madre, della quale non ricerca attivamente il contatto: non sembra particolarmente interessato a essere coccolato, ma si mette a strillare appena viene adagiato. La sparizione della mamma lo turba, ma sembra poco interessato a lei al suo ritorno

Secondo la maggior parte degli studi, questo stile riguarderebbe il 25% dei bambini di un anno di età

 

attaccamento ambivalente

il bambino è attaccatissimo alla madre, è poco curioso dell’ambiente, tollera male anche la più piccola separazione, si arrabbia spesso e grida spesso. La sparizione della mamma lo getta in una disperazione inconsolabile, e al ritorno della madre reagisce con tentativi spasmodici di attaccamento e notevole collera

Secondo la maggior parte degli studi, questo stile riguarderebbe il 15% dei bambini di un anno di età

Alcune ricerche hanno dimostrato che indipendentemente dall’età considerata (da 1 anno all’età adulta), la ripartizione tra i tre principali stili di attaccamento è praticamente identica. Con la progressione dello sviluppo dall’infanzia all’età adulta, l’attaccamento fa intervenire strutture cognitive sempre più complesse e sofisticate che permettono di integrare informazioni sempre più numerose e diversificate. Così, la ricerca di contatto con il partner non avviene più esclusivamente o necessariamente a livello fisico, ma si avvale anche di mezzi simbolici, e tra questi, soprattutto del linguaggio.

Nelle loro relazioni amorose uomini e donne dimostrano comportamenti diversi a secondo del loro stile di attaccamento. E tu che tipo sei, sicuro, ansioso o ambivalente?

Cindy Hazan e Philip Shaver hanno sottoposto a centinaia di persone le domande che noi vi presentiamo e hanno raccolto autodescrizioni che hanno poi confrontato ai dati raccolti durante lunghe interviste sull’infanzia, lo stile emotivo dei genitori e le descrizioni delle relazioni sentimentali più significative. I risultati dello studio¹ mostrano che le persone le cui risposte le avvicinavano alla categoria ‘attaccamento sicuro’ (risposta 1) erano le più globalmente felici, divorziavano meno spesso, avevano fiducia nel loro partner, lo accettavano malgrado i suoi difetti, e avevano una vita professionale soddisfacente.

Le persone che rispondevano invece al profilo dell’’attaccamento evitante’ (risposta 2) avevano spesso una vita professionale particolarmente riuscita, ma erano quasi interamente assorbite dal lavoro e avevano una certa inclinazione alla solitudine, poiché trovavano le richieste della vita di coppia troppo impegnative: autonome, quindi, ma quasi incapaci di legarsi a qualcuno.

Chi aveva scelto la risposta 3, dimostrando così la prevalenza di uno stile di attaccamento ambivalente, parlava di una vita sentimentale tormentata in cui si alternano passioni violente e delusioni crudeli, timore dell’abbandono e una certa difficoltà a concentrarsi sulle attività lavorative.

Alcuni ricercatori pensano che gli stili di attaccamento del bambino determinino quelli dell’adulto che diventerà, ma altri ricercatori non condividono affatto questa visione. L’attaccamento non è un dogma, quindi, ma il tema di un dibattito sempre attuale che continua a nutrirsi di nuovi studi sui bambini.

Una tesi credibile, ma con riserva

Gli stili di attaccamento possono evolvere durante l’infanzia e cambiare di categoria per la stessa coppia mamma-bambino

Le relazioni tra lo stile della madre e lo stile del bambino non sono facili da codificare, e non sono ancora state chiaramente stabilite

Le difficoltà relazionali tra madre e bambino possono provenire anche da differenze di temperamento innate e quindi particolarmente difficili da rettificare

Anche il padre è una figura di riferimento per quanto riguarda l’attaccamento, ed egli può moderare l’influenza della madre nel rapporto con il bambino

Nelle loro relazioni amorose uomini e donne dimostrano comportamenti diversi a secondo del loro stile di attaccamento. E tu che tipo sei, sicuro, ansioso o ambivalente?

Il desiderio sessuale
Visti nell’ottica della teoria dell’attaccamento, i desideri sessuali sarebbero la manifestazione di un bisogno innato di tenerezza. Questo almeno è quanto sembrano suggerire i risultati di molti lavori sull’attaccamento. Il bambino è programmato per attaccarsi al ‘partner’ che gli si presenta, e per suscitare in lui o in lei il massimo attaccamento possibile. I bisogni del bambino, insomma, non si limitano all’essere nutrito, ma il loro spettro è molto più ampio: coccole, attenzioni, tenerezza … insomma una gamma più ampia di sostegno emotivo durante l’esplorazione del mondo. La sessualità non nascerebbe quindi, come sosteneva Freud, dal piacere sessuale che il bambino sperimenta durante l’allattamento, e la tenerezza non sarebbe una forma sublimata del desiderio sessuale.

L’impronta dell’attaccamento nell’amore adulto: intimità, passione e impegno
E’ a partire dalla fine degli anni ’80 che la comunità scientifica si interroga e cerca di scoprire se lo stile di attaccamento dell’adulto è legato al suo modo di essere in una relazione d’amore. Robert Sternberg², autore di numerosi studi sull’amore adulto, distingue negli amori tre dimensioni fondamentali:

l’intimità, prevalentemente emotiva, si riferisce ai sentimenti che favoriscono l’apertura di sé agli altri, e il calore della relazione

la passione, che rinvia all’idealizzazione e all’eccitazione pulsionale, e che determina l’attrazione e il desiderio di unirsi all’altro

l’impegno, terza e ultima dimensione, sarebbe soprattutto di ordine cognitivo e mira a preservare la relazione esistente all’insorgere di un’altra possibile relazione amorosa

Gli studi condotti da Sternberg sugli studenti hanno dimostrato che le persone il cui stile di attaccamento è sicuro ricercano più delle altre l’intimità nella relazione, mentre quelle dallo stile di attaccamento ambivalente tendono a impegnarsi meno delle altre. In altri termini, lo stile di attaccamento ‘evitante’ dà luogo a un evitamento dell’intimità, ma non per questo riduce le prospettive di continuità della coppia. Lo stile ambivalente, invece, non solo riduce la ricerca di intimità, ma mette in pericolo la continuità della relazione. Lo stile di attaccamento sembra dunque intervenire pesantemente su almeno due delle tre dimensioni indicate da Sternberg – l’intimità e l’impegno – ma non sulla terza, la passione. Questa assenza di legame tra stile di attaccamento e forza della passione non implica che quest’ultima sfugga all’impronta dello stile di attaccamento: per esempio, valutare l’intensità di una passione amorosa in un’intervista standard non è per niente facile.

Dalle ricerche effettuate, gli studiosi della scuola di Sternberg concludono che gli attaccamenti elaborati durante l’infanzia determinano il modo di essere dell’adulto nelle relazioni amorose. Per esempio, è vero che lo stile di attaccamento del bambino tende a essere stabile: osservazioni ripetute sugli stessi bambini a età diverse confermano la permanenza dello stile tra 1 anno e i 7 anni di età. Poi però, nel passaggio dalla tarda infanzia all’età degli amori sessualizzati lo stile di attaccamento di una persona può cambiare. Questo grazie anche all’importanza di quello che un altro studioso, Harlow, ha chiamato ‘sistema di attaccamento tra individui della stessa età’: grazie a queste relazioni tra coetanei i giovani macachi studiati da Harlow erano effettivamente in grado di ridurre il deficit socio-adattivo di cui avevano sofferto a causa di una carenza di amore materno. Il modello di osservazione dovrebbe anche tenere conto dell’influenza delle caratteristiche del compagno: è evidente che il modello di attaccamento non sarà identico indipendentemente dalle caratteristiche, e dallo stile, del partner.

Adolescenti e amore

Tra i 10 e i 14 anni i ragazzi preferiscono l’intimità con i coetanei dello stesso stesso, ed è spesso proprio in questa relazione mono-sessuale che si elabora la capacità di trovare un sostegno emotivo al di fuori della famiglia e con una persona della propria generazione.

Nel corso della prima adolescenza questo sostegno diventa forte quanto quello trovato in famiglia, e possiede alcune qualità che ne fanno un fattore necessario allo sviluppo. Questo periodo è infatti caratterizzato da variazioni numerose e rapide, fonte di fragilità della personalità. Il dubbio su di sé e il timore dello sguardo altrui raggiungono l’apice verso
i 12-13 anni, producendo come effetto secondario un conformismo estremo. L’amico intimo dello stesso sesso condivide l’esperienza di questi stessi cambiamenti, e quindi può più di chiunque altro favorirne l’elaborazione psicologica.

Lo stabilirsi di questo genere di intimità nella prima adolecenza è una spinta potente all’adattamento sociale successivo. Questo tipo di legame illustra molto chiaramente la teoria dell’attaccamento: “l’amore è originale al di qua della sessualità ed è questo amore, garante di fiducia e di sicurezza, a preparare alla sessualità, ai suoi preludi, ai suoi giochi, le sue realizzazioni e agli amori di un nuovo ordine” (R. Zazzo, Colloqui sull’attaccamento, 1974)

Nelle loro relazioni amorose uomini e donne dimostrano comportamenti diversi a secondo del loro stile di attaccamento. E tu che tipo sei, sicuro, ansioso o ambivalente?

Di cosa sono fatti i nostri amori?
L’amore passionale si svilupperebbe a partire dall’attaccamento del bambino per la madre, e con esso condivide molte caratteristiche: il bambino e l’innamorato bramano la presenza dell’altro, dimostrano intolleranza al suo allontantamento e provano una violenta gelosia in presenza di un rivale.

L’intimità amorosa è una parente più lontana dell’attaccamento dei genitori per i loro bambini: desiderio di tenerezza e voglia di fare tutto quanto è possibile per il benessere dell’altro. Infine, l’impegno è la decisione di rendere la relazione duratura, e di sforzarsi per proteggerla dalle tentazioni esterne.

Passione

Intimità

impegno

E’ un’emozione violenta, con manifestazioni fisiche intense. Sarebbe il risultato del desiderio erotico e di una forma adulta di attaccamento del bambino alla madre

E’ un’emozione più calma, comprende la tenerezza, il desiderio del bene dell’altro

E’ la decisione di restare insieme e di condividere il futuro, proteggendo la coppia dalle tentazioni provenienti dall’esterno

Ma quali sono le caratteristiche di una relazione, in funzione della distribuzione di questi tre elementi? Secondo Lelord e André, gli amori si possono analizzare anche in funzione di quale (o quali) di questi tre elementi è presente o assente:

 

Passione

Intimità (affetto)

Impegno

Amore ideale, una luna di miele

+

+

+

Compagni per la vita

-

+

+

Passione amorosa che fa nascere la voglia di impegnarsi

+

-

+

Legame passionale, quando solo uno dei due è disponibile a impegnarsi

+

+

-

Amore ‘vuoto’
Si resta insieme per i figli, o per paura della solitudine

-

-

+

Amore ‘orizzontale’
Non si ha più niente da dirsi, però…

+

-

-

Pur senza le caratteristiche dirompenti dell’innamoramento, persino meno forte dell’amicizia, l’amore è l’approdo al quale ogni individuo desidera arrivare.

E’ un sentimento antico del quale si può essere stati ben nutriti fin dal primo momento dell’essere al mondo o del quale si può avere nostalgia, quando non necessità, bisogno, di vederlo finalmente esistente dopo esperienze dolorose di privazione.

Perché l’amore possa essere un patrimonio pienamente fruibile da sé e dagli altri (in particolare dal partner) occorre che lo si possa coniugare adeguatamente nei suoi tre modi: amare, lasciarsi amare e amarsi. 

Amare presuppone la disponibilità emotiva a indirizzare le proprie energie positive verso l’altra persona. E’ desiderio di dedicare parte di se stesso all’altro, di aprirsi senza la paura di mostrare qualcosa di impresentabile di sé. Per amare, occorre quindi che il timore dell’insuccesso e della delusione non prevalga sul desiderio di condividere un’esperienza desiderabile e necessaria.

Lasciarsi amare è, all’apparenza, esperienza più semplice. In realtà, aprirsi ad un’altra persona, lasciarle lo spazio per entrare nel proprio territorio intimo, presuppone la capacità di non frapporre barriere e quindi di non temere di essere prevaricati o schiacciati da un sentimento altrui sentito come troppo invadente.

Amarsi è esercizio psichico decisamente più complesso. Per svolgerlo opportunamente è necessario saper rimanere, in un buon equilibrio, al centro tra i due estremi: dell’autosvalutazione e della rivendicazione narcisistica delle proprie virtù.

L’amore è quindi sentimento che deve aver la peculiarità di essere, come si dice in matematica, biunivoco e reciproco. E’ un detonatore dell’inconscio, tanto che chi ama finisce per svelare al partner qualcosa di ciò che neppure lui (o lei) conosce fino in fondo di se stesso, qualche elemento del proprio essere più profondo del quale non ha assoluta consapevolezza.

Si tratta di un processo, non di un lampo, di un bagliore forte, come accade nell’innamoramento. Di quest’ultimo non ne ha il ritmo alto e in crescendo.

E’ invece un sentimento aritmico. Può apparire, esserci, dare l’illusione della sua presenza, per poi nascondersi per motivi magari futili e incomprensibili, per poi ancora ricomparire e riempire di nuovo la vita propria e della coppia.

L’amore può essere quindi vita, desiderio, rimaneggiamento continuo delle belle emozioni, ma può anche essere motivo di grandi sofferenze.

Nella vita di coppia, il suo esercizio diventa spesso impresa ardua, soprattutto quando viene contaminato dai problemi quotidiani, dalle cattive abitudini nel vivere insieme, dalla prevedibilità e dall’incapacità di rilanciarne lo smalto migliore.

Tuttavia, proprio perché l’amore è sentimento aritmico, può trovare dal buon rapporto dialettico della coppia un varco per farsi vivo di nuovo a un segnale imprevisto, non programmato. Purché sia attivo il desiderio di condividere, di amare e di lasciarsi amare, in una cornice di rapporto armonico con se stessi.

 

Sito ideato e realizzato da Maurizio Pittau
P r o g e t t o  u t o p i e
 
Creative Common Licence - Copyleft 2004