CRITICA
 
A.d.P. | Antonino Bambara | Antonio Tarantino | Carlo Munari | Franco Solmi | Guy Weirlen | Paolo Rizzi
Salvatore Maugeri | Sandro Marini | Silvana Weiller Romanin Jacur | Vittorio Benvenuti

A.d.P.

Per le manifestazioni organizzate a Preston nel quadro del 5Omo anniversario della sua proclamazione a Città, Guido Sgaravatti ha avuto l'opportunità di allestire una sua "personale" di dipinti e sculture.
Questa di Preston è la sua 42ma mostra.
Interessantissimi i suoi quadri, che all'occhio profano potrebbero essere, alla spicciola, definiti astratti ma che racchiudono nella grafica concetti su alienanti forme di nevrosi e sull'inconscio collettivo.
Questo lato della sua espressione artistica è alquanto difficile, ad un primo contatto, ma bastano brevi parole di commento sulle sue composizioni per definire gli scopi e il significato di esse.
Quello che è comunemente lo sfondo di un quadro, sia esso un ambiente o un paesaggio, diventa nel contesto di Guido Sgaravatti una piattaforma per descrivere i processi della mente, cioè tutto quello che avviene all'interno e all'esterno delle sue figure, in una sorta di scontro magnetico tra l'inconscio sociale che ci circonda e le spinte interne della mente umana costretta a continue relazioni.
La scultura da un altro verso gli offre la possibilità di plasmare immagini, sensazioni penetranti con un preciso riferimento al ruolo intimo del perso-
naggio con la vita spirituale dell'osservatore.
Quella che è la materia, che in terracotta viene incisa, toccata, rigirata, possiede dentro di sè un'aggressività velata, un voler salire verso il metafisico, un risvolto che se nelle pitture sfugge in direzione della sfera psichica, nelle sculture si autoproduce su istanze filosofiche.
In esse il rapporto etica-estetica è completo.
In un linguaggio più semplice si può dire anche che le produzioni in terracotta sono armoniche, piene di vivacità e di ritmo.
Particolarmente apprezzata una testa di pagliaccio, che è, nel suo, un piccolo capolavoro di sequenze ritmiche.
Abbiamo chiesto qualcosa a Sgaravatti circa questa statua.
Era un personaggio che è diventato un clown - e rispondendo sorride - di più non posso dirti...".

E' l'unico argomento tra i tanti affrontati in cui è rimasto reticente, ed immaginiamo chissà quali segreti fanno da sfondo tante volte ad un'idea, a un sentimento che sebbene espresso per tutti rimane sempre uno scrigno segreto della coscienza.

Dai significati profondi alle semplici forme, mostra persona/e, Preston (Australia), 1976





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