CRITICA
 
A.d.P. | Antonino Bambara | Antonio Tarantino | Carlo Munari | Franco Solmi | Guy Weirlen | Paolo Rizzi
Salvatore Maugeri | Sandro Marini | Silvana Weiller Romanin Jacur | Vittorio Benvenuti

Sandro Marini

Non è facile racchiudere in un termine estetico definitivo la ricca personalità artistica e umana di Guido Sgaravatti: egli è infatti pittore, scultore, disegnatore, grafico in egual misura, di volta in volta concretizzando in forme d'arte diverse il dettato interiore di una unitaria e ben riconoscibile ispirazione figurativa. Se c'è quindi un appellativo atto a suggerire con chiarezza un concetto completo della sua appassionata attività professionale, esso è senza dubbio quello di 'artista', di artista nel senso più pieno e legittimo; tra l'altro, il maestro padovano da diversi anni ha abbandonato l'insegnamento nelle scuole statali, per dedicarsi totalmente alla ricerca artistica. Anche la dedizione che egli costantemente dimostra nello studio delle scienze umane, con particolare riferimento alle problematiche psicologiche della vita contemporanea, attesta incontrovertibilmente un solido impegno etico, sia interiore che sociale, nella misura che al culmine di ogni suo operare si pone un unico fine spirituale e artistico, che è la ricerca della verità.
'Psicologia e immagine' era il titolo che egli aveva destinato alle sue opere, qualche anno fa, in occasione di una ampia mostra personale in una galleria cittadina, riconducendo a una unitaria cifra espressiva gli esiti e gli approfondimenti maturati nel corso di assidui studi nel campo dell'arte e in quello concomitante dell'indagine del profondo. L'identico procedimento possiamo ritrovare facilmente sfogliando un suo volume monografico, ampio e accurato, esaurientemente corredato da esemplificazioni illustrative, edito a Padova nel 1978, dal titolo significativo "La logica dell'irrazionale". Ancora un lavoro di sintesi psicologico-figurativa, tendente alla ricerca di una verità univoca, come da una dichiarazione dell'autore nella prefazione si può bene intuire: "Parlo solo dell'uomo d'oggi, alle prese con i suoi problemi e la sua cultura, come appare a me che sono un uomo, oggi, alle prese con le contraddizioni di una cultura che mi proviene da tutti i tempi e da tutte le parti del mondo".
I rischi in cui può incorrere oggi un artista sono riconducibili a due diverse e opposte posizioni mentali e culturali in rapporto al problema stilistico contemporaneo: da una parte il pericolo di una anacronistica compiacenza sintetizzante o sentimentale, dall'altra il poìo estremo di uno sperimentalismo freddo e fine a se stesso, con il suo portato di irrazionalità iconoclasta. Guido Sgaravatti è troppo intelligente per cadere nel primo errore ed è troppo vigile e colto per avventurarsi nel nonsenso di vuoti avanguardismi. Per lui l'arte è ricerca della realtà interiore e la pittura è un supporto che cerca il legame profondo dello spirito col dato oggetto. Per lui l'arte è una conversazione con se stesso che tende a pervenire alla verifica di una verità totale. Questa presa del reale è generata da una energia dinamica che si sprigiona dalle più intime e misteriose facoltà della psiche, per oggettivarsi interamente a livello figurativo. Una siffatta operazione conoscitiva mira a porre a confronto l'oggetto dell'osservazione con il proprio io, spinge l'artista a prendere coscienza di tutto quanto ci circonda e della verità stessa del nostro essere:
una introspezione in termini visivi. La cifra veramente indicativa del linguaggio di Sgaravatti risiede in una sempre lucida intuizione mentale dell'elemento psicologico che si estrinseca in contenuto figurativo, allo stesso tempo pregnante di carica emotiva intensa e di fervida fantasia creativa. La dimensione interiore dei contenuti estetici si manifesta nella sua opera grafica, pittorica e scultorea, avvalendosi di un linguaggio sintattico, semantico ed emblematico di grande magistero tecnico. L'energia del segno e l'intensità dell'elemento materico, la freschezza dell'impasto cromatico e la limpidezza delle accensioni luministiche, la dinamica struttura compositiva e l'emergenza spontanea dei ritmi tonali conferiscono all'opera dell'artista padovano una vibrante suggestione comunicativa. Nei suoi quadri balza in primo piano la funzione emozionale del colore, a compendio di un caldo soffio lirico che permea la sostanza schiettamente umana delle misteriose allusioni oniriche. Lo stile è sempre personale e riconoscibile, pur nella ricca varietà del soggetto e del tema ispiratore, pur nella immediatezza di una fertile e disinvolta libertà compositiva.
Periodicamente Guido Sgaravatti si assenta da Padova per un buon periodo di sei mesi; prende l'aereo e raggiunge città australiane di Adelaide, dove in Muller Street (Norwood) ha aperto nel 1975 uno studio attrezzato per il suo lavoro di pittore e scultore. Lo stimolo culturale che lo spinge ad approfondire la conoscenza di un continente così lontano dall'Italia è indubbiamente ravvisabile in quella più generale passione sempre dimostrata dall'artista padovano per lo studio dei popoli e delle civiltà passati e presenti, occidentali e massimamente orientali. Una componente etnica atta a integrare o, meglio, necessaria a completare una più intima comprensione della storia dell'uomo e delle sue fondamentali verità psicologiche.
Nascono così figure e forme nuove, opere destinate ai luoghi pubblici e alle collezioni più importanti dell'Australia. Ricordiamo a tal proposito uno dei lavori più recenti, un busto dell'inventore del telefono, Antonio Meucci, donato dal 'Toscana Social Club' al Dipartimento d'italiano dell'Università di Melbourne. Anche frequenti le mostre nelle maggiori città australiane: solo negli anni 1975-76, Sgaravatti ha allestito ben 13 personali, ad Adelaide, a Sidney, alla Bartoni Gallery di Melbourne, alla Solander Gallery di Camberra. In Italia egli divide le sue giornate tra la casa di Padova, lo studio e un rifugio in montagna, presso il Garda, dove ha restaurato una costruzione medievale in cui ospita, con gentilezza squisita, amici e artisti.

Siamo andati a trovarlo e gli abbiamo chiesto di parlarci della sua esperienza nelle città australiane.

-L'Australia - ci dice - è un crogiuolo di razze e di idee, esprime una cultura 'in fieri'. Si può riscontrare facilmente una enorme tensione spirituale per l'apporto di religioni diverse, un senso umano e sociale intenso. Pur con le sue contraddizioni, ho trovato un popolo genuino, non inquinato dal progresso; un popolo giovane, cordiale, proteso nella speranza del futuro. Il mio discorso artistico tuttavia è stato maggiormente recepito dalle persone colte di varie nazionalità, da inglesi, ebrei, tedeschi...

Quando pensi di riprendere l'aereo?
Ho in programma, se gli impegni attuali me lo permetteranno, di tornare ad Adelaide entro la primavera.

Sgaravatti al Pavone, Milano 1975



[ COPYRIGHT 2002 SGARAVATTI ]