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Sandro Marini
Non è facile racchiudere in un termine estetico definitivo
la ricca personalità artistica e umana di Guido Sgaravatti:
egli è infatti pittore, scultore, disegnatore, grafico
in egual misura, di volta in volta concretizzando in forme
d'arte diverse il dettato interiore di una unitaria e ben
riconoscibile ispirazione figurativa. Se c'è quindi
un appellativo atto a suggerire con chiarezza un concetto
completo della sua appassionata attività professionale,
esso è senza dubbio quello di 'artista', di artista
nel senso più pieno e legittimo; tra l'altro, il maestro
padovano da diversi anni ha abbandonato l'insegnamento nelle
scuole statali, per dedicarsi totalmente alla ricerca artistica.
Anche la dedizione che egli costantemente dimostra nello studio
delle scienze umane, con particolare riferimento alle problematiche
psicologiche della vita contemporanea, attesta incontrovertibilmente
un solido impegno etico, sia interiore che sociale, nella
misura che al culmine di ogni suo operare si pone un unico
fine spirituale e artistico, che è la ricerca della
verità.
'Psicologia e immagine' era il titolo che egli aveva destinato
alle sue opere, qualche anno fa, in occasione di una ampia
mostra personale in una galleria cittadina, riconducendo a
una unitaria cifra espressiva gli esiti e gli approfondimenti
maturati nel corso di assidui studi nel campo dell'arte e
in quello concomitante dell'indagine del profondo. L'identico
procedimento possiamo ritrovare facilmente sfogliando un suo
volume monografico, ampio e accurato, esaurientemente corredato
da esemplificazioni illustrative, edito a Padova nel 1978,
dal titolo significativo "La logica dell'irrazionale".
Ancora un lavoro di sintesi psicologico-figurativa, tendente
alla ricerca di una verità univoca, come da una dichiarazione
dell'autore nella prefazione si può bene intuire: "Parlo
solo dell'uomo d'oggi, alle prese con i suoi problemi e la
sua cultura, come appare a me che sono un uomo, oggi, alle
prese con le contraddizioni di una cultura che mi proviene
da tutti i tempi e da tutte le parti del mondo".
I rischi in cui può incorrere oggi un artista sono
riconducibili a due diverse e opposte posizioni mentali e
culturali in rapporto al problema stilistico contemporaneo:
da una parte il pericolo di una anacronistica compiacenza
sintetizzante o sentimentale, dall'altra il poìo estremo
di uno sperimentalismo freddo e fine a se stesso, con il suo
portato di irrazionalità iconoclasta. Guido Sgaravatti
è troppo intelligente per cadere nel primo errore ed
è troppo vigile e colto per avventurarsi nel nonsenso
di vuoti avanguardismi. Per lui l'arte è ricerca della
realtà interiore e la pittura è un supporto
che cerca il legame profondo dello spirito col dato oggetto.
Per lui l'arte è una conversazione con se stesso che
tende a pervenire alla verifica di una verità totale.
Questa presa del reale è generata da una energia dinamica
che si sprigiona dalle più intime e misteriose facoltà
della psiche, per oggettivarsi interamente a livello figurativo.
Una siffatta operazione conoscitiva mira a porre a confronto
l'oggetto dell'osservazione con il proprio io, spinge l'artista
a prendere coscienza di tutto quanto ci circonda e della verità
stessa del nostro essere:
una introspezione in termini visivi. La cifra veramente indicativa
del linguaggio di Sgaravatti risiede in una sempre lucida
intuizione mentale dell'elemento psicologico che si estrinseca
in contenuto figurativo, allo stesso tempo pregnante di carica
emotiva intensa e di fervida fantasia creativa. La dimensione
interiore dei contenuti estetici si manifesta nella sua opera
grafica, pittorica e scultorea, avvalendosi di un linguaggio
sintattico, semantico ed emblematico di grande magistero tecnico.
L'energia del segno e l'intensità dell'elemento materico,
la freschezza dell'impasto cromatico e la limpidezza delle
accensioni luministiche, la dinamica struttura compositiva
e l'emergenza spontanea dei ritmi tonali conferiscono all'opera
dell'artista padovano una vibrante suggestione comunicativa.
Nei suoi quadri balza in primo piano la funzione emozionale
del colore, a compendio di un caldo soffio lirico che permea
la sostanza schiettamente umana delle misteriose allusioni
oniriche. Lo stile è sempre personale e riconoscibile,
pur nella ricca varietà del soggetto e del tema ispiratore,
pur nella immediatezza di una fertile e disinvolta libertà
compositiva.
Periodicamente Guido Sgaravatti si assenta da Padova per un
buon periodo di sei mesi; prende l'aereo e raggiunge città
australiane di Adelaide, dove in Muller Street (Norwood) ha
aperto nel 1975 uno studio attrezzato per il suo lavoro di
pittore e scultore. Lo stimolo culturale che lo spinge ad
approfondire la conoscenza di un continente così lontano
dall'Italia è indubbiamente ravvisabile in quella più
generale passione sempre dimostrata dall'artista padovano
per lo studio dei popoli e delle civiltà passati e
presenti, occidentali e massimamente orientali. Una componente
etnica atta a integrare o, meglio, necessaria a completare
una più intima comprensione della storia dell'uomo
e delle sue fondamentali verità psicologiche.
Nascono così figure e forme nuove, opere destinate
ai luoghi pubblici e alle collezioni più importanti
dell'Australia. Ricordiamo a tal proposito uno dei lavori
più recenti, un busto dell'inventore del telefono,
Antonio Meucci, donato dal 'Toscana Social Club' al Dipartimento
d'italiano dell'Università di Melbourne. Anche frequenti
le mostre nelle maggiori città australiane: solo negli
anni 1975-76, Sgaravatti ha allestito ben 13 personali, ad
Adelaide, a Sidney, alla Bartoni Gallery di Melbourne, alla
Solander Gallery di Camberra. In Italia egli divide le sue
giornate tra la casa di Padova, lo studio e un rifugio in
montagna, presso il Garda, dove ha restaurato una costruzione
medievale in cui ospita, con gentilezza squisita, amici e
artisti.
Siamo andati a trovarlo e gli abbiamo chiesto di parlarci
della sua esperienza nelle città australiane.
-L'Australia - ci dice - è un crogiuolo di razze e di
idee, esprime una cultura 'in fieri'. Si può riscontrare
facilmente una enorme tensione spirituale per l'apporto di religioni
diverse, un senso umano e sociale intenso. Pur con le sue contraddizioni,
ho trovato un popolo genuino, non inquinato dal progresso; un
popolo giovane, cordiale, proteso nella speranza del futuro.
Il mio discorso artistico tuttavia è stato maggiormente
recepito dalle persone colte di varie nazionalità, da
inglesi, ebrei, tedeschi...
Quando pensi di riprendere l'aereo?
Ho in programma, se gli impegni attuali me lo permetteranno,
di tornare ad Adelaide entro la primavera.
Sgaravatti al Pavone, Milano 1975
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