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Nuestra America
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La nganga |
Carlo Nobili * |
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Potente strumento del mayombero, la nganga, chiamata anche fundamento
o prenda, è il contenitore ove risiede, insieme a tutte las cargas mágicas
(terra del cimitero ed elementi vegetali e animali raccolti nella selva), il nfumbe
(boumba, katumbémba), ossia lo spirito del morto. |
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Vi sono ngangas che richiedono elementi speciali, come nel caso di
quelle speciali che vanno alimentate con continue offerte di sangue. Tradizionalmente la nganga
era fabbricata dai mayomberos con le ossa, in particolare il cranio, dei morti (kiyumba);
ora è generalmente in ceramica, in ferro o in güira (il frutto della crescenzia, Crescentia
cujete). |
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Un kimbisa
spiegò a Lydia Cabrera che una prenda è come un mondo intero in miniatura che il mayombero
può dominare; avendola dotata di tutti gli spiriti, lì dentro vi è il cimitero, la
selva, il fiume, il mare, il fulmine, il vortice, il sole, la luna e le stelle. |
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Durante la schiavitù alla nganga era affidato anche il compito di
vendicarsi del padrone allorquando uno schiavo veniva ingiustamente castigato. |
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Un proverbio palero dice: "Nganga no tiene amigo, no tiene
madre, no tiene padre, no tiene hermano
nfumbi anda solo". |
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Altri sinonimi della nganga sono: boumba, macuto o makuto,
malongo, nkiso, sacú-sacú, vrillumba. |
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Esteban Montejo, il cimarrón (schiavo fuggiasco) la cui biografia
fu pubblicata nel 1966 da Miguel Barnet, racconta: "Per preparare una prenda
che funzioni bene, bisogna raccogliere pietre, pali e ossa. È il punto più importante. I
Congo, quando cadeva un fulmine, si imprimevano bene in mente il posto; passati sette anni
andavano, scavavano un po e tiravano fuori una pietra levigata per la cazuela.
Anche la pietra dellaura tiñosa
andava bene per la potenza che aveva. Bisognava stare attenti al momento in cui laura tiñosa deponeva le uova.
Ne deponeva sempre due. Uno lo si raccoglieva con cura e lo si faceva bollire un po.
Poi lo si riportava al nido. Lo si lasciava lì finché dallaltro uovo usciva il
piccolo. Allora quello bollito, secco comera, aspettava che andasse al mare. Perché
laura tiñosa diceva
che questuovo avrebbe anchesso dato il suo frutto. Dal mare portava una
virtù. Questa virtù era una pietruzza rugosa che metteva nel nido vicino alluovo.
La pietruzza aveva un potere magico molto forte. Dopo poche ore, dalluovo bollito
usciva il piccolo. Questo è sicuro. Con questa pietruzza si preparava la prenda; e
non cera da scherzarci su. Una prenda simile, non la poteva ereditare
chiunque". |
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Ed ancora: "Quando uno stregone voleva far incantesimi, soprattutto
malefici, sceglieva il martedì. I martedì sono i giorni del diavolo, per questo di
martedì succedono tanti guai. Sembra che il diavolo, dovendo scegliere un giorno, si sia
deciso per questo. In verità, ogni volta che sento questa parola, martedì, solo così,
martedì, mi irrigidisco dentro, sento il demonio in persona. Se andavano a preparare una cazuela
stregata dal mayombe judío, lo facevano di martedì. Così aveva più potere. La
si preparava con carne di bue e ossa di cristiano. Stinchi, soprattutto. Gli stinchi vanno
bene per i malefici. Poi si portava in un formicaio e si seppelliva lì. Sempre di
martedì. Si lasciava nel formicaio per due o tre settimane. E un giorno, ancora di
martedì, la si andava a dissotterrare. Allora si faceva il giuramento che consisteva nel
dire alla prenda: "Io farò del male e farò il mio dovere verso di te".
Questo giuramento lo si faceva a mezzanotte, che è lora del diavolo. E il
giuramento del Congo era un contratto col diavolo. Con Endoqui. Il giuramento non
era un gioco né una favola. Bisognava tenervi fede, se no uno poteva anche morire di
colpo. Molta gente che muore così, senza malattia, è per castigo del diavolo. Dopo aver
fatto il giuramento e dissotterrato la prenda, la si portava a casa, la si metteva
in un angolo, e la si circondava di cose per alimentarla. Le si dava pepe di guinea, aglio
e peperoncino rosso piccante, la testa di un morto e uno stinco avvolto in un panno nero.
Questo involto, lo si poneva sulla cazuela e
guai a chi lo guardava! La cazuela
così comera quando arrivava a casa non serviva, ma quando le si mettevano intorno
tutte queste cose, spaventava il demonio. Non cera maleficio che non si potesse
fare. È anche vero che la cazuela aveva la sua pietra di fulmine e la sua pietra
davvoltoio, che erano il Male stesso". |
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* Carlo Nobili è antropologo americanista del Museo
Nazionale Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini" di Roma. |
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