Ottone Rosai "Suonatori"

Musica da camera

Quintetto op. 143

© 1998-2001 Fabio Rizza

Quintetto
op. 143

  • I. Allegro, vivo e schietto
  • II. Andante mesto
  • III. Scherzo. Allegro con spirito, alla Marcia
  • IV. Finale. Allegro con fuoco

    Data di composizione: 1950
    Dedica: Andrés Segovia
    Prima esecuzione pubblica: Los Angeles, 26 aprile 1951, interpreti Andrés Segovia e il Quartetto Paganini
    Editore: Schott, Mainz 1959
    Organico: chitarra e quartetto d'archi
    Discografia:
    - MATS BERGSTRÖM e THE TALE QUARTET, Mario Castelnuovo-Tedesco, Proprius PRCD 9124
    - ALIRIO DIAZ e THE ALLEGRI STRING QUARTET, Emi Sinfonica vol. 60, 3C053-02100
    - GREGG NESTOR, Mediterranean Impressions, Cambria CD-1049
    - CLAUDIO PIASTRA, CD Mondo Musica MM96007
    - MANUEL LÓPEZ RAMOS e THE PARRENIM QUARTET, Castelnuovo-Tedesco: Quintetto op. 143 - Bondon: Concerto de Mars, RCA Victrola VICS - 1367
    - ANDRÉS SEGOVIA e GLI ARCHI DEL QUINTETTO CHIGIANO, The Segovia Collection, Vol. 8, MCA MCD10056; anche in Mario Castelnuovo-Tedesco: Guitar Concerto in D major op. 99, Quintet for Guitar and Strings op. 143, Theorema TH 121.165
    - STEPHAN SCHMIDT e il QUATOR PARISII, Mario Castelnuovo-Tedesco: intégrale de l'œuvre pour musique de chambre et guitare, Valois Auvidis V4789
    - ARTURO TALLINI e I SOLISTI DI ROMA, Castelnuovo-Tedesco: Guitar Chamber Works, Musikstrasse MC 2113.1
    - KAZUHITO YAMASHITA e THE TOKYO STRING QUARTET, Boccherini - Mario Castelnuovo-Tedesco: Guitar Quintets, BMG RD60421

Rincuorato sulle possibilità delle chitarra di dialogare con altri strumenti — dopo il successo del primo Concerto — e convinto del fatto che, per i chitarristi, «la musica da camera sarebbe la […] salvezza» (1), Castelnuovo-Tedesco si lancia in una serie di lavori cameristici, il primo dei quali è il Quintetto op. 143; l'occasione che fece nascere questo capolavoro è raccontata dallo stesso autore:

Quando Segovia venne nel 1950 a Los Angeles per suonarlo [il Concerto n.1], il direttore del Los Angeles Music Guild gli chiese di partecipare ad un concerto di musica da camera con chitarra, programmato per la stagione successiva. Segovia era riluttante ad accettare l'invito a causa della limitatezza del repertorio in questo campo. Egli accettò, comunque, di prenderne parte a condizione che io scrivessi per l'occasione un quintetto per chitarra e archi.

Immediatamente mi misi al lavoro, e il Quintetto op. 143 fu terminato in meno di un mese (tra il 7 febbraio e il 5 marzo del 1950). Fu eseguito per la prima volta al Music Guild di Los Angeles da Segovia e il Quartetto Paganini il 26 aprile del 1951.

Si tratta di un'opera melodiosa e serena, in parte neoclassica e in parte neoromantica (come la maggior parte dei miei lavori). Potrei dire che è scritto in modo quasi schubertiano, dal momento che Schubert è sempre stato uno dei miei compositori preferiti.

Il primo dei quattro movimenti, Allegro, vivo e schietto, è scritto nella tipica forma-sonata. Il secondo movimento, Andante mesto, ha un carattere lirico, con la Spagna in sottofondo (il secondo tema è indicato come "Souvenir d'Espagne"). Il terzo movimento, Allegro con spirito, alla Marcia, è uno Scherzo con due Trii. L'ultimo movimento, Allegro con fuoco, è in forma di rondò, molto brillante e contrappuntistico; il secondo tema è nuovamente in stile Spagnolo: cosa potrebbe esserci di più appropriato per Andrés Segovia? (2)

L'opera divenne presto celebre grazie soprattutto ad una fortunata registrazione realizzata a Siena nel 1953 da Segovia con gli archi del Quintetto Chigiano; Castelnuovo-Tedesco però non fu molto soddisfatto di quell'incisione:

Segovia lo suonò stupendamente la prima volta che lo fece qui [a Los Angeles], nel 51, col Quartetto Paganini (e sotto la mia supervisione). Poi, quando glielo sentii rifare, nel 52, a Siena col Quartetto Chigiano, era già un'altra cosa… pareva «ossessionato» dal timore di non esser sentito, e per questo «precipitava» nel fraseggio (questo si sente ancora di più nel disco!) col resultato che i poveri Quartettisti non sapevano più come fare a suonare, e (specialmente i Violini), cercando di «annullarsi», emettevano dei «suonini» che parevan Flauti [...]. (3)

Le sessioni di registrazione del Quintetto furono particolarmente tormentate, come ha recentemente ricordato Riccardo Brengola, primo violino del Quintetto Chigiano:

I ricordi sono tanti e le esperienze sono state molte e anche divertenti. La prima volta che abbiamo suonato il Quintetto a Siena (4), al momento di iniziare il concerto, Segovia, che solitamente era molto nervoso e scrupoloso prima di un concerto, si rivolse a me e mi disse: "Senta, Brengola, e se ce ne andassimo?". In quel momento egli si sentiva preso da quel panico che con frequenza assale gli interpreti prima di uscire sul palcoscenico, ma anche perché era la prima volta in assoluto che questa difficile composizione veniva eseguita (5). Il concerto ebbe molto successo e da ciò nacque l'idea di fare il disco. Furono fatti venire i tecnici da New York perché in Italia non c'erano allora le attrezzature adeguate. L'incisione fu realizzata a Milano (6). Nello studio ne successero un po' di tutti i colori, soprattutto perché il Quintetto è un brano molto difficile da registrare. Allora le tecniche di registrazione erano molto diverse da quelle oggi in uso. Intanto non si facevano tagli e nemmeno tante ripetizioni; era quasi una questione d'onore il non dover ripetere tante volte. Per la nostra registrazione ci fu piazzato un solo microfono per i cinque strumenti; i problemi sorsero quando si dovette regolare la distanza tra ogni strumento ed il microfono: la chitarra, contrapposta ai quattro archi, non si ascoltava mai sufficientemente bene. Finalmente incominciammo a suonare per l'incisione. Durante l'"Adagio", per esempio, si erano verificati alcuni inconvenienti. I tecnici volevano fare dei piccoli rifacimenti ma lo stesso Segovia si era rifiutato. Egli era molto scrupoloso e molto esigente con se stesso; non gli piaceva fare montaggi; non lo riteneva serio. E così, abbiamo rifatto l'"Andante" da capo. Mentre incidevamo l'ultimo movimento, ci furono due momenti molto difficili. Eravamo molto stanchi; stavamo lavorando da più di dieci ore. E Segovia, poveretto, aveva le dita gonfie dal tanto suonare. Era ormai molto tardi, ma finalmente tutto stava procedendo molto bene; eravamo quasi alla fine del pezzo quando sentimmo il cigolare della porta in fondo alla sala di registrazione: era il pompiere della ronda notturna che, viste le luci, aveva aperto la porta per controllare cosa stesse succedendo. Quella che era la migliore registrazione che avevamo realizzato nel corso della giornata, dovette essere buttata via. E così, con santa pazienza, ci rimettemmo al lavoro. Segovia si fece portare un catino con dell'acqua fresca per dare sollievo alle mani e senza nemmeno riposarci un po', riprendemmo a suonare. Anche questa volta la nostra esecuzione stava riuscendo molto bene; evidentemente eravamo ben "caricati". Io ero seduto accanto a Segovia. Ad un certo punto ho visto che un mazzo di chiavi cominciava a sporgere in modo minaccioso dalla tasca sinistra dei suoi pantaloni. Mentre suonavo ero ossessionato da quelle chiavi e pregavo perché il mazzo si fermasse, perché non cadesse prima della fine del brano che stavamo incidendo. Ma non si fermava, e pian pianino continuava a scivolare fuori, fuori, fino a terra! E così, anche questa volta il nostro bel lavoro era andato perso! A questo punto, Segovia, ormai stanco come noi stessi, perse la pazienza, borbottò qualche grossa parola e ci congedò con un "Basta! Ci vediamo domani!". Finimmo d'incidere l'indomani. E tutto andò per il meglio! (7)

(1) Da una lettera a Gilardino del 30 gennaio 1968, in ANGELO GILARDINO, "Un fiorentino a Beverly Hills", Seicorde n. 53, settembre-ottobre 1995, pp. 32-33.
(2) MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO, note di copertine del disco ANDRÉS SEGOVIA E GLI ARCHI DEL QUINTETTO CHIGIANO, The Segovia Collection, Vol. 8, MCA MCD10056.
(3) Da una lettera dell'autore a Gilardino del 30 gennaio 1968, in ANGELO GILARDINO, "Un fiorentino a Beverly Hills", ibidem, pp. 32-33.
(4) Nell'estate del 1952.
(5) In realtà, come abbiamo visto, la prima esecuzione del Quintetto era avvenuta un anno prima a Los Angeles.
(6) Secondo le note che accompagnano la ristampa su CD curata dalla MCA (vedi discografia) il brano venne invece inciso a Siena nell'agosto del 1955.
(7) RICCARDO BRENGOLA, "Ora basta! Ci vediamo domani", in Musicalia n. 13, maggio 1994, p. 56 (p. XIV del "Dossier Andrés Segovia").