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Fabio Rizza
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Variazioni
(attraverso i secoli...)
op. 71
- Chaconne
- Var. 1:
Preludio (Dolce e triste)
- Var. 2:
Walzer I
- Var. 3:
Walzer II
- Var. 4:
Tempo del Walzer I
- Var. 5:
Fox-Trot
Data
di composizione: 1932
Dedica: Andrés Segovia
Prima esecuzione italiana: Andrés Segovia, Firenze, 3 aprile
1934
Editore: Schott, Mainz 1933 (rev. Andrés Segovia)
Organico: chitarra
Discografia:
- DICK HOOGEVEEN (con ROBERTA ALEXANDER, sopr.), Mario Castelnuovo-Tedesco:
The Divan of Moses-Ibn-Ezra, Etcetera KTC 1150
- MARK DELPRIORA, Second Renaissance, Koch 3 7089
- PETRA DIENHART, Variations, FSM FCD 97 262
- GIUSEPPE
MARIA FICARA, Suona Mario Castelnuovo-Tedesco, Panarecord
CM PNL 059
- SUSANNE MEBES, Guitar, Saturn YA 8202
- SUSANNE MEBES, Castelnuovo-Tedesco: Guitar solo works,
Léman Classics LC 42501
- LORENZO MICHELI, Castelnuovo-Tedesco, Naxos,
Laureate Series [2000]
- RENATO SAMUELLI, Mario Castelnuovo-Tedesco, Rivo Alto
CRSZ 9407
- GIULIO TAMPALINI, Contemporary Guitar, Antes Concerto
BM 971041
- GIULIO TAMPALINI, Mario Castelnuovo-Tedesco. The Complete
Works for solo Guitar, Vol. 1, Suonare
Records SNR 002
Al Festival
Internazionale di Venezia del 1932 Andrés Segovia avvicinò Clara, la moglie
di Castelnuovo-Tedesco, pregandola di chiedere al marito di scrivere un
brano per chitarra; la genesi delle Variazioni è stata narrata
dallo stesso compositore, lusingato dalla richiesta, ma anche un po' intimorito
dal fatto di dover affrontare uno strumento a lui sconosciuto:
Gli scrissi:
"[...] Sarei molto felice di scriver qualche cosa per Lei [...], ma
devo confessarLe che non conosco il Suo strumento, e che non ho la più
vaga idea di come si scriva per Chitarra!". Allora Segovia, rispondendomi,
mi mandò un fogliettino in cui era segnata l'accordatura della Chitarra,
e due pezzi (le classiche Variazioni di Sor, sopra un tema di Mozart,
e le Variazioni di Manuel Ponce sul tema de "La Folía de España" [...];
tanto per mostrarmi (mi disse) quali fossero le maggiori difficoltà
tecniche che si potevano affrontare sulla Chitarra.
Con questi
'precedenti' mi misi al lavoro; e, poiché mi erano stati dati per 'modelli'
due gruppi di Variazioni, pensai di fare qualche cosa del genere anch'io;
ma con uno schema un po' diverso. [...] In Variazioni - attraverso
i secoli [...] trattai quindi la chitarra, prima alla maniera del
liuto (com'era stata ai tempi di Bach) con una Chaconne e Preludio,
poi alla maniera romantica (com'era stata ai tempi di Schubert) con
due Walzer, e infine alla maniera moderna (tipo jazz) con un Fox-Trot.
Quando finii il primo gruppo di Variazioni ([...] alla Bach) lo mandai
a Segovia per sapere se era eseguibile! ma [...] mentre aspettavo la
risposta, completai tutto il pezzo. Giunse la risposta di Segovia, che
mi diceva che quel che gli avevo mandato andava bene; sicché gli spedii
subito il pezzo completo, con grande meraviglia di Segovia, il quale
mi scrisse: "È la prima volta che trovo un musicista che capisce immediatamente
come si scriva per la Chitarra!". Difatti cambiò in tutto il pezzo,
credo, tre o quattro accordi, e lo eseguì in tutti i suoi concerti di
quella stagione. (1)
La straordinaria
abilità di Castelnuovo-Tedesco traspare immediatamente dalle sue stesse
parole: c'è da chiedersi, infatti, quanti altri compositori sarebbero
stati in grado di capire l'essenza della scrittura chitarristica sulla
base delle scarne informazioni fornite da Segovia. Doveva esserci qualcosa
di innato nel rapporto tra Castelnuovo-Tedesco e la chitarra, una sorta
di affinità elettiva che lo porterà progressivamente a prediligerla rispetto
allo stesso pianoforte e che lo invoglierà ad affidarle, negli ultimi
anni della propria carriera, le pagine più intime e autobiografiche della
propria produzione. Le Variazioni (attraverso i secoli...) segnano
però non soltanto il primo approccio del compositore nei confronti della
chitarra, ma anche la nascita dell'amicizia che lo legherà per tutta la
vita a Segovia.
Nel 1932
Castelnuovo-Tedesco compone due delle sue opere più impegnative, il Trio
n. 2 op. 70 in sol minore, per violino, violoncello e pianoforte e il
Concerto op. 72 per violoncello e orchestra (2); la complessità
formale di questi due brani sembrerebbe spiegare l'apparente levità delle
Variazioni come una specie di "vacanza" dell'autore, impegnato più a capire
il "mistero" della scrittura chitarristica che non a elaborare intricate
strutture formali. In realtà, sotto la patina di felice spensieratezza,
si celano significati che vanno ben oltre l'apparente disimpegno e che
ci rivelano tutta la poetica di Castelnuovo-Tedesco.
Il tema delle
variazioni è una ciaccona lenta e maestosa scritta nella dolente tonalità
di re minore: un riferimento esplicito alla celebre ciaccona della seconda
Partita per violino di Bach e un omaggio all'arte di Segovia che
di quello stesso brano aveva realizzato un'osannata trascrizione per chitarra.
La prima variazione è un Preludio dall'andamento a terzine che conserva
lo stesso carattere meditativo del tema. Si scorge anche una nota di affettuosa
malinconia ("dolce e triste", recita una didascalia), forse un sentimento
di rimpianto per un mondo musicale ormai passato e al quale il compositore
sente di appartenere. Il sospetto che le Variazioni attraverso i secoli
nascondano una riflessione di Castelnuovo-Tedesco sulla musica antica
e moderna sembra essere avvalorato dal fatto che tale nostalgia si ritrovi
nelle successive variazioni "schubertiane", sfumi lentamente di variazione
in variazione e lasci infine il posto al carattere più spavaldo ma allo
stesso tempo inquieto del conclusivo Fox-Trot: sembra insomma che tale
opera rappresenti non soltanto un excursus sui generi musicali, ma anche
e soprattutto un manifesto dell'arte di Castelnuovo-Tedesco; egli sceglie
la chitarra per manifestare i propri sentimenti di amore nei confronti
della musica del passato e i propri dubbi sulla musica del futuro. Probabilmente
la chitarra viene vista dal compositore come un'immagine speculare della
propria personalità: ovvero uno strumento moderno ma dal suono antico.
(1) MARIO
CASTELNUOVO-TEDESCO, "Una vita di musica. Brani dalle memorie inedite
di Mario Castelnuovo-Tedesco, scelti, riveduti e presentati da Harvey
Sachs", Nuova rivista musicale italiana n. 3, luglio/settembre
1989, p. 399.
(2) "Il Concerto per Violoncello e Orchestra mi prese parecchio tempo:
vi lavorai (ad intervalli) per circa due anni (dal 1932 al 1933); anche
perché Piatigorsky lo aveva desiderato di larghe dimensioni e con una
grande orchestra." Da MARIO CASTELNUOVO-TEDESCO, "Una vita di musica.
Brani dalle memorie inedite di Mario Castelnuovo-Tedesco, scelti, riveduti
e presentati da Harvey Sachs", cit., p. 398. Il concerto venne eseguito
per la prima volta da Gregor Piatigorsky, Arturo Toscanini e la New York
Philharmonic il 31 gennaio 1935.
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