Kasida III
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LA RIVELAZIONE

Un'ampia valle, presso Misilmeri.

A destra, su un'altura, si scorge la piccola città, cui sovrasta la mole del castello. In fondo, verso sinistra, altra altura, che però è in gran parte velata da una fitta cortina di nebbia. Una strada mulattiera scende a valle dalla porta della cinta di Misilmeri e risale serpeggiando verso il colle nebbioso. Tutto è solitario e sa di triste, malgrado la rigogliosa vegetazione della valle; non si ode che il suono garrulo della corrente del prossimo, benché invisibile, fiume Eleuterio. Dopo un tratto, però, grida incomposte cominciano
ad appressarsi, dal fondo, sotto la collina ove siede Misilmeri e, di tra gli alberi, sbucano alcuni SOLDATI MUSSULMANI, cacciandosi innanzi, col calcio delle loro lance, UN MONACO di mezza età, che urla e protesta, mentre essi lo insultano e lo minacciano.

IL MONACO

Lasciatemi, maledetti!...

UN SOLDATO

                                                Taci, cane!

UN ALTRO SOLDATO

                                                                Ài mangiato la trippa
d'un maiale? non è l'ora di sgozzarti: a più tardi i tuoi strilli.

IL MONACO

Dove mi trascinate?

ALTRO SOLDATO

                                    Lo saprai quando troveremo un fico
buono a reggere il tuo peso.

IL MONACO

                                                Nulla ò fatto per essere ucciso.
Non ò colpa, ve lo giuro!...

PRIMO SOLDATO

                                            Su chi giuri? su Cristo o Lucifero?

(Dalla strada di Misilmeri si vedono scaturiere, a capo di una ca-
valcata splendida e imponente di guerrieri, AJUB, ABU-GAFSA e gli
SCEICCHI mussulmani. Frattanto il Monaco, che non li scorge, si butta
per terra disperatamente)

IL MONACO

Non ò fatto nulla, infami! Sono un uomo del Signore, un pio
frate: frate Calogero del convento di santo Filippo;
vado alla cerca: il mio sacco non contiene che un poco di cibo....

(Ajub sofferma il suo cavallo; tutti gli altri lo imitano. Ajub, dopo
aver guardato accigliato la scena disgustosa, dice qualche parola piano
ad Abu-Gafsa, che allora si rivolge ai soldati)

ABU-GAFSA

Cos'à costui da gridare?

(I soldati si volgono e salutano profondamente)

PRIMO SOLDATO

                                            L'abbia'm preso pocanzi: è una spia.

IL MONACO

Non è vero!...

SECONDO SOLDATO

                        S'aggirava tra i fossati del campo, guardingo....

IL MONACO

Raccattavo qualche avanzo del bivacco....

TERZO SOLDATO

                                                                Da poi si partiva
verso quel colle, ove stanno le vanguardie normanne.

IL MONACO

                                                                                    C'è il mio
convento, da quella parte....

ABU-GAFSA

                                                Perché allora tu vieni fin qui
a raccogliere rifiuti, trascurando il bivacco vicino?

IL MONACO

Perchè quei cristiani non buttan nulla: essi non sono ricchi
come voi, ma frugali....

AJUB

                                    Son frugali? che fanno? cosa ài visto?

IL MONACO

Vestono rudi panni, non ànno donne seco, non si cibano
che d'erbe e frutta; pregano spesso....

AJUB

                                                                    E son lieti?

IL MONACO

                                                                                    Oh, si!
Danzano, a sera, e un bardo celebra le battaglie che ànno vinto.

ABU-GAFSA

Quali battaglie ànno vinto? Che ne sai? Tu sei certo una spia.
Portatevelo.... e avanti d'impiccarlo mozzategli la lingua
malefica!

IL MONACO

                            No, giuro sul mio Gesù, sono innocente!

I SOLDATI

(trascinandolo)

                                                                                           Via!
via! via!

IL MONACO

(disperatamente)

                        Maledizione su voi tutti! E tu, Ajub-ben-Temim,
tu, onnipotente, ascoltami! Tu sei cenere come me! Dio
premierà dopo morto la mia miseria, accoglierà il meschino;
ma per la tua miseria cinta d'oro e di ferro c'è il martirio
eterno!

ABU-GAFSA

(violento)

                            Fate che taccia ora stesso!

AJUB

(imperiosamente)

                                                                    No, voglio sentirlo!
Lasciatelo!

UN SOLDATO

                            È frenetico!

IL MONACO

(appena libero, si appressa aI cavallo di Ajub e l'afferra per la briglia;
parla con esaltazione)

                                                Io morirò; ma tu guardati, emiro!
Non c'è perversità che il cielo danni più dell'ingiustizia.
Non rocche e non eserciti ti potranno difendere dall'ira
suprema; la tua anima nuda domani accorrerà al divino
richiamo, nuda e sola fra milioni d'altre derelitte.
Ma le lacrime e il sangue tratti ad alimentare il tuo cinismo,
le tue orgie, il tuo bieco potere, offuscheranno la tua misera
ombra che Dio saprà riconoscere....

AJUB

(con un tremito nella voce, interrompendolo)

                                                            Vada costui libero.
Guai a strappargli un pelo; gli sia dato anzi un sacco di tarì.

(Tutti rimangono stupefatti. Abu-Gafsa non nasconde la sua contrarietà. Lo stesso Monaco non sa credere a quello che à udito, e s'allontana anelante, scortato dai soldati, guardando Ajub con occhi sbarrati dalla meraviglia)

ABIJ-GAFSA

Bada a non esser debole, signore!

AJUB

(trasognato)

                                                            Io non avevo mai udito
una voce così minacciosa, parole sì terribili!

(Tace un momento, si guarda attorno, guarda le facce sbigottite dei suoi)

Ma perchè siam venuti? Perchè mi fate ancora indugiar qui?

ABU-GAFSA

Non volevi disporre l'attacco? É là, sopra quella collina,
il campo dei normanni: la nebbia lo nasconde alla tua vista.

UN VISIR

Vedrai presto: la nebbia va diradando al vento del mattino.
È meglio che non vedano neanch'essi: sarà facile assalirli.

AJUB

(distratto)

Sì, sarà facile..., è meglio.... Dalla destra la cavalleria
berbera giù dalla porta d'occidente a galoppo li aggiri
dietro le alture; di fronte noi coi fanti.... A sinistra... a sinistra....

(Tace)

ABU-GAFSA

A sinistra i dromedari della Libia per chiuder la via
alla fuga.... Non ti pare?... con gli arcieri e i frombolieri siculi.

(Volgendosi ai generali, con voce alta e irosa).

Su, dunque: Ajub-ben-Temim à ordinato! chi tarda a eseguire?

(Qualcuno dei generali parte verso la sinistra, un altro verso la
destra, seguito da lungo stuolo d'uomini a cavallo)

UN VISIR

La nebbia, ecco, dirada.... Già sul colle si vedono i nemici.

AJUB

(aguzzando gli occhi e facendo schermo della mano)

Si vedono?

ALTRO VISIR

                                Il sole illumina già la loro collina.

ABU-GAFSA

                                                                                Son lì.
Li accerchieremo fra breve, stritolandoli!

(Dice questo con una risata stridula; ma nessuno gli fa eco. Il piccolo esercito normanno è stretto sul colle, coi vessilli crociati sventolanti, le lance ritte, una mano volta al cielo; e cantano invocando il Signore, mentre il sole li circonda come d'un nimbo, facendo luccicare le loro armi. La visione è grandiosa).

CANTO DEI NORMANNI

Signore, per la tua vittoria
combatteremo.
Signore, per la tua gloria
trionferemo.
Tu col tuo gesto infallibile
segni le strade,
tu muti in sacre tue folgori
le nostre spade.

AJUB

(profondamente commosso)

                                                            Sembrano arditi,
Abu-Gafsa. È la vanguardia, quella?

ABU-GAFSA

                                                                No, sono tutti.

AJUB

                                                                                    Ed Alì,
mio fratello, col suo esercito fu da questi pochi uomini vinto?

ABU-GAFSA

Fu colto in un'imboscata; ma può ancora riprendersi e vincere.

AJUB

(guardandoli trasognato)

Pregano.... ànno una fede....

ABU-GAFSA

                                        Ma tu, Ajub, non sei stato mai sconfitto
da nessuno: dieci anni di guerre contro mori, bizantini,
càlabri ài combattuto, venti vittorie ài in pugno….

UN VISIR

                                                                            Quei banditi,
guardate, vengon giù dall'altura....

UN ALTRO

                                                            Oserebbero assalirci?

UN ALTRO

Essi? saranno appena sette o ottocento contro diecimila!

AJUB

(a gran voce precipitandosi giù da cavallo)

No! sono più di noi! Sono trecento.... cinquecentomila,
perchè una sovrumana potenza àn seco che li fa invincibili.
Niente potremo! io niente sono! Sopra di loro ò visto un Dio!

(Si butta carpone sulla polvere. I generali sgomenti si disperdono,
chi da una parte, chi dall'altra, seguìti dai loro uomini. Verso Ajub,
scendendo dalla strada fatta deserta, accorre Sura).

 
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