Introduzione
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Introduzione
 
Personaggi e ambientazione
 

Introduzione

Sullo sfondo storico della caduta dell'emirato saraceno e della conquista normanna in Sicilia, io intessei questa trama, cui fornì lo spunto un'antica leggenda indiana. 

Parecchi dei miei personaggi, tra i quali il protagonista - scomparso dalla storia dopo la battaglia di Misilmeri e, a dire di alcuni, durante la battaglia - esistettero realmente. 

Da parecchi anni io maturavo dentro di me quest'opera, che annunziai come prossima alla pubblicazione fin dal 1926. Ma, in verità, essa non mi apparve chiara nella sua compiutezza, e pressante, che nel maggio dello scorso anno e solo allora io sentii la necessità inderogabile di trascriverla. 

Prima di accingermi al lavoro sentii anche che essa non mi si presentava nelle forme consuete del teatro - almeno del teatro quale ancora si fa e si concepisce - pensai però che noi possediamo oggi più di una forma di rappresentazione e di spettacolo che avrebbero potuto concedermi di non sacrificare nulla della mia concezione alle comuni esigenze teatrali, alle esigenze strettamente tecniche del palcoscenico: cioè il cinema e la radio completata dalla televisione. 

Parecchi critici si ostinano ancora in certe pregiudiziali pessimistiche contro cotali forme, negando loro ogni possibilità puramente artistica o, per lo meno, poetica. Io ò voluto provare a fare opera di poesia pel cinema e per la televisione radiofonica. 

Qualcuno mi à chiesto perché io non l'abbia fatto in prosa, data la poca popolarità odierna dei versi, specialmente a volerli introdurre in spettacoli così tipicamente popolari. Ò risposto che mi sarebbe sembrato d'impiccolire l'azione e i miei personaggi, che io non potevo fare a meno di collocare in un'atmosfera di esaltazione e di leggenda, quale può essere creata soltanto dalla poesia con tutti i suoi tradizionali attributi. 

Non solo; ma ò voluto prescegliere una forma aderente all'epoca in cui l'avvenimento si svolge, epoca predominata dalla coltura e dalla poesia araba. E mi sono adoperato a foggiare un verso che pei suoni e pei numeri rispondesse quanto più possibile a quello dell'epica araba, che somiglia all'esametro greco, ma con una misura in più e arricchito della rima. 

Nelle antiche kasida, i sirventesi arabi dal 700 e dall'800 fino a1 l000, noi troviamo la rima unica nell'intero componimento; ma poiché nella lingua araba molte desinenze sono foneticamente simili, ma non proprio identiche fra loro, pel nostro orecchio ànno più valore di assonanza che di rima come noi l'intendiamo. E cosi, anche per evitare quella monotonia che deriverebbe, pel nostro gusto, da una rima costante a un lungo componimento, io scelsi l'assonanza fondata su una vocale o su una consonante; si troverà, quindi, che ogni kasida di questo poema à un'assonanza unica, tranne l'ultima che è in strofe quaternarie rimate, strofe che s'incontrano negli ultimi documenti della poesia araba siciliana, specialmente del tempo di Federico II. 

I versi si noterà dunque che contengono costantemente diciotto sillabe divise in due emistichi di un settenario e un endecasillabo o di un ottonario e un decasillabo o, più raramente, di due novenari, divisi sempre da una forte cesura. Anche la canzone dei rematori inserita nella V kasida è, per la cadenza e la disposizione delle rime, araba: riproduce anzi le cosidette mowascehe, metri simili al nostro ottonario ad accenti costanti e a rima tripla. 

Tutto ciò ò voluto anche per imporre un freno a una legge dura al mio lavoro: accompagnando i miei tormentati personaggi, io sentivo la necessità di non lasciarli soli a soffrire nel cammino verso una difficile mèta assegnando a me stesso un compito più agevole, quale poteva essere il solito endecasillabo o il metro libero o addirittura la prosa. 

Dovevo accompagnarli, anzi precederli nel loro tormento: per essi la via faticosa, il mondo irto di difficoltà, di pericoli e di peccati; per me una musica insolita, i ritmi da costruire come sentieri in una selva selvaggia, le sillabe sonanti da cogliere come fiori tra i primi. 

Dovevo precederli, perché essi avanzassero serbando la loro interezza, la loro umanità, la loro personalità, dietro le mie fatiche formali. Fatiche gioiose, tormento felice, però, per me. 

Se un po' di questi sentimenti e, sopratutto, dei sentimenti dei miei personaggi io sarò riuscito a comunicare a qualche lettore e mi sarà dato di comunicarli domani a un maggior numero di spettatori, l'opera mia non sarà stata vana.

Luglio 1939. F.d.M.

PERSONAGGI


AJUB-BEN TEMIM — emiro di Sicilia
SURA — giovane indiana, sua favorita
ABU-GAFSA — vecchio sapiente arabo, suo siniscalco
MELKISEDEC — israelita, capo della servitù
JUSSUF — capo degli eunuchi
I1 Poeta ABUL-ARAB
RUGGERO D'ALTAVILLA
I TRE UFFICIALI NORMANNI
IL PAZZO MUSSULMANO
L'UBBRIACO CRISTIANO
LO SCEMO ISRAELITA
IL MONACO SICILIANO
IL GUARDA-CIURMA GRECO
IL VECCHIO MENDICANTE SIRIO
IL PELLEGRINO INDÙ

Guerrieri arabi - guerrieri normanni - popolani - contadini – dan-
zatrici - giocolieri - servi - schiavi - galeotti.

L'azione si svolge nella seconda metà del secolo undecimo, dapprima in
Sicilia, poi in altri luoghi del mondo.

 
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