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L'ULTIMA PROVA AJUB à continuato il suo cammino, guidato dal cane, l'unico essere vivente rimasto nella sua vita. Il cane lo incoraggia, con la sua muta persistenza, a proseguire, lo assiste, lecca le ferite dei suoi piedi, lo aiuta a procurarsi il cibo e, la notte, lo riscalda col suo corpo accucciandoglisi vicino sullo strame di foglie o di musco. Così, dopo camminato ancora giorni e giorni, giungono dove la foresta si fa più che mai gaia di belle piante, d'acque e di fiori. La vegetazione lussureggiante assume un aspetto nuovo: sono erbe, arboscelli, alberi mai visti, fiori inebbrianti, frutta deliziose. AJUB si accorge a poco a poco che le sue sensazioni si affinano; egli percepisce il fluire leggerissimo della linfa dentro i tronchi, il tenuissimo brusio delle erbe che spuntano, delle gemme che si aprono, dei fiori che sbocciano. Egli intende anche il canto degli uccelli, nel loro linguaggio, e ricorda allora l'augurio del pellegrino indù, sul limitare della foresta: « Un giorno saprai parlare con le acque e gli alberi, capire il linguaggio degli uccelli, e da quell'istante ti sentirai vicino al luogo ove vuoi giungere » . Il piccolo cane che lo assiste si è però ferita una zampa ad un pruno e zoppica, camminando. AJUB allora lo prende in braccio. Da quel momento tutte le cose parlano accanto a lui: un cantico melodioso s'innalza, in cui sono mescolate le voci della terra, degli alberi, della luce, dell'aria, degli animali che popolano la foresta.
CANTICO DELLE COSE Anima che vivifichi ogni forma della materia inerte, AJUB (stupefatto ed estasiato, sta immobile, col piccolo cane sofferente in braccio, guardandosi attorno, udendo ed intendendo quelle voci, quelle musiche nuove. E a un tratto una parete di fiori che sta in alto di fronte a lui si schiude svelando una grande porta rotonda luccicante come diamanti, splendida come il sole. Egli cade in ginocchio). Porta del cielo, son giunto, dunque,
innanzi al tuo soglio. Sublime, (La porta si apre e in uno sfondo zaffireo appare una scala di luce che si perde nell'alto. Una voce meravigliosa, la voce del messo della Divinità, scende dal cielo). LA VOCE Chi sei? che cosa facesti sulla terra? AJUB
Una tua creatura, LA VOCE Chi in se stesso trovò Dio, può varcar questa porta. Ma lascia AJUB (sgomento, stringendo al petto il cane) No! Gettar via l'innocente che
compagno mi fu nell'ambascia LA VOCE (giubilante) No, è stata l'ultima prova! Vieni; s'apre a te il
cielo. Sei degno AJUB (vacillante ed estatico, sale; il piccolo cane tra le sue braccia si è trasformato nell'anima trasparente di Sura). PALERMO, 19 luglio-18 agosto 1938-X VI. |
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