Kasida VIII
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LA PURITÀ

AJUB e SURA ànno continuato il loro cammino ancora per giorni e giorni. Ma la selva, pure coi suoi fiori e coi canti dei suoi uccelli, è infida ed à assalito con le sue armi invisibili la piccola e delicata Sura. Essa è affaticata e soffre, ma non lo confessa perché le tarda giungere alla casa materna ove potrà diventare la sposa di AJUB, benedetta da Dio. 

I due fidanzati arrivano in una zona triste della foresta che le magnolie non profumano e gli asfodeli non decorano, piena d'ombre, malgrado sia giorno, e d'umidità malsana. Il suolo in alcuni tratti vapora miasmi; larghe e viscose ragnatele si tendono fra i rami. SURA si trascina faticosamente appoggiata ad Ajub: sono entrambi ancora più laceri, seminudi, i piedi sanguinanti.

 

AJUB 

Tu soffri, Sura. Voglio portarti sulle braccia.

SURA 

                                                                        Sei tu pure 
affaticato, Ajub. Andiamo ancora un poco: è troppo oscura 
qui la selva, e mi rattrista. Mi farai riposare in un punto 
più ridente, ove sian fiori, dove l'aria senta d'azzurro. 

(Egli la cinge con un braccio e la porta ancora).

AJUB 

Soffron troppo i tuoi piedini sanguinanti.… la pelle ti brucia.... 

(La prende sulle braccia e procede più speditamente).

SURA 

Ancora un po' più innanzi.... Giungeremo alla mia casa e tu 
mi bacerai.... tergerai coi tuoi baci le mie scalfitture.... 
m'offrirai il fiore del loto.... spargeremo di latte e profumi 
la soglia.... avviveremo col nostro alito il fuoco di Visnù.... 
Mio principe, sei stanco.... Guarda: c'è un fiore sotto quell'arbusto. 

(Ajub l'adagia sotto la pianta indicata, a piè della quale infatti si apre qualche gramo fiore. Guardandosi attorno scorge un ruscello limpido e garrulo. Va ad attingervi acqua nel cavo delle mani e l'appressa alle labbra di Sura, che la beve a sorsi avidi).

AJUB 

Ti ristora?

SURA 

                        Sì, ò tanta sete.... non di sola acqua, ma d'un tuo 
bacio.

AJUB 

                Non giungeremo alla tua casa? Non ci unirà Dio, l'una 
all'altro? Ora l'ài detto....

SURA 

                                            L'ò detto, amato; ma ò paura 
che i piedi mi si sfacciano sui sassi della strada così lunga....

AJUB 

Ti porterò in ispalla come agnelletta, sempre, sino all'ultimo....

SURA 

Oh, mio pastore!... Ma qualche cosa di me sento ch'é giunta 
presso mia madre e forse più lontano....

AJUB 

                                                                        Dobbiamo insieme giungervi.

SURA 

Sì, insieme.... Tu non sai quanta fatica per restare, più 
che per andare via!... Per restare al tuo fianco. Ma tu aiutami.

AJUB 

(conficcandosi le unghie nel petto per dominare lo strazio e la disperazione che lo assalgono) 

Ti darò il mio respiro.

SURA 

(sussultando) 

                                            Sulla mia bocca? Le tue labbra sulle 
mie ?... Gioia attesa tanto tempo!... Ma non sarebbe un atto impuro? 
E il tuo viaggio e il mio seguirti non ne andrebbero perduti? 
No, lascia invece che io sola baci le tue mani, le tue 
mani pie, che non possono carezzarmi nè stringermi..., e mai più 
potranno carezzarmi.... 

(porta alle labbra le mani di Ajub e le copre di piccoli e stentati baci).

AJUB 

                                        No, il viaggio sarà presto compiuto, 
tu avrai l'amore atteso !... Sarai mia....

SURA 

(penosamente) 

                                                                    L'amore ch'era tutto? 
Se m'avessi amata solo ieri, chissà? avrei potuto 
proseguire..., avrei fresche le vene... ora invece ò tanta arsura.... 
Ajub, vieni più presso. La foresta è già invasa dalle brume. 
Ma vedrò qualche stella ?... Voglio che quando sui miei occhi il buio 
sarà fatto più folto nel gran sonno che già m'invade, Ajub, 
e l'anima sarà tra i sogni, senza più peccare, tu 
baci almeno una volta quel poco che qui resterà di Sura....

AJUB 

Oh Sura, Sura, amata, sola adorata, mia piccola luce 
sulla terra, se parti, se mi lasci per sempre, va sicura 
ch'eri la sola cosa bella e desiderata nell'oscuro 
mio mondo. Nulla amai fuori della mia meta sconosciuta, 
da ieri; e ancora in questo momento so di non amar nessuno 
più di te, fuori della Verità eterna che ora t'à distrutta! 

(Sura lo à ascoltato con gli occhi socchiusi, ma sorridendo beata; e con questo sorriso sulle labbra si estingue. Ajub si china su di lei singhiozzando e per la prima e ultima volta la bacia sulla bocca semiaperta, da cui l'anima pura s'è involata. — Poi, sempre singhiozzando, scava una fossa, vi depone la morta, la ricopre di terra e di fiori raccolti qua e là, e si rovescia sulla piccola tomba esclamando): 

Solo, ora, solo! Chi mi guiderà nella foresta cupa 
verso la casa della madre? 

(Trasalisce a un tratto, sentendo un alito caldo sulle mani e una lingua che lo lambisce. Alza il capo e si trova di fronte un piccolo cane bianco, che lo guarda fissamente, immobile, appena scodinzolando. Egli lo carezza amorevolmente. Il cane si stacca da lui, muove qualche passo, poi si rivolge come aspettandolo. Ajub trasalisce ancora e gli parla). 

                                                Tu sai la strada? Va. Conducimi.

 
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