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LA PIETÀ
Sulla prua della nave bizantina che li porta da Siracusa verso l'oriente,
AJUB e SURA, consumata una parca cena, stanno seduti accanto, contemplando il
mare che spumeggia, ondulando appena, sotto di Dietro si vedono i primi tre banchi dei REMATORI di babordo incatenati alle caviglie, affiancati a quattro a quattro, seminudi e straziati nelle spalle e nelle braccia dalle scudisciate. Il CAPO-CIURMA li sorveglia, passeggiando innanzi e indietro, con lo scudiscio in pugno, la faccia dura, l'occhio inesorabile. — Un fanale pendulo illumina le bancate. A tratti, si ode lo scricchiolio dei lunghi remi contro gli scalmi, accompagnato dalla canzone della voga, che la ciurma ora innalza come un lamento, ora mormora sommessa come mordendola disperatamente. Il vento leggero passa a lente folate tra le sartie e su le vele che non riescono a gonfiarsene, ma ne palpitano talora come ali stanche. Ajub si volge ogni tanto a guardare verso i rematori.
Voga, voga: è d'acqua il mondo, Voga in giro, voga in tondo, Porto limpido e giocondo Voga in giro, voga in tondo, Voga, voga; in fondo in fondo Voga dritto, in capo al mondo,
Quante stelle, Ajub, nel cielo! AJUB Guardan quanto dolore è nel mondo. SURA Come dolce canta il mare! AJUB Come cantano tristi quegli uomini! SURA Non mi vuoi più bene, Ajub? AJUB Forse t'amo di più da quest'ora. SURA Ma perchè, se io ti parlo di me e di te, di quante cose attorno AJUB
Non sono SURA Oh Ajub, di che ti duoli se ci amiamo, se sei mio, se tua sono? AJUB Piccola, non comprendi. Ma è vero: tu ài già detto —— ricordo —— (Il Guarda-ciurma si è allontanato; uno degli schiavi che remano UN GALEOTTO (piano) Bada, ehi! se il nostro uomo vede che il remo aorza, saran botte! AJUB (se n'è accorto e subito s'appressa) Questo ragazzo soffre. ALTRO GALEOTTO Non è solo a soffrire: egli è il più frollo. PRIMO GALEOTTO È una recluta. Poh! sputa sangue. SURA (con raccapriccio) Oh! AJUB Sangue? IL GUARDA-CIURMA (ritornando, furente)
Chi sono i gaglioffi (colpisce con una frustata il ragazzo che dà un urlo e si abbatte Su, ritto, alla manetta! (fa per colpirlo di nuovo, ma Ajuib lo previene strappandogli la Per Sant'Eustorgio! che vuoi tu? Come osi?... (cheto cheto porta la destra alla schiena per impugnare la corta e Passeggero, ridammi lo staffile e domandami perdono. (Prima che riesca a fare atto d'offesa con la spada, Ajub gli è addosso, gli stringe le braccia e dopo breve lotta lo piega sul ponte). Accorruomo! SURA (intervenendo)
No, guardati dal fargli danno! Taci! egli è il signore IL GUARDA-CIURMA (rialzandosi indolenzito)
Basilèo, ti ravviso dai tuoi polsi (Ajub si sfila dall'avambraccio sinistro un braccialetto ricchissimo, pieno di gemme, e glielo porge. Egli lo guarda, lo pesa in mano, e se lo caccia nel seno)
Farò quello che vuoi. SURA (guardando il ragazzo che è scivolato giù dal banco, semisvenuto e scosso da impeti di tosse)
Egli non può: IL GUARDA-CIURMA Allora lo butteranno in mare. Forza, voi! UN GALEOTTO (strozzato dallo sforzo) Non si resiste! UN ALTRO Siamo stanchi morti, in tre soli! AJUB (venendo al banco)
A me quel posto. (Siede al banco, al posto del giovane. Sura s'inginocchia accanto a costui e gli da da bere da una fiasca.. Stupiti, i galeotti e il guarda-ciurma. guardano il principe che comincia a remare vigorosamente, esclamando): Sii franco, guarda-ciurma: farò mia pure la punizione. IL GUARDA-CIURMA (non credendo ai suoi occhi) Basilèo! basilèo! I GALEOTTI Sii benedetto! chi ti manda a noi? (Intonano di nuovo la canzone della voga: Ajub canta con loro) Voga, voga: in fondo in fondo
Voga dritto, in capo al mondo, |
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