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  Cerami-Piovani vs. Flaiano
di Valerio Cruciani
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IVACE INQUISIZIONE
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Anomalie di un racconto - Caccia 'l drago
Concerto di Natale
Cerami - Piovani vs Flaiano
Coi piedi fortemente poggiati sulle nuvole


O EHIUOI
Caccia 'l 900. Appunti su Tolkien, Beckett, Joyce
Da e per Ennio Flaiano: 20 Nov 1972
Vocabolario dell'inutile (G-P)

 

Canti di scena (Cerami-Piovani) - Canti di scena, di Cerami-Piovani. Perché? C'era davvero bisogno di uno spettacolo retro? Lo spettacolo (che ovviamente non ho visto per intero) è illuminante solo su un punto: loro due, la coppia Cerami-Piovani, sono la causa della rovina di Roberto Benigni. Canzonette sdolcinate, banali, noiose, si alternano ad un Cerami penoso che legge con fare didascalico quello che finge di scrivere lì sul momento (lettere? pensieri? diario? romanzo?) Sullo sfondo dei disegnini che sembrano fatti in una classe di terza media. I costumi sono davvero odiosi, i musicisti e le cantanti - una vecchia bagascia che sembra tirata fuori dalla sua tomba anni venti e rimpolpata di carne per l'occasione, una giovane cicciottella con labbra succose e una improbabile seccardona antipatica - portano abiti neri scontatissimi, Cerami sembra appena uscito da via Sannio [una via-emporio di Roma, ndr], Piovani fa finta di essere serio sul suo pianoforte. Sapete a chi fanno il verso? a Pasolini e Moni Ovadia: il primo banalizzato, il secondo ficcato su una sedia a rotelle. Queste strizzatone d'occhi (lo spettacolo ha riscosso un successo notevole, pubblicato addirittura con Einaudi, il che è tutto dire sullo stato di salute della nostra editoria) andrebbero punite con la gogna: sì, perché loro sono untori, cospargono il pubblico di ignoranza e qualunquismo.

Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole (Flaiano) - Uno spettacolo che coinvolge. Bisogna andarlo a vedere soprattutto se non si conosce nulla di Flaiano. Uscirete innamorati dell'autore, vorrete correre nella prima libreria aperta e comprare i suoi libri. sono passati trent'anni dalla morte di Flaiano e in mezzo a tanti tributi ufficiali, il testo e la regia di Gabriele Linari si possono definire frutto e albero, causa ed effetto di una passione vera e di un lavoro autonomo. C'è tanto teatro, c'è tanta fisicità, ma ci sono anche parole stupende, c'è letteratura. Il corpo dei 10 attori è variegato, nessuno annoia o disturba, qualcuno spicca per doti maggiori e maggiore esperienza. Un paio di note: la regia in alcuni punti sembra stanca e disattenta, a volte (ma non spesso) viene a mancare quella pulizia che cattura fin dall'inizio. Le musiche sono ben scritte, semplici, ma senza dubbio lo spettacolo potrebbe volare molto più in alto con dei musicisti che suonano dal vivo qualcosa di meno genericamente ambientale e di più studiato. Per il resto un lavoro da vedere e da applaudire.

Valerio Cruciani

 


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