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Freud amava il Tristram Shandy di
Sterne, a suo onore e gloria.
A sette otto anni fece deliberatamente la pipì nella camera
da letto dei genitori.
Odiava la musica, impedì alla sorella di studiare il pianoforte
e si turava le orecchie quando entrava in un locale in cui suonasse
un'orchestra.
Collezionava antichi reperti greci, assiri ed egizi.
Era attentissimo alla puntualità coi pazienti.
Le analisi iniziavano alle 15 e terminavano alle 21 e oltre, secondo
il numero dei pazienti, una decina al giorno. Seguiva la cena
e una passeggiata con la moglie, con la cognata o con le figlie.
Era un grande camminatore.
Non andava mai a letto prima dell'una.
Durante le vacanze amava camminare nei boschi in cerca di funghi,
raccoglieva e studiava fiori selvatici.
Durante i pasti era molto taciturno, cosa che creava imbarazzo
negli estranei, che erano costretti a conversare solo con i suoi
familiari.
Lo studio di Freud era appartenuto a Viktor Adler, fondatore del
partito socialista austriaco. Venne fatta una modifica tale da
permettere al paziente di uscire senza tornare nella sala d'aspetto.
Era quindi difficile che due pazienti si incontrassero. La domestica
ritirava il cappotto del paziente all'entrata e glie lo restituiva
all'uscita retrostante. Tra la sala d'aspetto e lo studio Freud
aveva fatto installare una doppia porta imbottita, coperta di
pesanti tendaggi e tale da assicurare il più completo isolamento
acustico.
Durante la grande guerra lo studio di Freud non poteva essere
riscaldato, le lettere venivano scritte con le dita congelate
e nei mesi invernali ogni idea di lavoro scientifico dovette essere
abbandonata.
Mancavano gli alimenti, niente carne, niente sigari (ne fumava
una ventina al giorno), tre figli in guerra, pochi o nessun paziente.
Eppure Freud scriveva: "E' strano che con tutto ciò io
mi senta benissimo e che il mio animo sia sereno. Ciò dimostra
quanto poco il nostro benessere interiore abbia bisogno di trovare
una giustificazione nella realtà".
E in una lettera ad Abraham del 10 dicembre 1917: "L'unica notizia
divertente è la conquista di Gerusalemme da parte degli
inglesi e dell'esperimento, che essi propongono, di una patria
per gli Ebrei".
Aveva come me la mania di
comprare libri, a costo di far debiti. Chissà se, come
me, vi scarabocchiava o non ne leggesse che uno su dieci dalla
prima all'ultima pagina.
Costantemente preoccupato al pensiero della morte, era sicuro
di morire nel febbraio del 1918. Visse invece oltre vent'anni
dopo quella data.
Detestava preamboli e convenevoli. Detestava il superfluo. Non
possedette mai più di tre vestiti, tre paia di scarpe e
tre ricambi di biancheria. Fare le valige, anche per una lunga
vacanza, era per lui semplicissimo.
Durante una discussione politica fu accusato di non essere di
alcun colore, né rosso, né fascista, né socialista,
ed egli rispose divertito: "No, si dovrebbe essere solo di color
carne".
Geloso della propria vita privata, era invece indiscreto quando
si trattava di rivelare i segreti altrui.
La rottura con alcuni suoi amici e allievi avvenne anche per la
sua indiscrezione.
Dopo la morte improvvisa di una delle sue figlie, Sofia, bella,
appena 26 anni: "E' un avvenimento così fulminante che
non può suscitare un seguito di pensieri se non in un credente:
perciò mi sono evitati tutti i conflitti che questo causerebbe:
ottusa necessità, muta sottomissione". Da una lettera ad
Eitington. E all'amico Ferenczi: "Essendo profondamente irreligioso,
non posso accusare nessuno e so che non c'è luogo dove
indirizzare un lamento."
La cura psicanalitica non poteva essere applicata ai soldati al
fronte, trattati invece con scosse elettriche. Anche forti, tali
dal mandare all'altro mondo molti di essi.
In America circolava la notizia del suicidio di Freud a causa
delle dure condizioni di Vienna durante la guerra.
Dopo l'annessione dell'Austria alla Germania di Hitler, la diplomazia
internazionale, anche Roosvelt, anche Mussolini, si mosse affinché
all'ebreo Freud e alla sua famiglia fossero risparmiate le leggi
razziali. Una delle condizioni per ottenere il visto di uscita
fu quella di firmare un documento che diceva più o meno:
"Io prof. Freud dichiaro di essere stato trattato bene dalla Gestapo
e con tutto il rispetto dovuto alla mia fama di scienziato." Ma
Freud chiese il permesso di aggiungere di suo pugno: "Posso vivamente
raccomandare la Gestapo a chicchessia". Il che gli fu concesso.
Morì il 23 settembre 1939, dopo lunghe sofferenze, per
un cancro alla guancia dovuto al fumo dei sigari.
Tutte le notizie sono state prese da Ernest Jones, Vita e opere
di Freud, Milano 1977 (Traduz. di Arnaldo Novelletto e Margherita
Cerletti Novelletto da The Life and Work of Sigmund Freud,
Basic Books, Inc., New York 1953).
Pasquale Cacchio
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