Header anno II #5 Inquisizione Inviate gli articoli a questo individuo il lettore ideale... HOME


  Minority report - Pinocchio
di Valerio Cruciani
RACCE AMNESTICHE
La spada di King Arthur
Qualche aneddoto su S. Freud


LINÀMI
Ecce robot...
Tesi su Arte e Politica
Nuovo teatro/ vecchie istituzioni...


IVACE INQUISIZIONE
Minority report - Pinocchio
Anomalie di un racconto - Caccia 'l drago
Concerto di Natale
Cerami - Piovani vs Flaiano
Coi piedi fortemente poggiati sulle nuvole


O EHIUOI
Caccia 'l 900. Appunti su Tolkien, Beckett, Joyce
Da e per Ennio Flaiano: 20 Nov 1972
Vocabolario dell'inutile (G-P)

 

Minority Report - regia: Steven Spielberg (2002) - Tom Cruise è attore valido per il film, ma c'era sicuramente di meglio. Il tempo corre per John, il futuro è già deciso, i preconizzatori hanno svelato il suo futuro omicidio.Ma John, agente della precrimine, scappa ("tutti scappano" dirà più volte): un gesto inaudito, in una Washington del 2054 priva, da ormai 6 anni, di omicidi, tutti sventati in anticipo dalla precrimine grazie ai preconizzatori. Il film corre, John deve cercare di scoprire chi l'ha incastrato e deve andare incontro al proprio destino. Ma cambierà il corso delle cose, e...
insomma, un film inquietante (sembra di sentire le parole del nostro ministro delle comunicazioni e del garante per la privacy... sembra di sentire Rutelli che si esprime a favore delle impronte digitali per tutti... sembra di sentir parlare i direttori delle carceri...): i carcerati sono privati di intelligenza e stoccati in tubi verticali; gli agenti della precrimine arrestano in anticipo quelli che commetteranno omicidi (senza badare al "rapporto di minoranza", quello che a volte lascia una chance all'arrestato a causa di una discordia nelle visioni dei tre preconizzatori, figli di madri tossicodipendenti con disturbi cerebrali, lasciati in uno stato di semi-vita in una grande vasca piena di lattice liquido o una cosa del genere), delle grandi automobili si spostano su autostrade senza incroci lungo percorsi prestabiliti privi di incidenti, le immagini si sovrappongono ai volti, che quasi non esistono più, tutti sono interfacciati, tutti sono controllati, la pubblicità si rivolge a te in prima persona con il semplice riconoscimento retinico (anche questo piace a Rutelli e co., piace a quelli he votano a favore delle guerre)... insomma, ritmi serrati, a volte un po' superficiale, ma bello, avvincente, angosciante (grazie a Philip Dick, re della fantascienza).

Ma... il finale: non c'è niente da fare, i grandi registi americani voglio mandarci a nanna per fare sogni tranquilli e per sentirci in pace col mondo. Un finale appiccicato ci dice che tutti vissero felici e contenti, e che la precrimine è come se non fosse mai esistita (non vi preoccupate, non è questo il succo del finale, anzi!).

Merda! Ecco cosa dico, Merda! Il cane che si morde la coda: quel futuro si sta avverando, e il regista che fa? Ce ne parla per un'ora e mezza e poi ritorna indietro di secoli. È qui che il mio vicino di poltrona ha preso in mano il cellulare per passare a cose migliori.

 

Pinocchio - regia: Roberto Benigni (2002) - Sul Pinocchio di Benigni non mi sento in vena di spendere troppe parole. Vediamo un po': musiche gonfie di sentimenti, sicuramente ben scritte. Trucchi: dispendiosi ed eccellenti, ben integrati nello sviluppo narrativo. Regia: impeccabile e commerciale. Recitazione: mediocri Benigni e la Braschi, non male gli altri. Molti toscanismi, una bella fotocopia in movimento del libro più letto nel mondo. Scenografie: complimenti al disegnatore e ai realizzatori, la scena del paese dei balocchi è credibile, il villaggio forse un po' meno... ma è tutto favola, anche gli alberi finti che si vede che sono finti. Atmosfere: sicuramente Pinocchio è un libro violento, sadico, il dito del giudizio universale è sempre dritto puntato sulle coscienze del lettore-spettatore, la morale cattolica è qualcosa di incombente da cui non ci si potrà mai liberare: Pinocchio è insomma un gran viaggio in quello che si potrebbe chiamare un inferno collodiano.
La pubblicità dice: e scoprirai che questa favola... è la vita!
PECCATO, mi viene da pensare.

Valerio Cruciani

 


Torna alla rivista